I Massoni, Giosué Carducci e Satana

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Nel 1869, il Bollettino del Grande Oriente d’Italia pubblica il testo completo dell’Inno a Satana del massone Carducci sotto lo pseudonimo di Enotrio Romano. È interessante osservare che la Legge esoterica dell’Unione degli Opposti risalta anche nell’Inno a Satana del Carducci, generalmente (e superficialmente) inteso come semplice protesta razionalistica e anticlericale. Ma in effetti non vi mancano gli spunti gnostico-esoterici, poiché Carducci chiama Satana: «de l’essere principio immenso/ Materia e spirito/ Ragione e senso», lasciando intendere una certa conciliatio oppositorum.

Nel 1874, in un contesto anticlericale e razionalista, la Rivista della Massoneria Italiana (RMI) del Grande Oriente d’Italia, diretta da Ulisse Bacci (all’epoca 30°, ma più tardi 33° grado RSAA), pubblica alcuni articoli in cui è presente l’elogio massonico nei confronti di Satana.

In uno di quegli articoli, un anonimo massone (Ulisse Bacci?) lamenta che i Massoni sono calunniati ed accusati di adorare il Diavolo. Tuttavia, a proposito del Satana elogiato dal poeta massone Giosué Carducci, l’anonimo giornalista scrive: «Se, come disse il poeta, Satana è il nume vindice della ragione, i Liberi Muratori, sono lieti che il saggio spirito presieda e informi le loro adunanze».

 

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Il massone Giosuè Carducci e il suo ‘Inno a Satana’

 

Il numero di novembre-dicembre 1896 della RMI, dedica alcune pagine al Congresso antimassonico di Trento (settembre 1896). L’anonimo giornalista massone si sofferma tra l’altro sulla relazione antimassonica di un sacerdote tedesco, «il dott. Schewarz». Costui afferma che i massoni praticano «il culto dell’umanesimo», «i massoni al principio divino, quindi sostituiscono, il principio umano; sono nemici della rivelazione divina»; «secondo i massoni al posto delle rivelazioni divine subentra la ragione (Ma benissimo! proprio così! diciamo noi)». Poi, il dott. Schewarz accusa i massoni di spingersi nel «culto satanico». Egli cita «l’Inno a Satana del Carducci» e si rifà all’autorità di Leo Taxil… . L’oratore tedesco propone di creare a Roma un centro dell’antimassoneria la cui opera dovrebbe venir appoggiata dalla stampa e anche in Germania si dovrebbe creare una stampa antimassonica… .

L’anonimo massone commenta il discorso del dott. Schewarz lasciando ironicamente trapelare di condividere non solo il culto umanistico della Massoneria, ma anche, in sostanza, «l’Inno a Satana del Carducci». Di per sé, c’è una logica armonia tra l’umanesimo massonico e l’Inno a Satana del Carducci. Se per Satana si intende il Libero Pensiero opposto ai dogmi cattolici, (e non il diavolo cornuto), allora è inevitabile che il Satana carducciano piacerà ai massoni umanisti, e anche a quelli cosiddetti “atei”…

Nel corso di una solenne cerimonia massonica presso la loggia romana “Rienzi”, svoltasi il 2 febbraio 1909, il massone Oratore di Loggia ha tenuto un discorso a un nuovo iniziato. La Rivista Massonica ha riportato quel discorso, in cui l’oratore massone ha detto tra l’altro:

«La massoneria non è una religione, appunto perché non ammette dogmi, ma rispetta tutte le fedi ragionevolmente sentite e sinceramente professate. La formula del Grande Architetto dell’Universo, che le si rimprovera, come un equivoco o un assurdo, è la più larga e onesta affermazione dell’immenso principio dell’essere, e può personificare così il Dio di Giuseppe Mazzini come il Satana di Giosuè Carducci: Dio, sì, ma fonte d’amore, non d’odio; Satana, sì, ma genio del bene, non del male». L’anonimo massone scrive tra l’altro: «La lotta fra la Massoneria e la chiesa è lotta tra la luce e le tenebre» .

