Fu Frank Gigliotti a reclutare Licio Gelli

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Licio Gelli (nato nel 1919) era il capo (‘Maestro Venerabile’) della loggia massonica segreta P2, loggia della quale il presidente della Repubblica Sandro Pertini disse: ”Nessuno può negare che la P2 sia un’associazione a delinquere’ (Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 7). L’esistenza di questa loggia segreta fu scoperta nel marzo 1981 dagli agenti della Guardia di Finanza durante delle perquisizioni nella villa del massone Licio Gelli a Arezzo e negli uffici della sua società GIOLE a Castiglion Fibocchi (Arezzo), ordinate dai giudici istruttori nell’ambito dell’inchiesta sul ‘falso rapimento’ inscenato dal criminale Michele Sindona nel 1979. In un suo ufficio infatti viene scoperto tra i tanti documenti anche un elenco di appartenenti alla Loggia P2, che dopo circa due mesi viene pubblicato sugli organi di stampa. Dice il senatore Sergio Flamigni, che ha fatto parte della Commissione Parlamentare sulla loggia P2: ‘Con la pubblicazione della lista degli iscritti alla P2 scoppia il più grave scandalo della storia repubblicana. Negli elenchi della Loggia massonica segreta ci sono ex ministri come i democristiani Gaetano Stammati e Mario Pedini, e alcuni sottosegretari; 44 parlamentari (19 della Dc, 9 del Psi, 6 del Psdi, 3 del Pri, 4 del Msi, 3 del Pli), tra i quali il segretario del Psdi Pietro Longo e il vice segretario Renato Massari; alti funzionari dei ministeri, e diversi segretari di importanti uomini politici. Ci sono i vertici dei servizi segreti al gran completo, alti magistrati, e ufficiali di elevato grado delle Forze armate (12 generali dell’Arma dei Carabinieri, 5 della Guardia di finanza, 22 dell’Esercito, 4 dell’Aeronautica, 8 ammiragli). Ci sono banchieri di importanti istituti di credito pubblici e privati: 39 piduisti collocati nei gangli strategici del sistema creditizio nazionale. Ci sono industriali e imprenditori, editori e giornalisti, e dirigenti della Rai-tv. E c’è la presenza di molti dei protagonisti della strategia della tensione, personaggi coinvolti nelle inchieste giudiziarie relative al ‘Piano solo’, alla strage di Piazza Fontana, al golpe Borghese, alla ‘Rosa dei venti’, al Sid parallelo, al piano golpista di Edgardo Sogno, alla strage dell’Italicus, alla strage della stazione di Bologna e ad altri delitti politici. Dagli elenchi della P2, risulta evidente che la Loggia massonica segreta di Gelli si è costituita e articolata mediante l’occulta infiltrazione in tutti i gangli vitali dello Stato – i partiti politici, l’alta burocrazia statale, i servizi di sicurezza, le Forze armate, la magistratura, la finanza, l’imprenditoria, i mass media – configurandosi come uno Stato nello Stato caratterizzato dal vincolo della segretezza, in violazione dell’art. 18 della Costituzione che vieta espressamente le associazioni segrete. Il 13 giugno 1981 l’apposito Comitato amministrativo d’inchiesta formato da eminenti costituzionalisti presenta al nuovo governo Spadolini la propria relazione. La conclusione è chiara: «Il vertice della cosiddetta P2 ha vissuto e si è proposto di operare in Italia come luogo di influenza e di potere occulto insinuandosi nei gangli dei poteri pubblici e della vita civile … Questo Comitato [….] ritiene di potere affermare che ai sensi dell’articolo 18 della Costituzione – norma pienamente operante – la cosiddetta Loggia P2 sia da considerare una associazione segreta». Il 24 luglio 1981 il governo Spadolini propone lo scioglimento della Loggia segreta P2: la legge verrà approvata dal Senato il successivo 5 agosto, e dalla Camera il 9 dicembre. Il 23 settembre 1981 il Parlamento istituisce la Commissione di inchiesta sulla Loggia massonica P2, che comincia i suoi lavori il successivo 9 dicembre. Dopo avere tenuto 147 sedute, ascoltato 198 testimoni, disposte 14 operazioni di polizia giudiziaria e raccolto un’imponente quantità di documenti, la Commissione parlamentare, presieduta da Tina Anselmi, il 12 luglio 1984 terminerà i suoi lavori, e approverà una relazione illuminante. La Commissione definirà le liste dei 962 iscritti alla P2 «autentiche» e «attendibili» ma incomplete. Stabilirà che «non solo la Loggia P2 era organizzazione oggettivamente strutturata come segreta, ma che essa come tale era soggettivamente riconosciuta e accettata dagli iscritti». Posta l’analogia tra la segretezza della Loggia P2 e «le regole del silenzio, omertà e sicurezza» cui si attengono «gli appartenenti a organizzazioni terroristiche o mafiose o camorristiche», la relazione osserverà: «Da tali organizzazioni che si muovono nell’illegalità in forma organizzata, la Loggia P2 mutua quella frammentazione dei rapporti sociali e quella non conciliabilità nei gradi intermedi, che la stessa non liceità di tali fini rende indispensabili connotati strutturali»; infatti, è per nascondere il «fine ultimo eversivo», il tipo «di organizzazione per settori verticali, operanti il più delle volte col sistema dei compartimenti stagni proprio della Loggia P2». La relazione della Commissione parlamentare sottolineerà la «effettiva consistenza dei rapporti equivoci di Gelli e della sua Loggia con ambienti e situazioni fuori dalla legalità». Secondo la Commissione, è dall’esame dei fatti, è dal concreto operare della Loggia e del suo capo Gelli, è dal suo porsi quale «luogo privilegiato di incontro e di intersecazione» di vicende finanziarie «che hanno provocato serie difficoltà di ordine politico non meno che economico allo Stato italiano», è dall’esame del suo programmatico Piano di rinascita cui si è accompagnata «una ragionata e massiccia infiltrazione dei centri decisionali di maggior rilievo sia civili che militari e a una costante pressione sulle forze politiche» – è da tutto questo che emerge il disegno politico di controllo occulto del potere. Un progetto politico teso a colpire «con indiscriminata e perversa efficacia, non parti del sistema, ma il sistema stesso nella sua più intima ragione di esistere: la sovranità dei cittadini, ultima e definitiva sede del potere che governa la repubblica’ (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 21-23).

