Azerbaigian: Cristiani battisti in prigione per essersi riuniti a pregare

La polizia fa irruzione in una casa privata, fotografa i presenti, toglie elettricità e gas. Arresta 4 battisti, portati in tribunale e condannati la notte stessa. Nel Paese sono frequenti le persecuzioni contro battisti e testimoni di Geova, per combattere “l’estremismo”.

Baku – La polizia irrompe in una casa privata e arresta 4 cristiani battisti “colpevoli” di pregare insieme, nella settentrionale Qusar.Il proprietario della casa Ilgar Mamedov e altri tre cristiani (Zalib Ibrahimov, Rauf Gurbanov e Akif Babaev), arrestati dalla polizia il 31 ottobre, sono stati subito portati avanti al tribunale, che li ha condannati a 5 giorni di prigione, in una rapida udienza tenuta a porte chiuse, senza dare nemmeno termini a difesa.
L’agenzia Forum 18 denuncia che il 1° novembre un altro cristiano, andato dalla polizia a chiedere notizia dei 4 arrestati la sera prima, ha saputo che c’era già stato il processo. Non è chiaro il reato contestato, mentre fedeli riferiscono che la polizia li ha minacciati di pene molto più gravi.

Nella casa erano riuniti circa 80 battisti per celebrare la festa. Prima di andare via, la polizia ha anche tolto gas ed elettricità all’appartamento, per impedire di preparare il pranzo festivo. Ha pure preso i nomi di tutti i presenti, che ha fotografato e filmato.

La polizia dice che si è trattato di una “normale” operazione contro riunioni illegali. Nel Paese i gruppi religiosi devono registrarsi e chiedere l’autorizzazione per qualsiasi attività, anche per riunirsi per pregare. Molti gruppi delle Chiese battiste rifiutano di chiedere la registrazione, per evitare ingerenze dello Stato. Altri tuttavia dicono che hanno chiesto il riconoscimento ma le loro domande sono state bloccate per ragioni burocratiche.

Ilya Zenchenko, capo della comunità battista azera, ha spiegato a Radio Free Europe che la polizia di Qusar con frequenza arresta e denuncia membri di gruppi religiosi, dicendo che deve combattere “l’estremismo”.

Nel Paese sono frequenti le condanne contro i cristiani battisti. Nel maggio 2008 il pastore Zauer Balaev è stato condannato a due anni di carcere per un reato fondato su prove denunciate come false. E’ stato rilasciato nel marzo 2008 a seguito di proteste formali delle organizzazioni battiste mondiali e dell’ex presidente Usa Jimmy Carter.

Il pastore battista Hamid Shabanov è stato arrestato nel 2009 con l’accusa di detenere armi, trovare dalla polizia durante una perquisizione, anche se chi lo conosce garantisce che non ne ha mai avute.

In un altro caso, il tribunale di Baku ha condannato una Testimone di Geova a una salata multa per avere offerto una pubblicazione religiosa ai passanti per la strada.

Fonte: AsiaNews/F18 – riprodotto con autorizzazione

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Uzbekistan – Multe, percosse e Bibbie sequestrate per i battisti: pregano “senza autorizzazione”

La polizia irrompe in una casa e interrompe la funzione festiva, terrorizzando i presenti e identificandoli. Nei giorni successi minacce e percosse contro alcuni, 5 di loro sono accusati di avere “insegnato religione” condannati a gravi multe. I battisti denunciano gli abusi, ma senza esito.

Tashkent – Pestaggi ad opera di poliziotti, irruzioni e sequestri illegali di Bibbie, condanne a gravi multe per chi si riunisce a pregare insieme. I cristiani battisti descrivono così le sistematiche persecuzioni che subiscono in Uzbekistan.

Nel Paese è “illegale” qualsiasi attività dei gruppi religiosi non registrati, persino incontrarsi e pregare. I cristiani hanno denunciato all’agenzia Forum 18 che il 15 agosto circa 20 poliziotti hanno fatto irruzione in una casa privata durante la loro funzione festiva colpendo e minacciando i presenti, filmandoli contro la loro volontà, strappando le bibbie dalle mani dei bambini. La polizia ha identificato tutti i presenti e ha preso il passaporto di Veniamin Nemirov, proprietario dell’abitazione.

