Capitolo VI – Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II e il loro atteggiamento verso la Massoneria: dalla scomunica alle «Grandi Concordanze»

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Il tema della nostra indagine si ferma qui; alla lista di Mino Pecorelli considerata punto di arrivo di tutta una serie di liste pubblicate da altri periodici, e probabilmente riproduzione fedele di quella che già circolava in Vaticano da almeno due anni. D’altro canto, non è certo cosa di tutti i giorni che una benemerita «talpa» riesca a infiltrarsi negli archivi del Grand’Oriente e a sottrarne i documenti più riservati. Vanno comunque tenuti presenti i limiti della lista, derivanti dal fatto che, se esatta è la fonte indicata di 30 Giorni, i nominativi pubblicati da OP sono solo quelli – e forse neppur tutti – esistenti presso la sede del Grand’Oriente d’Italia, con esclusione quindi di quelli di altre Logge straniere o più riservate. Al capitolo V, ci siamo sforzati di dimostrare le ragioni per cui vi è motivo di ritenere che la lista Pecorelli sia largamente incompleta. Così delineati i limiti del nostro lavoro, comprendiamo tuttavia perfettamente, e condividiamo, l’interrogativo che inevitabilmente si affaccerà alla mente dei nostri lettori, e cioè: se tale era la situazione del 1978, anzi del 1976, quale sarà quella di oggi? Altri nomi di prelati sono stati indicati dalla stampa, in questi anni, come sospetti di appartenenza alla Massoneria, o quanto meno di collusioni con la medesima. Si parla anzi di un’altra lista di ventotto ecclesiastici massoni, recentemente venuta in possesso della magistratura nel corso delle indagini del giudice Cordova su vicende criminose in cui la Massoneria risulta largamente coinvolta [73]. Senza affrontare quelle nuove accuse, ci limitiamo ad osservare che tra i nomi della lista Pecorelli figurava anche quello del Cardinale Sebastiano Baggio [74]. Orbene, quel porporato era Prefetto della Congregazione dei Vescovi, e quindi preposto alla nomina dei nuovi Vescovi, e tale fu lasciato, nonostante l’accusa pendente sul suo capo, ancora per lunghi anni. È logico inferirne che, se esatte sono le accuse risultanti anche da Panorama, da Introibo, da Lectures Françaises, e dal comunicato dell’agenzia Euroitalia, egli abbia inondato le diocesi del mondo intero di iscritti alle Logge e che la situazione, lungi dal migliorare, sia di gran lunga peggiorata. D’altronde, è caratteristico dei poteri occulti, e quindi incontrollati, estendere sempre più le proprie radici fino ad invadere per intero a somiglianza di un tumore maligno, il corpo aggredito. Il Cardinal Siri, del resto, che, come abbiamo visto, della questione si era largamente occupato, nel febbraio 1988 espresse a due giornalisti di 30 Giorni il timore che la sètta potesse arrivare a manipolare i Conclavi, e quindi ad eleggere un proprio «papa» [75]. Giova comunque notare, anche se questo è un argomento che esula dal nostro esame, cui quindi accenniamo solo marginalmente, che l’atteggiamento di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II nei confronti della Massoneria è purtroppo radicalmente diverso da quello di tutti coloro che li hanno preceduti sul Soglio di Pietro. Il 25 settembre 1964 appariva sul giornale francese Juvénal un’intervista rilasciata dal già citato barone Yves Marsaudon, ministro del Supremo Consiglio di Francia della Massoneria di Rito Scozzese, a Jean André Faucher che il Padre paolino Rosario Esposito riproduce nel suo libro intitolato Le Grandi Concordanze tra Chiesa e Massoneria [76]. Ne riproduciamo qui le parti salienti:

– Jean André Faucher: «Lei ha conosciuto bene Papa Giovanni»?

– Yves Marsaudon: «Ero molto legato a Mons. Roncalli, Nunzio Apostolico a Parigi. Mi ha ricevuto più volte alla Nunziatura, e in diverse occasioni egli è venuto nel mio domicilio di Bellevue nella Seine-et-Oise. Quando sono stato nominato ministro dell’Ordine di Malta ho manifestato al Nunzio le mie perplessità a causa della mia appartenenza massonica. Mons. Roncalli mi ha confermato formalmente di restare in Massoneria».