Desidero far notare che l’espressione «immenso principio dell’essere», impiegata dall’oratore massone per indicare la natura di ciò che si predica con la formula massonica di «Grande Architetto dell’Universo», è la stessa espressione con cui Carducci apre l’Inno a Satana: («A te, de l’essere/ Principio immenso/ Materia e spirito/ Ragione e senso […] Te invoco o Satana,/ Re del convito») e con la quale, ovviamente, il poeta indica Satana medesimo.

Anche negli Anni ’50, abbiamo testimonianze di massoni che elogiano (in modo implicito o esplicito) l’Inno a Satana del Carducci: il Satana carducciano è simbolo della Natura e della Ragione, che i Massoni del GOI (chi più esplicitamente, e chi meno) oppongono ai dogmi della Chiesa Cattolica ritenuta retrograda e oppressiva della coscienza umana.

Nel discorso per il cinquantenario della morte del massone Giosué Carducci, il Gran Maestro del GOI, Umberto Cipollone, dimostra di sapere bene che con l’Inno a Satana Carducci cantò «la forza vindice della ragione», e quindi quel Libero Pensiero tanto caro ai massoni del GOI.

Nel 1971, la Rivista Massonica pubblica un paio di articoli del massone Carlo Gentile sul rituale del primo grado massonico di Apprendista. Gentile spiega la ritualità massonica in senso magico usando una terminologia filosofico-esoterica non facilmente comprensibile.

Il trono del Maestro Venerabile (M.V.) in Loggia si eleva su tre gradini. Scrive al riguardo il Gentile: «Tre sono i mondi (divino, umano, inferico) con i quali l’iniziato si pone in rapporto ed esercita la propria azione (invocatrice, mediatrice, evocativa)». In Loggia vi è un’ara coperta di azzurro, che è «la sintesi delle forze umane e delle energie cosmiche» .

Gentile spiega che l’antica formula massonica God and the Square (Dio e la Squadra) ha un importante significato speculativo poiché essa indica che «la massoneria è unità di celeste e di terreno, di divino e di umano, di alto e di basso (la Tavola Smeraldina dichiara che la circolarità della Vita manifesta i miracoli della Unità)» .

Circa questa formula massonica (God and the Square), scrive ancora il massone Gentile:

«La formula DIO e la SQUADRA si ritrova allora nella unione di URANO e DEMETRA, cioè nell’atto supremo della espressione della Vita, nelle nozze cosmiche che il Fr. Giosué Carducci, con perfetta ritualità massonica, ha tradotto in poesia, cantando «l’imene arcano» o il sorriso della Terra e del Sole, al cui momento egli può invocare la Intelligenza demiurgica, il «re del convito» (Inno a Satana)» .

Leggendo l’Inno a Satana, notiamo che quel «re del convito», magnificato dal Carducci, è proprio Satana.

Gentile spiega che il Maestro Venerabile è «guida illuminante» dei lavori di Loggia poiché egli ha come dote «la mediazione degli opposti». Nella Loggia, il M.V. ha il trono all’Oriente, proprio «come il Sole, che quando disfa, rigenera. È il senso cosmico di Civa», cioè Shiva, il dio induista della morte-rigenerazione…

Nel seguito di tal articolo, Carlo Gentile spiega che lo scopo dei lavori massonici è «EDIFICARE TEMPLI e SCAVARE PRIGIONI» , per «IL BENE E IL PROGRESSO DELL’UMANITÀ». La tesi dell’unione degli opposti ed il carattere luciferico-tenebroso dell’iniziazione massonica sembra proprio adombrato nelle seguenti affermazioni di Gentile: «Sappiamo del resto che le antiche iniziazioni ricevevano il supremo suggello nelle cripte (interiorità della Pietra, discesa della FORZA-LUCE tra le tenebre: templi e prigioni, virtù e vizi si toccano)».

