Le tecniche sciamaniche

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Gli sciamani sono dei maghi-guaritori presenti presso diverse popolazioni in Siberia, Asia Centrale, Europa del Nord, nelle due Americhe, in Giappone e nelle due Coree. Essi si ritengono capaci di guarire le malattie mediante l’aiuto degli spiriti; non solo, essi pretendono pure d’influire sulla fertilità delle piante e dei suoli, sulla fecondità degli uomini e degli animali e di modificare le condizioni atmosferiche, sempre naturalmente tramite l’aiuto degli spiriti che li proteggono e li assistono. Gli sciamani agiscono in stato di trance nelle loro sedute cosiddette terapeutiche: e per entrare in questo stato di coscienza alterata ricorrono a diverse cose. Le tecniche degli sciamani differiscono a secondo dei luoghi di appartenenza; diciamo comunque che in queste tecniche c’è l’uso di sostanze allucinogene, il digiuno prolungato, danze a suon di tamburi accompagnate da canti e grida e ripetizione di formule di incantesimo, tutte cose che permetterebbero agli sciamani di entrare in uno stato di trance e mettersi in contatto con gli spiriti protettori che devono guarire l’ammalato cacciando via gli spiriti autori della malattia. Questo stato di trance è caratterizzato da viaggi in altri mondi e da visioni. Quindi lo sciamanismo non è altro che un insieme di tecniche che permetterebbero agli sciamani di mettersi in contatto con spiriti che, tra le altre cose che possono fare, guarirebbero gli ammalati, e gli permetterebbero di fare dei viaggi in altri mondi. Lo sciamanismo si sta diffondendo, anche se con caratteristiche un po’ diverse da quello tradizionale, sempre più anche in Europa; vengono organizzate diverse sedute di sciamanismo durante le quali i partecipanti si mettono a ‘viaggiare’ in altri mondi accompagnati dal suono del tamburo e con l’aiuto e i consigli dello sciamano. Viene loro detto ‘che impareranno, durante questi viaggi, a trovare e a sviluppare una specie di forza autoguaritrice che quasi tutti, a quanto pare, possediamo a nostra insaputa e che essi sapranno utilizzare in seguito per risolvere problemi personali, ed anche per guarire se stessi o, in certi casi, gli altri’.[1] La differenza dunque di questo tipo di sciamanismo è che qui lo sciamano funge da guida per i partecipanti per fargli fare questi ‘viaggi’, mentre nello sciamanismo tradizionale è solo lo sciamano (tranne in alcuni casi) a mettersi in viaggio in altri mondi. Con tutta l’importanza che nel New Age ricopre il mondo degli spiriti, e l’interesse che esso ha per esperienze di questo genere, non c’è quindi proprio da meravigliarci della forte simpatia che il New Age nutre verso questo sciamanismo. Vazeilles Daniele quando dice nel suo libro: ‘Partecipando a un rituale di tipo sciamanico, gli occidentali hanno senza dubbio l’impressione di sperimentare la natura direttamente e immediatamente, anziché avvicinarla attraverso un’incerta astrazione. Sembra loro di entrare in comunione rituale con ‘tutte le cose della creazione’, quelle che si trovano davanti a noi e quelle che sono al di là della nostra comprensione e della nostra conoscenza’,[2] ed anche: ‘Le pratiche sciamaniche (spirit meetings, shaking tent) consentono di mantenere aperte le porte di comunicazione con l’altra realtà, quelle dell’’inconscio collettivo dei popoli’,[3] in effetti spiega il perché il New Age è attratto alle tecniche sciamaniche perché esse permettono quella dilatazione della coscienza umana così tanto decantata da esso e mettono l’individuo in contatto e lo fanno sentire uno con il tutto, ivi compreso il mondo degli spiriti che sta nell’aldilà e che viene chiamato inconscio collettivo dei popoli. Queste cosiddette tecniche sciamaniche che viene detto mantengono aperte le porte di comunicazione con l’altra realtà in effetti sono molto preziose per i figli del diavolo che vogliono mettersi in contatto con i ministri invisibili del loro padre, cioè Satana, perché gli permette di vederli e di parlare con loro. Come abbiamo visto le tecniche sciamaniche promettono anche di fare trovare e di sviluppare una sorta di forza guaritrice latente nell’uomo capace di apportare guarigione a se stessi e agli altri; e questo è in armonia con il messaggio dell’autoguarigione del New Age. Quindi la simpatia del New Age verso lo sciamanismo è dovuto anche a questo.

Noi credenti dobbiamo fuggire queste tecniche sciamaniche perché per mezzo di esse ci si contamina la coscienza che Cristo ha purificato col suo prezioso sangue; quindi con le tecniche sciamaniche la coscienza non si dilata ma bensì si contamina. Come con lo spiritismo anche con lo sciamanismo si farebbe posto al diavolo. Gli sciamani sono dei ministri di Satana, quindi sotto la sua potestà, perché fanno da mediatori in un certo senso tra gli spiriti maligni e gli uomini; come fanno i medium, insomma. Essi vanno esortati e scongiurati a ravvedersi e a credere in Cristo come tutti gli altri peccatori. Un ultima parola infine; come i figli del diavolo ricercano queste esperienze estatiche in cui si ritrovano in altri mondi a vedere o ascoltare spiriti maligni al servizio del diavolo, così i figliuoli di Dio ricercano quelle esperienze estatiche (visioni in estasi) in cui si aprono i cieli davanti a loro e vengono portati in cielo e messi in grado di contemplare da vicino la gloria di Dio, l’Agnello di Dio che sta alla sua destra (e magari di sentire una voce da Dio Padre o dal Figliuolo diretta a lui) gli angeli che lo attorniano, e la Nuova Gerusalemme che Dio ha preparato per i suoi santi. Ecco quali tipi di viaggi amano fare i credenti, quelli per opera dello Spirito Santo, in cui non si corrono pericoli di sorta perché si è totalmente nelle mani di Dio; in essi si sperimenta una grande pace, una gioia ineffabile e gloriosa e la potenza di Dio. Al ritorno da uno di questi viaggi celesti si è più forti nella fede perché si riceve grande edificazione. A Dio che ancora oggi concede queste visioni sia la gloria in Cristo Gesù. Amen.

 


[1] Vazeilles Daniele, Gli sciamani e i loro poteri: persistenza e diffusione dello sciamanismo, Cinisello Balsamo 1993, pag. 101

[2] Vazeilles Daniele, op. cit., pag. 111

[3] Ibid., pag. 107