L’uomo nasce sotto il peccato a motivo della disubbidienza del primo uomo e quindi è schiavo del peccato e solo per intervento di Dio può andare a Cristo per ottenere la vita

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La Scrittura afferma che l’uomo nasce con il peccato perché Davide dice: “Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato”,[1] e che tutto ciò accade a causa della disubbidienza di Adamo perché Paolo dice che “per mezzo d’un sol uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v’è entrata la morte, e in questo modo la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato”.[2] E’ bene ricordare anche che benché il peccato non è imputato quando non v’é legge pure “la morte regnò, da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avean peccato con una trasgressione simile a quella d’Adamo”,[3] e questo sempre a motivo della trasgressione di Adamo perché è scritto che “per il fallo di quell’uno la morte ha regnato mediante quell’uno”.[4] Dunque, tra la caduta di Adamo e la promulgazione della legge gli uomini continuarono ad essere sotto il dominio della morte quantunque non avessero peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo.

La Scrittura afferma anche che gli uomini sono sotto la condanna a motivo di quell’unico fallo di quell’unico uomo secondo che è scritto ai Romani: “Il giudizio da un unico fallo ha fatto capo alla condanna”,[5] ed ancora: “Con un sol fallo la condanna si è estesa a tutti gli uomini”;[6] per questo rigettiamo la dottrina dei Mormoni che dice che ‘non c’è nessuna condanna per l’uomo che vive e muore senza conoscere le leggi di Dio’. Ricordatevi che la Scrittura afferma che non v’è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù,[7] e non dice che non v’è nessuna condanna per quelli che vivono e muoiono senza conoscere i comandamenti di Dio trasmessi tramite il suo Figliuolo;[8] dico questo affinché nessuno vi seduca con le sue dolci parole.

Certo gli uomini peccatori, nel giorno del giudizio, saranno giudicati secondo le loro opere ma rimane il fatto che essi già quando nascono sono peccatori e sotto la condanna per colpa di Adamo. Quindi non è che gli uomini nascono buoni e puri d’ogni colpa e poi con l’andare del tempo peccando si corrompono; affat­to, perché la Scrittura dice: “I disegni del cuor dell’uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza”,[9] ed anche: “Gli empi sono sviati fin dalla matrice, i mentitori son traviati fino dal seno materno”[10] (e tutto ciò a motivo della disubbidienza di Adamo). In quel giorno gli uomini che non si sono ravveduti dai loro pecca­ti, saranno condannati e riceveranno la meritata punizione in base ai peccati che hanno commessi sotto la schiavitù del peccato che è entrato nel mondo per colpa di Adamo.

Abbiamo detto che l’uomo nasce sotto il peccato; questo significa che l’uomo è schiavo del peccato ed impossibilitato, senza l’intervento di Dio nella sua vita, a pentirsi e a scegliere da se stesso la via della vita. Questo è chiaramente attestato dalle seguenti parole di Gesù: “Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale mi ha mandato, lo attiri…”;[11] e: “Niuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre”.[12] E l’apostolo Paolo conferma questo concetto ai santi di Roma con queste forti parole: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia”.[13] E se qualcuno ancora dubitasse a riguardo si ricordi le parole di Gesù: “Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi”.[14] In verità dobbiamo riconoscere che il fatto che noi un giorno siamo andati a Cristo per ottenere da lui la remissione dei peccati non è dipeso da noi, dalla nostra volontà, ma dal proponimento dell’elezione di Dio il quale, senza che noi sapessimo nulla, ci ha attirati in una maniera potente ed imperscrutabile a Gesù. Sì, noi ci siamo umiliati nel suo cospetto ed abbiamo implorato la sua misericordia per essere salvati ma è Lui che ha agito sulla nostra volontà, convertendoci. Lui di sua volontà ci ha rigenerati mediante la sua Parola; per questo diciamo di essere nati da Dio. Da chi è venuto il ravvedimento? Da Dio perché è scritto: “Iddio dunque ha dato il ravvedimento anche ai Gentili”.[15] E da chi è venuta la fede che abbiamo riposto in Cristo? Sempre da Dio perché Paolo dice a riguardo di essa che “ciò non vien da voi, è il dono di Dio”.[16] A Lui sia la gloria in eterno. Amen. Ma che dire allora di tutti coloro che non pervengono alla conoscenza della verità perché o non hanno mai udito parlare del Vangelo o perché dopo averlo udito indurano il loro cuore e muoiono nei loro peccati? In base all’insegnamento della Scrittura ad essi Dio non ha voluto fare misericordia dandogli il ravvedimento e la fede perché erano dei vasi d’ira preparati per la perdizione. Anche a riguardo di ciò ci sono delle Scritture che attestano ciò. Per esempio a riguardo dei Giudei che benché avessero visto Gesù operare molte opere potenti avevano rifiutato di credere in lui, è scritto in Giovanni: “Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: Egli ha accecato gli occhi loro e ha indurato i loro cuori, affinché non veggano con gli occhi, e non intendano col cuore, e non si convertano, e io non li sani”.[17] Ed ai Romani si legge a riguardo sempre dei Giudei che non hanno creduto per ottenere la giustizia di Dio: “Sono stati indurati, secondo che è scritto: Iddio ha dato loro uno spirito di stordimento, degli occhi per non vedere e degli orecchi per non udire, fino a questo giorno”.[18] E nella prima epistola di Pietro, sempre di costoro, si legge: “Essendo disubbidienti, intoppano nella Parola; ed a questo sono stati anche destinati”.[19]

“Tu allora mi dirai: Perché si lagna Egli ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà? Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa formata dirà essa a colui che la formò: Perché mi facesti così? Il vasaio non ha egli potestà sull’argilla, da trarre dalla stessa massa un vaso per uso nobile, e un altro per uso ignobile? E che v’è mai da replicare se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità de’ vasi d’ira preparati per la perdizione, e se, per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso de’ vasi di misericordia che avea già innanzi preparati per la gloria, li ha anche chiamati (parlo di noi) non soltanto di fra i Giudei ma anche di fra i Gentili?”.[20]

 


[1] Sal. 51:5

[2] Rom. 5:12

[3] Rom. 5:14

[4] Rom. 5:17

[5] Rom. 5:16

[6] Rom. 5:18

[7] Cfr. Rom. 8:1

[8] Tenete presente che questa dottrina mormone che dice che questa ‘classe’ di peccatori che hanno commessi peccati senza conoscere il Vangelo non rimane condannata per sempre è collegata all’altra dottrina che concede l’opportunità dopo morti a tutti coloro che hanno peccato senza conoscere il Vangelo, di accettare o rigettare i principi del Vangelo. Vedi dunque le parti dove ho trattato questa dottrina della seconda opportunità per capire bene il nesso esistente tra le due dottrine.

[9] Gen. 8:21

[10] Sal. 58:3

[11] Giov. 6:44. Come abbiamo visto prima, questo passo della Scrittura fu adulterato da Joseph Smith in questa maniera: ‘Niuno può venire a me, eccetto egli faccia la volontà del Padre mio che mi ha mandato’. La ragione è evidente; negare che l’uomo può andare a Cristo solo se il Padre lo attira a Cristo, e sostenere che è in potere dell’uomo andare o non andare a Cristo. Ma le parole di Gesù sono chiare e stabili; solo coloro che il Padre attira vanno a Cristo.

[12] Giov. 6:65

[13] Rom. 9:16

[14] Giov. 15:16

[15] Atti 11:18

[16] Ef. 2:8

[17] Giov. 12:39-40

[18] Rom. 11:7-8

[19] 1 Piet. 2:8

[20] Rom. 9:19-24