– Jean André Faucher: «L’ha riveduto dopo la sua elevazione alla tiara»?

– Yves Marsaudon: «Sì, mi ha ricevuto a Castel Gandolfo nella mia qualità di Ministro emerito dell’Ordine di Malta e mi ha dato la sua benedizione rinnovandomi il suo incoraggiamento per un’opera di riavvicinamento tra le Chiese, come pure tra la Chiesa e la Massoneria di Tradizione».

Date tali premesse, non stupisce che lo stesso Marsaudon abbia premesso al citato suo libro L’oecumenisme vu par un franc-maçon de Tradition la seguente dedica: «Alla memoria di Angelo Roncalli/ Prete/ Arcivescovo di Mesembria/ Nunzio Apostolico a Parigi/ Cardinale della Chiesa Romana/ Patriarca di Venezia/ Papa sotto il nome di Giovanni XXIII/ che si è degnato di accordarci/ la Sua Benedizione/ la Sua Comprensione/ e la Sua Protezione/ Al Padre dei Poveri/ Al Papa della Pace/ Al Padre di tutti i Cristiani/ All’Amico di tutti gli Uomini/ al suo Augusto continuatore/ Sua Santità il Papa/ Paolo VI». Più recentemente, il Gran Maestro della Massoneria italiana, Virgilio Gaito, in ben due occasioni si è espresso in merito ai rapporti tra la Massoneria e Giovanni XXIII: la prima volta in un’intervista a Fabio Andriola apparsa su L’Italia Settimanale, del 26 gennaio 1994, e la seconda in un’intervista a Giovanni Cubeddu apparsa su 30 Giorni, del febbraio 1994. Riportiamo nell’ordine i testi delle due interviste nella parte che qui importa:

– Italia Settimanale: «Sì dice che Giovanni XXIII sia stato iniziato alla Massoneria quando era nunzio a Parigi. Riferisco quello che mi è stato detto. Del resto, nei suoi messaggi ho colto molti aspetti che sono proprio massonici».

– 30 Giorni: «Papa Giovanni XXIII, del resto, pare che sia stato iniziato a Parigi ed abbia partecipato ai lavori delle Officine ad Istanbul. Quando poi ho ascoltato le gerarchie ecclesiastiche parlare nelle omelie dell’uomo come centro dell’Universo mi sono commosso fino alle lacrime».

Di fronte a dichiarazioni così autorevoli e pubbliche ci lascia gravemente perplessi il fatto che, a quanto almeno ci risulta, il Vaticano non abbia ritenuto di dovere intervenire con vigorose e documentate smentite [77]. Quanto a Paolo VI, la sua posizione nei confronti della Massoneria è stata, se possibile, ancor più favorevole di quella del suo predecessore. L’autorevole Padre paolino Rosario Esposito, professore in diverse Università Pontificie, grande fautore dell’accordo Chiesa-Massoneria, riferisce infatti che egli «seguiva e incoraggiava» [78] i pubblici incontri che, in spirito di ecumenica fratellanza, ebbero luogo nel periodo 1969-1977, fra esponenti della Chiesa e altissimi dignitari della sètta libero-muratoria. Di tali incontri l’Esposito parla con cognizione di causa perché ne fu protagonista con Don Miano, segretario del Segretariato per i non credenti, con il Vescovo Alberto Ablondi (1924-2010), presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo, (il cui nome, guarda caso, apre la lista Pecorelli e quella di Panorama) e con l’autorevole Padre Caprile di Civiltà Cattolica. Da parte massonica era quasi sempre presente il Gran Maestro Giordano Gamberini († 2003), poi clamorosamente coinvolto nella vicenda P2, affiancato di volta in volta da altri esponenti del Grand’Oriente d’Italia e, in un caso, da un rappresentante della Gran Loggia Nazionale di Francia [79].

