Lettera di una sorella a cui Dio ha fatto capire l’errore che fa la Chiesa dei Fratelli nel rigettare le lingue, e mia risposta ad un suo quesito

In data 18 Aprile 2010 ho ricevuto questa lettera da parte di una sorella che è nata di nuovo in seno ad una Chiesa Pentecostale, ma che essendosi trasferita in un altro luogo, si era messa a frequentare una Chiesa dei Fratelli, che rigetta le lingue come manifestazione procedente dallo Spirito Santo.

Ecco la lettera:

Caro fratello, sono felice di essermi iscritta alla tua lista … questo articolo sulle lingue (n.d.e. ‘Le lingue a Pentecoste non furono date per evangelizzare’) ci voleva proprio! Sono nata di nuovo nel SIGNORE GESU’ CRISTO in una Chiesa Pentecostale, ma mi sono trasferita dopo qualche anno frequentando per quasi quattro anni la Chiesa dei Fratelli fino a che DIO ha chiamato me e la mia famiglia a tornare “a casa”, nella Chiesa pentecostale. La cosa che mi ha più stupita è che, nonostante le mie resistenze, ho subito realizzato che il dono delle lingue (o battesimo in Spirito Santo) (non so ancora bene fare la differenza fra i due a dire il vero…) non mi aveva mai lasciato, nonostante per 4 anni non l’avessi mai esercitato, anzi la Chiesa dei fratelli mi avesse convinto a “rigettarlo” e quindi avevo cercato di abbandonarlo. Ma IL SIGNORE mi ha concesso di lasciarmelo, e, una volta che GESU’ IL SIGNORE ha vinto in me le resistenze, ho ricominciato a lodare in lingue come se quattro anni di “stacco” non fossero mai avvenuti… questo mi ha convinto il dono venga realmente da DIO, in base a quel passo che dice che “i doni e la vocazione di DIO sono senza pentimento” . Se ti è possibile caro fratello ti chiederei di aiutarmi a fare chiarezza fra la differenza fra “dono lingue” e “battesimo in Spirito Santo”. TI RINGRAZIO MOLTO. IL SIGNORE TI GUIDI SEMPRE. UNITI IN CRISTO.

Ecco la mia risposta:

Sorella nel Signore, innanzi tutto sono grato a Dio per averti salvata, che è la cosa più importante, e poi perché ti ha dato la grazia di sperimentare il battesimo con lo Spirito Santo (così lo chiama la Scrittura) con l’evidenza del parlare in altra lingua.

Sono anche grato a Dio che ti ha fatto capire che le lingue non le dovevi rigettare, essendo una manifestazione dello Spirito concessa a tutti coloro che vengono battezzati con lo Spirito Santo. Hai fatto quindi proprio bene a lasciare la Chiesa dei Fratelli per tornare in una Chiesa Pentecostale, perché purtroppo in seno alla Chiesa dei Fratelli le lingue – a prescindere che siano vere o false – vengono praticamente tutte rigettate, anche se loro dicono di rigettare solo le false lingue.

Ora, in merito alla tua domanda, ti dico questo. Il battesimo con lo Spirito Santo è legato strettamente al parlare in altra lingua, in quanto secondo quanto insegna la Scrittura il parlare in altre lingue è un fenomeno spirituale prodotto dallo Spirito Santo nel credente quando questi viene battezzato (da Cristo) con lo Spirito Santo, in altre parole quando il credente viene riempito di Spirito Santo. Che essere battezzati con lo Spirito Santo ed essere riempiti con lo Spirito sia la stessa esperienza è confermato dal fatto che prima che Gesù ascendesse in cielo disse ai suoi discepoli: “Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra non molti giorni” (Atti 1:5) e poi, pochi giorni dopo quando si adempì questa promessa di Cristo essi furono ripieni di Spirito Santo secondo che è scritto: “E come il giorno della Pentecoste fu giunto, tutti erano insieme nel medesimo luogo. E di subito si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa dov’essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furon ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi” (Atti 2:1-4). Ora, che cosa avvenne quando essi furono ripieni di Spirito Santo? Essi cominciarono (il che significa che prima ciò non avveniva) a parlare in altre lingue secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi. Ecco dunque comparire per la prima volta il parlare in altre lingue nella vita dei discepoli del Signore. Stabilito che il parlare in altre lingue segue immediatamente il riempimento di Spirito Santo, è evidente che esso è un segno che attesta che il credente ha sperimentato il riempimento di Spirito Santo. Se dunque questo fenomeno spirituale manca, ciò vuol dire che ancora il credente in questione non è ancora riempito di Spirito Santo o battezzato con lo Spirito Santo.

