Il discorso fatto con le Scritture a sostegno della tradizione è falso

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Come abbiamo visto il Perardi afferma che una sola volta la Scrittura è dichiarata utile e poi che essa è dichiarata utile per i sacri ministri e non per tutti i fedeli e poi che essa è utile e non necessaria. Come replichiamo noi? Così. Innanzi tutto diciamo che è falso che solo una volta la Scrittura è dichiara­ta utile, perché Paolo a Tito verso la fine dell’epistola gli dice: “Queste cose sono buone ed utili agli uomini”.[1] Quali sono queste cose utili di cui Paolo parla se non le cose che gli ha scritto? E poi bisogna dire che vi sono molti altri passi che fanno capire chiaramente che le cose che sono state scritte per ispirazione dello Spirito Santo sono utili; tra questi citiamo questo: “Perché tutto quello che fu scritto per l’addietro, fu scritto per nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e mediante la consolazione delle Scritture, noi rite­niamo la speranza”.[2] Come potete vedere il discorso di Perardi è vano. Veniamo ora alla questione che il passo a Timoteo si riferisce ai ministri di Dio e non a tutti i fedeli; ma che significa questo? Che per quelli che hanno ricevuto un ministero da Dio, come lo aveva ricevuto Timoteo, la Scrittura è utile mentre per quelli che non hanno un ministero non è utile? Ma questa è follia. Paolo dice ai Romani che “tutto quello che fu scritto per l’addietro, fu scritto per nostro ammaestramento”,[3] quindi per ammaestrare non solo i ministri di Dio ma anche quelli che non hanno un ministero, insomma per tutti i membri del corpo di Cristo. E citando ancora le parole di Paolo a Tito “queste cose sono buone ed utili agli uomini”,[4] egli non dice ‘sono utili agli uomini di Dio’, ma “agli uomini” in generale senza nessuna distinzione. Ma che vanno cianciando codeste guide cieche? Il fatto poi che il Perardi dica che la Scrittura è utile ma non neces­saria, è l’ennesima prova di quanto astuti siano i teologi papisti nell’esporre le loro dottrine. Ma allora se la Scrittura non è necessaria perché mai Dio ha voluto che fosse scritta? Ma allora la Scrittura per i teologi romani è solo un aiuto per gli uomini e niente di più! Ma allora ci spieghino come mai Mosè disse al popolo: “Questa non è una parola senza valore per voi: anzi, è la vostra vita”![5] E’ chiaro che il loro discorso tende a non fare apparire la Scrittura come l’unica Parola di Dio esistente sulla terra!

Veniamo adesso alle affermazioni del Perardi secondo cui non si impone mai la lettura della Bibbia ma si devono ricordare conservare e tramandare gli insegnamenti appresi oralmente, (e per fare ciò cita i passi che abbiamo visto) che costituiscono la tradizione della chiesa. Le cose non stanno affatto così come dice lui. Innanzi tutto è sbagliato dire che non si impone la lettura della Bibbia, perché è scritto nella legge riguardo al re: “E quando s’insedierà sul suo trono reale, scriverà per suo uso in un libro, una copia di questa legge secondo l’esemplare dei sacerdo­ti levitici. E terrà il libro presso di sé, e vi leggerà dentro tutti i giorni della sua vita, per imparare a temere l’Eterno, il suo Dio, a mettere diligentemente in pratica tutte le parole di questa legge e tutte queste prescrizioni, affinché il cuor suo non si elevi al disopra de’ suoi fratelli, ed egli non devii da questi comandamenti né a destra né a sinistra, e prolunghi così i suoi giorni nel suo regno, egli coi suoi figliuoli, in mezzo ad Israele”.[6] Sempre nella legge è scritto che Mosè, dopo avere scritto in un libro la legge dell’Eterno, la diede ai sacerdoti levitici e diede loro quest’ordine: “Alla fine d’ogni settennio, al tempo dell’anno di remissione, alla festa delle Capanne, quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti all’Eterno, al tuo Dio, nel luogo ch’egli avrà scelto, leggerai questa legge dinanzi a tutto Israele, in guisa ch’egli l’oda”.[7] Dio disse a Giosuè: “Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte, avendo cura di mettere in pratica tutto ciò che v’è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai”.[8] Il profeta Isaia dice: “Cercate nel libro dell’Eterno, e leggete”.[9] Il profeta Geremia dopo avere scritto per ordine di Dio le parole che Dio gli aveva rivelato, per ordine di Dio disse a Baruc: “Io sono impedito, e non posso entrare nella casa dell’Eterno; per­ciò, và tu, e leggi dal libro che hai scritto a mia dettatura, le parole dell’Eterno, in presenza del popolo, nella casa dell’Eter­no…”.[10] L’apostolo Paolo scrisse ai Colossesi: “E quando questa epistola sarà stata letta fra voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi…”;[11] e ai Tessalonicesi disse: “Io vi scongiuro per il Signore a far sì che questa epistola sia letta a tutti i fratelli”.[12] E Giovanni dice: “Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa, poiché il tempo è vicino!”.[13]