Forum 18 denuncia che nei giorni successivi vari cristiani battisti sono stati di nuovo sentiti, convocati, intimiditi dalla polizia. Il 17 agosto la polizia ha convocato il cristiano Vladimir Abramov e lo ha pestato perché si è rifiutato di firmare una dichiarazione.

Nell’incursione la polizia ha sequestrato Bibbie, libri di canti e altra letteratura religiosa. Il Comitato affari religiosi di Tashkent ne ha negato la restituzione, spiegando che questi libri possono essere usati solo da gruppi religiosi registrati e che i battisti di Samarkanda non lo sono, per cui si tratta di libri “illegali”.

Il 21 settembre il tribunale ha condannato 5 battisti (Veniamin Nemirov, Vladimir Abramov, Alisher Abdullaev, Mikhail Lyubivy e Lyubov Lyubivaya) a gravi multe (equivalenti da 11 a 7 mesi di paga) per la partecipazione a un servizio religioso non autorizzato e avere “insegnato fedi religiose senza un’istruzione specialistica e senza il permesso di un gruppo religioso registrato”. Condanna confermata il 14 ottobre dalla corte di appello di Samarkanda. In teoria, è proibito persino insegnare religione al proprio figlio.

Ora i battisti protestano che la condanna viola l’art. 29 della Costituzione uzbeka che riconosce la libertà di pensiero, parola e coscienza”. Denunciano i pestaggi e le intimidazioni subiti. Le autorità negano tutto e rifiutano qualsiasi accertamento.

Fonte: AsiaNews/F18 – riprodotto con autorizzazione

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La FCP non vuole proprio saperne di troncare i rapporti con coloro che appoggiano l’omosessualità

La Federazione delle Chiese Pentecostali non vuole proprio saperne di troncare i rapporti con coloro che appoggiano l’omosessualità

via Chi ha orecchi da udire oda by butindaro on 10/9/10

Fratelli nel Signore, ecco cosa si legge in questo comunicato stampa della NEV:

Roma (NEV), 6 ottobre 2010 – “Vogliamo testimoniare che un’altra Castel Volturno è possibile e che questa città può fare parlare di sé anche per quello che di positivo sa esprimere”. E’ stato questo il tema conduttore dell’incontro intitolato “Dio di questa città” svoltosi nella cittadina domiziana il 2 ottobre, promosso dalla Federazione delle chiese pentecostali (FCP) e dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) in collaborazione con Essere chiesa insieme (ECI), un programma della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Al mattino, oltre 150 persone hanno partecipato a una tavola rotonda dedicata al tema dell’integrazione svoltasi nella chiesa pentecostale italiana del villaggio Coppola. Dopo i saluti e gli interventi introduttivi del pastore Remo Cristallo, presidente della FCP, e del pastore Massimo Aprile dell’UCEBI, sono intervenuti alcuni pastori delle numerose chiese evangeliche africane presenti in città. Tra i relatori, Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes (Caritas) e Paolo Naso, politologo e coordinatore di ECI. “La presenza di numerose comunità evangeliche in un territorio deprivato e condizionato dai poteri criminali – ha affermato quest’ultimo – costituisce una preziosa risorsa spirituale e civile che dovrebbe essere riconosciuta e valorizzata. Le istituzioni facciano quindi la loro parte, ma anche le chiese evangeliche della regione riconoscano l’importanza di un rapporto con questa realtà che apre notevoli spazi di testimonianza e di servizio. Vi sono diversi modi di ‘essere chiesa insieme’ e a Castel Volturno diverse realtà evangeliche possono dar vita a una rete di sostegno per l’integrazione e l’inclusione sociale”.

