Sbarca online la più antica bibbia del mondo. I navigatori potranno 'sfogliarla' sul web

codexsinaiticus.org

Il codice è stato scritto su pergamena 1.600 anni fa da quattro monaci emanuensi. Il direttore di dipartimento della British Library: “E’ uno dei più grandi tesori del mondo”

Roma, 6 lug. – (Aki) – La più antica Bibbia del mondo approda sul web. Da oggi i navigatori potranno sfogliare sul sito Codex Sinaiticus le 800 pagine e frammenti rimasti del prezioso manoscritto. Scritto in greco su pergamena 1.600 anni fa da quattro monaci amanuensi, il Codice sinaitico in origine contava circa 1.460 pagine, ciascuna di 40 centimetri per 35. Il testo rappresenta una ”finestra sugli sviluppi della prima cristianità”, sottolinea Scot McKendrick, direttore del dipartimento manoscritti occidentali alla British Library, convinto che si tratti di ”uno dei più grandi tesori scritti del mondo”. Il fatto che il testo sia disponibile in rete, aggiunge, ”offre agli studenti di tutto il mondo l’opportunità di avviare ricerche e collaborazioni”.

Come ogni tesoro che si rispetti, il codice riposava indisturbato in un monastero del Sinai. Ritrovato nel 1844, venne spartito tra Egitto, Russia, Germania e Gran Bretagna. Oggi le varie parti sono in possesso della British Library di Londra, che detiene la fetta maggiore ed è autrice della digitalizzazione dell’opera completa, del Monastero di Santa Caterina nel Sinai, della Biblioteca nazionale russa e della Biblioteca universitaria di Lipsia. Diversi motivi avrebbero permesso la conservazione dell’antica Bibbia, dall’aria del deserto, ideale per la preservazione dei delicati fogli di pergamena, alla posizione del monastero stesso, isola cristiana in un’area musulmana, rimasta al riparo dalle incursioni.

Fonte: Adnkronos

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CONTRO la pubblicità a favore dell’ateismo

“LA CATTIVA notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”. E’ questa la versione italiana della campagna (firmata Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), a favore dell’ateismo che dal 4 febbraio tappezzerà due autobus pubblici a Genova.

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Proprio in questi giorni un’iniziativa simile sta ‘viaggiando’ per le strade di Londra e di Barcellona. In entrambi i casi il messaggio è lo stesso, tradotto nelle rispettive lingue: «Probabilmente Dio non esiste. Smetti di preoccuparti e goditi la vita».

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Un messaggio per gli atei

Ascoltatemi, voi tutti atei. Quello che voi affermate è falso, in quanto Dio esiste, e non solo esiste, ma ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Unigenito Figliuolo affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16). Dunque ravvedetevi e convertitevi dai vostri pensieri malvagi e dalle vostre opere malvagie e credete nella morte espiatoria di Gesù Cristo e nella sua resurrezione, affinché i vostri peccati vi siano rimessi e siate salvati dal fuoco dell’inferno dove siete diretti nella vostra ignoranza.

Dunque, alla luce di tutto ciò,

la cattiva notizia è che voi errate grandemente in quanto siete stati sedotti dal diavolo e state quindi andando all’inferno, mentre quella buona è che se vi ravvedete e convertite dai vostri peccati e credete nel Figliuolo di Dio, Dio vi perdonerà e vi salverà dall’inferno.

Un ultima cosa, ma non meno importante: sappiate che “lo stolto ha detto nel suo cuore: Non c’è Dio” (Salmo 14:1)

Giacinto Butindaro

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Archeologia Biblica: Le Lettere di Lachis

La conferma archeologica di quanto descritto dal profeta Geremia sull’imminente distruzione di Gerusalemme

Lachis era il nome di una città-fortezza strategica, situata a 45 Km a Sud-Ovest di Gerusalemme. Sull’antico sito di questa città una missione archeologica inglese ha condotto, dal 1932 al 1938, degli scavi che hanno permesso il ritrovamento, tra le rovine del corpo di guardia della porta principale della città, di 21 frammenti di vasi di terracotta con iscrizioni in ebraico. I cocci («ostraka» in greco) costituivano un supporto alternativo per la scrittura quando il papiro era introvabile o troppo costoso, oppure quando i messaggi erano brevi e d’interesse momentaneo.

