Salito in alto, egli ha menato in cattività un gran numero di prigioni

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Vediamo ora di spiegare, con la grazia di Dio, le seguenti parole di Paolo nella sua lettera agli Efesini: “Salito in alto, egli ha menato in cattività un gran numero di prigioni ed ha fatto dei doni agli uomini. Or questo è salito che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al disopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa”.[1]

Le spieghiamo per rispondere alla domanda dei Testimoni di Geova che abbiamo precedentemente citato da un loro libro: ‘Se Giobbe desiderava andarsene nel soggiorno dei morti e là vi è il tormento allora Giobbe desiderava andare in un luogo di tormento nell’attesa che Dio si ricordasse di lui?’

Ora, noi sappiamo che Gesù, prima di salire in alto discese nelle parti più basse della terra, cioè nel soggiorno dei morti, quindi sorge spontanea la domanda: ‘Ma chi furono allora questi prigioni che Cristo menò con sé dalle parti più basse della terra, quando risuscitò e salì in alto? Prima di rispondere dobbiamo spiegare quale era sotto l’Antico Patto la sorte che toccava ai giusti dopo morti. Prima della risurrezione di Cristo tutti i giusti e i santi che morirono, cioè tutti coloro che credettero in Dio anticamente e che piacquero a Dio camminando nelle sue vie ed osservando i suoi comandamenti, andarono in un luogo di consolazione, in altre parole nel sog­giorno dei morti preparato e destinato ai giusti, che era chiama­to “seno d’Abramo” e che era separato da quello dove andavano le anime degli empi da una grande voragine. Questo è quello che si deduce leggendo l’apparizione di Samuele a Saul, e la storia del ricco e Lazzaro narrata da Gesù.

Per ciò che riguarda Samuele, bisogna dire che egli era morto da qualche tempo quando Saul andò a consultare la evocatrice di spiriti di En-Dor. Ora, voi sapete che quell’evocatrice fece salire Samuele, ma vorrei che notaste che ella disse a Saul: “Vedo un essere sovrumano che esce di sotto terra”,[2] e che lo stesso Samuele disse a Saul di essere salito secondo che é scrit­to: “Perché mi hai tu disturbato, facendomi salire?”.[3] Siccome che il regno dei cieli non é sotto terra, e che Samuele fu un uomo giusto ai suoi tempi che piacque a Dio, si giunge alla conclusione che egli in quell’occasione fu fatto risalire dal seno d’Abramo che si trovava appunto sotto terra.

Per ciò che riguarda la storia del ricco e di Lazzaro, Abramo disse a quell’uomo che nei tormenti lo supplicò di mandare Lazza­ro ad intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescargli la lingua: “..E oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una gran voragine, perché quelli che vorrebbero passar di qui a voi non possano, né di là si passi da noi”;[4] quindi i due luoghi erano separati. Ma essi erano anche visibili l’uno dall’altro infatti è scritto che il ricco, nell’Ades, “alzò gli occhi e vide da lonta­no Abramo, e Lazzaro nel suo seno”;[5] e per quanto riguarda il luogo di tormento esso si trovava più in basso del seno d’Abramo infatti il ricco vide Abramo e Lazzaro nel suo seno quando alzò gli occhi. Poi bisogna dire che è scritto: “Vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno”,[6] quindi la voragine era veramente grande come disse Abramo al ricco, e questo per evitare che le anime degli empi potessero passare dal luogo di tormento al seno d’Abramo e per impedire che i giusti che erano nel seno d’Abramo andassero a soccorrere gli empi dall’altra parte. Che ci fossero altre anime sia nel luogo di tormento e sia nel seno d’Abramo è confermato da queste espressioni di Abramo: “Fra noi e voi”,[7] e: “Quelli che vorrebbero passar di qui a voi”.[8]

Anche le seguenti affermazioni di Giobbe e di Gia­cobbe confermano che anche i giusti un tempo quando morivano scendevano nel soggiorno dei morti.

Giobbe fu un uomo integro e retto che temeva Iddio che visse sotto l’Antico Patto e durante la sua afflizione parlando del soggiorno dei morti disse: “Là cessano gli empi di tormentare gli altri. Là riposano gli stanchi, là i prigioni han requie tutti insieme, senz’udir voce d’aguzzino. Piccoli e grandi sono là del pari, e lo schiavo è libero del suo padrone”,[9] ed ancora: “Se aspetto come casa mia il soggiorno de’ morti… dov’è dunque la mia speranza?”,[10] ma nello stesso tempo disse degli empi che “essi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti”.[11] Quindi Giobbe credeva che nel soggiorno dei morti ci andavano sia i giusti che gli empi.

