Svizzera: le chiese e la pandemia d’influenza

Nelle chiese svizzere potrebbero esserci cambiamenti nel modo di celebrare la Santa Cena se l’influenza A dovesse diffondersi rapidamente tra la popolazione. Anche in Svizzera, come in altri Paesi (leggi qui), le chiese si preparano a fronteggiare l’influenza A. “Se dovessero esserci segnali di inquietudine tra la popolazione e le autorità sanitarie cantonali dovessero darci indicazioni su misure da intraprendere, noi reagiremo”, conferma Philippe Dätwyler, portavoce della chiesa evangelica riformata di Zurigo. In primo luogo, dice, non useremo più il calice comune da cui tutti bevono durante la Santa Cena. “Da un punto di vista teologico, la Cena è valida e corretta anche senza l’uso del calice comune”.

La chiesa cattolica ha problemi diversi: i fedeli non ricevono il vino e dunque il problema del calice si pone solo per il sacerdote e i concelebranti. Ciò che potrebbe cambiare, dice Daniel Kosch, segretario generale della conferenza centrale cattolica-romana, è il modo in cui il sacerdote porge l’ostia ai fedeli: non sulla lingua, ma sulla mano.

La questione della forma in cui celebrare l’eucaristia e la Cena è solo una delle questioni che preoccupano le chiese svizzere in previsione della possibile pandemia d’influenza. Se la situazione dovesse aggravarsi, le chiese potrebbero decidere di non celebrare più i culti. E i funerali dovrebbero essere svolti senza la partecipazione della gente. A San Gallo la chiesa evangelica riformata dice di essere pronta a diffondere i culti via radio o internet, se per un certo periodo le chiese dovessero essere costrette a tenere chiuse le porte.

Fonte: Voce Evangelica / agenzie – 27 luglio 2009

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Inghilterra, Influenza A/H1N1: la Chiesa Anglicana e quella Cattolica corrono ai ripari

Dopo la chiesa anglicana, anche quella cattolica romana in Inghilterra ha cominciato ad adottare delle precauzioni per limitare la propagazione dell’influenza A. Tra le prime misure prese in alcune parrocchie per contrastare la diffusione del virus che ha già infettato oltre 100’000 persone, quella di non amministrare il calice durante la comunione. Molte parrocchie, riferisce l’agenzia cattolica italiana Sir, hanno deciso di dare l’ostia sulla mano e non direttamente nella bocca dei fedeli. “Quando le diocesi registrano un gran numero di fedeli contagiati è prudente sospendere la comunione nelle due specie del vino e del pane”, ha confermato Jim McManus, consulente per la salute per la Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles.
La chiesa anglicana – seguendo le indicazioni del ministero inglese della sanità – ha raccomandato di non utilizzare in comune “recipienti per il pane e per il vino” durante la celebrazione dell’eucarestia e chiede a “coloro che presiedono” di “sospendere l’uso del calice durante l’ondata dell’influenza pandemica”. Per chi invece “desidera ancora offrire sia il pane e il vino”, la Comunione anglicana raccomanda le stesse preoccupazioni igieniche che vengono osservate dalle chiese anglicane in Africa, e cioè intingere il pane nel calice del vino.

Fonte: Voce Evangelica / Agenzie

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