La Chiesa di Cristo si studia di salvare i vivi e non i morti

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Non è affatto vero che la Chiesa di Cristo predica le dottrine e possiede delle ordinanze che procurano la salvezza a coloro che sono morti senza avere creduto nel Vangelo. Gesù ha ordinato di predicare il Vangelo ai vivi e di battezzare coloro che tra di essi lo accettano. Egli non ha affatto stabilito che i suoi ministri vadano dopo morti ad annunciare l’Evangelo anche ai morti che sono nell’Ades i quali se lo accettano e accettano il battesimo compiuto sulla terra a loro favore vengono salvati. Leggendo il libro degli Atti che ci descrive molti aspetti della vita della Chiesa primitiva, si può ben vedere che gli apostoli ed altri ministri del Vangelo predicavano l’Evangelo ai vivi e che coloro che lo accettavano venivano battezzati. Gli apostoli non insegnavano affatto che i credenti si dovevano far battezzare per i morti i quali nell’Ades avrebbero avuto l’opportunità di ascoltare l’Evangelo e di credere in esso. I riferimenti scritturali che adducono i Mormoni a favore di questa salvezza per i morti non hanno dunque il significato che gli danno loro. Che poi questo fatto del battesimo dei vivi per i morti farebbe nascere parecchie ed insormontabili difficoltà e non poche eresie? Per esempio, se ammettessimo che noi dobbiamo farci battezzare per i peccatori morti nei loro falli, il battesimo a cui ci dovremmo sottoporre dovrebbe seguire pur sempre il loro ravvedimento e la loro fede, e quindi noi dovremmo prima sapere se la persona per cui ci facciamo battezzare si è ravveduta ed ha creduto o meno. Ma chi ci direbbe che nell’aldilà Tizio o Caio dopo aver udito il Vangelo si è ravveduto ed ha creduto? Occorrerebbe che ogniqualvolta un credente si vuol far battezzare per un morto si consulti Dio per sapere se il morto nell’aldilà si è ravveduto ed ha creduto. E quindi occorrerebbe una rivelazione a riguardo di ogni morto. E perciò la Chiesa si dovrebbe aspettare continue rivelazioni sui morti da parte di Dio. Cosa questa che è inammissibile. E poi ci sarebbe il bisogno di scoprire più morti possibili per cui ci dovremmo mettere a fare interminabili ricerche genealogiche che richiederebbero un grande dispendio di denaro e di tempo; ricerche che come dice Paolo fanno parte di quelle cose che “producono questioni, anziché promuovere la dispensazione di Dio, che è in fede”.[1] Ma poi se ammettessimo che è obbligatorio che i vivi si facciano battezzare per i morti dovremmo ammettere che senza il battesimo in acqua non si può ereditare la vita eterna e non si può ricevere il perdono dei propri peccati; cosa questa che è smentita categoricamente dall’esempio del ladrone che credette in Gesù in fin di vita e in quel giorno stesso andò in paradiso con Gesù.[2] E poi, dato che dopo il battesimo è necessario fare opere buone per essere salvati, dovremmo credere non solo che la salvezza è per opere ma anche che le anime dei morti che si trovano nell’Ades abbiano l’opportunità di fare opere buone dove si trovano. E che opere buone si possono compiere nell’Ades dove c’è il pianto e lo stridor dei denti per poter essere salvati ed uscire da esso? Ed oltre a tutto ciò dovremmo ammettere che gli uomini morti nei loro falli hanno una seconda opportunità nell’Ades di ravvedersi e di credere nel Vangelo; cosa anche questa che come abbiamo già visto è smentita categoricamente dalla Scrittura. Fratelli, nessuno di costoro vi seduca; i morti nei loro peccati sono nell’Ades a piangere e a stridere i denti in mezzo alle fiamme del fuoco, e là rimarranno fino alla risurrezione quando ne usciranno per comparire davanti al trono di Dio ed essere giudicati e condannati e gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. Nessuna speranza di salvezza esiste dunque più per loro; perduti sono morti e perduti rimarranno per sempre. Chi pensa che qualcuno dei credenti morti vada ad annunciare l’Evangelo anche ai peccatori che sono nell’Ades e che quindi è giusto farsi battezzare per coloro che sono morti nei loro falli, non fa che illudere se stesso.

Ma andiamo avanti con la nostra confutazione di questo soggetto. Abbiamo visto che per i Mormoni tra le ordinanze da compiere per procura per i morti che la vera Chiesa possiede non c’è solo il battesimo in acqua per procura ma anche l’imposizione delle mani per ricevere lo Spirito Santo e il matrimonio celestiale e questo perché – come già detto – per loro per conseguire il massimo di gloria nel regno celeste occorre l’imposizione delle mani per ricevere lo Spirito Santo, la dotazione e il matrimonio celestiale. Una domanda dunque si impone a questo punto. E’ vero che nelle Scritture del Nuovo Patto c’è almeno un accenno ad un battesimo di vivi per i morti – ribadiamo però che esso non legittima né la dottrina ‘salvatrice’ del battesimo in acqua e né il battesimo dei vivi per i morti dei Mormoni -, ma dove mai si legge che i credenti si facevano imporre le mani per ricevere lo Spirito Santo al posto dei morti e che si facevano sposare per l’eternità per essi? Da nessuna parte. Ma non perché dal Nuovo Testamento sono scomparse quelle parti che parlavano di queste ordinanze dei vivi per i morti cosicché non ci sono pervenute quelle Scritture che attestano che la Chiesa primitiva praticava quelle cose, ma perché simili ordinanze erano sconosciute alla Chiesa primitiva. Esse non esistevano perché non esisteva la dottrina dei diversi gradi di gloria nel regno celeste secondo cui per ottenere il massimo grado di gloria oltre che farsi battezzare per i morti occorreva compiere quelle ordinanze. E poi abbiamo visto che Gesù disse che alla risurrezione i risorti non prendono moglie per cui la Chiesa primitiva non poteva credere che esistesse un matrimonio per l’eternità che alla risurrezione avrebbe messo in grado i contraenti di procreare dei figli spirito. E meno che meno che i giusti dopo essere risorti avrebbero progredito fino a diventare come Dio.

 


[1] 1 Tim. 1:4

[2] I Mormoni come i Testimoni di Geova hanno dovuto ricorrere anche loro ad un sofisma per fare credere che quel ladrone non fu salvato in fin di vita. Talmage dice per esempio: ‘Il malfattore crocifisso manifestò sia fede che pentimento; la promessa fattagli fu che quello stesso giorno egli avrebbe udito predicare il Vangelo in paradiso dove sarebbe stato libero di accettare o rifiutare la parola di vita. La necessità di obbedire alle leggi e alle ordinanze del Vangelo, come elementi essenziali alla salvezza, non fu né sospesa, né annullata, né tralasciata, neppure nel suo caso’ (James Talmage, Gesù il Cristo, Milano 1982, pag. 503). In questa maniera i Mormoni arrivano a far dire alla Scrittura tutto quello che vogliono! D’altronde i Mormoni sono arrivati a dire con le Scritture alla mano che Gesù a Cana di Galilea si sposò; che c’è da meravigliarsi dunque se nella loro ignoranza dicono che quell’uomo dopo morto andò a sentirsi la predicazione del Vangelo in paradiso?!