Da notare che l’Esposito, in un’intervista al periodico massonico Corriere Partenopeo, si è professato «massone fino al profondo dello spirito» aggiungendo: «Talmente solidale con loro, condivido tutto: le Costituzioni, i Landmarks, gli Antichi Doveri: sono totalmente con loro» [80]. E sempre il medesimo Padre Esposito a scrivere su La Rivista Massonica del luglio 1978: «Il domenicano P. Felix Morlion, molto noto come fondatore della Università internazionale “Pro Deo” […] mi confidava un giorno di avere parlato con l’allora Mons. G. B. Montini dei rapporti disastrosi esistenti fra la Chiesa e la Massoneria. Il Montini gli disse: “Non passerà una generazione e tra le due società la pace sarà fatta”» [81]. II religioso paolino commenta osservando che più che di una «previsione» sarebbe il caso di parlare di una «decisione», che poi il Monsignore lombardo, divenuto Paolo VI, attuò nei termini temporali preannunciati [82]. Del resto, parlando dei rapporti fra Montini e la Massoneria non si può dimenticare che non solo il suo grande elettore fu il Cardinale Suenens, il cui nome figura sulla lista di OP e di Panorama, ma anche che la sua nomina fu preceduta, propiziata e probabilmente decisa in una specie di «preconclave» tenutosi nella villa di Grottaferrata di Umberto Ortolani (1913-2002), membro famoso della P2 e indicato da taluni come il vero cervello della Loggia massonica di Licio Gelli [83]. L’atteggiamento di favore di Paolo VI nei confronti della Massoneria si manifestò anche nella fiducia accordata al famigerato finanziere, pure piduista, Michele Sindona, poi condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio Ambrosoli e suo amico fin dai tempi in cui era Cardinale a Milano [84]. A lui, infatti, tramite il Cardinale Guerri, egli diede l’incarico di liquidare buona parte del patrimonio immobiliare della Santa Sede [85]. Sempre a proposito del Montini, non possiamo esimerci dal citare un altro atto, ben più univoco e significativo. Intendiamo riferirci al ricevimento ufficiale, in pubblica udienza, di una rappresentanza dell’alta Massoneria ebraica, denominata B’nai B’rith, che ebbe luogo il 3 giugno 1971, e fu reso noto al mondo intero attraverso le pagine dell’Osservatore Romano [86]. Non per nulla, alla morte di Montini la Rivista Massonica, del luglio 1978, uscì con un articolo dell’ex Gran Maestro della Massoneria italiana Giordano Gamberini dal contenuto fortemente apologetico, in cui si legge fra l’altro: «Per noi è la morte di chi ha fatto cadere la condanna di Clemente XII e dei suoi successori. Ossia è la prima volta che muore il capo della più grande religione occidentale, non in stato di ostilità coi massoni. E per la prima volta nella storia i massoni possono rendere omaggio al tumulo di un Papa senza ambiguità né contraddizioni» [87]. Venendo, infine, a Giovanni Paolo II, le sue manifestazioni di benevolenza e di apprezzamento nei confronti della sètta libero-muratoria sono state anch’esse purtroppo assai esplicite . Egli, invero, ha ricevuto delegazioni delle Logge del B’nai B’rith per ben tre volte: la prima il 22 marzo 1984, la seconda il 19 aprile 1985 e la terza il 6 dicembre 1990. Nel corso della prima udienza indirizzò ai delegati parole di caloroso benvenuto chiamandoli «cari amici» e proseguendo: «Sono molto felice di accogliervi in Vaticano. Voi siete un gruppo di dirigenti nazionali e internazionali dell’Associazione ebraica ben conosciuta la cui sede è negli Stati Uniti, ma la cui attività si estende in numerosi paesi, compresa Roma, ed è appunto la Lega del B’nai B’rith contro la Diffamazione […]. Il versetto di apertura del Salmo 113 viene a proposito: “Come è bello e dolce abitare tutti assieme come fratelli”» [88]. La seconda udienza fu molto più significativa della precedente perché ebbe luogo in occasione delle celebrazioni del ventesimo anniversario di uno dei più importanti documenti del Concilio Vaticano II, la Dichiarazione Nostra Ætate, sulla cui origine e sul cui contenuto la Massoneria del B’nai B’rith aveva influito in maniera determinante, attraverso negoziazioni col Cardinale Augustin Bea (1881-1968), come fu reso noto in un sensazionale articolo apparso il 25 gennaio 1966 sulla rivista americana Look [89].