Viene quindi da domandarsi: ‘Ma allora il credente che ancora non parla in altra lingua non ha ancora lo Spirito Santo perché non ne è ripieno?’ No, qui bisogna fare una precisazione, non è che lui non ha lo Spirito Santo, lui non ne è ripieno, il che è differente. Facciamo un esempio; se io dico che il mio bicchiere non è pieno di acqua, non voglio certo dire con questo che dentro di esso non c’è una goccia di acqua, ma solo che non c’è abbastanza acqua all’interno da poterlo definire pieno. Un po’ d’acqua c’è dunque, ma non fino all’orlo o quasi. La stessa cosa vale per un cristiano che ancora non è ripieno di Spirito Santo, egli ha una certa misura di Spirito Santo ma non ne è ancora pieno. Tutto qua quindi. E che il credente che ancora non è battezzato con lo Spirito Santo, o ripieno di Spirito Santo, ha una misura di Spirito Santo in lui è attestato dal fatto che lui si sente di essere di Cristo, di essere un figlio di Dio e difatti chiama Dio Padre. Come può avere questa sicurezza al suo interno? In virtù della testimonianza dello Spirito Santo che è nel suo cuore. Paolo spiega questo ai Romani quando dice: “Poiché voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per ricader nella paura; ma avete ricevuto lo spirito d’adozione, per il quale gridiamo: Abba! Padre! Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con lui, affinché siamo anche glorificati con lui” (Romani 8:15-17). Stando dunque così le cose, il credente non ancora ripieno di Spirito Santo, è di Cristo, è un figlio di Dio, e ciò in virtù di quella misura di Spirito Santo che è in lui dal momento in cui ha creduto. Se egli non avesse neppure questa misura di Spirito Santo, allora sì non sarebbe di Cristo secondo che è scritto: “Or voi non siete nella carne ma nello spirito, se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui” (Rom. 8:9), ma dato che Egli ce l’ha perché nel momento in cui si è pentito dei suoi peccati ed ha creduto in Cristo lo Spirito Santo è venuto in una certa misura ad abitare in lui, allora egli è di Cristo.

