Campagna di denuncia contro gli ebrei messianici in un sobborgo di Gerusalemme

Per la seconda volta in tre mesi, gli ebrei messianici della Congregazione Ahavat Yeshua (Amore di Gesù, fondata nel 2006) sono stati fatti oggetto nel mese di settembre di una campagna di denuncia inqualificabile.

Dei manifesti sono stati esposti nel quartiere della città di Mevasseret Zion (sobborgo occidentale di Gerusalemme) indicando nomi, indirizzi, numeri di telefono e talvolta persino le foto di questi giudeo cristiani.

Secondo il responsabile di questa congregazione, Asher Intrater, l’idea del o dei denunciatori anonimi è, ovviamente, quella di ottenere la partenza dei cristiani.

È possibile che l’autore (o gli autori) di questa campagna appartengano al gruppo ultra-ortodosso e anti-cristiano Yad L’Achim, che si era segnalato nel mese di giugno andando a manifestare davanti alla casa di una coppia di ebrei messianici con l’accusa che avrebbero manipolato una adolescente ebrea per farne una cristiana.

La denuncia presentata in tribunale dai genitori della ragazza nei confronti della coppia e di Ahavat Yeshua è stata respinta.

Via | christianophobie.fr

Post correlati:

Israele, il rabbino capo di Ashdod agli Ebrei messianici: “Hitleriani! Fuori dalla nostra nazione! Fuori dalle nostre città!” [Video]

http://www.youtube.com/watch?v=Fh9gznkzf6o

Ebrei Ultra-Ortodossi perseguitano Ebrei credenti

In questo breve reportage vedrete e sentirete l’odio degli Ebrei UltraOrtodossi nei confronti degli Ebrei che hanno creduto in Gesù Cristo che risiedono in Israele. E’ bene che queste cose la fratellanza le sappia perchè confermano che anche in Israele i Cristiani vengono perseguitati a cagione della loro fede nel Signore Gesù Cristo.

Per questi Ortodossi Ebrei infatti quegli Ebrei che credono che Gesù di Nazareth è il Messia promesso dai profeti, non sono veri Ebrei e non dovrebbero vivere in Israele e quindi vanno cacciati dal territorio d’Israele.

Nel reportage (a partire dal secondo 53) viene fatto vedere come il 21 Febbraio 2011, nella città di Ashdod, si sono radunati un migliaio di Ebrei UltraOrtodossi conosciuti come ‘Yad L’Achim’ (che le autorità sanno che perseguitano gli Ebrei Messianici e i Cristiani Evangelici residenti in Israele) per protestare violentemente contro la presenza e l’opera degli Ebrei Messianici.

Vedrete inizialmente degli Ebrei Ortodossi disputare con un Ebreo messianico dicendogli infuriati: ‘Questa protesta è affinchè voi lasciate il paese’ (minuto 1:38).

Poi vedrete (dal minuto 1:58) il rabbino capo di Ashdod che si chiama Yosef Sheinin parlare con un microfono alla folla ed affermare tra le altre cose: ‘Se un uomo uccide un uomo, egli deve pagare con la sua vita. Se un uomo uccide un uomo, egli è un omicida. I Savi ci dicono che una persona che fa peccare un’altra persona è peggiore di un’omicida. Hitleriani! Fuori dalla nostra nazione! Fuori dalle nostre città! Andate in Cina, andate in Giappone, essi hanno milioni di persone. Andate in India. Che volete con le anime Ebraiche? Noi non ci fermeremo, noi non ci riposeremo fino a quando non avremo cacciato questa orribile infezione fuori dalla nostra nazione! Sia maledetta quella ‘dannazione’ (Gesù) che ha inventato questa ‘religione’! L’intero scopo di questa ‘religione’ è versare sangue Ebraico. Il loro intero scopo è rubare anime Ebraiche. Che cosa vogliono? Essi vogliono una ‘soluzione finale’ come la volle Hitler. Che cosa volle Hitler? Anche lui volle una ‘soluzione finale’ per finire gli Ebrei, così non ci saranno più Ebrei nel mondo’ (fino al minuto 3:15).

