La dottrina della reincarnazione e la ‘legge’ del karma

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In seno al New Age, quantunque il New Age affermi il relativismo dottrinale, la dottrina della reincarnazione è un dogma strenuamente difeso da tutti che nessuno deve mettere in discussione. Va detto però che quantunque tutti i New Agers credono nella reincarnazione tra di loro ci sono differenti modi di vedere a riguardo di una cosa o di un’altra; in sostanza delle divergenze su alcuni suoi aspetti. La reincarnazione ha cominciato a diffondersi ampiamente tra gli occidentali alla fine del diciannovesimo secolo per opera della Società Teosofica, ed ha ricevuto un forte impulso dopo la seconda guerra mondiale dai cosiddetti ‘guru’ indiani che hanno cominciato ad invadere l’Occidente. E’ accettata da centinaia di milioni di persone nel mondo. In particolare va segnalato che la reincarnazione spesso si fa strada nei cuori di molti giovani per il fatto che taluni cantanti, o attori o atleti sportivi di cui essi hanno profonda stima aderiscono ad essa. In sostanza molti giovani accettano la reincarnazione perché l’ha accettata il loro ‘idolo’. Vediamo adesso che cosa dice questa dottrina; noi la descriveremo dal punto di vista induista, facendo notare man mano dove i New Agers non sono tutti d’accordo tra loro.

Innanzi tutto questa dottrina dice che noi sulla terra non stiamo vivendo per la prima volta, avendo vissuto delle altre vite in precedenza; e questo perché l’anima dell’uomo quando abbandona un corpo se ne andrebbe in un altro. Questo concetto è espresso nella Bhagavad-Gita in questi termini: ‘A quel modo che un uomo abbandona i suoi vecchi vestimenti e ne prende di nuovi, così il sè abitante nel corpo abbandona i suoi vecchi corpi e ne prende di nuovi’;[1] ‘A quel modo che in questo corpo il sè incorporato passa attraverso l’infanzia, la giovinezza e la vecchiaia, così, alla morte, egli assume un altro corpo’.[2] A tale proposito va detto che nel New Age alcuni credono che l’anima dell’uomo può andare a reincarnarsi anche in un animale (come credono gli induisti) e altri questo lo negano; inoltre mentre taluni credono che l’anima disincarnata se ne va subito in un altro corpo umano, altri credono che ci va dopo un certo periodo di tempo, breve per alcuni molto più lungo per altri, e che nel frattempo l’anima rimarrebbe sulla terra o risiederebbe in qualche altro mondo o piano di esistenza. La dottrina della reincarnazione dice anche che noi siamo e sperimentiamo sulla terra quello che meritiamo di essere e di sperimentare in base al nostro comportamento tenuto nelle vite precedenti; in altre parole il bene che uno riceve sulla terra è il frutto delle azioni buone passate, mentre il male che uno riceve è il frutto delle cattive azioni passate. Cosicché se uno nasce in una famiglia ricca o ha una buona salute viene detto che ha un buon karma, mentre se nasce in una famiglia povera, malato, e durante la sua vita subisce sventure di ogni genere si dice che ha un cattivo karma. ‘E’ il suo karma’, ecco l’espressione che si sente ripetutamente dire ai reincarnazionisti per dare una spiegazione alla differente condizione sociale degli uomini e agli eventi buoni e cattivi che si succedono nella loro vita. Karma significa letteralmente ‘azione’ e indica la legge di causa ed effetto, in sostanza la legge che dice che quello che uno semina (in questa vita) quello pure mieterà (nella prossima vita terrena). E’ da notare che i reincarnazionisti per sostenere questa cosiddetta legge del karma prendono anche le parole di Paolo ai Galati: “Quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà”.[3] Sempre secondo la ‘legge’ del karma l’uomo non può sperimentare gli effetti di tutte le azioni con una sola vita perché mentre da un lato egli miete in questa esistenza il frutto delle azioni passate dall’altro compie delle azioni che hanno bisogno della corrispondente retribuzione. In altre parole egli non può scontare tutto il suo debito karmico in una sola esistenza o in altre parole ancora egli non può purificarsi (espiare il suo karma) da sè medesimo in una sola vita; quindi egli deve reincarnarsi ancora. Da qui la necessità di un ciclo di ripetute reincarnazioni chiamato samsara (ossia il ciclo delle rinascite), da cui è possibile però liberarsi. La meta dunque da raggiungere è la liberazione (moksha) da questo ciclo di rinascite, che può essere conseguita facendo ricorso ai diversi tipi di yoga. Questa liberazione sopravviene quando l’anima individuale (Atman) si ricongiunge con l’anima universale (Brahman), e l’uomo esce così dall’illusione (maya) di essere distinto da Brahman cioè quando l’uomo in sostanza realizzerà la sua natura divina; raggiungerà allora la perfezione e finiranno allora le sofferenze e sperimenterà la suprema beatitudine! Ecco cosa dice la Bhagavad-Gita a proposito di questa liberazione: ‘Così lo yoghin, sforzandosi di continuo e purificate le sue impurità, raggiunge, dopo molteplici nascite, la perfezione e perviene al fine supremo’[4] ed ancora: ‘Raggiunto che m’abbiano, questi magnanimi non sono più soggetti a nuova nascita, sede di dolore, impermanente. Essi hanno ormai raggiunto la perfezione suprema’.[5] Riguardo a questo punto va detto che taluni New Agers credono che il ciclo delle rinascite sia senza fine e quindi che la meta non sia la liberazione dal ciclo delle rinascite. Tenete dunque presente fratelli quando sentite parlare della reincarnazione che essa racchiude questi principi: l’anima dell’uomo è parte di Dio o Dio (si tenga presente però che per Dio i reincarnazionisti intendono una Energia cosmica, cioè un Dio impersonale); l’anima si è incorporata nel corpo umano dopo avere vissuto precedentemente in un altro essere vivente o in altri esseri viventi; le circostanze della vita dell’uomo, cioè le cose buone e cattive, spiacevoli e piacevoli, che gli succedono non sono altro che la conseguenza delle sue azioni compiute nelle vite precedenti; dopo la morte la sua anima continuerà a reincarnarsi ripetutamente sulla terra in un altro essere umano (o persino in qualche animale) per raccogliere il frutto di ciò che egli sta seminando e per compiere l’espiazione del suo karma; esiste la speranza che arriverà il giorno in cui questo ciclo di rinascite cesserà definitivamente (per altri invece questo ciclo è senza fine); affinché egli possa essere liberato da questo ciclo di rinascite deve praticare lo yoga (ognuno mette l’enfasi su un particolare tipo di yoga); quando l’uomo diventerà Brahman o meglio tornerà a congiungersi con Brahman (appunto mediante lo yoga) e realizzerà la sua natura divina uscendo dall’illusione di essere separato dalla divinità per lui finirà questo ciclo di rinascite perché avrà raggiunto la perfezione; non è previsto nessun perdono per le cattive azioni perché esse devono essere pagate fino in fondo nelle vite seguenti; l’uomo non deve rendere conto delle sue azioni a Dio ma solo a se stesso.

 


[1] Bhagavad-Gita, Seconda Lettura v. 23

[2] Ibid., Seconda Lettura v.14

[3] Gal. 6:7

[4] Bhagavad-Gita, Sesta Lettura v.47

[5] Ibid., Ottava Lettura. v.15