A questo punto sorge spontanea un’altra domanda: ‘Se egli ha lo stesso una certa misura di Spirito Santo, che cosa gli serve il battesimo con lo Spirito Santo?’ o in altre parole: ‘Che cosa ha di più di lui un credente che invece è ripieno di Spirito Santo?’ La risposta è la seguente: il battesimo con lo Spirito Santo gli è necessario per ricevere potenza dall’alto e questo perché Gesù disse ai suoi a riguardo del battesimo con lo Spirito Santo che avrebbero ricevuto: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra” (Atti 1:8). Ecco dunque la cosa che contraddistingue chi ha ricevuto il battesimo con lo Spirito Santo da chi ancora non lo ha ricevuto, la potenza. Su questo non c’è il benchè minimo dubbio. E le lingue? Evidentemente anche le lingue saranno un segno che contraddistinguerà il credente ripieno di Spirito Santo da quello che non lo è ancora. Ma a questo punto è necessario spiegare qualche cosa sulle lingue e precisamente sulla loro utilità che non viene quasi mai detta, e cioè che chi parla in altra lingua parla a Dio (cfr. 1 Corinzi 14:2). E che cosa dice a Dio? L’apostolo Paolo spiega che egli in ispirito proferisce misteri (cfr. 1 Corinzi 14:2). E di che specie siano questi misteri egli lo spiega quando fa capire che egli prega e intercede in altra lingua, rende grazie a Dio in altra lingua, canta in altra lingua. Non importa se il credente parla in una sola altra lingua straniera o in più lingue straniere (in questo caso egli ha anche il dono della diversità delle lingue), il credente parla a Dio. E’ utile parlare a Dio? Certo che lo è. In questo caso il credente intercede per i santi in altra lingua chiedendo a Dio delle cose per mezzo dello Spirito Santo (a lui sconosciute ma conosciute dallo Spirito), rende grazie a Dio per i suoi benefici, canta le sue lodi in lingue straniere con parole spirituali. Tutto ciò dunque avviene per lo Spirito Santo per bocca del credente; tutto questo in altra lingua, sì, in altra lingua. Chi può dire che queste cose non siano utili? Nessuno. Dunque la mancanza della capacità di parlare in altre lingue non fa altro che impedire al credente di pregare in altra lingua, di cantare in altra lingua, di rendere grazie in altra lingua. Qualcuno forse dirà: ‘Ma a me basta pregare e intercedere, rendere grazie e cantare a Dio in italiano in modo che capisco tutto’. Ma questo parlare non è retto, perché se Dio ha voluto provvedere ai suoi figliuoli la maniera per pregarlo, rendergli grazie e cantargli in altra o altre lingue, non si può dire che basta parlare a Dio in italiano. E bada bene che chi ha stabilito ciò è Dio, quello stesso Dio che ha fatto tutte le cose con la sua infinita sapienza. Sarebbe come dire che io posso camminare anche con una gamba sola! Non dico che non posso farcela lo stesso a camminare, mi procuro delle stampelle e camminerò poi anch’io. Ma certamente non potrò correre, non avrò le stesse capacità di chi ha due gambe. Dunque, volendo, un credente può pure continuare a pregare, rendere grazie a Dio e cantare a Dio solo in italiano, ma certamente avrà dei limiti, perché oltre un limite non potrà andare, cosa che invece potrà chi parla in altra lingua.

Dunque, non è l’appartenenza a Cristo che contraddistingue chi parla in altre lingue per lo Spirito da chi ancora non parla in lingue; non è la salvezza per cui il primo la possiede mentre il secondo no, ma tutt’altra cosa, cioè la potenza e la capacità di pregare, rendere grazie e cantare in altra lingua; in altre parole il pregare, rendere grazie e cantare per lo Spirito.

La giusta espressione dunque da usare nei confronti dei fratelli che ancora non parlano in altre lingue (come quelli delle Chiese dei Fratelli, Chiese Battiste, Chiese Riformate, ecc.) è: ‘Questi fratelli ancora non sono battezzati con lo Spirito Santo per cui ancora non hanno ricevuto potenza dall’alto, e la capacità di pregare, rendere grazie e cantare a Dio in altre lingue per lo Spirito Santo’.

Inoltre ti voglio dire pure questo: chi è battezzato con lo Spirito Santo non è più salvato di chi ancora non è battezzato con lo Spirito; chi è battezzato con lo Spirito non è più importante agli occhi di Dio di chi ancora non lo è; chi è battezzato con lo Spirito non è un credente di prima categoria mentre chi non è ancora battezzato è di seconda categoria; il primo e il secondo sono ambedue fratelli, si devono accogliere in Cristo e rispettare, amare ed aiutare. Chi è già battezzato con lo Spirito deve però dire la verità anche su questa parte del consiglio di Dio e cioè che chi non parla in altra lingua non è ancora battezzato con lo Spirito.

Adesso voglio parlarti della differenza tra segno delle lingue e dono delle lingue. Ora, come ti ho detto poco fa, chi viene battezzato con lo Spirito Santo si mette a parlare in altra lingua secondo che gli dà lo Spirito Santo. Ma tra coloro che sono stati battezzati con lo Spirito Santo ci sono coloro a cui lo Spirito concede di parlare più lingue straniere e non solo una. In questi casi si deve parlare di dono della diversità delle lingue. Dunque la differenza per ciò che concerne le lingue, è quella tra chi parla in una sola lingua straniera e chi parla in più lingue straniere perché in questo secondo caso ci troviamo davanti ad un credente che oltre ad essere battezzato con lo Spirito ha il dono della diversità delle lingue (cfr. 1 Corinzi 12:10) che è una capacità soprannaturale mediante la quale il credente parla varie lingue straniere, capacità che non tutti coloro che sono battezzati con lo Spirito hanno, ecco perché Paolo dice: “Parlano tutti in altre lingue?” (1 Corinzi 12:30). Che qui Paolo si riferisca alla capacità di parlare più lingue straniere è evidente dal fatto che poco prima egli dice che Dio ha costituito nella Chiesa tra le altre cose “la diversità delle lingue” (1 Corinzi 12:28).