Le tesi sopra esposte del Gentile sono da lui ribadite in un libro dal titolo Alla ricerca di Hiram (1977). Ne ho consultato l’edizione del 1980, pubblicata dalle Edizioni Bastogi di Foggia e dedicata ad Ennio Battelli (all’epoca Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia) e recante la prefazione alla 1ª edizione (quella del 1977) scritta da Giordano Gamberini (già Gran Maestro del GOI) .

Nel dicembre 1978, la Rivista Massonica propone le meditazioni esoteriche (piuttosto astruse e non facilmente comprensibili ad una prima lettura) scritte da un certo Emmanuel sul tema Simbolismo, diabolismo e Bibbia. Emmanuel afferma che la Bibbia è usata in Massoneria non come libro di narrazioni storiche, ma come un simbolo (simbolo = unità, sintesi). Egli ipotizza che il protagonista della Bibbia sia il Demiurgo, o Urizen, il Creatore descritto dal poeta William Blake. La Bibbia è caratterizzata dal conflitto tra gli uomini e Dio (il malvagio Demiurgo) e solo quando «il Dio – Demiurgo o Satana che sia» si farà «Uomo», allora gli uomini lo vinceranno uccidendolo e saranno liberi. Dalle parole del massone Emmanuel si deduce che se il Dio biblico Creatore è malvagio (Demiurgo), allora il suo avversario (il Serpente della Genesi) sarà benefico agli uomini…

È molto interessante leggere anche le tesi illustrate dal massone Eugenio Bonvicini (membro del GOI, e forse all’epoca, già 33° grado del RSAA) in un libro del 1978, poi riproposte in un suo libro del 1994.

Bonvicini rigetta le accuse di «Luciferismo», «Satanismo» e «messe nere» mosse ai massoni del 33° grado della Massoneria; secondo Bonvicini si tratta delle menzogne del famigerato Leo Taxil [1] (†1907). Poi, a proposito del «preteso Luciferismo» massonico, Bonvicini accenna alla polemica suscitata dal celebre Inno a Satana di Giosué Carducci (massone del GOI dal 1862, e dal 1888, 33° grado RSAA): Bonvicini sembra proprio condividere il serio commento del sacerdote Bino Bellomo («al riguardo il sacerdote cattolico Bino Bellomo seriamente commenta:…») il quale precisa che Satana, per i Massoni, non è il demonio tenebroso che si immagina il volgo “ignorante” (e cattolico) ma è «il libero pensiero», la «Ragione» e la «Natura» demonizzate dalla Fede cattolica e dalla Chiesa Romana .

Inoltre il massone Bonvicini insegna che la Massoneria persegue il concetto «gnostico» di ricerca interiore del giusto e del vero, la Massoneria vuol portare l’uomo alla massima liberalizzazione mentale e spirituale, al di là dei dogmi.

Bonvicini spiega che il Maestro Venerabile (Maestro Massone presidente della Loggia) è «concettualmente, il portatore della Luce, della Tradizione», ossia quella massonica…

E allora, dico io, perché non definire il Maestro Venerabile quale novello Lucifero (portatore di luce)? Bonvicini scrive che il Lavoro Rituale Massonico non è collegabile con «qualsiasi pratica di Luciferismo, Magia Nera, ecc., intesa come evocazione degli “Spiriti del male”», in quanto la Massoneria vuole il Bene dell’Umanità… .

Tuttavia, dalle stesse parole del Bonvicini 33°, deduciamo che se il massone interpreta Lucifero (o Satana) come Libero Pensiero, Ragione e Natura, di carducciana memoria, allora si può parlare di Luciferismo massonico…

