Brasile, il pastore Marcos Pereira è stato condannato a 15 anni di carcere per stupro

foto da: noticias.gospelmais.com.br
Marcos Pereira. Foto da: noticias.gospelmais.com.br

Al pastore evangelico 15 anni per stupro

SAN PAOLO – Il controverso pastore evangelico brasiliano Marcos Pereira è stato condannato a 15 anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di una fedele dell’Assemblea di Dio degli ultimi giorni, la chiesa da lui fondata. “I testimoni descrivono Pereira come una persona fredda, egoista e manipolatrice che utilizza le persone per soddisfare i propri istinti più primitivi in forma promiscua e ne carpisce la buona fede per ingannarle”, hanno scritto i giudici del tribunale di Rio nel dispositivo della sentenza. Pereira ha sempre respinto durante il processo le accuse e si è detto vittima di un complotto.

La procura di Rio ha indagato nei giorni scorsi il pastore evangelico per traffico di stupefacenti in concorso con un boss del “Comando Vermelho”, la gang più potente e sanguinaria del Brasile.

Fonte: Cdt.ch

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Il pastore Marcos Pereira, fondatore e leader dell’Assembleia de Deus dos Últimos Dias (ADUD) (Assemblea di Dio degli Ultimi Giorni), è stato arrestato martedì a Rio de Janeiro con l’accusa di aver violentato sei donne, tre delle quali minorenni.

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Lunedì di Pasqua ho visitato la famiglia dove faccio le riunioni. Nella giornata di domenica, S., 14 anni, andando a scuola (7:30), è stata rapita da tre persone. L’hanno minacciata con i coltelli, è stata portata in montagna nelle vicinanze per essere violentata e forse uccisa, ma Dio l’ha protetta perché nel momento di passare all’atto, una guardia forestale è passata di lì, e i tre aggressori sono fuggiti.

S. m’ha detto: “Nel mio cuore pregavo Dio di venire in mio aiuto, di proteggermi”. Dio ascoltato la preghiera di questa sua figliuola. I gendarmi hanno detto ai genitori: “E’ un miracolo che vostra figlia sia ancora viva!”

Non è stata violentata, solo pochi lividi sulla gamba a causa della sterpaglia (l’hanno trascinata per parecchi metri).

Insieme abbiamo pregato e abbiamo reso grazie a Dio.

Tratto da: www.jesustheme.com , Mission Infos n° 133, 21.04.2009 (Bollettino d’informazione delle Assemblee di Dio della Francia, N.d.T.)

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Canada: «Un sacerdote abusò di me, avevo 9 anni»

Il racconto di una vittima in Canada

Di ALESSIO GALLETTI

«Riuscire a fidarsi di nuovo è molto difficile quando la persona di cui più ti fidavi ti ha fatto una cosa del genere». È questa, insieme ad un dolore che non svanisce, la ferita più grande che un abuso lascia su chi lo ha subito.
Lo racconta Elena (il nome è di fantasia), molestata e violentata da un sacerdote in una parrocchia dell’Ontario. Per lei non è facile parlare di quello che le è accaduto, «ma è necessario farlo – dice – perché non voglio che altri soffrano quello che ho sofferto io».
Era la fine degli anni Sessanta ed Elena aveva circa 9 anni quando il sacerdote che avrebbe dovuto prendersi cura di lei ha iniziato a molestarla toccandole il seno. «Diceva di averne bisogno come del pane», racconta, dicendo che ogni volta le cose peggioravano, fino a quando un giorno, mentre camminava per strada, le ha offerto un passaggio in auto fino a casa. «Dopo essere riuscito a farmi salire in macchina ha iniziato a guidare, ma anziché a casa, mi ha portato in un luogo appartato, dove mi ha stuprata. È andata avanti così per tre anni e mezzo – racconta – Io ho detto subito a mia madre quello che era successo, ma lei non mi ha creduto: il sacerdote, in casa mia, era considerato la cosa più vicina a Dio».
Perché la sua famiglia le credesse è stato necessario che la sorella, per caso, fosse testimone delle violenze. Da quel giorno Elena non ha dovuto più andare a messa o all’oratorio, ma i genitori – «erano altri tempi», spiega – non andarono alla polizia, non denunciarono il fatto.
«Solo dopo molti anni ho trovato il coraggio di farmi avanti e intraprendere un’azione legale – dice – Alcuni mi hanno chiesto di fermarmi perché avrei mandato in bancarotta la diocesi, ma io ho pensato: “Come potete dire questo, loro hanno mandato in bancarotta la mia vita”».
Anche ora che è una donna adulta e sposata, Elena continua ad essere perseguitata dagli stessi incubi che aveva quando era una bambina. «Non mi hanno mai abbandonato. E ancora oggi camminare da sola e rimanere al buio sono cose che continuano a farmi paura».
Le cose sono in parte cambiate quando ha scoperto di non essere l’unica vittima del sacerdote che l’aveva molestata. «Mi sono sentita meno isolata, meno sola, questo mi ha dato il coraggio di farmi avanti e rompere il silenzio».
Molte le cose che ha scoperto parlando con le altre vittime, ma quella che l’ha ferita di più, che più l’ha fatta arrabbiare, è che la sua parrocchia sapeva degli abusi dall’inizio dei primi anni Sessanta e non ha fatto nulla per fermarli».
«L’unica cosa che hanno fatto è stata trasferire questa persona di parrocchia in parrocchia, senza fermarla. La diocesi avrebbe dovuto proteggerci, ma non l’ha fatto»

Fonte: Corriere Canadese

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