L’ambasciatore Alberto Tarchiani, a cui Frank Gigliotti mandò la memoria, era anche lui un massone

La Massoneria smascherata – Indice > L’ombra della massoneria sulle Assemblee di Dio in Italia (ADI) > Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano > Frank Bruno Gigliotti, Charles Fama, Patrick J. Zaccara, e Francis J. Panetta, del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia >  L’ambasciatore Alberto Tarchiani, a cui Frank Gigliotti mandò la memoria, era anche lui un massone

Ma la lista di massoni implicati in questa faccenda non è finita, perchè tra di essi bisogna pure annoverare Alberto Tarchiani (1885-1964), l’ambasciatore italiano negli USA, a cui Frank Gigliotti mandò la memoria (con lettera personale) e alla quale – lo abbiamo saputo tramite il deputato socialista Luigi Preti (vedi più avanti) – l’ambasciatore rispose favorevolmente.

Alberto Tarchiani, nato a Roma nel 1885, iniziò l’attività giornalistica nel 1903 collaborando al ‘Nuovo Giornale’ di Firenze, dove visse a contatto con ambienti noti ai suoi amici massoni aderenti alla loggia ‘Concordia’. Espatriato in Francia nel 1925, era stato nel 1930 tra i fondatori del gruppo ‘Giustizia e Libertà, e poi nel 1937 assieme al suo fratello massone Randolfo Pacciardi diede vita al movimento repubblicano e antifascista ‘La Jeune Italie’ (La Giovine d’Italia). Quando poi nel 1940 la Francia fu invasa dai Tedeschi, egli emigrò negli USA dove fu segretario della ‘Mazzini Society’. Rientrato in Italia nel 1943, aderì al Partito d’Azione, e poi diventò ministro dei lavori pubblici nel secondo governo Badoglio e ambasciatore italiano negli USA durante i governi Bonomi, Parri e De Gasperi. Alberto Tarchiani, in qualità di ambasciatore fu un elemento fondamentale della tessitura delle relazioni italo-americane, per intessere le quali si valse di Fiorello La Guardia, Charles Poletti, e Charles Fama, che erano tutti massoni (cfr. Giuseppe Casarrubea, Fra’ diavolo e il governo nero, Franco Angeli Editore, 1998, pag. 47).

Secondo lo storico Aldo Mola, Tarchiani era massone in quanto dice: ‘I massoni italiani in terra di Francia si contrastavano anche per ragioni che poco avevano a che fare con il diritto massonico. Mentre da una parte operavano i ‘politici’ in connessione con la dialettica partitica francese, Modigliani, Buozzi, Campolonghi, Tarchiani ‘il quale rimane il capo riconosciuto del nuovo raggruppamento’ (da un rapporto su Labriola, Parigi, 11 luglio 1931), Ubaldo Triaca e altri facevano riferimento al repubblicano Carlo Bazzi insieme con qualche ‘dissidente’ (Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 614-615. Cfr. Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, Casa Editrice Roberto Napoleone, Roma 1981, pag. 23). Che si tratta di Alberto Tarchiani, si evince anche dal fatto che nell’Indice dei nomi posto alla fine del libro alla voce ‘Alberto Tarchiani’ c’è la pagina 615 dove compare ‘Tarchiani’.

 

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Peraltro, nel libro In nome della «Loggia» Alberto Tarchiani viene definito ‘influente protettore del tandem Gigliotti-Fama’ (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 23).

Dunque l’American Committee for Religious Freedom in Italy con sede in New York, di cui era presidente Charles Fama, e su cui le nascenti Assemblee di Dio in Italia fecero pressione – come dice Roberto Bracco -, e che intraprese passi rilevanti a favore delle ADI, non era altro che un’associazione paramassonica. E questi due personaggi – vale a dire Gigliotti e Fama – che ne facevano parte e che hanno perorato la causa delle nascenti Assemblee di Dio in Italia, e con cui ovviamente sono entrati in contatto diversi pastori di allora, erano degli importanti massoni. Per non parlare poi del fatto che anche l’ambasciatore italiano negli USA, vale a dire Alberto Tarchiani, a cui Gigliotti presentò la memoria che ricevette il suo parere favorevole, era un massone anche lui. Giudicate voi, fratelli, da persone intelligenti.

Possiamo dunque dire che per cercare di fare ottenere alle Assemblee di Dio in Italia la tanto auspicata libertà di culto, si è messa in moto la massoneria americana, di concerto sicuramente con quella italiana che aveva i suoi esponenti non solo tra le autorità italiane ma anche tra le mura del Vaticano, cosa questa da non sottovalutare affatto. Ovviamente vi lascio immaginare i contatti o gli incontri tenuti dal massone Frank Gigliotti con i suoi fratelli massoni americani e italiani, e con pastori pentecostali, per portare avanti la sua ‘missione’ a favore dei Pentecostali in Italia. Che dire? Una vergogna e uno scandalo. Una cosa di una gravità enorme. E poi ci si domanda perchè proprio a partire da quel tempo è cominciato il declino morale, dottrinale e spirituale delle ADI: è evidente il motivo, perchè costoro per uscire dalla persecuzione si affidarono ai massoni – e vi ricordo che i Massoni hanno giurato di lavorare per l’utile della Massoneria – anzichè confidare in Dio. In altre parole, perchè le ADI si appoggiarono alla Massoneria, appoggio che porta inevitabilmente la maledizione di Dio.

Hanno avuto degli effetti positivi gli interventi massonici a favore delle Chiese Pentecostali? Sì, e già nel breve tempo infatti su The Pentecostal Evangel del 13 Settembre 1947 si legge che ‘la situazione tra le Chiese Pentecostali Italiane ora è più facile. Varie proteste, fatte contro le persecuzioni che esse hanno subito recentemente, sono state ascoltate dalle autorità’ (pag. 10 – vedi foto a sinistra). E sul Chicago Daily Tribune del 21 Marzo 1949 (foto a destra), Gorietti fece sapere che ‘la pressione esercitata da uomini di Chiesa americani ha portato il Governo qui ad assumere un’attitudine più tollerante verso i Pentecostali …’.

 

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Ma più avanti parleremo ulteriormente dei movimenti dei massoni in favore delle ADI e dei loro effetti: soprattutto di quello che fece Frank Gigliotti per le ADI, perchè è lui il personaggio diciamo chiave della storia delle ADI nel dopoguerra, personaggio che però nei libri o articoli ufficiali delle ADI che trattano la storia delle ADI non viene neppure menzionato; sembra incredibile ma è così.

 

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La parte dell’articolo di Roberto Bracco apparso su Risveglio Pentecostale dell’Agosto 1947 dove si parla di Fama, Gigliotti, Panetta e Zaccara (pag. 12)