La giustificazione

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La dottrina mormone

 

La giustificazione non si ottiene solo per fede.

L’apostolo mormone James Talmage in The Articles of Faith dopo avere detto che la sola fede è ineffi­ciente come mezzo di salvezza dice che il fatto che Cristo e gli apostoli proclamarono ciò (!) con grande vigore ‘può essere un indicazione del recente sviluppo di una dottrina molto pernicio­sa – vale a dire quella della giustificazione per fede soltanto’.[1]

E sempre in questo libro egli afferma: ‘Il settario dogma della giustificazione per fede soltanto ha esercitato un influen­za nel senso negativo (for evil)’.[2] In altre parole i Mormoni insegnano che la giustificazione non si ottiene soltanto mediante la fede ma con la fede e le opere. Nella sostanza essi predicano lo stesso messaggio della chiesa cattolica romana: ‘La fede non basta per essere giustificati’.

Per farvi comprendere quanto per i Mormoni la sola fede non è sufficiente per ottenere la giustificazione, la remissione dei peccati trascrivo alcuni brani tratti dal libro di Talmage sopra citato.

‘Ma oltre a questa applicazione universale dell’espiazione, per mezzo della quale tutti gli uomini sono redenti dagli effetti della trasgressione di Adamo sia in riferimento alla morte del corpo che al peccato ereditato, c’è l’applicazione dello stesso grande sacrificio come un mezzo di propiziazione per i peccati individuali per mezzo della fede e delle opere buone del peccatore. (…) Siccome questi peccati sono il risultato di atti individuali, è giusto che il perdono per essi sia condizionato dalla condiscendenza individuale insieme con i requisiti prescritti – ‘obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo’.[3]

‘L’Effetto individuale dell’Espiazione rende possibile ad ogni anima di ottenere l’assoluzione dagli effetti dei peccati personali per mezzo della mediazione di Cristo, ma tale intercessione salvatrice deve essere invocata dallo sforzo individuale come è manifestato per mezzo della fede, del pentimento, e delle opere di giustizia continuate’.[4]

‘Il perdono non sempre immediato. In ragione della grandezza dei peccati commessi, il pentimento non è sempre seguito dal perdono e dalla restaurazione. Per esempio, quando Pietro predicava ai Giudei che avevano ucciso Gesù e preso il Suo sangue su loro stessi e sui loro figliuoli, egli non disse: Pentitevi e siate battezzati per la remissione dei peccati; ma: ‘Pentitevi dunque, e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati, quando i tempi di refrigerio verranno dalla presenza del Signore. E [quando] egli vi manderà Gesù Cristo, che prima vi fu predicato; che il cielo deve ricevere fino ai tempi della restituzione di tutte le cose’ (Atti 3:19-21). Cioè, pentitevi ora, e credete in Gesù Cristo, affinché possiate essere perdonati quando Colui che voi avete ucciso verrà di nuovo nei giorni della restituzione di tutte le cose, e vi prescriverà i termini in base ai quali voi potete essere salvati’.[5] In altre parole in questo caso il pentimento e la fede in Gesù non avrebbero permesso a quei Giudei di ottenere subito il perdono dei loro peccati perché avrebbero dovuto aspettare il ritorno di Cristo per ottenerlo.

 


[1] James Talmage, op. cit., pag. 107

[2] Ibid., pag. 480

[3] Ibid., pag. 87

[4] Ibid., pag. 89. In inglese il testo dice: ‘The Individual Effect of the Atonement makes it possible for any and every soul to obtain absolution from the effect of personal sins, through the mediation of Christ; but such saving intercession is to be invoked by individual effort as manifested through faith, repentance, and continued works of righteousness’.

[5] Ibid., pag. 481