Leopoldo Piccardi, avvocato delle ADI, massone

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Nel libro scritto da Francesco Toppi E mi sarete testimoni, troviamo scritto che quando le ADI fecero ricorso al Consiglio di Stato per ottenere il riconoscimento giuridico, si rivolsero oltre che al giurista Arturo Carlo Jemolo, anche all’avvocato Leopoldo Piccardi (1899-1974). Ecco cosa si legge: ‘Nel 1948 [Umberto Gorietti] presentò domanda di riconoscimento della personalità giuridica delle Assemblee di Dio in Italia. Dinnanzi al rifiuto della pubblica amministrazione di accettare la domanda di riconoscimento il 1 giugno 1952 egli presentò regolare ricorso al Consiglio di Stato contro il Ministero dell’interno, Direzione Generale dei Culti, in persona del ministro On. Avv. Mario Scelba. Le ADI erano difese dagli eminenti giuristi Avv. Prof. Carlo Arturo Jemolo, Avv. Leopoldo Piccardi e dal legale dell’Ente, Avv. Giacomo Rosapepe’ (Francesco Toppi, E Mi Sarete Testimoni, ADI-Media, Roma 1999, pag. 81). Quando poi naturalmente il ricorso fu accettato ci furono pubblici ringraziamenti verso questi avvocati, dalle pagine di Risveglio Pentecostale: ‘La nostra riconoscenza vada anche allo stimatissimo prof. C.A. Jemolo, all’illustre Avv. L. Piccardi che hanno difeso i nostri diritti alla pubblica sessione con competenza professionale e con fede’ (citato da Francesco Toppi in op. cit., pag. 103). Ora, vediamo chi fu Leopoldo Piccardi. Fu un politico italiano, un consigliere di Stato (nominato tale nel 1934), ed esponente del Partito Radicale e come tale si battè per l’introduzione del divorzio in Italia. Fu ministro dell’Industria e del Commercio nel I Governo Badoglio (per alcuni mesi nel 1943). A metà degli anni ’50 divenne segretario del Partito Radicale assieme a Francesco Libonati e Adriano Olivetti. Il 6 novembre 1960 fu eletto consigliere comunale a Roma. Nel 1961 lo storico Renzo De Felice, nel corso delle sue ricerche sul razzismo in Italia, scoprì che Piccardi, in qualità di consigliere di stato, aveva partecipato nel 1938 e 1939 a due convegni giuridici italo-tedeschi sul tema ‘Razza e diritto’, destinati a gettare le basi delle leggi razziali. Le leggi razziali fasciste furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) che vennero varati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, rivolti prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica. Ciò creò gravi dissensi all’interno del partito, e una parte del partito condannò Piccardi e ne chiese le dimissioni dal Partito, che vennero date nel 1962.

In base a quanto dice Gianfranco Spadaccia [1] in un articolo dal titolo ‘Ernesto Rossi, un radicale’ presente sul sito di ‘Radicali Italiani’, Leopoldo Piccardi era massone. Infatti a proposito del ‘caso Piccardi’, afferma:

‘Qualche mese dopo il secondo congresso, nel 1962, esplosero in maniera traumatica la rottura del forte sodalizio che aveva unito per oltre dieci anni Ernesto Rossi a Mario Pannunzio e la scissione del gruppo degli amici del Mondo (oltre a Pannunzio, Niccolò Carandini, Mario Paggi, Leone Cattani, Franco Libonati) dal Partito Radicale ma molti altri (fra questi Eugenio Scalfari, Leo Valiani, Giovanni Ferrara) presto li seguirono ritenendo che, senza Il Mondo e senza Pannunzio, la prosecuzione del Partito Radicale non avesse senso. A provocarle fu il “caso Piccardi”. Nelle sue ricerche sul razzismo in Italia Renzo De Felice scoprì gli atti di due convegno giuridici italo-tedeschi svoltisi uno in Italia e uno in Germania e destinati a preparare le basi delle leggi razziali. Al convegni avevano partecipato numerosi giuristi italiani e Leopoldo Piccardi, nella sua qualità di consigliere di stato, ne era stato tra i principali relatori. Lo scandalo fu grande perchè Piccardi era una personalità democratica di grande rilievo: massone, ministro nel primo governo Badoglio [N.D.E. il generale Pietro Badoglio era massone], aveva partecipato alla Guerra di Liberazione come ufficiale del Corpo dei volontari della Libertà e fatto parte di uno dei partiti del CLN, la Democrazia del Lavoro di Meuccio Ruini. Arrivato ai vertici della carriera amministrativa come presidente di sezione del Consiglio di Stato, era divenuto un avvocato di successo ed aveva condiviso con Pannunzio la leadership effettiva del Partito Radicale, dal 1955 al 1962. Aveva assunto una grande notorietà nel 1960 nel mondo politico e nella stessa sinistra italiana come animatore e presidente dei comitati unitari che guidarono nel paese il movimento contro il governo Tambroni. Il “caso Piccardi” poteva essere l’occasione di un dibattito molto serio sulle responsabilità degli intellettuali italiani e dell’intera classe dirigente che convisse con il fascismo di fronte a un atto così grave come l’allineamento di Mussolini alle politica antisemita di Hitler.In realtà fu solo l’occasione di una battaglia politica in cui la sinistra difese Piccardi come uno dei suoi esponenti mentre gli avversari del centrosinistra attaccavano in lui non tanto il relatore al convegno giuridico sulle leggi razziali quanto il fautore delle nuove alleanze politiche con i socialisti. Anche nel Partito Radicale dopo la giustificata e scandalizzata sorpresa per le rivelazioni di De Felice, nella condanna di Leopoldo Piccardi da parte di Pannunzio e del gruppo del Mondo non fu estranea la preoccupazione per la crescita nel partito da una parte delle posizioni che facevano capo alla sinistra radicale e dall’altra delle posizioni filo-socialiste. Nelle ultime amministrative prima della scissione i radicali si erano presentati quasi ovunque nelle liste del PSI, ed era un lento scivolamento non visto di buon occhio da Pannunzio e a cui anche la sinistra radicale sia pure per diverse ragioni si opponeva. In queste lotte interne sul “caso Piccardi”, Ernesto Rossi che si era trovato a collaborare con lui quotidianamente per anni soprattutto nella preparazione dei convegni degli Amici del Mondo, prese subito posizione a favore dell’amico: un uomo non poteva essere giudicato solo per un episodio per quanto grave della sua vita e il Piccardi che lui aveva conosciuto non era certamente il Piccardi che aveva partecipato a quei convegni italo-tedeschi e che vi aveva tenuto delle relazioni. La rottura fu inevitabile e Piccardi si avvalse della solidarietà dell’antifascista Ernesto Rossi a cui si aggiunse quella di Ferruccio Parri’ (http://old.radicali.it/ – il grassetto è mio).

[1] Gianfranco Spadaccia, è stato tra i fondatori del Partito Radicale nel 1955, ed è stato segretario del Partito Radicale nel 1967, nel 1968, nel 1974, e 75,76, nonchè Senatore radicale dal 1979 al 1983. Deputato dall’83 all’86. Senatore dall’87 al 90. Quindi è qualcuno che conosce bene la realtà del Partito Radicale, di cui peraltro Leopoldo Piccardi ha fatto parte per alcuni anni.

 

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Un’ultima cosa, ma non meno importante, Leopoldo Piccardi al tempo in cui le ADI presentarono ricorso al Consiglio di Stato era anche Presidente Onorario del Consiglio di Stato. Così infatti viene definito su The Pentecostal Evangel del 31 Agosto 1952 (pag. 12 – vedi foto). Cosa questa confermata nel libro Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia in cui viene detto che nel mese di Febbraio del 1946 ‘gli fu conferito il titolo onorifico di presidente di sezione del Consiglio di Stato’ e poi viene definito ‘Presidente onorario della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato’ (Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia, a cura di Guido Melis, Giuffrè Editore, Milano 2006, Tomo 2, pag. 1597, 1608).

 

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La pagina del Pentecostal Evangel dove viene detto che Leopoldo Piccardi era il Presidente Onorario del Consiglio di Stato. Nell’articolo si parla di un incontro – a cui parteciparono Umberto Gorietti e Anthony Piraino per le Assemblee di Dio in Italia – tenutosi il 30 Marzo 1952 (quindi pochi mesi prima della presentazione del ricorso ADI al Consiglio di Stato) a Roma organizzato dal gruppo culturale ‘La Consulta’ il cui obbiettivo primario era la difesa dei diritti delle minoranze, e tra gli oratori oltre al Piccardi ci fu anche Arturo Carlo Jemolo l’altro avvocato delle ADI di cui abbiam parlato prima. Il ricorso delle ADI sarà poi accettato nel Maggio 1954.