Poi il cameramen che stava riprendendo la manifestazione e chi era con lui sono stati accerchiati dagli Ebrei Ortodossi e sono stati costretti a smettere di filmare la manifestazione e ad andarsene.

A questo punto nel video si parla di un attentato portato a termine con una bomba contro una famiglia di Ebrei Messianici, durante il periodo della festa di Purim nel 2008, durante il quale è rimasto ferito un giovane ragazzo (minuto 4:12). E nel febbraio del 2011 l’attentatore è comparso davanti al tribunale a Gerusalemme, dove la giovane vittima di quell’attentato di nome Ami Ortiz ha potuto vedere da vicino con i suoi occhi il suo attentatore senza però provare nessun odio verso di lui (minuto 5:30).

Viene poi fatta vedere un’altra protesta pubblica degli Ebrei Ultraortodossi contro gli Ebrei Messianici, che si è tenuta il 9 Marzo 2011 ad Arad.

Al minuto 6:44 si sente ancora il rabbino sopracitato che pronuncia queste altre parole: ‘Essi sono della progenie di Haman, che anche lui voleva distruggere gli Ebrei da ogni nazione nel mondo. Questo è quello che essi vogliono fare attraverso le generazioni’.

Fratelli nel Signore, ricordatevi dei nostri fratelli che vengono perseguitati in Israele a motivo di Gesù Cristo pregando per loro affinché Dio li fortifichi, li consoli e li liberi dagli uomini malvagi e molesti.

Giacinto Butindaro

via giacintobutindaro.org

Post correlati:

Il movimento messianico in Israele e nel mondo

Gli ebrei messianici (1a parte)

di Antoinette Brémond

Il simbolo degli ebrei messianici: una menorah e un pesce che si uniscono nella stella di Davide

Un argomento scottante per tutti. E tuttavia, poiché esistono, bisogna parlarne. Degli ebrei cristiani che credono che Gesù è il Messia d’Israele e che, continuando a dirsi ebrei e condividendo la fede cristiana, non vogliono «cambiare religione». Situazione difficile, perché per le autorità rabbiniche loro non sono più ebrei, e per i cristiani delle chiese tradizionali…. sono veramente cristiani? E perché non sono semplicemente cattolici, protestanti o ortodossi? Qualche volta, quello che sembra «del tutto semplice» diventa problematico! Se non ci fossero stati degli ebrei che hanno riconosciuto nell’ebreo Gesù il Messia d’Israele, non ci sarebbero mai stati dei cristiani, dei pagano-cristiani. Sono stati necessari quegli ebrei che vivevano 2000 anni fa in Galilea per dire: «Colui di cui è scritto nella legge di Mosè e nei Profeti, noi l’abbiamo trovato. E’ Gesù, figlio di Giuseppe, di Nazaret» (Gv 1.45). Che cosa c’è di strano nel fatto che degli ebrei di oggi, e per di più in Israele, lo scoprano, lo riconoscano come Messia d’Israele e desiderino parlarne alle persone intorno a loro? Una volta si parlava di giudeo-cristiani, oggi loro si fanno chiamare ebrei messianici.