Naturalmente, se questa capacità o questo dono il credente lo riceve quando viene battezzato con lo Spirito Santo egli comincerà a parlare varie lingue straniere sin dal momento in cui viene battezzato con lo Spirito Santo, per cui nel suo caso specifico il segno e il dono saranno considerati ‘uguali’ perché egli verrà sentito parlare più lingue straniere invece che una soltanto. Nel caso però il credente quando viene battezzato con lo Spirito Santo comincia a parlare in una sola altra lingua allora si deve parlare solo di segno perché è assente il dono della diversità delle lingue.

Tuttavia una cosa deve essere chiara, il parlare in altra lingua, non importa se in una sola lingua o in più lingue, in sé stesso costituisce un segno per gli increduli perché Paolo dice che “le lingue servono di segno non per i credenti ma per i non credenti” (1 Corinzi 14:22). E’ evidente infatti che se un non credente che conosce sia l’arabo che l’ebraico, sente un credente italiano, che non conosce nessuna di queste lingue, lodare Dio in una sola di queste lingue o in ambedue le lingue, la cosa susciterà in lui eguale meraviglia. Ti faccio un altro esempio; è evidente che una guarigione di un credente malato non importa se fatta tramite un singolo fratello che ha i doni di guarigione o tramite gli anziani di una Chiesa che lo ungono d’olio nel nome del Signore e pregano su lui (e quindi anche se nessuno degli anziani ha dei doni di guarigione) costituisce un segno per un non credente che è testimone della guarigione e questo perché la guarigione di un infermo nel nome di Gesù Cristo è un segno. Gesù non ha forse detto che tra i segni che accompagneranno coloro che credono c’è quello che essi imporranno le mani agli infermi ed essi guariranno (cfr. Marco 16:18)? Ha forse fatto distinzione tra un imposizione delle mani sull’infermo fatta da un credente con dei doni di guarigione e quella fatta da un credente che non ha questi doni? No, eppure il segno rimane. Così è nel campo delle lingue, o un credente parla per lo Spirito in una sola lingua straniera o in più lingue straniere con il dono della diversità delle lingue, quel parlare è un segno per i non credenti.

Fiducioso nel Signore che Egli ti darà intelligenza in ogni cosa, ti saluto nel Signore.

Stai salda nella fede, e attaccata al sano insegnamento guardandoti da tutti coloro che impediscono il parlare in altra lingua.

La grazia del Signore sia con te

Giacinto Butindaro

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Le lingue a Pentecoste non furono date per evangelizzare

Introduzione

Nicola Martella, che è un noto studioso biblico appartenente a quel gruppo di Chiese Evangeliche chiamate ‘Chiese dei fratelli’, insegna che a Pentecoste le lingue furono date per evangelizzare, infatti afferma: ‘Contrariamente alla «profezia», «le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti» (v. 22), ossia serve a comunicare l’Evangelo nella lingua conosciuta dai forestieri (come a Pentecoste)’ (http://www.puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Glossolalia_lingue_engramma_MeG.htm) ed ancora: ‘Mentre alla Pentecoste i discepoli usarono le lingue a favore dei gruppi linguistici etero-ebraici, questa non è la prassi odierna nei gruppi entusiastici. Anzi, coloro che fanno delle ‘crociate’ in altri paesi a favore della glossolalia, hanno normalmente bisogno di traduttori’ (Nicola Martella, Carismosofia, 1995, pag. 72).

Questo insegnamento ha lo scopo di dimostrare che quindi le lingue dei Pentecostali non sono vere lingue, perché esse non vengono usate in questo senso.

Confutazione

Questo insegnamento, che è caratteristico di tanti credenti appartenenti soprattutto a Chiese Battiste, Riformate, Chiese dei Fratelli, Chiese Metodiste ecc., è falso. E adesso passerò a dimostrarlo mediante le Scritture.