Di quelle celebrazioni commemorative romane il B’nai B’rith fu uno degli istituti promotori insieme con la Facoltà Teologica della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino e altre organizzazioni cattoliche [90]. In tal modo quella Massoneria apponeva, anche di fronte al mondo intero, la propria firma sotto il documento conciliare e il ricevimento in quella occasione da parte di Giovanni Paolo II, convalidava e confermava quella rivendicata paternità. Anche l’udienza del 1990, infine, fu correlata, non a caso, a un anniversario, il 25°, della Nostra Ætate. Questa partecipazione del B’nai B’rith al Concilio Vaticano II come forza determinante e ispiratrice di almeno uno dei documenti fondamentali di quell’assise non può non sconcertare. Ciò tanto più ove si consideri che detta organizzazione è da anni al centro di aspre polemiche a causa di contatti, attraverso suoi esponenti di spicco, col traffico degli stupefacenti e con la malavita americana [91], nonché per il favore e il sostegno da essa accordato a Playboy, la più famosa rivista pornografica del mondo, impegnata anche nel campo della diffusione della «cultura della droga» [92]. Il B’nai B’rith, infine, si è segnalato per la lotta senza quartiere che conduce negli USA allo scopo di cancellare dalle istituzioni di quel Paese ogni traccia di cristianesimo [93].

Ciò premesso non può poi ragionevolmente considerarsi casuale il fatto che Giovanni Paolo II abbia scelto come proprio «Teologo di Palazzo» il domenicano Georges Cottier, autore di un saggio intitolato Regards catholiques sur la Franc-Maçonnerie («Uno sguardo cattolico sulla Massoneria»), apparso sui numeri 4 e 5 del 1987 della rivista Nova et Vetera, e anche sui numeri 2 e 3 del medesimo anno della rivista del Segretariato per i non credenti Athéisme et Dialogue. In quello scritto, il Cottier auspica «dialogo e collaborazione» tra Chiesa e Massoneria non solo nel campo dei grandi compiti che si impongono all’umanità tutta intera come «la sopravvivenza della specie» e quella «della cultura», i «problemi della pace e della guerra», e via discorrendo, ma anche «sui valori etici» e «sul piano strettamente dottrinale» nei quali, evidentemente, ritiene che la Chiesa abbia qualcosa da imparare dalla Massoneria cui deve associarsi nella comune «ricerca della verità». L’affermazione, lo si ammetterà, è piuttosto strana da parte di un esponente di una Istituzione che si afferma di origine divina, arca della verità rivelata e della salvezza, e che ora, invece, riconosce di dovere andare a scuola da un’altra istituzione, o almeno di dovere, con essa, mettersi alla ricerca di una verità evidentemente ancora ignota. Tanto più strana ove si consideri che, giova ripeterlo, la nuova compagna di strada è stata in passato, nell’arco di 245 anni, anatemizzata dalla Gerarchia ecclesiastica circa 590 volte [94]. Eppure tanta è la fiducia che Giovanni Paolo II attribuisce a Cottier che lo ha nominato presidente della Commissione Teologica [95] che dovrebbe preparare quel Giubileo del Terzo millennio che sembra costituire l’obiettivo massimo del suo lungo governo. Del resto, come già accennato, Karol Wojtyla è colui che, accogliendo i voti della Massoneria mondiale, ha promulgato nel 1983 il nuovo Codice di Diritto Canonico che, dopo due secoli e mezzo, cancella la scomunica contro gli aderenti della Massoneria. In questo contesto non può stupire che nell’ultimo Concistoro egli abbia elevato al cardinalato due personaggi che figurano nella lista Pecorelli, e precisamente Fiorenzo Angelini, indicato come iscritto alla sètta fin dal lontano 14 ottobre 1957 [96], e Virgilio Noè, che viene dato come affiliato il 3 aprile 1961 [97]. D’altronde, si è già visto che il «grande elettore» di Giovanni Paolo II è stato quel Cardinal Koenig i cui strettissimi legami con la Massoneria sono stati da noi illustrati e che lo storico della sètta, Aldo Mola, indica come probabilissimo adepto di una riservatissima e assai potente Loggia romana. Né si può trascurare il fatto che Giovanni Paolo II risulta essere membro del Rotary Club, un’associazione non segreta, ma di incontestabile impronta massonica, fondata il 23 febbraio 1905 dall’avvocato massone Paul Harris (1868-1947) di Chicago e da altri tre colleghi, massoni come lui [98].