Storia

Mentre nei primi secoli della nostra era i giudeo-cristiani, chiamati nazareni e poi cristiani, facevano parte di quella molteplicità di facce del giudaismo dell’epoca, molto presto furono espulsi dalle sinagoghe. In effetti, dopo la distruzione del Tempio nel 70, i farisei eliminarono tutte le «sette» ebraiche.
Nei secoli seguenti gli ebrei che abbracciano la fede cristiana si integrano nella Chiesa delle nazioni perdendo la loro identità ebraica, sia per la Sinagoga, sia per la Chiesa. «Tu non sei più ebreo, tu sei cristiano, tu hai cambiato religione». Questa realtà è sempre attuale nel popolo ebraico: «Un ebreo che si converte a un’altra religione rompe ipso facto la sua appartenenza al nostro popolo», diceva il 20 ottobre 1998 il Grande Rabbino Samuel Sirat.
Per la Chiesa era lo stesso. Lei voleva che ci fosse una distinzione netta tra Israele e la Chiesa. Per esempio, nel Sinodo di Nicea II (730) fu deciso che ogni espressione di fede ebraica sarebbe stata bandita dalla Chiesa: la circoncisione, lo Shabbat, le feste ebraiche. Ancora una cinquantina di anni fa, un ebreo, per essere battezzato, doveva abiurare dal suo ebraismo.
Nel 1813, in Inghilterra, dei cristiani di origine ebraica, per differenziarsi dai cristiani delle nazioni, fondano i “Benei Abraham”, un’associazione di ebrei cristiani. In seguito, nel 1865, vede la luce l'”Unione cristiana ebraica”, formata da ebrei che per la loro origine e la loro fede in Gesù Messia d’Israele si considerano i successori dei primi discepoli. Nel 1866 queste due associazioni si uniscono e formano l'”Alleanza cristiana ebraica”.
Dopo la Gran Bretagna è la volta degli Stati Uniti, dove si crea l'”Alleanza cristiana ebraica americana” con la stessa visione di riunire i cristiani di origine ebraica e di annunciare il Messia agli ebrei. Nel 1930 queste due Alleanze si federano in una “Alleanza cristiana ebraica internazionale”. I suoi membri si differenziano dai cristiani per la loro pratica vicina all’ebraismo. Nel 1939 sono circa 100.000, raggruppati in assemblee autonome, numerose soprattutto negli Stati Uniti. Questi cristiani ebraici a poco a poco arrivano a farsi chiamare ebrei messianici. Questo termine sottolinea nello stesso tempo la specificità dei credenti usciti dall’ebraismo e il loro desiderio di accentuare la continuità senza rottura con la loro origine. Non si considerano come ebrei convertiti, ma come ebrei compiuti o ebrei credenti.
Nel 1965 questa alleanza diverrà l'”Alleanza Internazionale degli Ebrei Messianici” (IJMA). Molto attenti alle profezie e alla loro realizzazione nella storia contemporanea, questi ebrei messianici vedono nella creazione dello Stato d’Israele nel 1948 il ritorno degli esiliati, nella vittoria israeliana del 1967 e nella riunificazione di Gerusalemme un «segno dei tempi» (Lu 21,24) che annuncia la seconda venuta del Messia.
Il gruppo più conosciuto, anche se minoritario e molto controverso, i «Jews for Jesus», agisce in due direzioni: aiutare i cristiani a ritrovare l’origine della loro fede e annunciare agli ebrei il Messia.
In Francia, l’Alleanza messianica francese conta qualche centinaio di membri.

In Israele

Nel 1948 arriva in Israele un anziano medico coloniale, ebreo di nascita, Zeev Koffsmann. Durante il suo mandato in Costa d’Avorio era entrato in contatto con la chiesa pentecostale e aveva, insieme a sua moglie, riconosciuto Gesù come il Messia d’Israele, continuando a considerarsi in tutto e per tutto come ebreo. Rimosso dal suo posto dalle autorità di Bichy durante la seconda guerra mondiale, si sente spinto a venire in Israele e a fondarvi un’assemblea messianica: «L’assemblea messianica ha lasciato Gerusalemme nel 70 con il popolo ebraico nel momento dell’esilio, e vi è ritornata con il popolo nel 1948», diceva. E’ a lui che si deve il termine “messianico” per caratterizzare gli ebrei che credono in Gesù. Nel 1950 fonda l'”Assemblea messianica d’Israele”, che diventerà l'”Assemblea messianica di Gerusalemme”, con il desiderio di far rivivere la Chiesa primitiva restituendo alla fede cristiana la sua vera origine e il suo stile di vita ebraico. Zeev pensava che in avvenire gli ebrei messianici sarebbero stati un ponte tra l’ebraismo e il cristianesimo. Gesù Cristo vi è nominato soltanto con il suo nome ebraico: Yeshua Hamashiah.
Altre assemble nascono poi nel paese, formate all’inizio da immigrati, soprattutto dall’Europa. Nel 1973 si contano 7 assemblee in Israele, con circa 1000 membri, ebrei e non ebrei. Nel 1986 sono 3000, ma è soprattutto negli anni 1990 che questo movimento s’ingrandisce grazie all’arrivo di immigrati dall’ex URSS. Nel 1999 circa 5000 messianici si riuniscono in 69 assemblee e 12 gruppi familiari. A Gerusalemme nel 1986 c’era soltanto l’assemblea messianica fondata da Koffsmann, in via dei Profeti. Nel 2008 ce n’è una ventina, senza contare i gruppi familiari. Quante ce ne sono in Israele? E’ difficile dirlo, tanto sono fluttuanti queste assemblee che si dividono e si riuniscono fra di loro. Attualmente il numero degli ebrei messianici nel paese è valutato da 6000 a 10000.