Il parlare in altre lingue il giorno della Pentecoste

Ora, Luca dice: “E come il giorno della Pentecoste fu giunto, tutti erano insieme nel medesimo luogo. E di subito si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa dov’essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furon ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi. Or in Gerusalemme si trovavan di soggiorno dei Giudei, uomini religiosi d’ogni nazione di sotto il cielo. Ed essendosi fatto quel suono, la moltitudine si radunò e fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nel suo proprio linguaggio. E tutti stupivano e si maravigliavano, dicendo: Ecco, tutti costoro che parlano non son eglino Galilei? E com’è che li udiamo parlare ciascuno nel nostro proprio natìo linguaggio? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia Cirenaica, e avventizî Romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi ed Arabi, li udiamo parlar delle cose grandi di Dio nelle nostre lingue. E tutti stupivano ed eran perplessi dicendosi l’uno all’altro: Che vuol esser questo? Ma altri, beffandosi, dicevano: Son pieni di vin dolce” (Atti 2:1-13).

Si noti innanzi tutto che quella moltitudine di Giudei si radunò presso il luogo dove sedevano i discepoli del Signore, all’udire il suono come di vento impetuoso che soffiava, per cui essi arrivarono in quel luogo quando i discepoli stavano già parlando in altre lingue per lo Spirito. E cosa dicevano in quelle lingue i discepoli? Furono sentiti parlare delle cose grandi di Dio. Questo fu constatato da quei Giudei che si radunarono e li ascoltarono perché si avvidero che quei Galilei parlavano nelle loro natie lingue delle cose grandi di Dio. Si noti che tutti coloro che parlavano in altre lingue parlavano delle cose grandi di Dio; chi in una lingua, chi in un’altra, ma tutti parlavano delle cose grandi di Dio.

Ma queste cose grandi di Dio possono riferirsi al Vangelo che quei Giudei avevano bisogno di ascoltare? No, il Vangelo in quel parlare in altre lingue non era proclamato. Perché diciamo questo? Perché il Vangelo fu predicato a quei Giudei nella lingua ebraica (nella lingua che essi tutti potevano capire) da Simon Pietro, quando questi si alzò assieme agli undici dopo che sentì che alcuni si facevano beffe di loro pensando che fossero ubriachi.

Ecco quello che disse Pietro in quella predicazione: “Ma Pietro, levatosi in piè con gli undici, alzò la voce e parlò loro in questa maniera: Uomini giudei, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, siavi noto questo, e prestate orecchio alle mie parole. Perché costoro non sono ebbri, come voi supponete, poiché non è che la terza ora del giorno: ma questo è quel che fu detto per mezzo del profeta Gioele: E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serventi, in quei giorni, spanderò del mio Spirito, e profeteranno. E farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra; sangue, e fuoco, e vapor di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno, che è il giorno del Signore. Ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Uomini israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigî e segni che Dio fece per mezzo di lui fra voi, come voi stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile ch’egli fosse da essa ritenuto. Poiché Davide dice di lui: Io ho avuto del continuo il Signore davanti agli occhi, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Perciò s’è rallegrato il cuor mio, e ha giubilato la mia lingua, e anche la mia carne riposerà in isperanza; poiché tu non lascerai l’anima mia nell’Ades, e non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione. Tu m’hai fatto conoscere le vie della vita; tu mi riempirai di letizia con la tua presenza. Uomini fratelli, ben può liberamente dirvisi intorno al patriarca Davide, ch’egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al dì d’oggi fra noi. Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli avea con giuramento promesso che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, antivedendola, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che non sarebbe stato lasciato nell’Ades, e che la sua carne non avrebbe veduto la corruzione. Questo Gesù, Iddio l’ha risuscitato; del che noi tutti siamo testimoni. Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio, e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite. Poiché Davide non è salito in cielo; anzi egli stesso dice: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello de’ tuoi piedi. Sappia dunque sicuramente tutta la casa d’Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2:14-36).

