Il Primo Congresso Evangelico (1920)

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In vista del Congresso del 1920 fu prima creata una commissione per studiare i problemi e risolverli. Nella commissione si decise di affrontare solo problemi pratici, organizzativi: costituzione di una Chiesa Nazionale Evangelica Italiana oppure in alternativa di una Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane; possibilità di unificazione delle Scuole Teologiche e della stampa evangelica; pubblicazione di un unico innario; proposte concernenti la posizione delle Chiese Evangeliche rispetto allo Stato italiano. La commissione si riunì a Roma il 18-19 Giugno sotto la presidenza del moderatore valdese Ernesto Giampiccoli (1869-1921), che era un massone e ‘deciso fautore dell’unità tra le denominazioni’. L’ipotesi di creare una Chiesa Nazionale Evangelica Italiana fu esclusa, perchè i metodisti episcopali la contestarono, e allora la commissione incaricò il battista Landels e il metodista episcopale Carlo Maria Ferreri (1878-1942), di stendere un progetto di Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane e i due riuscirono subito a tracciarlo. Il Ferreri, come abbiamo visto prima, era anche lui un massone. Il progetto prevedeva come organi un’Assemblea e un Comitato Direttivo (cfr. Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 354-355). Del comitato organizzativo di quel Congresso, vanno segnalati anche il valdese Nicolò Introna, che era anche lui iscritto alla Massoneria, e Vincenzo C. Nitti (1871-1957), anche lui massone. Come anche Paolo Coisson, Mario Piacentini e Paolo Paschetto, in rappresentanza delle ACDG (Associazioni Cristiane Dei Giovani) che ebbero un ruolo fondamentale in quel Congresso, in quanto il Congresso Nazionale degli Evangelici Italiani del 1920 fu ‘l’attuazione di un progetto maturato soprattutto nell’A.C.D.G.’ (Giorgio Spini, Italia Liberale e Protestanti, pag. 360), che erano impregnate di teologia liberal-protestante, e avevano un carattere interdenominazionale, ma il cui scopo era andare oltre l’interdenominazionalismo, in quanto erano per un ecumenismo interconfessionale, proprio ciò che è nell’agenda della massoneria dunque. E difatti le ACDG erano legate alla YMCA che aveva stretti rapporti con la massoneria.

Ecco infatti cosa si legge sul sito della Chiesa Evangelica Valdese di Pinerolo in merito al massone Cesare Gay (1892-1970) che fu segretario delle ACDG: ‘Cesare Gay fu molto legato all’altra grande figura del modernismo, Ernesto Buonaiuti; questi, cacciato dalla chiesa cattolica per le sue posizioni teologiche e dall’università italiana per aver rifiutato il giuramento di fedeltà al fascismo, fu a lungo ospite proprio di casa Gay a Pinerolo. In un periodo di scarso o nullo ecumenismo con la chiesa cattolica ufficiale, e di diffidenza verso i cattolici dissidenti, la nostra città si trovò quindi testimone dell’attività del “pellegrino di Roma”, come viene chiamato Buonaiuti dal titolo di una sua celebre opera. Di segno ecumenico in tempi difficili fu anche un altro rilevante aspetto dell’attività di Cesare Gay: il ruolo di segretario nazionale delle Associazioni Cristiane Dei Giovani (ACDG), legate all’internazionale YMCA, a sua volta in stretti rapporti con la massoneria’. http://www.pinerolovaldese.org/linea7/pinerolo15.php. Sul legame tra le ACDG e la YMCA (Young Men’s Christian Association) e sul carattere massonico della YMCA ecco cosa scriveva il periodico «Les Nouvelles religiones» di Parigi in un articolo dal titolo «L’effort protestant à Rome et en Italie» del 1 settembre 1917. «L’Associazione Cristiana dei Giovani è la branchia italiana della Young Men’s Christian Association vasta federazione protestante internazionale dei Circoli della Gioventù, che conta all’incirca 8500 associazioni particolari e quasi un milione di membri sparsi attraverso i due emisferi, specialmente in Inghilterra, negli Stati Uniti e nelle Indie. La sua insegna è un triangolo rovesciato in cui sono scritte le iniziali YMCA. La YMCA dispone di fondi considerevolissimi. Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra essa raccolse in poche settimane cinquanta milioni di dollari per le opere che si proponeva di fondare a favore dei soldati sia in America, sia in campi di battaglia di Europa. Gode dell’appoggio di personaggi influentissimi per lo più protestanti e massoni’. Il Santo Uffizio del Papato in quel tempo mise in guardia dalla YMCA perchè la riteneva una associazione anti-cattolica fondamentalmente massonica, e la condannò nel 1920. La YMCA veniva catalogata come ‘massoneria bianca’ perchè promuoveva gli ideali massonici. A conferma dello stretto legame che in quegli anni c’era tra la YMCA e la Massoneria, c’è un chiaro riferimento nell’Encyclopedia of Freemasonry (Volume 2), scritta da Albert Gallatin Mackey e H. L. Haywood a pag. 648. E poi si consideri che il capitolo di Ginevra della YMCA fu fondato nel 1852 dal massone Jean Henri Dunant (1828-1910), fondatore anche della Croce Rossa.