Profilo delle assemblee

Le assemblee contano tra 20 e 250 membri. Ciascuna di esse è indipendente, ha il suo proprio profilo, la sua storia, la sua visione, i suoi pastori e la sua teologia. Tuttavia, anche se sono molto variate, hanno dei tratti comuni sia nella teologia che nella preghiera e nella pratica. Tutte mettono l’accento sulla seconda venuta del Messia. E in questo, cioè nella fervente attesa della redenzione, sono vicine a certe correnti dell’ebraismo. Tutte (o quasi) hanno adottato il candelabro ebraico, si riuniscono nel giorno di Shabbat, qualche volta il venerdì sera, all’ingresso dello Shabbat. Tutte celebrano le feste di pellegrinaggio, Pessach, Shavuot e Succot, feste in cui il Dio d’Israele interviene nella storia del suo popolo. Per loro Gesù è venuto a compiere queste feste: è a Pessach, festa dell’uscita dall’Egitto, che Gesù è morto e risuscitato; è a Shavuot, festa del dono della Torah, che lo Spirito Santo è disceso sugli apostoli; e per alcuni Succot è la festa della nascita di Gesù. Certe feste cristiane hanno dunque cambiato di data e altre non sono celebrate. Trovano anche il loro posto le altre feste del calendario ebraico: Purim, Hanukah, la festa dell’Indipendenza…
Tutte queste assemblee sono molto attente alla situazione politica del paese, e supplicano Dio che la sua volontà sia fatta. Le profezie, interpretate in modo letterale, danno il tono alla loro intercessione per il paese. I bambini maschi sono circoncisi e una cerimonia particolare è organizzata nel momento del loro Bar Mitzva, o al Muro del pianto o nel locale di culto. Ogni ragazzo deve sentirsi in tutto e per tutto ebreo e israeliano. Nella maggior parte delle assemble il culto si svolge in ebraico, spesso con traduzioni simultanee in russo, in inglese, qualche volta in tedesco e francese. Bisogna dire che nella maggior parte di queste assemblee i nuovi immigrati non padroneggiano a sufficienza l’ebraico, e spesso inoltre ci sono visitatori stranieri.
Per tutti la Sacra Scrittura comprende il Tanach (Antico Testamento) e il Nuovo Testamento, perché per loro la Bibbia è interamente ebraica e Parola di Dio. Celebrano la Santa Centa in generale una volta al mese. Il battesimo è proposto agli adulti che hanno creduto nel Messia. Lo praticano per immersione, come nella Chiesa primitiva. Non si trova mai la croce nei loro luoghi di culto, mentre si trova la menorah, la stella di Davide, qualche volta uno shofar, delle bandiere con versetti biblici in ebraico… e perfino la bandiera d’Israele. Lo svolgimento del culto è praticamente lo stesso: un’ora di lode, spesso la lettura di una parte del testo della sinagoga, il sermone di un’ora, preghiere e testimonianze. Lo Shmah, la benedizione dei Cohanim, e anche il Padre Nostro, trovano il loro posto. Le donne non predicano. Hanno invece un servizio per i bambini. Tutti i messianici mettono l’accento sull’importanza della testimonianza: «Noi l’abbiamo trovato!»