Dopo avere citato tutti questi passi che ordinano la lettura (pubblica e privata) della Bibbia per il nostro bene e le parole di Giovanni che affermano che chi la legge è beato, si comprende il perché nella chiesa romana vige una grandissima ignoranza delle Scritture; perché essi trascurano la lettura privata e pubblica della Parola di Dio. A cominciare dal cosiddetto papa, e poi proseguendo con i cardinali, coi vescovi, coi preti, coi frati, colle suore ed infine i semplici membri della chiesa romana tutti giacciono nell’ignoranza della Parola di Dio perché trascurano la lettura della Bibbia. Sì, è vero che oggi la lettura della Bibbia non è più vietata al popolo come una volta; ma rimane il fatto che la sua lettura è pilotata dalla curia romana che sa come renderla inefficace. Nelle Bibbie cattoliche si trovano infatti tante note ‘esplicative’ che hanno come fine quello di annullare molti e molti versi della Parola di Dio[14] scritti così chiaramente che distruggono le pretese della chiesa romana. Prova eloquente questa che la curia romana nella realtà non ama la Parola di Dio e non vuole che gli uomini la leggano per intenderla rettamente ma solo al fine di ritenere i suoi falsi insegnamenti che menano alla perdizione chi li accetta. Ma allora perché adesso essa permette la lettura della Bibbia al popolo sia pure con note, col pericolo sempre però che qualcuno non si appoggi su di esse per capirla? Se essi adesso permettono la lettura della Bibbia ai loro membri è perché non hanno potuto fare altrimenti dopo la Riforma; sono stati costretti loro malgrado a permetterla per non apparire malvagi. Che figura avrebbero fatto se no i papi davanti alla divulgazione della Bibbia operata dai Protestanti? Ma rimane il fatto che costoro detestano la Bibbia come la dete­stavano secoli e secoli fa al tempo delle inquisizioni. Sembrerà un controsenso tutto ciò ma è così; questo è il comportamento degli ipocriti. Ma noi vogliamo levare la nostra voce affinché i Cattolici leggano la Parola di Dio e la intendano rettamente affinché possano essere liberati dalle catene di questa religione e pervenire alla conoscenza della verità che è in Cristo Gesù. O Cattolici romani, vi scongiuriamo a leggere la Parola di Dio (senza appoggiarvi sulla spiegazione fuorviante del vostro magistero) perché essa parla della grande salvezza che Cristo Gesù è venuto a dare agli uomini; Egli può salvarvi appieno se voi aprite il vostro cuore all’amore della verità!

