La giustificazione di cui parla la Scrittura si ottiene mediante la sola fede, ed è posseduta da tutti coloro che hanno creduto in Gesù senza alcuna distinzione

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La giustificazione dei Testimoni di Geova in relazione ai 144.000 (che essi si sforzano di sostenere con le Scritture) si dimostra non essere la giustificazione di cui parla la Scrittura innanzi tutto perché la giustificazione di cui parla la Scrittura si ottiene da Dio prima del battesimo mediante la sola fede in Cristo secondo che è scritto: “Il giusto vivrà per la sua fede”,[1] (quindi senza compiere nessuna opera giusta) e non dopo come dicono i Testimoni di Geova.[2] E poi perché la giustifi­cazione di cui parla la Scrittura è posseduta da tutti coloro che si sono ravveduti ed hanno creduto in Cristo Gesù senza distin­zione alcuna. Sono ciance quelle che vogliono fare credere che la giustificazione di cui Paolo parla ai Romani si riferisce a quella posseduta solo dai centoquarantaquattromila. Ma da quando in qua Paolo fece una benché minima differenza tra la giustifica­zione dei 144.000 e quella del resto dei credenti? La giustifica­zione di cui parla Paolo in tutte le sue epistole (come anche la santificazione e redenzione che si ottengono assieme ad essa) la ottengono tutti coloro che credono infatti Paolo disse ai Giudei di Antiochia di Pisidia: “Siavi dunque noto, fratelli, che… per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose…”.[3] Come potete vedere il “chiunque crede” annulla tutta questa dottrina della giustificazione relativa ai 144.000, perché mostra che tutti coloro che credono vengono giustificati da Dio. E questo – mi ripeto, ma è necessario farlo – avviene nel medesimo istante in cui la persona crede; non dopo il battesimo (perché è mediante l’atto di fede individuale che si ottiene la giustizia di Dio in Cristo, e questo atto precede sempre il battesimo in acqua),[4] non giorni dopo avere creduto o mesi o anni dopo avere dimostrato determinati atti di fedeltà a Dio e non è neppure qualcosa che avviene nel tempo. Difatti la Scrittura dice che quando Abramo credette, Dio gli mise subito la sua fede in conto di giustizia secondo che è scritto: “Credette all’Eterno, che gli contò questo come giustizia”;[5] quello stesso giorno egli fu dunque giustificato, non qualche tempo dopo, magari quando fu circonciso o quando offrì in sacri­ficio il suo figlio Isacco. Questo esempio scritturale fa capire come e quando Dio dichiara una persona giusta nel suo cospetto; egli lo fa in base alla sua fede, non in base al suo comportamento, e quindi nel momento in cui egli crede e non dopo tempo che egli ha creduto. E tutto questo perché la giustificazione si ottiene soltanto mediante la fede, senza compiere opere giuste, secondo che è scritto: “…avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù…”,[6] e: “…poiché noi riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della legge”,[7] ed ancora: “Giustificati dunque per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore…”.[8] Ed a proposito di Abramo va detto pure questo per confutare e rendere confusi i Testimoni di Geova. Ora, secondo loro, Abramo non faceva parte dei 144.000 e quindi egli non fu giustificato per la vita (cioè non ottenne la giustificazione completa), ma, strano a dirsi, i Testimoni di Geova dicono che l’insegnamento della giustificazione esposto da Paolo ai Romani è usato in relazione ai 144.000! Domandiamo quindi a questa gente: come mai l’apostolo Paolo per parlare della giustificazione completa dei 144.000 ha preso come esempio di uomo giustificato appieno Abramo che non era dei 144.000? Se Abramo non fu giustificato per la vita e perciò deve anche lui passare la prova del millennio per essere dichiarato tale per la vita, come mai la giustificazione da lui ottenuta si riferisce ai 144.000 che la prova del millennio non la devono passare? E poi ancora: come mai il padre di tutti quelli che credono, sarebbe stato destinato da Dio a vivere sulla terra, mentre i suoi figli in cielo? Come mai i suoi figli (i 144.000) dovrebbero stare in cielo a comandare pure sul loro padre? Il discorso dei Testimoni di Geova sulla giustificazione dei 144.000 quindi, ancora una volta, si dimostra falso. La verità è che Abramo, pur non facendo parte dei 144.000 (ma non per i motivi addotti dai Testimoni di Geova), fu giustificato pienamente per mezzo della sua fede, ed aveva una speranza celeste perché aspettava di andare nella sua patria celeste infatti agli Ebrei è detto di lui e di altri: ‘… Ma ora ne desiderano una migliore, cioè una celeste”.[9] E noi che abbiamo creduto in Cristo abbiamo ottenuto la medesima giustificazione di Abramo, che è nostro padre, e desideriamo, come lo desiderò lui a suo tempo, una patria migliore di quella nostra terrena, cioè quella celeste.

