Gesù Cristo l’esempio di fede perfetto che le ADI hanno rigettato

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Voglio approfondire la mia confutazione della cosiddetta lotta a favore della libertà religiosa in cui si sono fatte coinvolgere le ADI fino a questo giorno perchè c’è altro da dire, perchè è ora che siano confutati questi che in nome di questa cosiddetta libertà religiosa rigettano di seguire l’esempio che ci ha lasciato il nostro Signore Gesù Cristo, e poi con una faccia tosta che ha dell’incredibile ti vengono a dire ‘Guarda a Gesù’, quando loro sono i primi che non guardano a Gesù ma a qualcun altro che non segue per niente le orme di Cristo. Voglio quindi parlare delle persecuzioni subite da Cristo e della sua reazione ad esse, perchè è di fondamentale importanza sapere come il Figlio di Dio, che sulla terra fece la volontà dell’Iddio e Padre suo, si comportò in mezzo alle persecuzioni che subì.

Cominciano con il dire che se c’è qualcuno che è stato perseguitato a motivo di giustizia da quelli della sua generazione, questo uomo si chiama Gesù Cristo. Oggi si direbbe che a Gesù Cristo fu negata la libertà religiosa, come anche la libertà di fare propaganda delle sue idee religiose, e quindi che nei suoi confronti ci fu una discriminazione sociale perchè gli furono negati dei diritti fondamentali dell’uomo, discriminazione che culminò nella sua uccisione da parte dei suoi nemici.

Ora, Gesù Cristo non fece male alcuno a nessuno dei suoi contemporanei, sia essi Giudei, Samaritani, e Gentili, ripeto male alcuno. Nonostante ciò però i Giudei lo odiarono e lo perseguitarono e lo condannarono a morte dandolo in mano del procuratore Ponzio Pilato che sentenziò che fosse fatto quello che i Giudei chiesero a gran voce, cioè che fosse crocifisso. Tutto ciò – benché Gesù non lo meritasse – avvenne perché Dio lo aveva prestabilito e quindi quando venne il suo tempo Dio mandò ad effetto il suo disegno o piano. Questa cosa fu confermata dai discepoli di Gerusalemme quando pregando a Dio dissero: “E invero in questa città, contro al tuo santo Servitore Gesù che tu hai unto, si son raunati Erode e Ponzio Pilato, insiem coi Gentili e con tutto il popolo d’Israele, per far tutte le cose che la tua mano e il tuo consiglio aveano innanzi determinato che avvenissero” (Atti 4:27-28) ed anche dall’apostolo Pietro che ai Giudei disse: “Quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste” (Atti 2:23). Naturalmente, Dio aveva fatto conoscere questo suo disegno ai suoi antichi profeti, infatti essi preannunciarono le sofferenze del Cristo; l’apostolo Pietro infatti disse un giorno ai Giudei: “Ma quello che Dio aveva preannunziato per bocca di tutti i profeti, cioè, che il suo Cristo soffrirebbe, Egli l’ha adempiuto in questa maniera” (Atti 3:18) e nella sua prima epistola dice: “Essi [i profeti] indagavano qual fosse il tempo e quali le circostanze a cui lo Spirito di Cristo che era in loro accennava, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo, e delle glorie che dovevano seguire” (1 Pietro 1:11).

Ma ciò detto, bisogna spiegare che cosa portò nella pratica i Giudei a odiare Gesù e a condannarlo a morte. Leggendo la storia di Gesù di Nazareth si evince in maniera chiara che Gesù fu odiato e perseguitato perché guariva di sabato e chiamava Dio suo Padre facendosi uguale a Dio. Il fatto che guarisse di sabato equivaleva per i Giudei a profanare il settimo giorno sacro all’Eterno cosa vietata dalla legge di Mosè. Gli stessi Giudei però ignoravano che in quello stesso giorno veniva praticata la circoncisione e i sacerdoti nel tempio erano obbligati ad offrire dei sacrifici, cose queste prescritte dalla stessa legge che vietava di fare qualsiasi lavoro in giorno di sabato, ma la cui pratica non costituiva una violazione della legge tanto è vero che Gesù non condannò mai i Giudei per queste cose. Ma i Giudei lo reputarono degno di morte perché lui in giorno di sabato faceva del bene guarendo gli ammalati. Lo chiamarono “un peccatore” (Giovanni 9:24) proprio per questa ragione. Una volta, dopo che Gesù in giorno di sabato guarì un uomo con una mano secca i Farisei furono ripieni di furore (Luca 6:11) e “tennero consiglio contro di lui, col fine di farlo morire” (Matteo 12:14).