Se, come scrive Bonvicini, il massone può interpretare liberamente il simbolismo massonico, allora egli è libero di vedere nel Maestro Venerabile il Lucifero (il portatore di Luce) che porta il Libero Pensiero, ossia la Luce Massonica. Tra i contenuti della Luce (o Conoscenza) massonica, illustrati dal Bonvicini, troviamo: la «morte-rinascita iniziatica» o «“discesa agli Inferi” nel centro della Terra» (al 1° Grado di Apprendista, nel c.d. Gabinetto di Riflessione, simbolo dell’oscuro Centro della Terra, dove, simbolicamente, il candidato giunge per ritrovare la Luce…), il congiungimento degli opposti (Luce-Tenebre, maschile-femminile, bene-male…), la «più completa liberalizzazione dell’uomo da ogni sudditanza spirituale, dogmatica o teologica» …

A proposito di Satana è interessante notare anche quanto ha scritto Armando Corona in un discorso pronunciato durante la sua Gran Maestranza nel GOI (1982-1990). Il Gran Maestro Corona sottolinea che all’inizio l’uomo non era schiavo poiché seguiva la «religione naturale» con i ritmi della «natura», adorando anche il sole e la luna. Poi sopraggiunse la «religione rivelata», che impose condizionamenti all’uomo e in Italia la religione è quella Cristiana, con i suoi precetti.

Allora la Massoneria è intervenuta a favore dell’uomo il quale non ha più voluto essere «schiavo» della religione rivelata. Accennando poi a vari Massoni che dal Settecento al Novecento hanno contribuito al “progresso” umano e laico, il Gran Maestro Corona cita anche Giosué Carducci: «Sapete che il Carducci scrisse “L’Inno a Satana” sempre demonizzato dalla Chiesa.

Egli, però, rispondendo a una lettera del Fr. Quirico Filopanti che gli chiedeva spiegazioni sul valore e sul significato dell’Inno a Satana, scrisse: Ma io non sono scettico, io amo e credo.

Ho scritto l’inno a Satana perché la Chiesa demonizza la natura e la ragione sotto forma di satanismo che io ritengo, invece, parti nobili della mia anima, perciò ho magnificato Satana, per magnificare la ragione e la natura».

Con queste parole, il Gran Maestro Corona ha indubbiamente apprezzato il Satana carducciano, sia pure inteso come simbolo della natura e della ragione mortificate (secondo i Massoni) dal dogma cattolico.

Lo sfondo laicistico e antidogmatico (anticattolico) di un tale pensiero (carducciano e coroniano) permette però, in ogni caso, di parlare di un certo satanismo massonico, sia pure inteso, almeno, in senso culturale, laicistico o razionalista.

Nel numero di gennaio 1989 la rivista Hiram pubblica un articolo del massone Aldo Chiarle il quale espone una sintesi sul Convegno Diabolos, dialogos, dàimon tenutosi a Torino nel 1988.

In quel convegno si è anche discusso dei rapporti tra Satana e Massoneria, e si è affermato, ovviamente, che si tratta di fantasie del famigerato imbroglione Leo Taxil. A parte questo, il massone Chiarle (in chiusura del suo articolo) dimostra però una certa simpatia verso il Diavolo.

Scrive il Chiarle: «A questo punto – lo confessiamo – questo povero Diavolo, come tutte le minoranze indifese e timidamente appese alla ragione umana, ci sta davvero più simpatico di prima. Gli auguriamo pertanto un anno nuovo un po’ meno… infernale» .

Nel gennaio 1990, la rivista massonica Hiram pubblica una Sintesi filosofica del simbolismo massonico. Si tratta di una conferenza del massone Adelchi Borzi letta alla Loggia “La III Italia”, il 7 gennaio 1923.

Borzi spiega di voler illustrare con tale conferenza il «valore filosofico» e la «sintesi logica del pensiero massonico». I simboli del Tempio massonico rappresentano «le Leggi della Natura» , scrutate da secoli dagli adepti delle Scuole iniziatiche. La Massoneria si collega a quel mondo iniziatico in cui si insegnavano «i più grandi Misteri della Natura» .

Borzi scrive che dall’analisi della Natura, gli antichi Iniziati pervennero ai concetti di «Unità» e di «dualità», concetti che sono espressi dall’attuale simbolismo massonico .

