L’omosessualità

L’omosessualità è una delle tante perversioni che si vanno sempre più diffondendo in questo mondo. Pare di vivere in mezzo a Sodoma e Gomorra, quelle due città antiche i cui abitanti si erano abbandonati anche a questo peccato, e che furono distrutte da Dio con il fuoco e lo zolfo.

E’ così diffusa oramai l’omosessualità che tanti anche qui in Italia pensano che sia giusto che gli omosessuali si ‘sposino’ anche loro e persino che adottino dei figli. Purtroppo tra questi ‘tanti’ ci sono anche degli Evangelici, che evidentemente hanno volto in dissolutezza la grazia di Dio e perciò hanno rinnegato il Vangelo, che dicono chiaramente che l’omosessualità è una ‘scelta di vita’ e non una perversione, e che quindi è giusto che lo Stato riconosca i ‘matrimoni’ tra omosessuali. Se in questa nazione passasse una tale legge, ad abominazione si aggiungerebbe una altra abominazione, e ciò con il favore anche di questi cosiddetti Evangelici che hanno persino dei rappresentanti politici nel Parlamento Italiano.

Nessuno ti inganni con vani ragionamenti, l’omosessualità è qualcosa in abominio a Dio secondo che è scritto: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole” (Levitico 18:22). Gli omosessuali (o sodomiti) sono dei peccatori, degli esseri umani che peccano contro natura (Rom. 1:27) e che non erediteranno il regno di Dio (1 Cor. 6:10). Ciò che li aspetta è la perdizione eterna.

Quando dunque incontriamo degli omosessuali, esortiamoli a ravvedersi dei loro peccati (tra cui c’è quello dell’omosessualità) e ad abbandonarli, e a credere nel nostro Signore Gesù Cristo per essere perdonati e liberati da ogni iniquità mediante la potenza del Vangelo. Non lusinghiamoli per il bene dell’anima loro.

pensieri

Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.
Giacinto Butindaro

Chi crede ha vita eterna [Audio Streaming]

Chi crede ha vita eterna
bibbia microfono mondo

È on line il file audio della predicazione di Giacinto Butindaro dal titolo “Chi crede ha vita eterna” trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 9 MB (128 Kbps), 2 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 9 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.

Il purgatorio non esiste

Il purgatorio non esiste, la Scrittura parla solo del Paradiso e dell’inferno. Quindi coloro che muoiono nel Signore vanno in Paradiso, mentre coloro che muoiono nei loro peccati vanno all’inferno. Coloro che muoiono in Cristo non hanno affatto bisogno di andare in un purgatorio per essere purgati da cosiddetti residui di colpa non rimessi perché il sangue di Cristo li ha purificati e li purifica da ogni peccato (1 Giovanni 1:7). Il purgatorio per altro è un luogo di condanna (anche se di condanna temporanea), come possono quindi i Cristiani andare in un purgatorio se non c’è nessuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù (Rom. 8:2)? Non possono. Eppure il purgatorio, sconosciuto agli apostoli e ai primi Cristiani, pian piano fu introdotto in seno alla Chiesa con nefaste conseguenze. Il purgatorio infatti annulla l’efficacia del sangue di Cristo ed illude le persone. Ma il purgatorio è anche una fonte di gran guadagno per la Chiesa Cattolica Romana perché le messe offerte dai Cattolici Romani in suffragio per i morti in purgatorio vanno pagate.

Voglio trascrivervi qui di seguito una storia raccontata da Charles Chiniquy (ex-prete cattolico romano – 1809-1899) nel suo libro Fifty years in the Church of Rome (Cinquanta anni nella Chiesa di Roma) che sono sicuro vi farà riflettere sui danni provocati dall’eresia del purgatorio. L’ho tradotta io e si trova nel mio libro ‘La Chiesa Cattolica Romana’.