La notizia è apparsa sulla rivista ufficiale del Rotary italiano del 9 settembre 1986, in una lettera intitolata «Una precisazione sull’articolo: “La Massoneria va a Canossa?”», riprodotta poi sulla rivista della Massoneria italiana Hiram del novembre-dicembre del medesimo anno, a firma di Lamberto Mosci, Governatore del 203° distretto rotariano. In essa, l’Autore, prendendo lo spunto da una riunione dei Rotary torinesi cui intervenne l’allora Gran Maestro della Massoneria italiana, Armando Corona (1921-2009), dopo aver esaltato i «valori spirituali comuni alla Massoneria e ai Rotary Clubs», fà presente che ormai la scomunica nei confronti della prima è caduta e insieme con essa anche i divieti canonici nei confronti dei secondi. A sostegno del suo assunto afferma, né ci risulta che questa autorevole e pubblica affermazione sia mai stata smentita, che «lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II è un Paul Harris Fellow», vale a dire un rotariano. Non per nulla, infatti, Wojtyla ha reiteratamente ricevuto in Vaticano delegazioni del Rotary lodando i principi ispiratori di quell’associazione [99]. Il fatto tanto più sconcerta in quanto la Rotary Foundation appoggia la diffusione del Notiziario della Buona Volontà Mondiale, organo neopagano e neognostico del Lucis Trust, già Lucifer Trust [100]. Anche alla luce di questi fatti, va analizzata un’asserzione del più volte citato Padre Rosario Esposito che, nel suo libro intitolato Le grandi concordanze fra Chiesa e Massoneria parla non pure, come già fece a suo tempo Mons. Montini, di una «pace» fra le due istituzioni, ma addirittura di una identità [101] di idee e di programmi fra la gerarchia ecclesiastica postconciliare e la sètta libero-muratoria. Perché mai quell’autorevole e ben noto religioso non solo non è stato scomunicato per queste sue tesi, ma neanche, almeno che ci risulti, richiamato o solennemente smentito? Egli è tanto sicuro di quanto sostiene che, nel ribadire il suo impegno per una stretta collaborazione fra Chiesa e Massoneria, e i suoi panegirici nei confronti di quest’ultima, sul n° 2 di Vita Pastorale del 1993, rispondendo a un sacerdote che gli rimproverava il suo conclamato fìlo-massonismo, poteva tranquillamente scrivere: «Più volte ho chiarito che intendo portare avanti questo dialogo (quello, cioè, fra Chiesa e Massoneria) nello spirito della Chiesa […]. Ogniqualvolta se n’è presentata l’occasione, ho detto che sono e intendo rimanere figlio umile e devoto della Santa Chiesa, aderendo incondizionatamente alla sua dottrina su questo argomento senza eccezioni e restrizioni. Lo ripeto anche ora. è proprio in questo spirito che seguendo l’insegnamento dei Sommi Pontefici (evidentemente di quelli «conciliari», non certo dei precedenti; N.d.A.), del Concilio e di tanti compagni di viaggio proseguo il dialogo con la Massoneria»’