Ora, io dico, se i circa centoventi quando cominciarono a parlare in lingue si rivolgevano agli increduli annunciando il Vangelo che bisogno c’era che Pietro annunciasse loro il Vangelo in ebraico? Nessuno. Dunque quei credenti non potevano rivolgersi agli uomini increduli mediante il loro parlare in lingue. E questo è confermato dal fatto che i Giudei furono compunti nel cuore dopo aver ascoltato la predicazione di Pietro fatta nella loro lingua infatti è scritto: “Or essi, udite queste cose, furon compunti nel cuore…” (Atti 2:37), e non quando sentirono i credenti parlare nel loro natio linguaggio. In quell’occasione rimasero meravigliati, perplessi, ma non compunti nel cuore. Il compungimento venne solo quando sentirono dire a Pietro che quell’uomo Gesù che i Giudei avevano crocifisso era stato risuscitato da Dio, e che egli era stato fatto da Dio Signore e Cristo. Ed è confermato non solo da questo fatto, ma anche dalle parole che quei Giudei rivolsero a Pietro e agli altri apostoli, cioè: “Fratelli, che dobbiam fare?” (Atti 2:37); infatti se quei Giudei avevano già sentito la predicazione nel loro nativo linguaggio avrebbero di certo sentito dire che si dovevano ravvedere e farsi battezzare nel nome di Cristo, mentre il fatto che dopo averli sentiti parlare in altre lingue ancora non sapevano cosa dovevano fare vuol dire che in quelle “cose grandi di Dio” non era menzionato quello che essi dovevano fare. Come d’altronde anche nella predicazione di Pietro non c’era quello che essi dovevano fare; quello che dovevano fare fu loro detto dopo che Pietro ebbe terminato di predicare il Vangelo.

Questo errore di pensare che le lingue siano date per l’evangelizzazione fu fatto da molti Pentecostali all’inizio dello scorso secolo in America (quindi nei primi anni del Movimento Pentecostale). Infatti inizialmente molti pensarono che le lingue che si ricevevano col battesimo con lo Spirito Santo servissero a predicare il Vangelo, e alcuni partirono per dei paesi stranieri pensando che là avrebbero predicato con quelle lingue, ma poco tempo dopo tornarono a casa delusi.

Il parlare in lingue è diretto a Dio e non agli uomini

Questo errore, come abbiamo visto, viene fatto tuttora da tanti perché essi ignorano le parole di Paolo ai Corinzi: “Chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio” (1 Cor. 14:2). Notate con quanta chiarezza Paolo spiega in che direzione è rivolto il parlare in altra lingua. Non è diretto verso gli uomini, ma verso Dio.

Ma vediamo altri passi della Scrittura, contenuti nella prima lettera di Paolo ai Corinzi, che attestano che il parlare in altra lingua è un parlare rivolto a Dio e non agli uomini:

● Paolo più avanti dice: “Se prego in altra lingua, ben prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane infruttuosa. Che dunque? Io pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza” (1 Corinzi 14:14-15);

Come si può vedere molto bene, qui Paolo parla di pregare in altra lingua (o pregare con lo spirito) e siccome sappiamo che la preghiera è diretta a Dio e non agli uomini, questo conferma che il parlare in altra lingua è diretto a Dio. Per ciò che riguarda il pregare con lo spirito che è menzionato da Paolo anche agli Efesini quando dice: “Orando in ogni tempo, per lo Spirito, con ogni sorta di preghiere e di supplicazioni” (Efesini 6:18), e da Giuda nella sua epistola quando dice: “Ma voi, diletti, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede, pregando mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio” (Giuda 20-21), vi ricordo che esso si riferisce all’intercessione che lo Spirito di Dio compie per i santi secondo che è scritto ai Romani: “Parimente ancora, lo Spirito sovviene alla nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e Colui che investiga i cuori conosce quale sia il sentimento dello Spirito, perché esso intercede per i santi secondo Iddio” (Romani 8:26-27). Quindi chi prega in altra lingua chiede a Dio mediante lo Spirito, di fare determinate cose in favore nostro e dei santi sulla faccia della terra. E’ chiaro che siccome che l’intercessione la compie (in altra lingua) lo Spirito di Dio che conosce a fondo tutti i bisogni nostri (anche quelli che ignoriamo) e di tutti gli altri figliuoli di Dio, le cose che Egli domanda a Dio costituiscono dei misteri per noi, cioè delle cose occulte. Faccio un esempio: se lo Spirito di Dio sta intercedendo per dei fratelli da noi non conosciuti che si trovano in Africa in un particolare urgente bisogno, noi non sapremo mai che lo Spirito stava in quel momento facendo quella particolare intercessione; a meno che ci sia chi interpreti per lo Spirito quella intercessione dello Spirito Santo. In questo caso naturalmente i misteri verranno a conoscenza dei fratelli mediante appunto l’interpretazione del parlare in altra lingua.