Ecco le sue parole: ‘Alle quattro circa della mattina delle grida pervennero al mio orecchio. Riconobbi la voce di mia madre. ‘Che cosa è successo cara mamma? ‘Oh, mio piccolo bambino, tu non hai più un padre! Egli è morto! Dicendo queste parole ella perse coscienza e cadde sul pavimento! Mentre un amico che aveva passato la notte con noi le diede la conveniente attenzione, io mi affrettai al letto di mio padre. Lo strinsi al mio cuore, lo baciai, lo coprii con le mie lacrime, mossi la sua testa, gli strinsi le mani, cercai di sollevarlo sul suo cuscino: non potevo credere che egli era morto (…) Mi inginocchiai a pregare Dio per la vita di mio padre. Ma le mie lacrime e le mie grida furono inutili. ‘Egli era morto!’ Era già freddo come il ghiaccio! Due giorni dopo che egli fu seppellito mia madre era così oppressa dal dolore che non poté seguire la processione funeraria. Io rimasi con lei come il suo unico aiuto terreno. Povera mamma! (…) Nonostante fossi allora molto giovane, io potevo capire la grandezza della nostra perdita, e mescolai le mie lacrime con quelle di mia madre. Quale penna può descrivere che cosa avviene nel cuore di una donna quando Dio le toglie improvvisamente via il marito nel fiore della sua vita, e la lascia sola, immersa nella miseria, con tre piccoli bambini di cui due sono persino troppo piccoli per conoscere la loro perdita! Come sono lunghe le ore del giorno per la povera vedova che è lasciata sola, e senza mezzi, tra gli stranieri! Come sono dolorose le notte insonni per il cuore che ha perso ogni cosa! Come è lasciata vuota una casa dall’eterna assenza di colui che era il suo capo, il suo supporto e il suo padre! (…) Oh, come sono amare le lacrime che sgorgano dai suoi occhi quando il suo più piccolo bambino, che ancora non capisce il mistero della morte, si getta nelle sue braccia e le dice: ‘Mamma, dov’è papà? Perché non torna? Io mi sento solo!’ La mia povera mamma passò quelle prove. Io sentivo i suoi singhiozzi durante le lunghe ore del giorno, e anche durante le ancor più lunghe ore della notte. Molte volte l’ho vista cadere sulle sue ginocchia per implorare Dio di essere misericordioso verso lei e i suoi tre infelici orfani. Non potevo fare altro che confortarla, amarla, pregare e piangere con lei! Erano passati solo pochi giorni dal seppellimento di mio padre quando vidi arrivare a casa nostra Mr. Courtois il parroco (quello che aveva cercato di portarci via la Bibbia). Egli aveva la reputazione di essere ricco, e dato che noi eravamo poveri e infelici da quando mio padre era morto, il mio primo pensiero fu che egli fosse venuto a confortarci e ad aiutarci. Potei vedere che mia madre aveva le stesse speranze. Ella lo accolse come un angelo dal cielo. (…) Dalle sue prime parole però potei comprendere che le nostre speranze non sarebbero state realizzate. Egli cercò di essere comprensivo, e disse persino qualcosa circa la fiducia che noi dovevamo avere in Dio, specialmente nei periodi di prova; ma le sue parole erano fredde e aride. Voltandosi verso di me, disse: ‘Continui a leggere la Bibbia, mio piccolo ragazzo? ‘Sì, signore,’ risposi, con una voce tremante di ansietà, perché temevo che egli avrebbe fatto un altro tentativo per portarci via quel tesoro, e io non avevo più un padre per difenderlo. Poi, rivolgendosi a mia madre, egli disse: – Io ti dissi che non era giusto per te e per il tuo bambino leggere quel libro’. Mia madre abbassò gli occhi e rispose solo con le lacrime che scorrevano giù dalle sue guance. La domanda fu seguita da un lungo silenzio, e il prete dopo continuò: ‘C’è qualcosa da dare per le preghiere che vengono cantate, e i servizi che tu hai richiesto siano offerti per il riposo dell’anima di tuo marito. Ti sarei molto grato se tu mi pagassi quel piccolo debito.’ ‘Mr. Courtois’, rispose mia madre, ‘mio marito non mi ha lasciato nient’altro che debiti. Io ho solo il lavoro delle mie mani per procurare da vivere ai miei tre bambini, di cui il più grande è davanti a lei. Per amore di questi piccoli orfani, se non per il mio, non ci prendere quel poco che ci è rimasto. ‘Ma tu non rifletti. Tuo marito è morto improvvisamente senza nessuna preparazione; egli è quindi nelle fiamme del purgatorio. Se tu vuoi che egli sia liberato, devi necessariamente unire i tuoi personali sacrifici alle preghiere della Chiesa e alle messe che noi offriamo’. ‘Come ti ho detto, mio marito mi ha lasciato assolutamente senza mezzi, ed è impossibile per me darti del denaro’, replicò mia madre. (…) ‘Ma le messe offerte per il riposo dell’anima di tuo marito devono essere pagate’, rispose il prete. Mia madre si coprì la faccia con il suo fazzoletto e pianse. Per quanto mi riguarda, io questa volta non mischiavo le mie lacrime con le sue. I miei sentimenti non erano di dolore, ma di rabbia e di indescrivibile orrore. I miei occhi erano fissi sul volto di quell’uomo che torturava il cuore di mia madre (…) Dopo un lungo silenzio mia madre alzò gli occhi, arrossati con le lacrime, sul prete e disse: ‘Vedi quella mucca nel prato, non lontano da casa nostra? Il suo latte e il suo burro che facciamo da essa formano la parte principale del cibo dei miei bambini. Io spero che tu non ce la porterai via. Se comunque, un tale sacrificio deve essere fatto per liberare dal purgatorio l’anima del mio povero marito, prenditela come pagamento delle messe da offrirsi per spegnere quelle fiamme divoranti’. Il prete si alzò all’istante dicendo: ‘Molto bene’, e uscì. I nostri occhi lo seguirono ansiosamente; ma invece di incamminarsi verso il piccolo cancello che era davanti alla casa, egli si diresse verso il campo, e guidò la vacca davanti a lui nella direzione di casa sua. A quella vista io gridai dalla disperazione: ‘O mamma mia! egli sta portando via la nostra mucca! Che sarà di noi?’ Il signor Nairn ci aveva dato quella splendida mucca quando essa aveva tre mesi (…) Io la nutrivo con le mie proprie mani, e avevo spesso diviso il mio pane con lei. Io l’amavo come un bambino ama sempre un animale che egli ha cresciuto. Sembrava anche che essa mi comprendesse e mi amasse. Da qualsiasi distanza essa mi poteva vedere, correva verso di me per ricevere le mie carezze e qualsiasi cosa io potessi avere da darle. Mia madre stessa la mungeva; e il suo ricco latte era così delizioso e sostanzioso per noi. (…) Anche mia mamma gridò dal dolore come vide il prete portare via gli unici mezzi che il cielo le aveva lasciato per nutrire i suoi bambini. Gettandomi nelle sue braccia, io le domandai: ‘Perché hai dato via la nostra mucca? Che sarà di noi? Noi moriremo sicuramente di fame’. ‘Caro figlio’, ella rispose, ‘Io non pensavo che il prete sarebbe stato così crudele da portarci via l’ultima risorsa che Dio ci aveva lasciato. Ah! se io avessi creduto che lui sarebbe stato così spietato io non gli avrei mai parlato come ho fatto. Come tu dici, mio caro figlio, che sarà di noi? Ma non mi hai tu spesso letto nella tua Bibbia che Dio è il Padre della vedova e dell’orfano? Noi pregheremo a quell’Iddio che è disposto ad essere tuo Padre e il mio; Egli ci ascolterà, e vedrà le nostre lacrime. Inginocchiamoci e chiediamogli di essere misericordioso verso di noi, e di restituirci l’aiuto del quale il prete ci ha privato’. Ci inginocchiammo. Ella prese la mia mano destra con la sua sinistra, e alzando l’altra mano verso il cielo, ella offrì una tale preghiera all’Iddio delle misericordie per i suoi poveri bambini che io non ho mai più udito da allora’ (Fifty years in the Church of Rome, London 1908, pag. 39-42). Le parole di Chiniquy fanno chiaramente capire che questa diabolica dottrina del purgatorio e del suffragio ha portato molti preti a divorare persino le case delle povere vedove. E che cosa ci si poteva aspettare di buono da essa?