Circa il concetto di «Unità», il massone Borzi afferma che il Tempio massonico è il simbolo dell’Universo, l’Uno-tutto, l’«Unità sintetica» che si manifesta in modo dinamico nella divisibilità, nella dualità.

Cito testualmente:

«Il Tempio è l’emblema del Tutto Assoluto nella sua solitudine assoluta.

Questa Unità assoluta non può rimanere in riposo ma tende a disgregarsi in molteplicità e la pluralità, a sua volta tende a fondersi nella Unità. Questo è il supremo meccanismo cosmico» .

Il concetto di dualità rappresentato dalle 2 colonne del Tempio massonico, esprime la manifestazione dell’Unità Assoluta. Scrive Borzi:

«L’Assoluto Unico per divenire un individuo distrugge la sua omogeneità e si differenzia in parti; l’Infinito si limita nel finito, l’indeterminato nel determinato, l’Assoluto nel relativo, l’Essere nel non-Essere, lo Spirito nella Materia, l’attivo nel passivo, il positivo nel negativo, il bene nel male, l’azione nella reazione, Iddio nel diavolo. La chiave di ogni dualità è appunto l’antitesi, e la chiave di ogni manifestazione è la dualità. Come si potrebbe pensare ad un effetto senza la sua causa, ad un oggetto esistente senza una causa della sua esistenza?» .

Sul concetto di dualità qui esposto, scrive ancora il Borzi:

«Le due colonne che stanno alla porta del Tempio rappresentano questo concetto.

Esse, come tutti i simboli di Loggia, sono dei termini che servono a risolvere il grande problema della natura, spiegando tutti i misteri dell’antagonismo, sia naturale che religioso e rappresentando la lotta generatrice del principio attivo contro il principio passivo, del maschile contro il femminile.

Infatti secondo la Legge di Natura: “il principio passivo deve resistere all’attivo e questo deve sedurre e sottomettere l’altro.” Gli antichi iniziati dicevano che: “il principio attivo cerca il principio passivo, il pieno ama il vuoto, la gola del serpente attira la sua coda e girando su sé stesso fugge e si insegue» .

Dall’analisi dell’articolo del massone Borzi (1923), riproposto dalla rivista del Grande Oriente d’Italia nel 1990 (sotto la Gran Maestranza di Corona), si evince una certa rivalorizzazione positiva del diavolo, in virtù della legge esoterico-iniziatica della dualità: l’Assoluto si manifesta, limitandosi in 2 princìpi opposti: bene-male, attivo-passivo, Iddio-diavolo… 2 princìpi opposti, attraverso cui si manifesta l’Assoluto…

Gli iniziati antichi e i Massoni comprendono questa legge…

Il massone socialista Aldo Chiarle 33° (dal 2004, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani) ha elogiato l’Inno a Satana del Carducci in un articolo pubblicato dal giornale Avanti! (24 luglio 2005) e ripubblicato nel Bollettino di informazione del GOI.

In quell’articolo Chiarle scrive che «l’opera carducciana è la più alta espressione dei principi e del pensiero della massoneria». Ecco il brano del Gran Maestro Onorario Chiarle, che più ci interessa: «Ma il carme che meglio riflette e sintetizza il pensiero massonico è indubbiamente l’ “Inno a Satana”, contro cui si scagliò in furibonde polemiche il clericalume becero e astioso, come irriverente e blasfemo, mentre è, un alto e nobilissimo grido di prometeica liberazione, rivendicazione dei diritti della coscienza e del pensiero, voce di quella religione naturale e razionale che Bovio espresse filosoficamente.

E l’intimo senso pagano che pervade il canto si ritroverà vent’anni dopo nella più perfetta delle Odi Barbare “Alle fonti del Clitunno” che ben fu detto un nuovo e più completo “Inno a Satana”, sereno e sicuro quale si conveniva alla trionfante virilità del poeta» .

In modo trionfante, Chiarle cita alcuni versi dell’Inno a Satana del Carducci: «“gitta i tuoi vincoli – uman pensiero – e splendi e folgora – di fiamme cinto – materia innalzati – Satana ha vinto”» .