● Paolo dice: “Salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza” (1 Corinzi 14:15); questo salmeggiare si riferisce al cantare a Dio dei cantici spirituali mediante lo Spirito. E’ implicito anche qui il fatto che esso si riferisce ad un parlare diretto a Dio e non agli uomini.

● Paolo dice pure: “Altrimenti, se tu benedici Iddio soltanto con lo spirito, come potrà colui che occupa il posto del semplice uditore dire ‘Amen’ al tuo rendimento di grazie, poiché non sa quel che tu dici? Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l’altro non è edificato” (1 Corinzi 14:16-17); notate sia l’espressione “se tu benedici Iddio soltanto con lo spirito”, e sia quella “tu fai un bel ringraziamento” perchè esse confermano che chi parla in altra lingua non parla agli uomini ma a Dio perché benedice Dio e lo ringrazia.

Il parlare in altre lingue a casa di Cornelio e ad Efeso

Vediamo ora di esaminare gli altri casi che sono narrati nel libro degli Atti degli apostoli in cui dei credenti parlarono in altre lingue, per vedere se vi è un qualche riferimento che possa confermare che il loro parlare in altre lingue era rivolto agli uomini, in quanto tramite di esso si comunicava il Vangelo, e non a Dio.

● A casa di Cornelio, mentre Pietro predicava la Parola a Cornelio ed a coloro che erano lì con lui avvenne che “lo Spirito Santo cadde su tutti coloro che udivano la Parola. E tutti i credenti circoncisi che erano venuti con Pietro, rimasero stupiti che il dono dello Spirito Santo fosse sparso anche sui Gentili; poiché li udivano parlare in altre lingue, e magnificare Iddio” (Atti 10:44-46). Anche in questo caso non si può dire che il parlare in lingue era rivolto agli uomini, perché non c’è il benché minimo accenno a ciò. E poi se quel parlare in lingue fosse stato dato per evangelizzare anche in quell’occasione, chi erano coloro che là a casa di Cornelio avevano bisogno di essere evangelizzati se lo Spirito cadde su tutti coloro che ascoltavano la Parola, e quindi non c’erano più increduli in quella casa?

● Ad Efeso, quando lo Spirito Santo scese su quei circa dodici discepoli è scritto che “parlavano in altre lingue, e profetizzavano” (Atti 19:6). Notate come il profetizzare è citato separatamente dal parlare in altre lingue appunto perché chi parla in altra lingua non sta profetizzando, cioè non sta parlando agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione, ma parla a Dio. E quindi quegli uomini non potevano comunicare il Vangelo in altre lingue. E poi, anche qui, se le lingue fossero state date per evangelizzare, chi erano coloro che quegli uomini si misero ad evangelizzare se oltre a loro che erano discepoli di Cristo c’era solo l’apostolo Paolo che era anche lui un credente?

Spiegazione del passo biblico preso per sostenere che chi parla in altra lingua comunica il Vangelo

Vediamo ora di spiegare le parole di Paolo: “Le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti” (1 Corinzi 14:22). Ora poco prima, Paolo cita queste parole del profeta Isaia: “Io parlerò a questo popolo per mezzo di gente d’altra lingua, e per mezzo di labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno, dice il Signore” (1 Corinzi 14:21), volendo significare che il Signore avrebbe parlato al suo popolo d’Israele mediante il segno delle lingue. Ma Paolo non dice che Dio avrebbe fatto parlare direttamente agli Ebrei mediante le lingue, appunto perché il parlare in altre lingue è rivolto a Dio e non agli uomini.

Ricordatevi di quello che avvenne il giorno della Pentecoste. Non è forse vero che Dio parlò ai Giudei stranieri mediante dei Galilei? Non è forse vero che Dio fece meravigliare quei Giudei stranieri mediante quel segno del parlare in lingue quantunque il parlare in altre lingue non era rivolto direttamente a loro? Certo che è così, infatti le lingue, dice Paolo, “servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti” (1 Corinzi 14:22). Vedete? Dio mediante le lingue parlò ai Giudei radunatisi in quel giorno perché li fece meravigliare e stupire.