Vogliamo ricordare poi che quando Dio giustifica l’uomo mediante la fede gli dona pure la vita eterna, perciò chi viene giustificato è sicuro di avere la vita eterna secondo che è scritto: “Io v’ho scritto queste cose affinché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figliuol di Dio”[10] ed ancora: ‘…affinché, giustificati per la sua grazia, noi fossimo fatti eredi secondo la speranza della vita eterna”.[11] Ma ciò non è presente nella teologia della Torre di Guardia perché da come essa parla nessu­no può dire di avere la vita eterna. Neppure i 144.000? Neppure loro, perché costoro devono prima sacrificare loro stessi sulla terra prima di ottenere la vita eterna. Da quello che si legge nei loro libri infatti l’uomo la vita eterna non la riceve in dono da Dio per i meriti ed il sacrificio di Cristo, ma la ottiene in virtù dei suoi meriti e dei suoi sacrifici terre­ni.[12] Opere, opere, opere; di queste si sente loro sempre parlare; come se la vita eterna fosse stata messa in vendita da Dio. Nella sostanza il loro messaggio è identico a quello della chiesa cattolica romana; la vita eterna ce la si deve guadagnare. Ma essi errano grandemente perché la vita eterna è il dono di Dio in Cristo Gesù nostro Signore, che si ottiene solo per fede secondo che è scritto: “Chi crede ha vita eterna”,[13] ed anche: “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna”.[14] Gloria a Dio in ogni età. Amen.

E diciamo anche che quando Dio giustifica l’uomo lo salva pure, perciò egli è sicuro di essere salvato; ma anche questo concetto non è presente nella teologia di questa setta perché nessuno può dire di possedere la salvezza con assoluta certezza da quando crede. Neppure i 144.000? Neppure loro, perché essi devono prima mostrarsi ubbidienti a Dio fino alla morte. Nessuno di loro può dire di essere salvato fino a che non avrà terminata la sua vita terrena.[15] In altre parole i Testimoni di Geova a prescindere se sono ‘unti’ o ‘le altre pecore’ non si permettono di dire di essere stati salvati o possedenti la vita eterna perché dire ciò, per loro, è presunzione; per questo quando ci sentono affermare che siamo stati salvati ed abbiamo la vita eterna ci accusano di essere presuntuosi. Ma è forse presunzione affermare di avere ciò che Dio nella sua grande misericordia ci ha donato gratuitamente? Affatto, ma per loro lo è. Il motivo? Sono ancora perduti, e perciò si sentono colpevoli e impossibilitati a dire di essere salvati o di avere la vita eterna. Non è dunque perché sono umili e modesti (come essi dicono) che non si sentono di dire di essere stati salvati e di avere la vita eterna; ma perché essi sono ancora perduti.

Qualcuno potrebbe dire allora: ‘Ma come mai allora coloro che costituiscono il cosiddetto residuo dei 144.000 che si trova in mezzo a loro non è accusato di presunzione come noi? Eppure anche di loro è detto che sono stati giustificati come dice Paolo ai Romani, anche di loro è detto che sono nati di nuovo e sono figliuoli di Dio. La ragione è che anche costoro che formano questa classe di Testimoni di Geova non essendo stati veramente giustificati dai loro peccati e non avendo ancora ricevuto la vita eterna non possono dire di essere stati salvati e di avere la vita eterna; e perciò i loro compagni non li accusano di presunzione come invece fanno verso noi.

Per riassumere quindi brevemente, la dottrina sulla giustificazione dei ‘144.000’ non è affatto vera ma è falsa, innanzi tutto perché non esiste nella Scrittura una giustificazione riservata solo a questi 144.000, e poi perché nella realtà questa giustificazione si basa sui meriti dell’uomo e non sui meriti di Cristo; sulle opere e non sulla fede. In realtà è il loro sacrificio personale (dei cosiddetti unti) che farà sì che alla fine della loro vita gli verrà attribuita realmente la giustizia, e non la fede nel nome di Gesù che gli viene messa in conto di giustizia nel momento stesso in cui essi credono. Non vi fate ingannare dai loro di­scorsi infarciti di versi biblici nei quali sembra che questi ‘unti’ vengono giustificati per fede, perché le cose non stanno affatto così come sembra.

 


[1] Habac. 2:4

[2] Notate anche che pure la nuova nascita di questi presunti 144.000 è fasulla e non autentica perché è detto che Dio genera questi ‘credenti’ dopo che sono stati battezzati mentre la Scrit­tura afferma che la nuova nascita si sperimenta prima del batte­simo quando ci si ravvede e si crede; ma su questo torneremo più avanti.

[3] Atti 13:38,39

[4] Negli Atti per esempio è scritto che “molti dei Corinzî, udendo Paolo, credevano, ed eran battezzati” (Atti 18:8) e siccome che Paolo predicava che “col cuore si crede per ottener la giustizia…” (Rom. 10:10), di conseguenza quelli che lui battezzava erano già stati giustificati da Dio.

[5] Gen. 15:6

[6] Gal. 2:16

[7] Rom. 3:28

[8] Rom. 5:1

[9] Ebr. 11:16

[10] 1 Giov. 5:13

[11] Tito 3:7

[12] Vedi la parte dove ho parlato del come e quando le ‘altre pecore’ ottengono la vita eterna, per capire perché costoro non possono dire di avere la vita eterna sin da ora, pur avendo creduto.

[13] Giov. 6:48

[14] Giov. 3:36

[15] ‘…non significa che quelli che ottengono ‘la risurrezione di vita’ non superino una prova prima di ricevere effettivamente la vita eterna’ (La Torre di Guardia, 15 giugno 1965, pag. 374). Quindi, anche i 144.000 per essere sicuri di essere salvati nel regno celeste con Cristo devono meritarsi la salvezza.