Ma veniamo ora ai passi che il Perardi prende per sostenere che la tradizione cattolica romana non è altro che l’insegnamento orale di cui si parla in essi. Ora, cominciamo col fare questa premessa; noi non escludiamo che Gesù o l’apostolo Paolo o altri apostoli, abbiano rivolto degli insegnamenti o detto delle cose che non sono scritte. Mi spiego meglio; noi non sappiamo con precisione quali furono le cose che Gesù disse ai suoi discepoli nei quaranta giorni che precedettero la sua ascensione; sappiamo che Gesù in quei giorni ragionò “delle cose relative al regno di Dio”;[15] ma non possiamo dire di più. Anche quando è scritto che Gesù ammaestrava le turbe e basta noi non possiamo dire con certezza assoluta quali fossero i suoi insegnamenti particolari in quelle circostanze[16] (anche se siamo persuasi che egli ripeté più volte gli insegnamenti che sono trascritti). E’ detto che Gesù, quando gli fu menata quella donna colta in adulterio, “chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra”;[17] ma non sappiamo fino al presente cosa egli abbia scritto. Giovanni dice che “Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri miraco­li, che non sono scritti in questo libro”,[18] ed anche che “vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte, le quali se si scrivessero ad una ad una, credo che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero”;[19] e siccome che quando Gesù operava dei miracoli o delle guarigioni spesso proferiva anche delle parole con la sua bocca, bisogna dire che noi non sappiamo quali furono queste parole che Gesù disse quando operò quei miracoli e quelle guarigioni che non sono scritte né da Matteo, né da Marco, né da Luca e né da Giovanni. Diverse volte è scritto che Gesù si ritirava da solo in luoghi deserti e pregava; ma non c’è scritto il contenuto di tutte le preghiere che Gesù rivolse al Padre suo.

Anche per quanto riguarda l’apostolo Paolo bisogna dire che non possiamo dire che nella Bibbia sono scritte tutte le cose che egli predicò, insegnò a voce e per iscritto, e fece; basta ricordare che lui dice ai Corinzi: “V’ho scritto nella mia epistola di non mischiarvi coi fornicatori”,[20] e che questa epistola noi non la possediamo; o che dice ai Colossesi di leggere l’epistola “che vi sarà mandata da Laodicea”,[21] che noi non possediamo, per inten­dere come queste due epistole di Paolo non sono parte del Canone perché non sono pervenute a noi. Possiamo aggiungere anche il fatto che lui ai Corinzi dice: “Le altre cose regolerò quando verrò”[22] e noi non sappiamo quali fossero quelle cose e come lui le regolò perché ciò non è scritto. Il fatto che non sappiamo di cosa in particolare egli discorresse ad Efeso con i discepoli nella scuola di Tiranno,[23] o quale fu il suo discorso che egli tenne ai credenti di Troas quella notte in cui Eutico cadde dal terzo piano.[24] Ma di questi esempi ne potremmo fare molti altri.

Ma questo discorso da noi fatto esclude nella maniera più assoluta che Gesù o gli apostoli abbiano trasmesso a voce degli insegnamenti errati quali quelli che ha la chiesa romana. Mi spiego; anche se non sta scritto di cosa in specifico Gesù parlò ai suoi durante i quaran­ta giorni, o alle turbe quando è solo scritto che egli le ammae­strava, è da escludersi che Gesù abbia trasmesso ai suoi discepo­li o alle turbe il battesimo e la cena del Signore come la curia romana li insegna al popolo, e gli altri cinque sacramenti insegnati dalla curia romana, o la dottrina sul purgatorio, o quella di doversi rivolgere in preghiera agli angeli o a Maria sua madre o agli apostoli quando sarebbero morti, o quella del celibato forzoso per i ministri del Vangelo e così via; perché? Perché non sono verità! Anche per quanto riguarda Paolo non si può dire che in quelle cose che egli trasmise a voce ai fedeli di Tessalonica o di qualche altra città, o a Timoteo, ci fossero il purgatorio, le indulgen­ze, la transustanziazione, la Via Crucis, il culto a Maria, ai santi, agli angeli, e tante altre cose. Perché? Sempre per la stessa ragione: perché esse non sono verità che procedono da Dio, ma menzogne che procedono dal diavolo. Gesù non si è mai contraddetto, Paolo, Pietro e gli altri apostoli non si sono mai contraddetti da loro, né tra di loro, e non hanno mai contraddetto gli insegnamenti di Gesù; i loro insegnamenti formano un tutt’uno ben compatto. Quindi tutte quelle dottrine che vengono attribuite o a Gesù o agli apostoli, ma che contraddicono gli insegnamenti di Gesù stesso e degli apostoli vanno rigettati senza esitazione perché imposture. Il modo di parlare della curia romana attorno alla tradizione, cioè le loro parole che attribuiscono la loro tradizione agli apostoli, è molto simile a quello di taluni falsi dottori che sorsero in mezzo al popolo di Dio dopo la morte degli apostoli (vale a dire nei primi secoli dopo Cristo), i quali per sostenere le loro eresie di perdizione si attaccavano alla tradizione apostolica dicendo che benché le loro dottrine non erano nella Bibbia essi le avevano ricevute per tradizione da taluni che erano stati in contatto con gli apostoli di Cristo. Non c’è dunque nulla di nuovo sotto il sole; i fatti dimostrano che la chiesa romana, non potendo dimo­strare le sue dottrine non bibliche con le Scritture perché queste le condannano o non ne fanno menzione, ricorre al vecchio inganno cioè a dire di avere ricevuto queste sue dottrine non direttamente dagli aposto­li ma indirettamente da loro. E per sostenere l’autenticità delle sue eresie cita le stesse parole di Gesù che usavano i falsi dottori nei primi secoli dopo Cristo, ossia: “Molte cose ho ancora da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; ma quando sia venuto lui, lo Spirito della verità… vi annunzierà le cose a venire”.[25] Volendo con questo dire che Gesù non aveva detto tutto agli apostoli, infatti aveva loro promesso che per mezzo dello Spirito gli avrebbe rivelato altre cose, tra cui appunto ci sono le sue tradizioni. Ma noi confutiamo questa loro asserzione dicendo questo: sì, è vero che lo Spirito della verità avrebbe rivelato agli apostoli altre cose; ed in verità lo ha fatto e per rendersi conto di questo basta leggere le epistole degli aposto­li: ma essi dimenticano che lo Spirito è la verità, e che avrebbe detto ciò che avrebbe udito da Gesù infatti avrebbe preso del suo e glielo avrebbe annunziato.[26] Mentre le cose che essi dicono non possono essere state rivelate dallo Spirito della verità, perché sono menzogne che procedono dal diavolo. L’avversario contrasta la verità, lui contraddice ciò che è scritto; lui ha comunicato ai teologi Cattolici romani le eresie che hanno spacciato per Parola di Dio.