In merito a Licio Gelli, il capo della P2, ‘è stato condannato per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna e per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano (oltre che per calunnia nei confronti di tre magistrati milanesi e procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato)’ (http://www.treccani.it/enciclopedia/licio-gelli/).

E il ‘reverendo’ massone e agente CIA Frank Gigliotti lo ritroviamo pure nelle vicende che riguardano Licio Gelli. Infatti secondo la giornalista Regine Igel, Frank Gigliotti venne in Italia negli anni ’50 e reclutò personalmente Licio Gelli, dandogli assistenza finanziaria e il compito di mettere in piedi una rete Italiana per combattere il comunismo. (cfr. Eric Wilson & Tim Lindsey, Government of the shadows: Parapolitics and Criminal Sovereignty, Pluto Press 2009, pag. 266). Lo storico Daniele Ganser lo conferma, affermando che fu Gigliotti che ‘reclutò personalmente Gelli e gli affidò la missione di stabilire un governo parallelo anticomunista in Italia con l’aiuto dell’antenna romana della CIA’ (Ganser Daniele, NATO’s Secret Armies: Operation GLADIO and Terrorism in Western Europe, 2004, pag. 73). D’altronde il fascista Gelli, dopo la caduta del fascismo, aveva collaborato con l’OSS ‘per poter rintracciare pericolosi esponenti del nazi-fascismo, in pratica i suoi ex camerati’ (Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 26), ed era conosciuto nell’ambiente dei servizi segreti americani per essere un efficace delatore, quindi non sorprende venire a sapere che Gigliotti scelse proprio un elemento come Licio Gelli per questa ‘missione’. Che Frank Gigliotti ebbe un ruolo determinante nell’ascesa di Licio Gelli lo conferma il professore Fabio Martelli quando dice: ‘I contatti tra Licio Gelli e gli uomini dell’OSS iniziano in Toscana nell’ultimo periodo della RSI: tenendo rapporti ambigui di collaborazione con i servizi alleati, i badogliani e gli stessi tedeschi, il Gelli riesce a instaurare rapporti di amicizia con personaggi come lo stesso Gigliotti che si riveleranno determinanti nella sua successiva ascesa’ (Fabio Martelli ‘La Massoneria italiana nel periodo repubblicano’, in Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 741).

