Capitolo 4 – Il peccato, la salvezza, la giustificazione e la nuova nascita. Conclusione

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In questo capitolo abbiamo dimostrato che le dottrine del mormonismo sul peccato, sulla salvezza, sulla giustificazione e sulla nuova nascita sono dottrine contrarie all’insegnamento della Parola di Dio. Infatti i Mormoni negano il peccato originale, e poi insegnano che per essere salvati dai propri peccati è necessario non solo credere e ravvedersi (che poi anche questo fatto di mettere prima la fede e dopo il ravvedimento è una cosa strana perché nella Scrittura il doversi ravvedere viene messo prima del credere), ma anche essere battezzati, ricevere l’imposizione delle mani per lo Spirito Santo, e compiere opere buone. Le stesse cose necessarie anche per essere giustificati. Per sperimentare la nuova nascita i Mormoni pare che si fermano alla ricezione dello Spirito Santo, ma nello stesso tempo ci fanno sapere che chi ha ‘ricevuto’ lo Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani non necessariamente è nato di nuovo. Per loro ‘affinché il processo sia genuino, comunque, uno deve essere diligentemente impegnato nelle opere buone’.[1] E poi per i Mormoni la nuova nascita non è sufficiente per ottenere la salvezza.[2] Tutte cose queste che fanno capire come la loro nuova nascita sia differente da quella di cui parla la Scrittura. Come avete potuto vedere i Mormoni pongono molta enfasi sulle opere buone sia quando parlano della salvezza, sia quando parlano della giustificazione ed anche quando parlano della nuova nascita. Bisogna tenere presente però che dato che per loro la vita eterna è l’esaltazione, ossia il massimo grado di gloria nel regno celestiale, e per ottenerla è indispensabile sposarsi per l’eternità, questo matrimonio eterno è indispensabile contrarlo se si vuole meritare la vita eterna. Per cui alla fin fine per ottenere la ‘vita eterna’ non è sufficiente credere, ravvedersi, essere battezzati in acqua ed essere battezzati con lo Spirito Santo e perseverare nelle opere buone fino alla fine; ci vuole il matrimonio per l’eternità. Senza di esso gli uomini e le donne che hanno ubbidito alle leggi e alle ordinanze del Vangelo non diventeranno Dèi e vivranno come celibi e nubili. Ma non è finita qui, perché gli uomini anche se in questo mondo non vengono a conoscenza del Vangelo e quando muoiono vanno all’inferno possono lo stesso ottenere la ‘vita eterna’; devono credere, ravvedersi ed accettare tutte le ordinanze fatte in loro favore sulla terra e compiere buone opere. Così facendo passeranno dall’inferno al paradiso e quivi aspetteranno la prima risurrezione. E nel caso invece essi mentre sono all’inferno rifiutano di credere e di ravvedersi e non accettano le ordinanze fatte in loro favore? Bene, anche in questo caso essi saranno ‘salvati’, ma non prima che il millennio sia terminato, perché sarà alla fine del millennio che essi risusciteranno per essere mandati nel regno teleste. Riconosco che la dottrina mormone sulla salvezza è piuttosto difficile da capire (e per me da spiegare); un po’ come quella della chiesa cattolica romana; ma d’altronde se si vuole confutare efficacemente i Mormoni occorre capirla almeno per sommi capi.

Ma poi va detto a riguardo del messaggio della salvezza predicato dai Mormoni che in fin dei conti è una sorta di burla nei loro stessi confronti perché come vedremo meglio più avanti, alla fine saranno salvati (anche se con un grado di gloria inferiore) pure gli adulteri, i maghi, i bugiardi ecc. ossia coloro che hanno rifiutato il Vangelo mormone sia sulla terra che nel mondo degli spiriti. Non si capisce dunque che importanza può avere il messaggio dei Mormoni. Ma noi diciamo: se anche coloro che rifiutano di ravvedersi e di credere nel Vangelo sulla terra, saranno pure loro salvati, che senso ha annunciare il ravvedimento e la remissione dei peccati nel nome di Gesù Cristo? Che senso ha scongiurare i peccatori a salvarsi da questa perversa generazione? Nessuno. Infatti alla fine, quantunque essi abbiano rigettato il Vangelo, Dio li salverà lo stesso in un suo regno glorioso (quello teleste). Quindi, in definitiva l’essersi ravveduti e l’aver creduto in Cristo non sarebbe stato di capitale importanza per l’uomo che è diventato un discepolo di Cristo, perché anche senza il ravvedimento e la fede avrebbe potuto essere salvato lo stesso. E’ vero che i Mormoni ci tengono a precisare che quelli nel regno teleste non avranno gli stessi privilegi e poteri di coloro che saranno nel più alto livello di gloria nel regno celeste, ma pure si deve riconoscere che gli adulteri, i ladri, gli ubriachi, i maghi riceveranno pur sempre una misura di gloria. E il solo pensiero di sapere che questa gente sarà lo stesso glorificata in una certa misura farebbe veramente inorridire e indignare il giusto che teme Dio. Gli farebbe esclamare giustamente: ‘V’è ingiustizia nel mio Dio perché Egli non aborrisce coloro che prendono piacere nel fare ciò che gli dispiace!’. Ma siccome che quello che dicono i Mormoni è un impostura generata dal padre della menzogna, cioè il diavolo, padre e padrone di Joseph Smith; il giusto sta tranquillo e fiducioso nel suo Dio sapendo che tutti coloro che rifiutano di ravvedersi e di credere nel Vangelo saranno puniti di una eterna infamia che non verrà mai cancellata, e di eterna distruzione. I ladri, gli ubriachi, i maghi, i fornicatori, gli adulteri, i bugiardi e gli increduli, di gloria non ne gusteranno mai e poi mai, perché quando muoiono scendono in un attimo nel fuoco dell’Ades, e alla risurrezione saranno gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo dove saranno tormentati per l’eternità. Altro dunque che gloria, altro che regno teleste, essi erediteranno.

 


[1] Encyclopedia of Mormonism, vol. I, pag. 218

[2] Ossia per ottenere l’esaltazione che è il massimo grado di gloria nel regno celeste; e questo perché come abbiamo visto per l’esaltazione sono necessari anche la dotazione e il matrimonio per l’eternità.