La sontuosità del locale di culto per ‘onorare’ Dio

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Nella Massoneria c’è la ricerca della sontuosità del tempio massonico, in quanto è un luogo sacro per loro, che rappresenta peraltro il Tempio di Salomone.

Albert Pike ha affermato: ‘Le magnificenze del culto sono la vita della religione, e se Cristo desidera poveri ministri, La Sua Sovrana Divinità non desidera altari meschini. Alcuni Protestanti non hanno compreso che il culto è un insegnamento, e che noi non dobbiamo creare nell’immaginazione della moltitudine un Dio mediocre o miserabile. Quegli oratori che assomigliano ad uffici o taverne poveramente arredati, e quei rispettabili ministri vestiti come impiegati presso notai o avvocati, non fanno forse necessariamente considerare la religione come una mera formalità puritana, e Dio come un Giudice di Pace?’ (Albert Pike, Morals and Dogma, pag. 102 – 3° Maestro Libero Muratore – http://www.sacred-texts.com/mas/md/md04.htm. Nessuno si lasci ingannare dal fatto che Pike parli di Sovrana Divinità di Cristo perchè Pike spesso usava un parlare doppio e ambiguo – come fanno peraltro altri autorevoli massoni – per confondere le menti: la Massoneria nega infatti che Gesù Cristo è Dio benedetto in eterno).

Nelle ADI c’è il medesimo sentimento che c’è nella Massoneria, infatti c’è una ricerca del locale di culto sontuoso, per creare nelle anime l’idea di un Dio grande e ricco che largisce benedizioni al suo popolo, e quindi attirare in questa maniera le persone al locale di culto; come anche da parte dei pastori un modo di vestire ‘magnifico’ che dia all’occhio, e d’altronde in un locale di culto lussuoso poi il pastore non può andarci vestito umilmente. E questa ricerca dell’abito magnifico si estende ovviamente anche ai membri, i quali devono anche loro adeguare il loro guardaroba alla magnificenza del luogo di culto! Tutto questo, ovviamente viene presentato come una maniera per onorare Dio!

La Scrittura invece ci comanda di farci attirare dalle cose umili e di non avere l’animo alle cose alte (Romani 12:16), perchè la superbia non è dal Padre ma dal mondo (1 Giovanni 2:16).