E così quando Gelli negli anni ’60 entrò nella loggia P2 (entrò nella P2 per volontà di Giordano Gamberini nel 1966, e nel 1970 ricevette pieni poteri per la conduzione della P2), una loggia coperta che esisteva già dal 1877 con il nome di Loggia Propaganda e che nei primi anni ’50 aveva assunto il nome P2, egli fece di questa loggia una sorta di network anticomunista, per volontà dei servizi segreti Americani, e così – come dice Giuliano di Bernardo – ‘si è ritrovato a essere il più potente uomo che sia mai esistito in Italia, erano tutti al suo servizio’ (Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 27).

Il senatore Sergio Flamigni infatti in merito a quel periodo storico osserva quanto segue: ‘A dispetto degli elementi di divisione tra le forze della Sinistra introdotti con l’avvento della politica di centro-sinistra a partire dal 1962, e nonostante il perdurare della discriminante anticomunista, i risultati delle elezioni politiche del 1968 vedono il Pci al 26,9 per cento dei suffragi e il Psiup al 4,5 per cento: la sinistra di opposizione rappresenta una forza pari al Fronte popolare del 1948 comprensivo del Psi. Emerge dunque, in tutta evidenza, come le manovre interne alla struttura tradizionale della Massoneria siano inadeguate a fronteggiare l’avanzata elettorale del Pci e della sinistra d’opposizione, e come sia necessario modificare la strategia anticomunista perseguita fino a quel momento. Si pone così l’esigenza di una più efficace e particolare struttura occulta, una Loggia capace di istituire una rete di collegamenti nazionali e internazionali, di coordinare l’attività di tutti coloro che rivestendo ruoli di comando e di potere sono caratterizzati da una comune matrice anticomunista, per poter incidere in modo decisivo nella realtà politico-istituzionale italiana; una struttura coperta dalla segretezza, una classica ‘operazione da servizi segreti’ (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 33). L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che era democristiano, in una intervista ha detto a tale proposito: ‘… quando gli americani videro che i comunisti si stavano avvicinando troppo all’area del potere fecero della P2 un’associazione iperatlantista. Diciamo la verità, si immagini cosa poteva fregargliene a certi banchieri o a certi capi di Stato maggiore di forza armata di Licio Gelli. .. Aderire alla P2 per molti è stato solo un modo per avere buoni rapporti con gli Stati Uniti, i quali incaricarono appunto Gelli, che io conosco bene, di organizzare la cosa …. col fine di essere sempre informati su quel che accadeva in Italia, di ritardare il più possibile l’andata al potere dei comunisti e di avere a disposizione un ultimo baluardo di democrazia qualora la situazione fosse effettivamente precipitata’ (http://www.traccialibera.it/). Cossiga ha confermato questa cosa anche davanti alla Seconda Corte di assise di Roma, dicendo che ‘storicamente la P2 comincia a prendere rilevanza nel momento del nostro maggior avvicinamento con il Partito comunista’ (citato in Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 261), tesi questa confermata dal piduista Edgardo Sogno che ha detto di avere aderito alla Loggia segreta in quanto presentatagli come una forza politica anticomunista (citato in Sergio Flamigni, op. cit., pag. 261). I legami tra la CIA e la P2 sono stati confermati da due ex agenti della CIA – Richard Brenneke e Ibrahim Razin – nel corso di un’intervista andata in onda sul TG1 nell’estate del 1990. Brenneke, nel servizio trasmesso il 2 luglio 1990, ha detto che ‘Gelli e la P2 hanno lavorato per la CIA, e per questa collaborazione hanno avuto in cambio un bel mucchio di denaro […]. I soldi della CIA andavano alla P2 per diversi fini, uno dei quali era il terrorismo. Un altro scopo era quello di ottenere il suo aiuto nel contrabbando di droga negli USA da altri Paesi. Ci siamo serviti (della Loggia P2) per creare situazioni favorevoli all’esplodere del terrorismo in Italia e in altri Paesi europei agli inizi degli anni ’70 [….]. Gelli non era il capo della P2, riceveva ordini da gente che era in Svizzera e negli Stati Uniti. (La Loggia P2) non è mai stata limitata solo all’Italia […].’ Brenneke ha aggiunto poi che la P2, anche dopo il suo scioglimento per legge, aveva proseguito la sua attività in Italia, e che fra CIA, P2 e mafia ‘c’è sempre stato un collegamento’ (cfr. Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 139).