Differenze

Alcune assemblee, volendo identificarsi di più con l’ebraismo, tengono nel loro locale di culto il rotolo della Torah e spesso praticano una liturgia parallela a quella della sinagoga. Alcuni indossano la kippa e lo scialle delle preghiere. Il loro locale di culto però non si chiama «sinagoga» e i loro pastori non si fanno chiamare «rabbini», come negli Stati Uniti. I membri di queste assemblee praticano alcune leggi ebraiche: la kashrut, l’osservanza dello Shabbat…
Le assemblee carismatiche, che danno più importanza ai doni dello Spirito secondo gli Atti degli Apostoli, si ritrovano ogni tanto per avere momenti di lode e intercessione. Altri si oppongono a questo movimento. Questa frizione tra carismatici e non carismatici fa pensare alla differenza tra gli Hassidici e i “Mitnagdim” (oppositori).
Delle assemblee messianiche di lingua russa sono state create negli anni ’90 da ebrei provenienti dalla Russia che erano già evangelici o pentecostali nei loro paesi d’origine. Queste assemblee spesso conservano il loro stile evangelico. La metà dei loro membri attuali era già cristiana prima di venire in Israele. Ma si possono trovare anche molti ebrei provenienti dalla Russia nelle assemblee ebraiche.

Le assemblee etiopiche

Anche in questo caso, tra i nuovi immigrati dall’Etiopia si trovano molti che frequentavano già delle chiese evangeliche nel loro paese. Creano così delle congregazioni che permettono loro di continuare a pregare in amarico. I giovani però preferiscono unirsi a delle assemblee ebraiche. Alcune assemblee pregano in inglese.

I luoghi di culto

I culti si svolgono in appartamenti o sale private generalmente in affitto, raramente in una chiesa. Citiamo per esempio l’assemblea dell’«Agnello sul Monte Sion», che tiene le sue riunioni nella Chiesa anglicana di Christ Church a Gerusalemme. Alcune assemblee hanno comprato e costruito. Segnaliamo «il Padiglione», grande sala con 700 posti, comprata dall’assemblea King of King al centro della città di Gerusalemme, al pianterreno di un edificio di 14 piani. La medesima comunità possiede anche il quattordicesimo piano, luogo di preghiera dove si succedono gli intercessori d’Israele di tutte le nazioni.

Il cambiamento

Con la seconda e la terza generazione di messianici, questo movimento diventa sempre più israeliano. Si parla ebraico senza accento straniero, e questi giovani adulti si coinvolgono nella società. Li si ritrova nell’esercito, all’università e in tutti i settori professionali, anche se restano un’infima minoranza. Alcuni partecipano a delle associazioni israeliane di aiuto umanitario. Per lottare contro l’aborto, hanno fondato l’associazione «Pro Life» e si mobilitano per aiutare le donne in difficoltà. Questi giovani parlano molto semplicemente e liberamente della loro fede.

I pastori

I primi pastori di queste assemblee erano per la maggior parte dei nuovi immigrati dall’America, dalla Russia, dalla Francia o dall’Etiopia. Molti avevano ricevuto una formazione biblica in qualche scuola evangelica del loro paese. Negli anni ’80 sono state create alcune scuole bibliche in Israele.
Citiamo:
Beit Emmanuel Study a Giaffa fino all’89.
Il centro Caspari con il suo programma Telem che offre un corso di ebraico in un anno con frequenza mensile per preparare al ministero pastorale. Gli allievi arabi cristiani sono i benvenuti.
Il « Messianic Midrasha » creato nel 1993 da un pastore israeliano, con un insegnamento biblico, archeologico, di letteratura rabbinica e di teologia pratica.
I.C.B, (Israel College of the Bible), la sola istituzione accademica messianica con i suo tre luoghi: Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa. Offre corsi di ebraico, inglese e amarico.
Diverse assemblee organizzano regolarmente dei corsi di formazione per i loro membri. E’ certo che la formazione teologica e pratica dei quadri messianici israeliani non è che al suo inizio.
Alcuni nuovi pastori, avendo studiato il pensiero rabbinico e la lettura ebraica delle Scritture, desiderano aprire le loro assemblee a questo approccio ebraico alla Parola. Tutto si muove in questo movimento.
(continua nel prossimo numero)

Fonte: (Un écho d’Israèl, 13 marzo 2008 – trad. www.ilvangelo-israele.it)


