L’Urim e il Thummim non erano strumenti che servivano a tradurre ma a consultare Dio

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Come abbiamo visto prima Joseph Smith asserì che Moroni oltre a rivelargli la presenza di tavole d’oro presso la collina di Cumorah, gli rivelò che assieme ad esse c’erano due strumenti chiamati l’Urim e il Thummim con i quali avrebbe dovuto tradurre ciò che era scritto sulle tavole.

Ora, dell’Urim e del Thummim la Scrittura ne parla; vediamo cosa essa dice. Quando Dio disse a Mosè come dovevano essere i paramenti sacri che dovevano essere fatti per Aaronne gli disse: “Metterai sul pettorale del giudizio l’Urim e il Thummim; e staranno sul cuore d’Aaronne quand’egli si presenterà davanti all’Eterno”.[1] Quindi l’Urim e il Thummim furono fatti e apposti sul pettorale del giudizio sull’efod di Aaronne per ordine di Dio. La Scrittura non ci dice però come essi erano fatti o in che cosa consisteva­no; nella nota ai margini della Riveduta fatta da Luzzi troviamo le seguen­ti parole ‘Luci e perfezioni’ e basta. Ma quantunque non sappiamo come fossero fatti esattamente questi oggetti sappiamo a che cosa servivano; servivano a consultare Dio in determinate circostanze. Le Scritture che attestano ciò sono le seguenti: “Egli si presenterà davanti al sacerdote Eleazar, che consulterà per lui il giudizio dell’Urim davanti all’Eterno”;[2] “E Saul consultò l’Eterno, ma l’Eterno non gli rispose né per via di sogni, né mediante l’Urim…”;[3] “Ma Davide, avuta conoscenza che Saul gli macchinava del male, disse al sacerdote Abiathar: ‘Porta qua l’efod’…”;[4] “Davide disse al sacerdote Abiathar, figliuolo di Ahimelec: Ti prego, portami qua l’efod. E Abiathar portò l’efod a Davide. E Davide consultò l’Eterno…”.[5] Come potete vedere l’Urim e il Thummim non servivano a tradurre documenti da una lingua in un altra ma a consultare Dio perché Dio aveva stabilito di farsi consultare tramite questi oggetti. La Scrittura non ci dice però in che maniera faceva colui che consultava Dio mediante di essi a discernere quando la risposta era affermativa o negativa; comun­que sia, le Scritture fanno capire che il sommo sacerdote riusciva a capire chiaramente l’esito della consultazione perché l’Urim e il Thummim erano fatti in maniera che non ci si poteva sbagliare.

Abbiamo dimostrato quindi che Joseph Smith ha mentito dicendo che un messaggero di Dio gli ha mostrato l’Urim e il Thummim con cui tradurre le tavole d’oro. Ma domandiamoci; ma che bisogno ci sarebbe stato dell’Urim e del Thummim per tradurre degli Scritti sacri quando Dio è potente da dar sapienza ad un suo servo qualsiasi per tradurre le sue parole anche se sono scritte in una lingua sconosciuta? Pren­diamo l’esempio di Daniele; la Scrittura ci dice che mentre Belsatsar teneva un particolare convito apparvero delle dita d’una mano d’uomo, che si misero a scrivere, di faccia al candelabro, sull’intonaco della parete del palazzo reale. Il re allora chiamò gl’incantatori, i Caldei e gli astrologi affinché gli traduces­sero quelle parole che quelle dita avevano scritto sulla parete; ma nessuno di essi riuscì a tradurle. Dopo fu chiamato anche Daniele, il quale in seguito alla sapienza che gli aveva dato Dio vi riuscì.[6] Eppure per ammissione di Joseph Smith quelle tavole d’oro non avrebbero potuto essere tradotte senza l’aiuto dell’Urim e del Thummim! Che falsità! La verità è che lui escogi­tò questo fatto per far apparire il suo scritto come un documen­to unico, divino, che solo lui sulla terra per concessione divina con l’aiuto appunto di questi due oggetti di cui parla la Scrit­tura poté tradurre. Ma poi ci si potrebbe pure domandare: Ma che cosa ci facevano l’Urim e il Thummim nel continente americano, e poi proprio vicino a casa sua? Che dire? Ci si trova veramente davanti ad un falso racconto storico abilmente camuffato.

 


[1] Es. 28:30

[2] Num. 27:21

[3] 1 Sam. 28:6

[4] 1 Sam. 23:9

[5] 1 Sam. 30:7-8

[6] Cfr. Dan. 5:1-29