Nel pomeriggio italiani ed africani si sono ritrovati nella chiesa africana Living Hope, una delle tante che sorgono sulla Domiziana, dove è stato celebrato un culto multiculturale nel quale hanno predicato i pastori Lello Caruso, Antony Mensah Barden e Anna Maffei, presidente dell’UCEBI: “Noi tutti come discepoli di Cristo abbiamo lo Spirito, da Pentecoste in poi – ha affermato nel suo appassionato sermone interrotto dagli amen e dagli applausi dei presenti -. Anche a Castel Volturno noi tutti possiamo ricevere con orecchie bene aperte una parola da parte di Dio che dà la vita. Noi possiamo annunciare al mondo con la forza dello Spirito che noi crediamo in un Dio grande e che questo Dio, non altri dei, è Dio di questa città”.

“Una giornata molto positiva – commenta il pastore Michele Passaretti che per conto della FCP ha curato l’organizzazione dell’evento – e speriamo possa costituire il primo passo di un cammino di fraternità e collaborazione tra le chiese evangeliche di quest’area. Quelle di Castel Volturno non sono le chiese della camorra, come un cattivo giornalismo scandalistico e pregiudiziale ha affermato, ma luoghi in cui si prega e si costruiscono relazioni di fraternità nel nome di Gesù. Questo abbiamo voluto dire e questo continueremo ad affermare in futuro”.

Come potete vedere, in questo incontro ecumenico troviamo Remo Cristallo e Michele Passaretti, che sono due esponenti di spicco della Federazione delle Chiese Pentecostali; il primo infatti ne è il Presidente, mentre il secondo è Coordinatore della Commissione per il dialogo con le Chiese Valdesi Metodiste.

Che ha detto Passaretti? Che è stata una giornata molto positiva! Io invece ritengo che per il Movimento Pentecostale sia stata una giornata negativa, molto negativa, in quanto l’UCEBI è a favore dell’omosessualità come lo è la Chiesa Valdese, e difatti nel 2008 la signora Anna Maffei ha scritto la seguente lettera alla Refo (Rete evangelica Fede e omosessualità).

Cari fratelli e care sorelle della Refo (Rete evangelica Fede e omosessualità) e cari amici che vi riunirete per il 4 aprile a Firenze e in altri luoghi di culto per pregare insieme per le vittime della violenza contro gli/le omosessuali, vorrei trasmettervi il saluto dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.

Come voi sapete il 4 aprile molte nostre chiese sono impegnate nel ricordo del tragico assassinio del pastore battista e leader del movimento per i diritti dei neri d’America, ucciso 40 anni fa a Memphis da mano bianca, come ultimo atto di una violenza razzista e criminale che a più riprese aveva coinvolto King e il movimento che lui rappresentava.

Per noi segnare il quarantennale della scomparsa di King con manifestazioni pubbliche non è soltanto occasione per ricordare un difensore della libertà e della uguaglianza dei diritti delle persone bianche e nere, ma è soprattutto impegno rinnovato per rilanciare i temi della nonviolenza, della diversità riconciliata, dei diritti delle minoranze, della lotta per la giustizia e per la pace.

So che a Roma la veglia contro la violenza omofobica avrà luogo nei giorni successivi al 4 aprile proprio per non far coincidere le due manifestazioni e vi ringrazio per questa sensibilità. Pur non potendo personalmente partecipare ad alcuna delle veglie ecumeniche che si terranno in quei giorni presso molte chiese e luoghi di ritrovo, perché impegnata altrove, vorrei comunque dirvi che l’Unione battista condivide in pieno lo spirito che anima la vostra preghiera comune, così come tutte le manifestazioni contro l’intolleranza di qualsivoglia matrice.

Siamo molto turbati e indignati quando ancora oggi sentiamo che violenze anche fisiche sono tuttora molto diffuse e interessano varie parti del mondo, tanto da giungere, in alcuni paesi, fino alla pena capitale, cioè alla soppressione della vita da parte di uno Stato sovrano per il solo fatto che delle persone siano omosessuali.