I segni parlano da loro stessi, ricordatevelo questo; non importa di che tipo essi siano, essi testimoniano della grandezza di Dio ma anche della presenza di Dio. A conferma di ciò vi sono le seguenti parole che Gesù disse ai Giudei: “Ma io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni; perché le opere che il Padre mi ha dato a compiere, quelle opere stesse che io fo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (Giovanni 5:36); e queste altre che Dio disse a Mosè quando lo mandò in Egitto con il potere di mutare il bastone in serpente e di colpire la sua mano di lebbra: “Se non ti crederanno e non daranno ascolto alla voce del primo segno, crederanno alla voce del secondo segno…” (Esodo 4:8). Notate le espressioni “alla voce del primo segno”, “alla voce del secondo segno” perché esse confermano che i segni di Dio parlano. Quindi dato che anche quello delle lingue è uno dei segni di Dio per gli increduli, noi concludiamo che Dio parla agli increduli mediante le lingue, (ben inteso, mediante il segno delle lingue e non mediante i cosiddetti ‘messaggi in lingue’). E questo è esattamente quello che è avvenuto varie volte, perché ci sono stati degli Ebrei che Dio ha fatto meravigliare e stupire facendogli sentire dei Gentili cantare e pregare in lingua ebraica, e alcuni di loro sono stati tratti all’ubbidienza della fede dopo essere stati testimoni di quel segno portentoso, vale a dire dopo avere sentito dei Gentili pregare o cantare in lingua ebraica senza che questi conoscessero la lingua ebraica.

Dunque, alla luce di quanto dice la Scrittura, bisogna categoricamente rigettare la tesi di Martella e di tutti quegli altri Evangelici che la pensano come lui.

Nessuno vi seduca con vani ragionamenti

Giacinto Butindaro

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[Audio Streaming] Contro le false profezie e le false rivelazioni

bibbia microfonoE’ stato messo on line il file audio della confutazione di Giacinto Butindaro dal titolo “Contro le false profezie e le false rivelazioni” trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 78 MB (128 Kbps), 14.5 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 83 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.

[Video] Corrado Salmè insegna il falso sulle lingue e l’interpretazione

Corrado Salmè, pastore del Centro Apostolico Missionario GIUBILEO di San Giovanni La Punta (Catania), durante una sua predicazione del 1-12-2009 dal titolo ‘Dieci motivi per parlare in altre lingue’ ha affermato tra le altre cose quanto segue:

‘Il segno delle lingue è una cosa, il dono delle lingue è un altro. Perché l’uso di queste due espressioni, hanno due usi diversi. C’è l’uso devozionale, che è quello che noi utilizziamo nel parlare con Dio: ‘Chi parla in altra lingua non parla agli uomini ma parla a Dio’. Mentre nel dono delle lingue quel parlare in lingue è diretto agli agli uomini perché deve essere interpretato’.

Quindi, detto in altre parole, quando parla in lingue in privato parla a Dio, mentre quando parla in lingue nell’assemblea dei santi egli si rivolge agli uomini. Il che è falso perché la Scrittura dice che il parlare in altra lingua è SEMPRE diretto a Dio (1 Corinzi 14:2).

Ascoltalo Salmè da te stesso in questo video, e ascolta anche perché secondo Salmè, Dio avrebbe deciso di parlare alla Chiesa sia attraverso le lingue che attraverso la profezia perché si tratta di qualcosa di veramente assurdo.

Leggi la mia confutazione di questo falso insegnamento, che peraltro è molto diffuso in ambito Pentecostale.

La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con tutti coloro che lo amano con purità incorrotta.

Giacinto Butindaro

Confutazione di quello che insegna Corrado Salmè (che è insegnato da tanti altri pastori pentecostali) , Confutazione della dottrina ‘Le lingue più interpretazione corrispondono alla profezia’

Giacinto Butindaro

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Lingue del Mondo, 16esima edizione di Ethnologue

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Via | Wycliffe.ch

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