Arturo Carlo Jemolo, avvocato delle ADI, massone

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Arturo Carlo Jemolo (1891-1981) è stato un illustre giurista e storico italiano che negli ultimi anni della sua vita fu anche consigliere politico molto ascoltato in Vaticano. Ecco in che maniera è entrato nella storia delle Assemblee di Dio in Italia. Il 12 Ottobre 1948, le ADI presentarono al Ministero dell’Interno la formale richiesta di riconoscimento giuridico dell’associazione come Ente di culto. Il 17 Gennaio del 1952, le ADI – vedendo che non arrivava nessuna risposta da parte del Ministero dell’Interno – notificarono al Ministero che trascorso un ulteriore termine di 90 giorni, il silenzio sarebbe stato interpretato come una risposta negativa. Il termine decorse e allora le ADI impugnarono il provvedimento e il 1 Giugno 1952 presentarono un ricorso al Consiglio di Stato contro il Ministero dell’Interno. Carmine Lamanna, pastore della chiesa ADI di Matera, afferma a tale riguardo: ‘Il Signore preparò la via, perché in difesa del movimento pentecostale si rivolsero al famoso giurista cattolico romano liberale dell’epoca, Arturo Carlo Iemolo che era un luminare in diritto ecclesiastico, assunse la nostra difesa, di fronte al Consiglio di stato’. Ecco alcuni stralci di questo ricorso:

‘…..Il silenzio può costituire una valida manifestazione della volontà della pubblica Amministrazione con la quale essa rifiuta di esercitare un potere che le è affidato, quando per l’esercizio di tale potere essa sia investita da una piena discrezionalità di valutazione, positiva o negativa. Ma quando invece la pubblica Amministrazione può per legge rifiutare di fare uso di un suo potere soltanto se ricorrono determinate condizioni negative che si oppongono all’esercizio del potere stesso, essa non ha la giuridica possibilità di emanare un provvedimento negativo se non dopo di avere accertato l’esistenza di quelle condizioni e se non rendendo conto dell’accertamento da essa compiuto. In questi casi il provvedimento della pubblica Amministrazione con il quale essa rifiuta di esercitare il proprio potere deve considerarsi illegittimo fino a che non sia dimostrato che sussistevano i presupposti in mancanza dei quali l’Amministrazione stessa è per legge tenuta a fare uso di quel potere. Questa è precisamente la situazione che si verifica nella specie, perché, per le ragioni sopra svolte, gli istituti dei culti ammessi hanno diritto ad ottenere il riconoscimento della personalità giuridica, sempre che non si verifichino determinate condizioni che ostino a tale riconoscimento. Onde il Ministero dell’Interno non poteva rigettare la domanda delle ‘Assemblee di Dio in Italia’, con il semplice silenzio mantenuto sulla domanda presentata al Ministero stesso, senza avere accertato che esistessero le condizioni che sole potevano giustificare il rigetto della domanda e senza dare espressamente atto delle risultanze di tali accertamenti …. Le giustificazioni date dalla pubblica Amministrazione degli innumerevoli arbitri da essa commessi, costituiscono soltanto lo schermo dietro il quale si nasconde la volontà dell’Amministrazione stessa di non osservare i precetti della legge e i principii fondamentali della nostra Costituzione e, se questa interpretazione dell’atteggiamento assunto dalla pubblica Amministrazione di fronte alla domanda della associazione ricorrente apparisse giustificata, – come dovrebbe apparire in base a quanto si è sopra esposto e dalla documentazione che sarà prodotta – non occorrerebbe aggiungere una sola parola per dimostrare il fondamento di questo motivo di ricorso, sotto il profilo della violazione di legge, nonché dell’eccesso di potere, nella forma dello sviamento. Viola la legge la pubblica amministrazione che non rispetta la libertà di religione dei cittadini e di chiunque, trovandosi nel territorio della Repubblica, ha diritto di godere di quel sommo bene che è la libertà. Incorre in eccesso di potere la pubblica amministrazione che, nell’esercizio delle proprie attribuzioni, si lascia dominare dallo spirito di intolleranza religiosa, sia esso determinato da un’errata concezione dei diritti della maggioranza o da una cieca incomprensione delle altrui credenze o, peggio, da ragioni di calcolo politico. …..’ (Ricorso delle «Assemblee di Dio in Italia» contro il Ministero dell’Interno – Direzione Generale dei Culti, pag. 11-12, 15-16).