Nell’ottobre 2006, il bollettino del GOI, Erasmo Notizie, segnala un altro articolo di Aldo Chiarle sul Carducci, pubblicato su l’Avanti! del 25 settembre 2006, in occasione del centenario (1906-2006) dell’assegnazione del Premio Nobel al Carducci, definito «cantore del nostro Risorgimento».

Cito gli apprezzamenti di Chiarle verso il Carducci massone e verso il suo Inno a Satana.

Il testo che riporto è simile a quello già pubblicato dal Chiarle nel luglio 2005:

«Si può senza tema di smentita affermare che l’opera carducciana è la più alta espressione dei principi e del pensiero della Massoneria: un grande amore per la patria, una sana filosofia fondata sulla ragione, un pagano sentimento della natura e un ardente anelito verso la giustizia.

Questo è lo spirito che dominò la sua mente. Ma il cardine che meglio riflette e sintetizza il pensiero massonico è indubbiamente “L’inno a Satana”, contro cui si scagliò in furibonde polemiche il clericalume becero e astioso, additandolo come blasfemo e irriverente, mentre è un alto e nobilissimo grido di liberazione, di rivendicazione dei diritti della coscienza e del pensiero, voce di quella religione naturale e razionale che Bovio espresse filosoficamente. È l’intimo senso pagano che si ritroverà vent’anni dopo nella più perfetta delle odi Barbare, “Alle fonti del Cliturno”»’ (Tratto da: http://www.mediatrice.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2774). Fin qua lo scritto del Siano.

[1 – Nde] Léo Taxil, vero nome Marie Joseph Gabriel Antoine Jogand-Pagès (1854-1907), fu uno scrittore e giornalista francese, che si spacciò per un ex massone convertito al Cattolicesimo e dal 1885 al 1897 scrisse contro la massoneria mettendo in risalto la natura satanica del culto massonico. Taxil però nel 1897 dichiarò che le sue ‘rivelazioni’ erano un falso. I massoni ovviamente, per difendere la Massoneria dalle accuse di essere satanica, non perdono occasione per ricordare la frode perpetrata da Leo Taxil. Ma come ho ampiamente dimostrato in questo mio libro confutatorio la natura satanica della Massoneria si evince chiaramente da quello che dicono gli stessi Massoni.

A conferma della presenza del Satanismo nella Massoneria, c’è anche questa notizia:

Nel 1893, il palazzo Borghese, a Roma, fu dato in affitto al Grand’Oriente d’Italia. Due anni più tardi, in virtù d’una clausola inscritta nel contratto di locazione, la Frammassoneria ricevette l’intimazione di sloggiare la parte del palazzo che occupava. Il Corriere Nazionale pubblicò allora quanto segue: “L’incaricato d’affari della famiglia Borghese, essendosi presentato per visitare quegli appartamenti e porli in condizione d’essere occupati da D. Scipione Borghese e dalla duchessa de Ferrari, una sala rimaneva chiusa e non fu potuta aprire che dietro minaccia d’invocare la forza pubblica per sfondare la porta. Essa era trasformata in tempio satanico! Il giornale ne fece questa descrizione: “I muri erano coperti di damasco rosso e nero; nel fondo vi era un grande arazzo sul quale spiccava la figura di Lucifero. Lì vicino, era una specie d’altare o di rogo; qua e là dei triangoli ed altre insegne massoniche. All’intorno erano collocate delle magnifiche sedie dorate aventi ciascuna sopra la spalliera una specie di occhio trasparente e illuminato da luce elettrica. Nel mezzo di questo tempio eravi qualche cosa somigliante ad un trono” (Riportato nel libro di Enrico Delassus: Il problema dell’ora presente, Desclée e C. Tipografia-Editori, Roma, 1907, Vol. I, p. 486; citato in L’eletta del dragone http://www.chiesaviva.com/eletta.htm)