[73] Cfr. 30 Giorni, del 9 settembre 1993. pag. 29, sotto il titolo «Massoneria, Cordova bussa in Vaticano».
[74] Nome di Loggia SEBA, matricola 85/2640, data di iscrizione 14 agosto 1957.
[75] Cfr. Il Sabato, del 30 marzo 1981, nel contesto dell’articolo «L’Ombra della Loggia» in uno stelloncino a pag. 25 intitolato «Ci sono eccome…Un dialogo con Siri».
[76] Nardini Ed, 1987, pag. 391.
[77] Tra gli altri documenti su Giovanni XXIII e i suoi rapporti con la Massoneria richiamiamo qui brevemente la sconcertante testimonianza di Franco Bellegrandi, già Cameriere di spada e Cappa di Sua Santità, incaricato di Storia moderna all’Università di Innsbruck, giornalista e scrittore, nel suo libro Nichitaroncalli, International EILES Ed., Roma, pagg. 59-62 e 175-179.
[78] Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag. 420.
[79] Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pagg. 125-127.
[80] Cfr. Corriere Partenopeo, anno XIII, nº 5, luglio 1991.
[81] Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pag. 91.
[82] Ibid.
[83] Cfr. 30 Giorni, del 3 settembre 1993, l’articolo di Andrea Tornielli intitolato «Gli amici di Sua Eminenza», pag. 37; sottotitolo «Conclave in Villa». Parlando di quella riunione nel suo libro A ogni morte di Papa, l’on. Giulio Andreotti riferisce che uno degli intervenuti gli disse «fra il serio e il faceto che c’era già la maggioranza canonica». Su questa riunione confronta anche Il Papa non eletto, del famoso vaticanista Benny Lai, Laterza Ed. 1993, pag. 202.
[84] Cfr. N. Tosches, op. cit., pagg. 62-63, 71-73.
[85] Ibid., pagg. 138-141.
[86] Cfr. D. Leroux, Pietro mi ami tu?, Ed. Gotica, Ferrara 1989, pag. 93.
[87] Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pag. 91.. Anche in occasione della morte di Giovanni XXIII, il Gamberini aveva rilasciato all’agenzia Pantheon un altro elogio funebre altamente significativo: «Scompare un uomo che si prometteva di colmare […] l’abisso scavato dalla Chiesa prima di lui fra sé medesima e la società moderna. E la sua morte è un gran male per tutti». Anche per quanto riguarda la sconcertante personalità di Paolo VI, rimandiamo il lettore ai vivaci, interessantissimi, ricordi di Franco Bellegrandi contenuti nel suo citato libro Nichitaroncalli.
[88] Cfr. Documentation Catholique, nº 1874, pag. 509; cit. in D. Leroux, op. cit., pag. 95.
[89] Vedasi al riguardo lo scritto di Léon de Poncins nel libro Infiltrations ennemies dans l’église, Documents et temoignages, Ed. Henry Coston, Parigi 1970, pag. 79 e ss.
[90] Vedi l’edizione settimanale dell’Osservatore Romano, del 25 aprile 1985, pag. 12. La fotografia del ricevimento venne pubblicata sulla edizione settimanale dell’Osservatore Romano, del 10 maggio 1985, a pag. 7.
[91] Vedasi al riguardo il quaderno della Executive Intelligence Review intitolato The Ugly Truth about A.D.L. («La brutta verità sull’A.D.L.»), Washington 1992, nonché il volume della stessa editrice Dope Inc, specialmente alle pagg. 502 e ss., 603 e ss. L’A.D.L. è il braccio operativo del B’nai B’rith.
[92] Cfr. Y. Moncomble, Le pouvoir de la drogue dans la politique mondiale («Il potere della droga e la politica mondiale»), Parigi 1990, pag. 95 e ss., e in particolare pag. 99.
[93] Cfr. E. Ratier, Mystères et secrets du B’nai B’rith («Misteri e segreti del B’nai B’rith»), Facta Ed., Parigi 1993, pag. 105 e ss.
[94] Tante sono le condanne contate da Padre Esposito, che riporta i dati di questa sua ricerca su Jesus, dell’ottobre 1988.
[95] Cfr. 30 Giorni, del 4 aprile 1995, pag. 33.
[96] Sigla di Loggia ANFI, matricola 14/005.
[97] Sigla di Loggia VINO, matricola 43652/21.
[98] Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag. 335. In quel volume, al capitolo IX, Padre Esposito sottolinea la matrice e l’ispirazione massoniche del Rotary.
[99] Ibid., pagg. 348 e 349.
[100] Vedasi il supplemento al nº 1 del 1995 del detto Notiziario della Buona Volontà Mondiale.
[101] Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag. 197.