Questo è inaccettabile davanti alla comunità internazionale, è crimine intollerabile contro l’umanità e contro Dio. Siamo spiritualmente accanto alle vittime di tali aberranti comportamenti e ci impegniamo a fare di tutto perché queste mostruosità cessino una volta per tutte dall’essere perpetrate.

Nel novembre 2007, nel corso della nostra Assemblea congiunta al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, abbiamo votato a larga maggioranza un atto in cui, fra l’altro, abbiamo confessato “il peccato della discriminazione delle persone omosessuali e della sofferenza imposta loro dalla mancanza di solidarietà”, abbiamo condannato “ogni violenza verbale, fisica, e psicologica, ogni discriminazione nei confronti di persone omosessuali”.

Con questa solenne dichiarazione collettiva abbiamo riconosciuto che noi non siamo nelle nostre chiese del tutto immuni da questo peccato e da questa violenza e abbiamo bisogno anche noi del perdono delle vittime e di Dio per la nostra incapacità di amare e di accoglierci gli uni gli altri come Cristo ci ha accolto.

Tale perdono invochiamo ove tali comportamenti dovessero ancora trovare qualche spazio fra noi.

Preghiamo con voi perché possiamo tutti metterci in ascolto umile gli uni delle storie degli altri e tutti insieme possiamo essere sensibili ai sospiri dello Spirito ed essere plasmati da Esso perché là dove agisce produce il suo frutto di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5, 22).

Nel cristianesimo l’intolleranza, il pregiudizio e la violenza non hanno nessuna legittimazione morale. Di questo – guardando a Cristo crocifisso e risorto – siamo profondamente convinti.

Che il Signore vi stia vicino dunque. Molti delle nostre chiese si uniranno alla vostra preghiera, se non potranno farlo fisicamente, lo faranno almeno nello spirito.

Con amicizia. Roma, 7 marzo 2008. Anna Maffei, Presidente dell’UCEBI

Da: http://www.gionata.org/in-veglia/2008/noi-battisti-italiani-e-le-veglie-di-preghiera-per-le-vittime-dellomofobia.html

Ora, leggete quello che ha detto Massimo Aprile, che era anche lui presente a Castel Volturno ed ha parlato, durante una conferenza a Napoli promossa dall’Alleanza evangelica italiana, dal titolo: “L’omosessualità interroga la fede evangelica. Quali risposte?”, in merito all’omosessualità: : ‘….. è necessario condannare l’omosessualità legata a qualunque situazione di violenza e/o perversione, per esaminare e concentrare l’interesse su quell’omosessualità che, dichiarandosi pari all’eterosessualità, è vissuta in contesti di affettività, fedeltà e naturalezza. In che modo comprendere “tale diversità”? È in questa prospettiva che Aprile ripercorre i testi biblici nei quali il tema è affrontato (da Genesi 19 a Giudici 19), ma afferma l’impossibilità di utilizzare tali Scritture per rapportarci al problema, in quanto questi brani comprendono contesti di violenza sessuale generalmente intesa. Passando attraverso il Levitico, le norme rituali del contesto specifico sacerdotale, sono categorie considerate oggi improponibili e non illuminano sul tema dell’omosessualità. Così, il Nuovo Testamento vede un completo silenzio da parte di Gesù, e il riferimento dell’apostolo Paolo nell’epistola ai Romani (1:26-27), è semplicemente l’affermazione del segno di condanna dell’idolatria che Dio pone sull’uomo che necessita di salvezza. In questa prospettiva la Scrittura risulta inutile: l’impossibilità di stabilire criterî e d’interagire con la questione e le sue forme socio-culturali, ci pone semplicemente all’ascolto di queste diverse sensibilità’.

Da: http://www.alleanzaevangelica.org/attualita/giuglianoomosessualita.html

Conclusione

La conclusione quindi a cui arriviamo per l’ennesima volta è che alla Federazione delle Chiese Pentecostali non importa proprio niente della dottrina di Dio trasmessaci dagli apostoli, perché mentre questa dottrina afferma che noi figliuoli di Dio dobbiamo ritirarci da coloro che contrastano l’insegnamento che abbiamo ricevuto: “Or io v’esorto, fratelli, tenete d’occhio quelli che fomentano le dissensioni e gli scandali contro l’insegnamento che avete ricevuto, e ritiratevi da loro. Poiché quei tali non servono al nostro Signor Gesù Cristo, ma al proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore de’ semplici” (Romani 16:17-18), loro ci stanno bene assieme e li cercano per collaborare in svariate maniere.

