Le arti marziali

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Il tai-chi-chuan, l’aikido, il karate, il kung fu, lo judo e il kyudo si fondano su principi filosofici delle religioni orientali (questo vale anche per le altre arti marziali orientali). Troviamo infatti scritto nel libro Arti Marziali di Peter Lewis quanto segue: ‘L’essenza delle arti marziali è infatti che i combattenti non sono tesi unicamente a vincere la resistenza dell’avversario, ma anche ad analizzare il proprio io per potere vivere in armonia con l’universo. In altre parole, il combattimento in sé è passato da un semplice istinto animale, naturale, a una scienza esatta influenzata dalle dottrine religiose orientali, insegnate da migliaia di anni da quei grandi saggi e filosofi che hanno scoperto come, incanalando le proprie energie attraverso le arti marziali, la mente, il corpo e lo spirito vengono uniti in un solo io, rendendo quindi possibile la perfetta armonia dell’essere con la natura e l’universo’.[1] In altre parole chi pratica le arti marziali deve, per potere riuscire a praticarle con successo, mettersi ad attingere al suo interno l’energia chi, la forza vitale che pervade l’universo e che si trova pure nell’uomo, ed entrare in sintonia con essa. In questa maniera l’energia chi gli conferirà molte più forze di quelle che già possiede nei muscoli e potrà così vincere il suo avversario; per cui si può dire che non è la forza muscolare che permette al combattente di avere la meglio sul suo avversario ma la forza chi. Ma questo mettersi in sintonia con questa cosiddetta forza vitale chiamata chi in cinese (in Giapponese invece ki) permette anche un’altra cosa al combattente; che è quella di fare scomparire la differenza esistente tra il corpo, la mente e lo spirito per renderli un tutt’uno; e di farlo fondere con il cosmo per diventare e farlo sentire un tutt’uno con esso. Come si può bene vedere questo concetto della forza chi che fluisce attraverso l’universo assomiglia molto a quello del ‘fluido universale’ di Mesmer. Adesso vediamo di parlare brevemente delle arti marziali sopra citate.

Il tai-chi-chuan (il colpo di grazia sferrato dal pugno più grande o potente) è un arte marziale cinese (che fa parte della medicina alternativa) e ‘consiste in una successione di oltre cento figure in sequenza senza intervalli che si vanno modulando e trasformando in un movimento continuo. Le singole figure al loro interno esprimono simbolicamente dei concetti che vanno dal gesto marziale, al gesto iniziatico, alla comunicazione tra gli esseri viventi. Tutti i movimenti tendono a sviluppare il controllo muscolare più che il volume muscolare (….) Proverete una sensazione straordinaria e vi sembrerà di fluttuare nell’aria (…) lo scopo che ci si deve prefiggere è il libero fluire del chi e la pratica costante del tai chi serve appunto ad impedire che si verifichino dei blocchi nel corpo e nella mente. L’energia che permea tutto prende finalmente il sopravvento tanto che gli adepti non provano più la fatica di eseguire un passo di danza, ma hanno la sensazione di essere attraversati dal movimento’.[2]

L’aikido (che è inclusa tra le terapie orientali nella Guida alla medicina alternativa) è un arte marziale giapponese; significa ‘la via dell’armonia’ e fu fondato da Morihei Ueshiba. ‘Nell’aikido non vi sono colpi d’attacco. E, a differenza delle altre arti marziali, vi è un’atmosfera rilassata (….) per trovare la vera essenza dell’arte, una persona deve guardare molto più in profondità, oltre le tecniche applicate. L’unica parola che è veramente ricorrente è ki, e senza una comprensione del ki l’aikido sarebbe ridotto a una serie di prese e blocchi, e null’altro. Ki è la fonte dell’energia che permette ai seguaci di eseguire l’impossibile, di sfidare le leggi naturali della scienza per compiere imprese fisiche veramente degne di nota. E’ una specie di superpotenza che non conosce limiti, una forza vitale universale all’interno di ognuno di noi, che sta solo aspettando di essere liberata. Il metodo di ottenere questo particolare stato richiede concentrazione e speciali tecniche di respirazione’.[3] Il Ki è l’energia intrinseca conosciuta in Cina come chi.

Il karate (il cui significato è ‘mano nuda, vuota’) è un’arte marziale sorta nell’isola di Okinawa, nel mare cinese Orientale. Il karate moderno si basa prevalentemente su colpi e mosse di difesa e blocchi, utilizzando calci e pugni molto forti. ‘Tutti i sistemi di karate si basano sul presupposto dell’azione riflessa, eliminando o tralasciando così il processo mentale. Quando la mente e il corpo divengono una cosa sola, reagiscono come un solo elemento, facilitando così l’acquisizione della tremenda velocità che può essere generata da un karateka sia nella difesa che nell’attacco’.[4] ‘Sotto questo aspetto, la ricerca del karate si congiunge con l’obbiettivo di vacuità dello Zen’.[5] Va anche detto che il grido (kiai) che lancia il karateka ha tra i suoi scopi quello di ‘incontrare (cogliere nel ventre) il ki (l’energia di cui è pieno l’universo, che è l’essenza di tutto)’.[6]