Quando si tenne il congresso a Roma a novembre, il tutto fu gestito dal corpo pastorale. I delegati presenti furono circa 400; parteciparono anche alcuni membri di Chiese dei Fratelli e di Chiese pentecostali, ma solo a titolo personale. Fu eletto presidente Arturo Muston, valdese, a cui furono affiancati il pastore metodista wesleyano Ernesto Filippini, e il battista Lodovico Paschetto, come vice-presidenti, e poi quattro assessori: il metodista wesleyano Cervi, il battista Chiminelli, il metodista episcopale Carlo Maria Ferreri, e il professore Giovanni Maggiore del Collegio Valdese di Torre Pellice.

Ora, come abbiamo visto prima, Ernesto Filippini e Carlo Maria Ferreri erano massoni (in particolare Ernesto Filippini era ‘un pezzo grosso della Massoneria’, come dice Giorgio Spini), ma era massone anche il professore Giovanni Maggiore, infatti sul sito della Loggia ‘Excelsior’ si legge: ‘Tra le personalità di maggior spicco della Loggia di quegli anni sono da ricordare, oltre al già citato Teofilo Gay, i professori del Collegio Valdese di Torre Pellice Giovanni Maggiore e Davide Jahier, grazie ai quali si stabilisce sin dall’inizio uno stretto legame tra la Loggia ed il Collegio, legame che è rimasto vivo negli anni, tant’è che numerosi docenti e studenti sono passati, sino ai giorni nostri, dai banchi e dalle cattedre della scuola alle colonne ed ai tronetti dell’Officina…’ (http://www.goipiemonte-aosta.it/21.html).

Durante la seduta del Congresso dedicata alla questione sociale, ci furono due interventi principali, quelli del pastore metodista Carlo Maria Ferreri e del pastore valdese Ugo Janni; che erano ambedue massoni.

Vorrei soffermarmi ora su alcune idee che aveva Ugo Janni, perchè sono fondamentali al fine di capire come esse hanno con il tempo finito poi con l’influire pesantemente sulla creazione e sulla filosofia della Federazione delle Chiese Evangeliche che ufficialmente nacque nel 1967 a Milano, ma le cui basi erano state gettate sia con il Primo che poi soprattutto con il Secondo Congresso Evangelico del 1965.

Ugo Janni, come già detto, era un massone – era il Maestro Venerabile della Loggia ‘Giuseppe Mazzini’ di Sanremo – ed è considerato da molti studiosi protestanti un precursore dell’ecumenismo in Italia. In effetti lui promuoveva fortemente l’unità tra le Chiese Protestanti e l’ecumenismo tra Protestanti e Cattolici Romani. E per questo suo impegno ecumenico, in ambito massonico è tenuto in grande stima, infatti nel libro L’Italia delle minoranze si legge: ‘Proprio alla luce dei sentimenti più veri di universalità interpretò il suo ministero, venendo riconosciuto da tutti, protestanti e cattolici, come vero «pastore» che evidentemente aveva ben chiaro dentro di sè l’insegnamento universale del Cristo. Di qui, la sua adesione all’istituzione massonica, associazione di uomini liberi che nelle loro logge lavorano, innalzando templi alla virtù e scavando profonde e oscure prigioni al vizio, per il Bene e il Progresso dell’Umanità! Janni percepì, infatti, con immediatezza, che l’etica massonica si fondava proprio sui concetti di universalità, secondo una visione di solidarietà comunque tutta cristiana, tesa a rendere cosciente l’uomo della sua vera natura, al di sopra delle divisioni particolaristiche politiche o religiose’ (Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 105).

 

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Foto: Il massone Ugo Janni

 

Ecco ora cosa ebbe a dire Janni sulla rivista evangelica ‘Coscientia’ nel dicembre del 1922, ossia due anni dopo il Primo Congresso Evangelico di Roma.