Questo è uno scandalo, che porta discredito alla via della verità. Vi esorto dunque a guardarvi dalla Federazione delle Chiese Pentecostali, e se ne fate parte ad uscirne immediatamente perché sono destinati ad andare di male in peggio, in quanto questa è la fine che fanno tutti quelli che prendono piacere a collaborare con coloro che chiamano il male bene.

Non vi lasciate sedurre dai loro vani ragionamenti, ormai è palese il loro obbiettivo come sono palesi i mezzi che usano per raggiungerlo.

Giacinto Butindaro

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Uzbekistan: Pastore battista condannato a 10 anni di carcere

Riconosciuto colpevole di traffico di ingente quantità di droga, ma i fedeli protestano che la condanna è “fabbricata”. Nel Paese è frequente il carcere e la tortura per chi pratica la sua religione senza autorizzazione.

Tashkent – Il pastore battista Tohar Haydarov è stato condannato a 10 anni di carcere “per vendita in grande quantità di sostanze narcotiche o psicotrope”. La sentenza è stata comminata il 9 marzo dal tribunale di Guliston, in un processo a porte chiuse. I fedeli cristiani denunciano all’agenzia Forum 18 che l’accusa è del tutto “fabbricata”, e si vuole punirlo per la sua fede cristiana.

Haydarov è stato convocato il 18 gennaio scorso presso il commissariato di Guliston e interrogato per ore per convincerlo ad abiurare. La polizia ha poi detto di avergli trovato in tasca una scatola di fiammiferi contenente droga. I suoi fedeli dicono che egli “è un uomo di coscienza pura e un cristiano onesto” e che l’accusa è falsa ed è una ritorsione delle autorità perché il Consiglio delle Chiese battiste rifiuta di chiedere la registrazione statale.

Tashkent ha già condannato al carcere varie persone per motivi religiosi. Il pastore pentecostale Dmitry Shestakov sta scontando una condanna a 4 anni di carcere per attività religiosa illegale. Per la stessa ragione sono stati condannati a pene tra 3 anni e mezzo e i 4 anni di carcere i Testimoni di Geova Abdubannob Ahmedov, Sergei Ivanov e Olim Turaev.

Nel Paese sono frequenti le condanne al carcere o a elevate multe per chi pratica la propria fede senza autorizzazione, perché tutta l’attività religiosa non autorizzata è considerata reato, anche soltanto riunirsi in case private per pregare. Tra febbraio e agosto 2009 sono state emanate condanne al carcere tra 5 e 15 giorni a 21 Testimoni di Geova e a protestanti. E’ pure frequente che la polizia trascini in commissariato chi trova a pregare per sottoporlo a interrogatori di ore.

I gruppi religiosi di minoranza sono pure screditati dalla televisione di Stato. L’11 febbraio membri dell’Unione battista di Tashkent sono stati accusati in televisione di “trasformare la gente in zombie” e incoraggiarla a vendere tutto per donare alla chiesa.

Il 9 settembre 2009 i Rappresentanti speciali delle Nazioni Unite hanno accusato Tashkent di avere torturato due fratelli, Nigmat e Sobit Zufarov, in prigione per avere praticato la loro fede, sottoposti a percosse, minacce, restrizione in isolamento. Il rapporto ricorda che Nigmat, nel campo di lavoro di Zarafshan, nel maggio 2009 ha iniziato uno sciopero della fame per protestare che non li era consentito pregare. Nel rapporto è scritto che dopo 6 giorni, egli fu alimentato a forza e mostrava anche vari lividi. L’Uzbekistan ha negato qualsiasi tortura.

Fonte: AsiaNews/F18 – riprodotto con autorizzazione

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