Il ricorso fu accettato il 25 Maggio 1954. Quel giorno, secondo le ADI, fu un giorno di vittoria in cui trionfò la giustizia di Dio. Umberto Gorietti scrisse su Risveglio Pentecostale: ‘La giustizia di Dio ha trionfato. Date all’Eterno gloria e forza, date all’Eterno la gloria dovuta al Suo nome, cantate la gloria del Suo nome, perché ha risposto al nostro grido mentre eravamo in distretta e l’Iddio della nostra giustizia ci ha messo a largo esaudendo la nostra preghiera …. Il nostro ricorso al Consiglio di Stato è stato accolto. L’Amministrazione dello Stato, dopo tanti anni di ostracismo, aveva negato il riconoscimento del nostro Movimento, malgrado avessimo corredato la nostra pratica di tutte le necessarie documentazioni. Iddio ci ha reso giustizia e il generale organo consultivo dell’amministrazione centrale dello Stato ha riconosciuto i nostri diritti. Sia resa lode al Signore che ha piegato o guidato i cuori nella dirittura’ (Risveglio Pentecostale, n° 6, Giugno 1954, pag. 1). Va tuttavia fatto notare, che il professore Arturo Carlo Iemolo era un massone, infatti poche settimane prima che il ricorso fosse accettato, partecipò ad un Convegno nazionale massonico dove presiedette. Questo lo riporta l’autorevole storico della Massoneria Aldo Mola, che nel suo libro Storia della Massoneria Italiana, afferma: ‘Nello stesso anno ebbe luogo in Roma il primo Convegno nazionale massonico dei professori e docenti universitari (1-2 maggio), aperto da Giunio Bruto Crippa e Ugo Della Seta e presieduto da un Fr ∴ Prof. C., seguito l’indomani dal Fr ∴ Prof. J.: iniziali identiche a quelle di Guido Calogero e di Arturo Carlo Jemolo, che ebbero parte eminente nella rivista La Cultura, direttamente finanziata dal Grande Oriente d’Italia’ (pag. 711). ‘Fr∴’ messo prima di ‘Prof. J.’ porta a dire che Jemolo era massone, perchè si tratta dell’ «uso massonico di abbreviare la parola Fratello» (Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 38), e difatti l’ex massone francese Maurice Caillet afferma nel suo libro ‘Sono stato massone’: ‘I politici erano ben circondati da quelli che chiamavamo i nostri «Fratelli tre punti», e il disegno di legge sull’aborto venne elaborato rapidamente’.

 