In merito all’unità tra le Chiese Protestanti: ‘Un ostacolo grave all’opera del protestantesimo italiano è lo sminuzzamento in tante Chiese. La mentalità italiana è assolutamente inconciliabile con questo stato di fatto dell’evangelismo nostrano. Dirò di più: a torto o a ragione, essa ne è scandalizzata. Che fare per togliere di mezzo quest’ostacolo, questo scandalo? La Chiesa unica sarebbe ideale. Ma vi sono ostacoli per ora insuperabili, e per molto tempo ancora essa sarà soltanto un ideale. Potrebbe, con maggiore facilità, aversi una Chiesa federale rispettosa delle autonomie. Fu chiesta a grandi grida dal Congresso Evangelico di Roma, ma anche questa trova per via ostacoli non sormontabili. Ma una cosa, a mio credere, si può fare, e subito. Formare il fronte unico evangelico pur nello stato di molteplicità delle Chiese che vige al presente. Sostenuto da uno spirito fraterno e solidarista sempre più forte, questo fronte unico dovrà trovare la sua espressione in un Consiglio Evangelico d’Italia che rappresenti il nostro evangelismo nella sua totalità di fronte all’opinione pubblica, di fronte alla Chiesa Romana, di fronte al Governo e che regoli ed armonizzi sempre meglio, sul terreno pratico, i rapporti cordiali tra le Chiese togliendo gli ostacoli che vi sono e impedendo che altri ne sorgano. E questo Consiglio che nell’ambito della sua giurisdizione, limitata, ben definita, ma reale ed efficace, sarà come il Governo, abbia dietro a sè il nostro Parlamento in un Congresso Nazionale Evangelico che si riunisca, diciamo, di cinque in cinque anni, ma regolarmente; ad esso pure con attribuzione limitate, ma ben definite, reali ed efficaci’ (Ugo Janni, Alcune revisioni nel protestantesimo italiano, citato in Davide Dalmas e Anna Strumia, Una resistenza spirituale ‘Conscientia’ 1922-1927, pag. 120-121; vedi anche in Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 233-234).

In merito all’ecumenismo da ricercare con i Cattolici: ‘Il nostro atteggiamento – diceva Janni – verso la Chiesa romana dev’essere solidarista; non già – s’intende – per quello che essa ha di corrotto, di oppressivo o di altrimenti biasimevole, ma per ciò che essa ha di vero in comunione con noi ovvero in proprio, e per la grande tradizione riformatrice cattolica che dai Monaci di Farfa ad Arnaldo, da Savonarola a Pietro Tamburini, da Dante a Marsilio fino a Gioberti, a Rosmini, a Guglielmo Audisio, a Monsignor Passavalli, a Tancredi Canonico, ad Antonio Fogazzaro è prodotto della coscienza cattolica della nostra gente, e orgoglio dell’Italia cristiana … Le nostre tradizioni evangeliche debbono muovere incontro alla tradizione riformatrice cattolica italiana, e mutuarne caratteri che l’arricchiscano pur rimanendo sè stessa. Il protestantesimo nostrano ne deriverà tra altro un’impronta italiana per cui si potrà dire: esiste un protestantesimo di carattere spiccatamente italiano nel suo modo di essere, come ne esiste uno germanico, uno anglosassone ed un altro francoginevrino’ (Ugo Janni, Alcune revisioni nel protestantesimo italiano, citato in Davide Dalmas e Anna Strumia, Una resistenza spirituale ‘Conscientia’ 1922-1927, pag. 119; vedi anche in Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 231-232). Peraltro questo Janni aveva anche altre idee strane, infatti era sostenitore della reincarnazione!

Avete notato dunque? Janni lo dice chiaramente che in quel primo Congresso Evangelico lui ed altri, tra cui c’erano naturalmente anche i suoi fratelli massoni, chiesero a grandi grida una Chiesa Federale nel rispetto delle autonomie.

Ma in quel Congresso del 1920, ci fu anche una seduta dedicata ai problemi giuridici ed ai rapporti tra le Chiese Evangeliche e lo Stato Italiano, e a chi fu affidata la relazione? A Davide Jahier, studioso di storia e di diritto, oltre che preside del Collegio Valdese di Torre Pellice, ma che come abbiamo visto prima era anche lui un massone, e del quale il massone valdese Augusto Comba dice: ‘… va ricordata l’appartenenza massonica del prof. Davide Jahier, figura eminente dell’intellighenzia valdese dell’epoca, preside del Collegio e ascoltato consigliere della dirigenza ecclesiastica nella difficile congiuntura dei rapporti con lo Stato durante il fascismo’ (Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 94-95).

Quel Congresso però ebbe un solo risultato: la creazione di un gruppo di lavoro per la pubblicazione di un innario unico per tutte le Chiese, innario che fu pubblicato nel 1922 (cfr. Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 357; Gianni Long e Renato Maiocchi, Uniti per l’Evangelo, pag. 28-30).