Gli ebrei messianici (2a parte)

di Antoinette Brémond

Ogni assemblea messianica è autonoma e ha il suo proprio carattere. Tuttavia, nonostante le diversità, si può ugualmente parlare di «movimento messianico d’Israele». In alcune città, come Gerusalemme, Haifa, Tel Aviv in particolare, delle assemblee si ritrovano regolarmente diverse volte all’anno in occasione di una festa per lodare insieme, o, nel caso di una crisi politica, per intercedere. Inoltre, alcuni messianici di diverse congregazioni s’impegnano insieme in azioni sociali, nella musica o nella testimonianza.
Dal 1981 i pastori messianici hanno sentito il bisogno d’incontrarsi. Tre volte all’anno ha luogo una Conferenza Nazionale di pastori e anziani. Nonostante qualche tentativo, non ha potuto essere elaborata nessuna dichiarazione comune e non esiste un’autorità centrale che rappresenti questo movimento su scala nazionale. Dei convegni spirituali, organizzati regolarmente su scala regionale e nazionale, sembrano rispondere meglio ai bisogni dei leader. Dal 2003, che sia in Galilea o a Gerusalemme, sono invitati anche i pastori evangelici arabi. Anche i quadri delle assemblee russe e amariche, rimasti da parte per qualche anno a causa della lingua, si uniscono adesso ai convegni dei pastori di lingua ebraica. Dal 2001 viene organizzato due volte all’anno nel Negev un convegno nazionale di 3 o 4 giorni. 50-70 partecipanti si ritrovano insieme per ascoltare la Parola del Signore.
Nel 1997 i leader messianici israeliani hanno creato una loro propria rete informatica che permette di avere rapide relazioni e informazioni intercomunitarie.

La musica

Poiché la lode ha un posto di primaria importanza nelle assemblee, bisognava comporre o tradurre dei cantici. Nel 1957 fu pubblicato un innario, «Chir hadash» (Un canto nuovo) con 200 canti e inni, di cui la maggior parte costituita da cantici evangelici, spesso molto belli, tradotti in ebraico. Nel 1976 è stato pubblicato un altro libro con 400 inni, tra cui dei Negro spirituals, dei canti di rinnovamento carismatico e altri delle assemblee messianiche d’America. Naturalmente tutto tradotto in ebraico. Ma ben presto sono apparsi dei cantici composti in ebraico, più popolari e semplici: qualche versetto biblico ripetuto. Erano più facili da cantare per i nuovi immigrati. Poi ha fatto il suo ingresso la chitarra. Dal 1979 i compositori messianici israeliani organizzano un congresso di musicisti messianici che permette loro di farsi sentire. I canti migliori sono raccolti e pubblicati in forma di libretti. Nel 1997 è stato pubblicato un libro di cantici messianici, costituiti in maggior parte da parole tratte dalla Bibbia. Alcuni canti riprendono delle preghiere ebraiche del sidur (libro di preghiere)
Attualmente ci sono giovani compositori che spesso preferiscono scrivere parole di testa loro che esprimono la loro fede, la loro gioia, il loro amore per Yeshua. La musica molto ritmata spesso però rimane povera. «Arriveremo un giorno, noi israeliani, a scrivere degli inni, delle sinfonie, degli oratori, delle opere che tengano la ribalta?» si chiede David Loden, uno dei primi musicisti messianici d’Israele. Da tre anni, accompagnata da batteria, chitarre elettriche e da un pianoforte, una corale messianica composta da giovani e da qualche anziano, tutti israeliani, si esibisce a Gerusalemme. La sala è colma, e l’entusiasmo molto israeliano incoraggia questi giovani artisti.