Ancora una volta, dunque dobbiamo rimarcare come questo cosiddetto reverendo di nome Frank Gigliotti, che qui in Italia si presentò nelle Chiese Pentecostali come ministro del Vangelo, e che ebbe rapporti con Gorietti e altri, non era assolutamente un ministro del Vangelo, ma un uomo riprovato quanto alla fede, con il quale però si misero le ADI per motivi interessati, perchè a loro conveniva la sua opera in favore della libertà religiosa. Gigliotti infatti – in quanto potente massone e agente della CIA – era un uomo che poteva disporre di conoscenze ad altissimo livello, ed era in grado anche di ‘convincere’ i potenti a fare determinate cose. A tale riguardo, nel libro La Malapianta scritto dal magistrato Nicola Gratteri, leggiamo che sarebbe stato Frank Gigliotti ‘a convincere il governo Scelba [n.d.e. che rimase in carica dal 10 febbraio 1954 al 2 luglio 1955] a spezzare l’intreccio che si era creato tra ‘ndranghetisti e socialcomunisti, così come aveva fatto in Sicilia, utilizzando la mafia per contrastare il potere dei socialcomunisti che alle elezioni amministrative del 1947 avevano ottenuto il 29,13% dei voti contro il 20,52% della Democrazia cristiana’ (Nicola Gratteri, La malapianta, Mondadori, Ristampa 2010, pag. 36-37). E a proposito di ‘opere di convincimento’ fatte da Gigliotti sui potenti, c’è un articolo apparso sul Montana Standard del 1° settembre del 1929, che racconta di come Gigliotti persuase il duce Benito Mussolini a fare una certa cosa. Viene detto infatti che mentre Gigliotti si trovava a Roma presso il Collegio Internazionale Metodista di Monte Mario (ricordiamo che vi stette dal 1924 al 1928), in cui era diventato professore di storia ed economia, alla mezzanotte di un imprecisato giorno l’allora ministro Luigi Federzoni del governo di Mussolini emanò un ordine secondo il quale il Collegio di Roma doveva cessare la sua attività. Ma ecco che un’ora dopo, Gigliotti va a svegliare in piena notte Mussolini e ‘dopo alcune ore di conversazioni confidenziali lo convinse che alla scuola doveva essere permesso di operare’ (Montana Standard, 1 Settembre 1929, pag. 12). Gigliotti era proprio il tipico uomo che le ADI cercano in caso di bisogno, e del quale poi tacendo il nome dicono che Dio glielo ha posto sulla strada!! Chi ha orecchi da udire, oda.

A proposito di Licio Gelli, ‘scelto’ da Frank Gigliotti, è interessante notare questa coincidenza: Alessandro Iovino, storico e saggista, appartenente alle Assemblee di Dio in Italia (è peraltro vicino all’attuale segretario delle ADI), gli ha dedicato un breve saggio intitolato ‘Licio Gelli: l’uomo dei misteri tra attualità e storia’ (http://www.alessandroiovino.it/doc/gelli2.pdf), da cui Licio Gelli ne esce molto bene. Sul blog di Iovino c’è pure una foto di Iovino con Gelli (http://www.alessandroiovino.it/img/fotogallery/117/9.jpg)!