Il kung fu è un’arte marziale sorta in Cina; il suo significato esatto – dice Peter Lewis – ‘è piuttosto ambiguo, indica infatti lo scopo, l’opera eseguita, le capacità particolari, la forza e l’abilità, il tempo impiegato e l’esercizio necessario’.[7] Vi sono molti stili di kung fu; il più conosciuto probabilmente è il wing chun a motivo del fatto che Bruce Lee (attore di film di kung fu morto nel 1973) da giovane cominciò ad allenarsi in quest’arte. ‘La perfezione del kung fu risiede nel lasciare agire il corpo istintivamente, senza alcun pensiero razionale, permettendogli di rispondere spontaneamente e senza uno sforzo conscio. Quando la mente diviene conscia di ciò che sta accadendo, smette di essere istintiva. Così la meta finale nel kung fu è quella di arrivare allo stato di non-consapevolezza’.[8]

Lo judo (la via gentile) è un arte marziale giapponese molto popolare in Occidente; è stato definito anche una disciplina spirituale. E’ un sistema di lotta ‘che utilizza tecniche senz’armi, basato per lo più sulle spinte e il sollevamento dell’avversario utilizzando varie prese e la forza della leva’.[9]

Il kyudo (la via dell’arco) è un’arte giapponese ed è direttamene collegato al Buddismo zen. ‘Un professionista kyudo deve fondere in un tutt’uno l’arco, la freccia e il bersaglio, per poi unirsi a loro. A questo stadio il kyudoka (colui che pratica il kyudo) tira la freccia’.[10]

Dopo avere visto che le arti marziali si propongono di fare accedere l’uomo ad una presunta energia cosmica presente in lui e di metterlo in contatto e farlo fondere con essa per fargli acquisire una maggiore potenza, non ci si dovrebbe meravigliare se Michael Murphy nel suo libro The Psychic side of Sports (L’aspetto psichico degli sport) ha affermato che lo sport ‘ha il potere di portarci di là dal senso comune di noi stessi, dandoci capacità che altre volte sono viste come derivan­ti da forze occulte, mistiche o religiose’.

Attenzione quindi alle arti marziali, perché dietro di esse si nascondono le religioni orientali che tanto stanno furoreggiando in Occidente in questi ultimi decenni. Bisogna dire però che il cristiano non si deve astenere dal praticare le arti marziali semplicemente perché esse sono collegate alle religioni orientali dietro le quali si nasconde il diavolo; questo certo è un motivo in più, ma non è il principale. Il cristiano è per la pace, essendo un figliuolo di pace, e non è chiamato a contrattaccare il suo avversario se questo lo percuote o lo minaccia o lo deruba perché Gesù Cristo ha detto: “Non contrastate al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; ed a chi vuole litigare teco e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti vuole costringere a fare seco un miglio, fanne con lui due”.[11] Il cristiano dunque non è chiamato a difendersi né con le mani, né con i piedi, né con catene o lance o qualsiasi altra arma e perciò non ha bisogno di imparare un arte di autodifesa. Qualcuno dirà: Ma che utile ricava il cristiano dal non opporre resistenza al suo nemico? Questo, che egli con il suo comportamento onora il Vangelo perché segue l’esempio di Gesù Cristo il quale umiliò se stesso non opponendosi con la forza a coloro che lo perseguitarono, lo percossero e lo crocifissero. E da così prova di essere un uomo forte e valoroso nel Signore, quantunque apparentemente appaia al mondo un ‘debole’. Ricordatevi fratelli che il cristiano che assume questo atteggiamento di autocontrollo, che è prodotto dallo Spirito di Dio che dimora in lui, vale più del soldato coraggioso che compie prodezze in guerra secondo che è scritto nei proverbi: “Chi è lento all’ira val più del prode guerriero: chi padroneggia se stesso val più di chi espugna città”.[12]

Se dunque tra di voi fratelli, c’è qualcuno che pratica le arti marziali io lo esorto ad abbandonarle sia perché egli non deve contrastare al malvagio e sia per il fatto che egli praticando queste arti marziali (anche se solo in allenamento) fa spazio in lui a concetti filosofici orientali che hanno come padre il principe di questo mondo, vale a dire Satana, e corre il serio pericolo di cadere sotto la nefasta influenza di spiriti immondi.

Diletti, aborrite qualsiasi atto di violenza fisica non importa se compiuto per attaccare o per autodifesa; che la vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini.

 


[1] Peter Lewis, Arti Marziali, Milano 1988, pag. 7

[2] Brian Inglis, Guida alla medicina alternativa, Milano 1984, pag. 144,146

[3] Peter Lewis, op. cit., pag. 126

[4] Ibid., pag. 87

[5] Tokitsu Kenji, Lo zen e la via del Karate. Per una teoria delle arti marziali, Milano 1980, pag. 29

[6] Tokitsu Kenji, op. cit., pag. 180

[7] Peter Lewis, op. cit., pag. 35, 38

[8] Ibid., pag. 41-42

[9] Ibid., pag. 129

[10] Ibid., pag. 116

[11] Matt. 5:39-41

[12] Prov. 16:32