L’opposizione

Dal punto di vista giuridico le assemblee messianiche sono delle associazioni dichiarate (amouta). In generale la loro presenza è accettata. Tuttavia l’opposizione esiste.
Da certe autorità ebraiche i messianici sono accusati di essere missionari. Un documento sottoscritto dai leader di quattro denominazioni ebraiche (conservatori, ortodossi, liberali e riformati) rimprovera loro di essere «in conflitto radicale con gli interessi comunitari e il destino del popolo ebraico», e di esibire un «ebraismo che non è tale», cosa che spinge loro a «cercare di convertire i loro ex correligionari».
Nel 1977 è stata votata una legge per frenare questo movimento. Divieto di evangelizzare i minorenni e di proporre un aiuto materiale allo scopo di indurre alla conversione. Il resto è legale.
Nel 1997 e nel 1998 due nuove leggi anti-missionarie più incisive sono state presentate alla Knesset, ma non hanno avuto seguito. Bisogna dire che molto di quello che si racconta e si ripete su questi «missionari» spesso appartiene più al mito e al pregiudizio, e oggi è senza fondamento, salvo che per qualche rara eccezione.
L’organizzazione Yad Leahim (la mano tesa ai fratelli), che riceve sussidi dal governo per la sua attività caritativa, ha un dipartimento anti-missionario molto organizzato ed efficace. Suoi obiettivi: scoprire i messianici, minacciarli e attirare su di loro l’odio dei vicini, dei padroni, dei proprietari e addirittura dei direttori scolastici. In certi casi estremi i ragazzi «scovati» devono lasciare l’edificio scolastico in cui i genitori li avevano iscritti, e degli adulti perdono il lavoro semplicemente a causa della loro fede. Dopo la nascita del movimento messianico, diversi sono stati minacciati, soprattutto dei pastori, e del materiale è stato rovinato. Sono stati appesi graffiti o poster con la foto del «messianico» del quartiere con la scritta «Pericolo». Alcune sale di culto sono state incendiate. Ma questo resta un eccezione. Citiamo in particolare la comunità di Arad, tartassata in questi ultimi anni dal gruppo ortodosso degli Hassidim de Gour, e i suoi membri insultati pubblicamente. Questo «odio profondo» che si manifesta in certi strati della popolazione non ha nulla di sorprendente, tanto è latente la paura di vedersi «rapiti» dei fratelli. Non si può pensare che questa paura si sia radicata in una lunga storia di persecuzione e di conversioni forzate?
Un messianico, molto discreto, che era stato obbligato a traslocare con la sua famiglia, mi diceva: «Tuttavia, non ho fatto niente di male. Non ho niente da nascondere. Ho semplicemente incontrato il Messia d’Israele». Si pensa a quello che Gesù diceva ai suoi discepoli: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (Luca 21: 17).
Qualche esempio recente:
In aprile il tribunale locale di Gerusalemme aveva accordato ad un’associazione messianica il diritto di restaurare l’interno di una casa che le apparteneva da 20 anni e che serviva come luogo di riunione e di attività caritative in collaborazione con alcuni abitanti del quartiere. Ma il Consiglio del quartiere Rehavia di Gerusalemme, mobilizzato da un’associazione anti-messianica e sostenuto dal Partito nazionale religioso, ha preso paura. Temendo l’influenza che avrebbero potuto avere questi messianici sul vicinato, sui ragazzi in particolare, ha fatto firmare una petizione indirizzata alla Corte Suprema per poter arrestare i lavori in corso [ved. articolo seguente].
L’atmosfera anti-messianica è culminata in un attentato terroristico a Ariel, il 20 marzo scorso, contro un pastore e la sua famiglia, che per poco costava la vita al più giovane dei figli, di 16 anni, gravemente ferito. L’inchiesta non avanza, nonostante la videocamera installata davanti alla casa a causa delle minacce. Insabbiare questo affare sarebbe grave, perché aprirebbe la porta ad altri attentati.
Alcuni rabbini hanno tentato di boicottare il concorso intenazionale della Bibbia che ha luogo ogni anno il giorno dell’Indipendenza. In effetti, Yad Lehim aveva scoperto che uno dei candidati selezionati da un concorso preliminare era un’ebrea messianica di 17 anni. Per questi rabbini, sostenuti dai due Grandi Rabbini d’Israele, lei non era ebrea e quindi non poteva rappresentare Israele in questo concorso. Ma il Ministero dell’Educazione ha dichiarato che dal punto di vista giuridico lei è ebrea. Il concorso dunque si è svolto con tutti i candidati selezionati. Una giovane israeliana di 15 anni ha vinto il concorso [ved. Notizie su Israele 429].
Tuttavia, se nel 1986 la mia professoressa di ulpan [scuola di ebraico] diceva: «Gli ebrei messianici, questa cosa non deve esistere», il clima attuale è diverso. In particolare, la popolazione laica è più aperta alla diversità delle fedi. Nella stampa e alla televisione spesso si parla favorevolmente di questi messianici, presentandoli come leali cittadini.

