La venuta di Cristo

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Nelle Scritture del Nuovo Testamento è menzionata diverse volte la parola greca parousia che può essere tradotta con ‘presenza’ o ‘venuta’ a secondo del contesto; ma quando è usata in riferi­mento all’apparizione di Cristo viene tradotta con ‘venuta’ (Riveduta) perché il contesto lo permette, e difatti questo è quello che hanno fatto tutti i traduttori di Bibbie.

Ora, questa parola greca è stata tradotta dai traduttori della versione Nuovo Mondo sempre con la parola ‘presenza’, anche quando essa è collegata all’apparizione della gloria del nostro Signore Gesù Cristo. Sorge la domanda: ‘Perché non hanno voluto tradurre parousia con ‘venuta’ quando essa si riferisce alla venuta di Cristo dal cielo?’ La risposta è perché la dottrina di Rutherford non glielo permetteva perché essa afferma che Cristo è già torna­to nel 1914 ma in maniera invisibile e quindi ‘la sua seconda presenza’ ha cominciato da quell’anno. In altre parole perché essi volevano provare che il ritorno di Cristo sarebbe stato un’invisibile ‘presenza’ e non un evento visibile e glorioso verificabile da tutti.

Ecco un versetto in cui la parola parousia è stata tradotta giustamente con ‘presenza’ senza alterare il signi­ficato della frase. Paolo dice ai Filippesi: “Ed ho questa ferma fiducia ch’io rimarrò e dimorerò con tutti voi per il vostro progresso e per la gioia della vostra fede; onde il vostro gloriarvi abbondi in Cristo Gesù a motivo di me, per la mia presenza (parousia) di nuovo in mezzo a voi”.[1]

Ecco invece ora due versetti dove il termine parousia è stato oppor­tunamente tradotto con ‘venuta’ in relazione alla venuta di perso­ne. Paolo dice ai Corinzi: “E io mi rallegro della venuta (parousia) di Stefana…”;[2] ed anche: “Ma Iddio che consola gli abbattu­ti, ci consolò con la venuta (parousia) di Tito…”.[3]

Citiamo adesso alcuni versetti in cui è menzionata la parola parousia in riferimento alla seconda venuta di Cristo per fare comprendere come l’averla tradotta con ‘presenza’ ha fatto vio­lenza al significato che ha la parola nel contesto.

– Matteo dice: “E stando egli seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli s’accostarono in disparte, dicendo: Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta (parousia) e della fine dell’età presente?”.[4]

Ma nella loro ver­sione si legge: ‘Mentre sedeva sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si accostarono privatamente, dicendo: Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?’.

– Paolo dice ai Tessalonicesi: “Or, fratelli, circa la venuta (parousia) del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente…”.[5]

Ma nella loro versione si legge: ‘Comunque, fratelli, riguardo alla presenza del nostro Signore Gesù Cristo e al nostro raduna­mento presso di lui, vi preghiamo di non essere presto scossi dalla vostra ragione…’.

– In Giacomo è scritto: “La venuta (parousia) del Signore è vicina”.[6]

Ma loro hanno tradotto così: ‘La presenza del Signore si è avvicinata’.

– Giovanni dice nella sua prima epistola: “Ed ora, figliuoletti, dimorate in lui, affinché, quando egli apparirà, abbiam confidan­za e alla sua venuta (parousia) non abbiam da ritrarci da lui, coperti di vergogna”.[7]

Mentre nella loro versione del 1967 si legge: ‘E ora, figliuoletti, rimanete uniti a lui, affinché quando è reso manifesto abbiamo libertà di parola e non siamo svergognati lungi da lui alla sua presenza’, ed in quella del 1987: ‘E ora, figlioletti, rimanete uniti a lui, affinché quando sarà reso manifesto abbiamo libertà di parola e non siamo da lui svergognati al [tempo della] sua presenza’.

– Nella seconda epistola di Pietro è scritto: “Verranno degli schernitori coi loro scherni i quali si condurranno secondo le loro concupiscenze e diranno: Dov’è la promessa della sua venuta (parousia)?…”.[8]

Mentre i loro traduttori le hanno rese così: ‘Ver­ranno degli schernitori con i loro scherni, che procederanno secondo i propri desideri e diranno: Dov’è questa sua promessa presenza?…’.

Torno a precisare che il punto sul quale bisogna riflettere è che parousia è bene tradurla con ‘presenza’ quando il contesto lo permette, ma quando è in riferimento all’apparizione di Cristo dal cielo è bene tradurla con ‘venuta’ per non alterare il signi­ficato del testo. Come potete vedere nei casi qui sopra citati in cui i Testimoni di Geova hanno tradotto parousia con ‘presen­za’, si può riscontrare un alterazione del significato del testo, ma d’altronde questo è quello che essi si erano prefissati, di fare credere alle persone che il ritorno di Cristo sarebbe stato un invisibile presenza. Insomma, bisogna riconoscere per l’enne­sima volta che i traduttori della loro Bibbia quando hanno fatto quella traduzione invece che tradurre fedelmente le Scritture hanno adattato le Scritture alle loro perverse dottrine e si sono usati di qualsiasi mezzo, di qualsiasi pretesto, per raggiungere il loro fine disonesto che era quello di ingannare moltitudini di persone.

Un’osservazione va fatta infine circa la seguente domanda che i discepoli rivolsero a Gesù sul monte degli Ulivi: “Quando avver­ranno queste cose, e quale sarà il segno della tua ‘presenza’..?”, che loro sbandierano del continuo su tutte le loro pubblicazioni quando parlano del ritorno di Cristo avvenuto nel 1914. Ora, essi hanno messo ‘presenza’ al posto di “venuta” per fare apparire che gli eventi che Gesù descrisse loro nella risposta (guerre, pestilenze, carestie, terremoti) erano il segno da cui loro avrebbero capito che egli era tornato in maniera invisibile, quindi il segno da cui avrebbero capito che l’evento si era già verificato. Ma questo ragionamento è annullato dalle seguenti parole che Gesù disse ai suoi discepoli sempre in quella risposta: “Or imparate dal fico questa similitudine: Quando già i suoi rami si fanno teneri e metton le foglie, voi sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte”.[9] Ora, quando si vedono i rami di un fico mettere le foglie si capisce che l’estate è vicina, ma non che l’estate è già venuta; così Gesù disse che quando queste cose sarebbero state viste succedere egli non era già venuto, ma stava per venire.

 


[1] Fil. 1:25-26

[2] 1 Cor. 16:17

[3] 2 Cor. 7:6

[4] Matt. 24:3

[5] 2 Tess. 2:1-2

[6] Giac. 5:8

[7] 1 Giov. 2:28

[8] 2 Piet. 3:3-4

[9] Matt. 24:32-33