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.
Giacinto Butindaro

La fedeltà di Dio

Una delle mie prime esperienze in cui ho sperimentato la fedeltà di Dio in risposta alla preghiera la ebbi in Inghilterra molti anni fa, la ricordo molto chiaramente. Te la racconto per incoraggiarti a pregare Dio in mezzo alle tue distrette, non importa di che genere esse siano. Sappi che Egli ancora oggi ti dice: “Offri a Dio il sacrifizio della lode, e paga all’Altissimo i tuoi voti; e invocami nel giorno della distretta: io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai” (Salmo 50:14-15)

Nella prima metà del 1984 mi trovavo in Inghilterra, a lavorare presso la C.L.C. di Londra. Lavoravo massimamente nel magazzino della grande libreria evangelica che si trovava dietro la S. Paul Cathedral, nella City di Londra. Non percepivo nessuno stipendio dalla C.L.C; mi veniva fornito solo vitto e alloggio presso il quartiere generale che si trovava nella zona di Crystal Palace. Prima che arrivasse Pasqua mi trovai nel bisogno, perché i soldi che mi ero portato con me, erano quasi finiti. Mi rimanevano veramente pochi soldi; e dato che mi servivano in quei giorni dei soldi perché dovevo comprare alcune cose, non sapevo come fare. Siccome nel tempo libero e anche mentre lavoravo al magazzino spesso avevo letto di missionari che nel bisogno avevano pregato Dio affinché gli provvedesse questa o quell’altra cosa, volli anch’io pregare Dio affinché mi provvedesse dei soldi. E così una sera, nella mia cameretta mi inginocchiai e feci nel nome di Gesù Cristo questa preghiera a Dio: ‘Signore Iddio, tu vedi il bisogno in cui mi trovo, ti prego provvedimi 20 sterline’. Poco dopo, però, mentre ero in preghiera, dato che 20 sterline mi sembravano poche, cambiai la cifra infatti dissi a Dio: ‘Signore, ma dammene 30!’ Lo ringraziai nel nome di Gesù e poi andai a letto. Ero solo nella mia piccola cameretta, non avevo fatto sapere a nessuno del mio bisogno, e la preghiera l’avevo fatta a bassa voce. Passarono i giorni, e mi ero dimenticato della preghiera. Una mattina, come al solito, mi recai a lavoro al negozio assieme ad altri fratelli e sorelle. Mentre ero in magazzino, mi fu comunicato che mi voleva nel suo ufficio il fratello che era il responsabile del negozio. Pensando che mi avrebbe affidato qualche lavoro particolare da fare, come poteva essere quello di andare a consegnare qualche libro a qualcuno nella città, mi recai nel suo ufficio. Arrivato nel suo ufficio, questo fratello mi disse: ‘Gino (mi chiamo Giacinto, ma il mio soprannome è Gino) ho visto che tu ti adatti a fare lavori di ogni genere qui nel negozio, e dato che ho un lavoro da fare a casa mia ho pensato a te. Non so però se tu accetterai questo lavoro, perché è un lavoro in cui ci si sporca facilmente. Comunque ti pagherò per esso’. Allora io risposi: ‘Fratello, non ti preoccupare, dimmi in che cosa consiste il lavoro, non ci sono problemi’. Allora egli mi disse: ‘Si tratta di staccare dalla soffitta della lana di vetro e di arrotolarla al fine di permettere agli operai che stanno lavorando a casa mia di lavorare in soffitta. Per questo lavoro ti darò 25 sterline’. Accettai subito dicendogli che andava tutto bene, per cui aspettavo che mi dicesse il giorno in cui dovevo fare questo lavoro. Appena uscii dal suo piccolo ufficio, mi ricordai all’improvviso della preghiera che avevo fatto al Signore giorni prima, mi ricordai che prima avevo chiesto 20 e poi 30 sterline (il Signore quindi aveva fatto la media tra le due cifre avendo visto la mia indecisione), e non potei non rimanere stupito oltre che pieno di gioia. Mi commossi subito dentro di me, e senza dire niente a nessuno andai nel piccolo bagno del magazzino a ringraziare Dio; lo ringraziai piangendo. Qualche giorno dopo andai a casa di questo fratello a fare il lavoro che riuscii a compiere in circa due ore. E come convenuto ricevetti 25 sterline. Oh Dio mio, tu sei grande, a te sia la gloria ora e in eterno. Amen.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.
Giacinto Butindaro

Contro i battesimi per parziale immersione [Audio Streaming]

Contro i battesimi per parziale immersione
bibbia microfono mondo

È on line il file audio della predicazione di Giacinto Butindaro dal titolo “Contro i battesimi per parziale immersione” trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 54 MB (128 Kbps), 11 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 57 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.