Jerusalem Institute of Justice (J.I.J)

Un giovane avvocato messianico ha creato e dirige questo Istituto il cui nome è sufficiente per dire i suoi scopi. Appellandosi alla Corte Suprema d’Israele, questo Istituto vuole permettere, tra l’altro, ad ogni ebreo di trovare il suo posto in Israele indipendentemente dalla sua fede.
Due anni mezzo fa, dodici ebrei messianici ai quali il Ministero dell’Interno rifiutava il diritto di cittadinanza in base alla Legge del Ritorno, avevano chiesto l’aiuto giuridico all’ufficio di avvocati collegato con J.I.J.
Nell’aprile del 2008 questo Istituto ha ottenuto un successo: la Corte Suprema ha promulgato una sentenza stabilente che, secondo la legge, «essere ebreo messianico non impedisce di essere cittadino israeliano secondo la Legge del Ritorno». Una decisione molto attesa [ved. Notizie su Israele 422, 427].
J.I.J. lotta per permettere alla comunità ebrea messianica di essere riconosciuta semplicemente come uno dei tanti movimenti del mondo ebraico. Questo Istituto conduce anche altre battaglie, contro la povertà per esempio.

Il moshav Yad Hashemona

Nel 1974 Seppo Raulu, finlandese, ottiene da Golda Meir il permesso di fondare un moshav su una delle colline attigue a Abu Gosh. Con alcuni finlandesi costruisce un memoriale per onorare la memoria di 8 ebrei austriaci rifugiati in Finlandia e espulsi verso Auschwitz. E’ Yad Hashemona (memoriale per gli otto). Questi finlandesi protestanti, venuti per aiutare Israele, vi creano un’impresa di falegnameria. I mobili e le infrastrutture comuni sono in puro stile finlandese.
Nel 1989 tre ebrei messianici si uniscono a questi finlandesi. A poco a poco degli ebrei messianici sostituiscono i pionieri finlandesi. Nel 2008, su 15 membri fondatori, solo 4 sono finlandesi. Questo villaggio messianico si compone attualmente di 15 famiglie e di 8 celibi: 38 membri e una quarantina di ragazzi. Tutti hanno la nazionalità israeliana, acquisita qualche volta attraverso matrimoni. Una ventina di volontari internazionali condividono la loro vita e il loro lavoro.
Negli ultimi anni questo moshav si è trasformato in un centro turistico, con una casa per ospiti, sale per conferenze e ristorante strettamente kasher che permette cerimonie religiose, matrimoni, bar-mitzva, anniversari… di tutte le tendenze.
Nel 2000 il moshav ha inaugurato il suo «villaggio biblico», che permette di scoprire le condizioni di vita e di lavoro dell’epoca biblica. Una folla di visitatori israeliani viene a visitarlo, e spesso consumano lì un pasto. Alcuni temono l’influenza di questi messianici. Ma per Yad Hashemona la visita di questo museo biblico non ha niente a che vedere con velleità missionarie. Il moshav dice di aspirare a una coabitazione armoniosa e di voler trovare il suo posto nella società israeliana. Su questo punto, sembra che la sua integrazione sia perfettamente riuscita.

Conclusione

Questo movimento è diventato un ponte tra gli ebrei e i cristiani, come desideravano i suoi precursori? E’ tempo che noi cristiani stiamo attenti a questa realtà nuova – ma a rifletterci bene piuttosto antica – dell’esistenza di ebrei che hanno incontrato il Risorto, Gesù Messia d’Israele, senza con questo perdere la loro ebraicità. E che possano contare sulla nostra solidarietà e la nostra preghiera.

Fonte: (Un écho d’Israèl, 15 maggio 2008 – trad. www.ilvangelo-israele.it)

Condividi