Giacobbe, quando gli portarono la veste di Giuseppe insanguinata con il sangue di un becco e credette che Giuseppe fosse stato divorato da una mala bestia, disse: “Io scenderò, facendo cordo­glio, dal mio figliuolo, nel soggiorno de’ morti”,[12] perciò pure lui sapeva che i giusti che morivano durante il suo tempo scende­vano nel soggiorno dei morti.

Gesù quindi, quando discese nel soggiorno dei morti e ne risalì affinché le Scritture si adempissero, portò con sé in alto un gran numero di prigioni, cioè tutti i giusti che erano nel seno d’Abramo.[13]

 

 


[1] Ef. 4:8-10

[2] 1 Sam. 28:13

[3] 1 Sam. 28:15

[4] Luca 16:26

[5] Luca 16:23

[6] Luca 16:23

[7] Luca 16:26

[8] Luca 16:26

[9] Giob. 3:17-19

[10] Giob. 17:13,15

[11] Giob. 21:13

[12] Gen. 37:35

[13] Solitamente, i Testimoni di Geova, oltre al sopra citato passo nel libro di Giobbe, citano anche queste parole di Pietro che si riferiscono a Davide: “Poiché Davide non è salito in cielo…” (Atti 2:34), a significare che quando si muore non si va in cielo. Ma è chiaro che in base all’insegnamento della Scrittura Davide non poteva ancora salire in cielo con la sua anima quando morì, perché vi sarebbe salito anche lui al tempo fissato da Dio. Ma quel “non è salito in cielo” sta anche a dimostrare che Davide non essendo stato ancora risuscitato da Dio con un corpo incorruttibile non poté salire in cielo con il suo corpo. Un altro esempio scritturale che i Testimoni di Geova pensano di avere dalla loro parte nel sostenere che quando un credente muore non va in cielo, è quello di Lazzaro che Gesù risuscitò dai morti dopo quattro giorni che era nel sepolcro. Ecco cosa essi dicono: ‘Ma puoi chiedere: Dove fu Lazzaro durante i quattro giorni che fu morto? Andò Lazzaro in cielo quando morì? Fu lassù vivente con Dio e con i santi angeli? Ora pensa: Se durante quei quattro giorni Lazzaro fosse stato in cielo, non ne avrebbe detto qualche cosa? – E se fosse stato in cielo, l’avrebbe Gesù fatto tornare da quel luogo meraviglioso? La Bibbia non dice che Lazzaro fosse in cielo’ (Ascoltate il grande Insegnante!, Brooklyn 1972, pag. 69). Ma anche a riguardo di Lazzaro i Testimoni di Geova fanno alcuni errori. Innanzi tutto Lazzaro, come anche Davide, non poté andare in cielo quando morì per il motivo già detto, cioè che i giusti prima della risurrezione di Gesù andavano nel seno di Abramo che si trovava sotto terra; e poi si tenga presente che quantunque non ci sia scritto cosa disse Lazzaro al suo ritorno sulla terra, pure lo supponiamo, perché è scritto che “i capi sacerdoti deliberarono di far morire anche Lazzaro, perché, per cagion sua, molti de’ Giudei andavano e credevano in Gesù” (Giov. 12:10-11). Ora, noi domandiamo: ma che cosa avrà detto Lazzaro da attirarsi l’odio dei capi sacerdoti che volevano uccidere anche lui? Noi crediamo che egli abbia parlato ai suoi connazionali della beatitudine gustata nel seno di Abramo durante quei quattro giorni. Il Lazzaro della storia del ricco avrebbe certamente fatta la stessa cosa se fosse stato risuscitato da Dio; egli avrebbe detto di aver visto il patriarca Abramo, e gli altri giusti in quel luogo di conforto; ma nel suo caso Dio non permise che risuscitasse e sappiamo i motivi. Quindi, dato che Lazzaro dopo morto andò nello stesso luogo dove c’era l’altro Lazzaro morto prima di lui, siamo sicuri che raccontò quelle cose. Ed anche i tormenti patiti dagli empi nell’Ades, che era visibile dal seno di Abramo.