Anche il fatto che Gesù chiamasse Dio suo Padre fece infuriare i Giudei che più volte cercarono di metterlo a morte per questa ragione (ma senza riuscirci perché il suo tempo non era ancora venuto). Giovanni dice: “Perciò dunque i Giudei più che mai cercavan d’ucciderlo; perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Giovanni 5:18). Gesù però una volta rispose a quelli che lo volevano lapidare per bestemmia perché aveva detto “Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30) in questa maniera: “Non è egli scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete dèi? Se chiama dèi coloro a’ quali la parola di Dio è stata diretta (e la Scrittura non può essere annullata), come mai dite voi a colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo, che bestemmia, perché ho detto: Son Figliuolo di Dio? Se non faccio le opere del Padre mio, non mi credete; ma se le faccio, anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre” (Giovanni 10:34-38). Ma essi non vollero dargli retta. Ma d’altronde Gesù era veramente il Figlio di Dio, sapeva di esserlo, il Padre lo confermò per ben due volte con una voce dal cielo. Era normale che Gesù chiamasse Dio suo Padre. Ma venne il giorno che i Giudei riuscirono a mettergli le mani addosso, ad arrestarlo e a farlo comparire davanti al loro Sinedrio. Qui alla domanda del sommo sacerdote se lui era il Figlio del Benedetto, Gesù rispose affermativamente al che tutti lo condannarono come reo di morte, e lo mandarono legato a Ponzio Pilato il quale dopo averlo esaminato voleva liberarlo perché non trovava in lui nulla che fosse degno di morte, ma i Giudei erano decisi a farlo crocifiggere e ci riuscirono chiedendo a gran voce a Pilato che crocifiggesse Gesù e liberasse Barabba che era un omicida, il governatore infatti per Pasqua aveva l’usanza di liberare alla folla un carcerato qualunque ella volesse. Pilato acconsentì a quello che chiese la folla e sentenziò che Gesù fosse crocifisso. E così Gesù fu portato al luogo detto ‘Golgota’ e crocifisso quivi in mezzo a due ladroni. Ma la storia non finisce qui, perché dopo tre giorni Dio lo risuscitò dai morti. Gloria al suo nome ora e in eterno. Amen.

Ora, dal punto di vista delle ADI a Gesù fu chiaramente negata dai Giudei sia la libertà di pensiero che la libertà di religione. Gesù infatti secondo i Giudei non era libero di pensare e dire che Dio era Suo Padre, come non era libero di guarire le persone in giorno di sabato. Ecco dunque negati ad un uomo dei diritti – direbbero nelle ADI – ‘sacrosanti’.

Ma come si comportò Gesù? Questa è la domanda a cui bisogna rispondere, per sapere come ci dobbiamo comportare quando veniamo perseguitati a cagione della Parola, in altre parole – come direbbero nelle ADI – quando ci viene negata la cosiddetta libertà religiosa o quella di pensiero o quella di riunirci o quella di fare propaganda della nostra fede. E la risposta ce la dona l’apostolo Pietro, quindi uno dei dodici apostoli, che fu testimone delle sofferenze di Cristo (1 Pietro 5:1), quando ci dice come dobbiamo comportarci quando veniamo perseguitati dai nostri nemici a motivo del bene che facciamo. Ascoltate cosa dice il nostro fratello Pietro: “Poiché questo è accettevole: se alcuno, per motivo di coscienza davanti a Dio, sopporta afflizioni, patendo ingiustamente. Infatti, che vanto c’è se, peccando ed essendo malmenati, voi sopportate pazientemente? Ma se facendo il bene, eppur patendo, voi sopportate pazientemente, questa è cosa grata a Dio. Perché a questo siete stati chiamati: poiché anche Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme; egli, che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode; che, oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; che, soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di Colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:19-23).

Gesù dunque sopportò pazientemente le afflizioni che gli cagionarono i suoi nemici, rimettendosi nelle mani di Dio che giudica giustamente, e ovviamente continuando a fare quello Dio gli aveva ordinato di fare fino alla fine. Non fece pressioni di alcun genere sia sulle autorità politiche che religiose del suo tempo affinché quelle persecuzioni nei suoi confronti cessassero o fossero mitigate. E questo è l’esempio che noi dobbiamo seguire, perchè è cosa grata a Dio se noi soffriamo facendo il bene e sopportiamo pazientemente le nostre sofferenze. E’ evidente quindi, che alla luce dell’esempio lasciatoci da Gesù, questa cosiddetta lotta in favore della libertà religiosa per uscire dalla persecuzione, è un qualche cosa che non rientra nella volontà di Dio verso di noi. Tanto è vero che gli apostoli di Cristo, che furono perseguitati a motivo di Cristo, non fecero mai accenno in tutte le loro epistole di avere intrapreso questa lotta in favore della libertà religiosa in quei posti dove ad essi veniva negata dalla popolazione locale. E questo perchè loro seguivano le orme di Cristo Gesù, e a loro volta esortavano i santi a seguire il loro esempio.