I cocci ritrovati, denominati poi “Lettere di Lachis”, risalgono al 586 a.C. e contengono messaggi urgenti scritti da Osaia, ufficiale di un avamposto presso Gerusalemme, a Ioas, comandante della guarnigione di Lachis, nei quali si esprime preoccupazione per l’approssimarsi dell’esercito nemico.

Foto 1

La lingua usata è un buon ebraico, analogo a quello del libro del profeta Geremia, e il contenuto riflette la tensione sociale e politica esistente durante il regno di Sedechia. Figlio del compianto Giosia, questo re successe al nipote Ioiachin per volontà del re babilonese Nabuccodonosor, ma ben presto si alleò con gli Egiziani e si ribellò. Per punire il tradimento, Nabucodonosor distrusse con gran ferocia Gerusalemme e il suo Tempio, e condusse in cattività parte dei suoi abitanti (2 Re 24:8-25:12).

Geremia aveva profetizzato l’imminente catastrofe, ma Sedechia non gli aveva dato ascolto (Geremia 34:1-3). In una delle lettere si parla dell’arrivo di un generale ebraico che deve recarsi in Egitto, una chiara eco degli intrighi tra il re di Giuda e il faraone per opporsi alla potenza babilonese.

Nelle lettere compaiono nomi come Neria, Ghemaria, Shemaia, Osaia, comuni anche al libro di Geremia. Sebbene sia alquanto improbabile che si tratti delle stesse persone, la somiglianza tra i nomi testimonia che il periodo al quale risalgono le lettere è quello del profeta Geremia. In una lettera ci si lamenta di parole che “rendono fiacche le mani, deprimono le energie del paese e delle città”, espressione del tutto simile a quella rivolta al re contro Geremia: “Quest’uomo sia messo a morte, poiché rende fiacche le mani degli uomini di guerra, che rimangono in questa città, e le mani di tutto il popolo, tenendo loro tali discorsi…” (Geremia 38:4).

Foto 2

Un’altra lettera dev’essere stata scritta subito dopo il messaggio rivolto da Geremia a Sedechia quando ancora le città di Lachis e Azeca resistevano (Geremia 34:6-7). Il testo della lettera dice: “Possa l’Eterno fare in modo che il mio signore ascolti gli auguri di bene che sono stati fatti in questo giorno. Ed ora, il tuo servitore ha fatto tutto ciò che il mio signore ha scritto. Ho scritto sulla porta ogni cosa che il mio signore ha scritto a me […] e comunico che siamo in attesa dei segnali di fuoco di Lachis, secondo le direttive che il mio signore ha dato, poiché noi non possiamo vedere Azeca”. Probabilmente Azeca era già caduta. In un’altra lettera ancora, nella quale si parla della partenza di un gruppo di messaggeri per l’Egitto, è scritto: “Per quanto riguarda la lettera di Tobia, mandata dal profeta a Sallum, figliuolo di Jaddua, che dice: “Stai attento, il tuo servo l’ha mandata al mio signore”. Chi era il profeta di cui si parla nella lettera? Era forse Geremia? L’autore delle lettere ritrovate a Lachis aveva forse capito che le parole di Geremia erano da Dio?

Vincenzo Martucci

Fonte: Cristiani Oggi, 1-15 gennaio 2006, pag. 8

Stamattina ho letto che il celebre museo di Londra, il British Museum, ha rilanciato il suo sito internet con nuove collezioni dell’antichità, precisamente 275.000 opere, su una collezione di più di 7 milioni di opere. Nel sito del museo ho trovato due foto (vedi sopra) concernenti gli ostraca di Lachis, precisamente la Lettera 1 e la Lettera 2.

Foto 1: Lachish Letter I – Photo: British Museum

Foto 2: Lachish Letter II – Photo: British Museum

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