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Oltre a ciò, il Grande Oriente si rivolse a Jemolo come avvocato per recuperare Palazzo Giustiniani. Dice a tale proposito lo storico Aldo Mola: ‘… vi fu anche la difesa degli interessi della Società Urbs (immobiliare del Grande Oriente) aspirante, nel secondo dopoguerra, a recuperare la proprietà di Palazzo Giustiniani: le tesi approntate da Arturo Carlo Jemolo ottennero moderata soddisfazione … ‘ (Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 332). In sostanza, era avvenuto che ‘il Demanio dello Stato, che durante il fascismo aveva espropriato senza indennizzo Palazzo Giustiniani, reclamò il possesso dell’edificio. Il Gran maestro Guido Laj si oppose alla restituzione dell’antica sede e la vertenza finì dinanzi al Tribunale Civile di Roma che, in primo grado, decretò ufficialmente il diritto del GOI al possesso del palazzo rinascimentale romano. In sede di appello, peraltro, la Corte condannò il Grande Oriente alla restituzione della sede occupata e al risarcimento allo Stato della somma di 140.000.000 di lire’ (fonte: Wikipedia). Ma la cosa non si fermò lì, perchè la battaglia andò avanti, perchè i dirigenti del GOI si rivolsero al loro fratello americano Franck Gigliotti, che era un pastore protestante massone che l’OSS aveva inviato in Italia a preparare lo sbarco in Sicilia per mezzo della mafia e della massoneria, che – come dice il giornalista Antonio Nicaso – in cambio dell’appoggio della Massoneria USA impose al GOI il riconoscimento di una loggia segreta siciliana: ‘Gigliotti aveva un tale peso da costringere la massoneria italiana – appena riemersa dopo le ostilità del fascismo – ad accogliere tra le proprie fila la loggia segreta del principe palermitano Alliata di Monreale in cambio della restituzione di Palazzo Giustiniani’ (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 525), restituzione che avvenne in quanto ‘gli americani iniziarono a operare pressioni affinchè la storica sede del Grande Oriente d’Italia, Palazzo Giustiniani, sequestrata dal regime fascista, fosse restituita alla massoneria. Il 7 luglio 1960, si svolse a Roma la cerimonia di riconsegna da parte del ministro delle Finanze Trabucchi, alla presenza dell’ambasciatore americano Zellerbach e di Gigliotti’ (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 525 – A metà anni ’80 però, dopo anni di battaglia, il Grande Oriente ha dovuto cambiare la sua sede andando alla Villa Medici del Vascello sul Gianicolo e lasciare il Palazzo al Senato – La Repubblica, 13 luglio 1985). A proposito poi del professore massone Ugo della Seta (1879-1958), che aveva aperto quel Convegno massonico, era ‘vicino all’ambiente evangelico’ in quanto aveva collaborato con il periodico evangelico Lumen de Lumine (cfr. Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 318, 327).

Massimo Teodori (giornalista, politico, scrittore e storico, che come ha affermato lui stesso in un intervento ha ‘stabilito un rapporto chiaro ed aperto con la massoneria italiana e un’amicizia franca con il suo Gran Maestro’ ) nel suo articolo ‘Ma perché il Partito democratico si scalda tanto sulla massoneria?’ apparso sul Corriere della Sera il 7 Giugno 2010, afferma: ‘Ma qual è stato il rapporto della massoneria con le sinistre? I massoni vennero espulsi nel 1914 dal Partito socialista (e riammessi nel 1946), considerati filofascisti da Gramsci, condannati dalla Terza Internazionale di Stalin e poi messi al bando dal fascismo perché portavano con sé l’eredità liberale e democratica del migliore Risorgimento. Durante il ventennio l’antifascismo democratico fu intrecciato con una parte della massoneria in esilio: pochi ricordano massoni come i repubblicani Facchinetti e Pacciardi (ministri della Difesa), Carlo Sforza (ministro Esteri), i liberali come il ministro del Tesoro Soleri, i socialisti, giellisti e radicali Ugo Lenzi e Umberto Cipollone [1] (gran maestri), Francesco Fausto Nitti (amico di Turati), gli intellettuali Calogero e Jemolo che fiancheggiarono con la rivista La Cultura’. Anche qui Jemolo viene messo tra i massoni.

 

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Da: archiviostorico.corriere.it/2010/giugno/07/perche_Partito_democratico_scalda_tanto_co_9_100607030.shtml

 

[1] Umberto Cipollone apparteneva al ‘mondo protestante’ (Fulvio Conti, La massoneria a Firenze. Dall’età dei Lumi al secondo Novecento, Bologna 2007, pag. 446) ed era un massone del 33° (cfr. Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 520-521).