Alla curia romana che contrasta la verità come fecero Jannè e Jambrè sono rivolte queste parole da parte dello Spirito: “Gente di collo duro e incirconcisa di cuore e d’orecchi, voi contrastate sempre allo Spirito Santo; come fecero i padri vostri, così fate anche voi”;[27] ed anche queste: ‘O pieni d’ogni frode e d’ogni furberia, figliuoli del diavolo, nemici d’ogni giustizia, non cesserete di pervertire le diritte vie del Signore?’

A voi uomini e donne che siete trascinati dietro all’arida e micidiale tradizione cattolica romana che mena alla perdizione viene detto: “Non camminate secondo i precetti de’ vostri padri, non osservate le loro prescrizioni, e non vi contaminate mediante i loro idoli”;[28] non andate a Lourdes, non salite a Fatima, non vi recate a Loreto perché di certo questi viaggi non vi menano alla salvezza, questi luoghi saranno colpiti dal furore di Dio e distrutti; “cercate il Signore, e voi viverete”,[29] circoncidete i vostri cuori affinché il furore di Dio non vi consumi a motivo della vostra idolatria. Vi scongiuriamo o uomini ad uscire da questa organizzazione nella quale siete rinchiusi affinché non siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe. Oggi, se udite la sua voce non indurate i vostri cuori!

 


[1] Tito 3:8

[2] Rom. 15:4

[3] Rom. 15:4

[4] Tito 3:8

[5] Deut. 32:47

[6] Deut. 17:18-20

[7] Deut. 31:10,11

[8] Gios. 1:8

[9] Is. 34:16

[10] Ger. 36:5,6

[11] Col. 4:16

[12] 1 Tess. 5:27

[13] Ap. 1:3

[14] Alcuni esempi di note fuorvianti sono queste presenti nella Bibbia Ed. Paoline del 1990 (sesta ediz.). In una nota al passo: “Ma non si accostò a lei, fino alla nascita del figlio che egli chiamò Gesù” (Mat. 1:25) si legge: ‘L’espressione di Mt – intento a dimostrare il concepimento verginale di Gesù – non implica, nel linguaggio semitico, che la situazione ‘dopo’ sia cambiata’. In una nota (Gal. 1:19) che spiega chi è Giacomo, il fratello del Signore, si legge: ‘Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo…’. In una nota che spiega le parole di Gesù “Tu sei beato, o Simone figliol di Giona….” (Matt. 16:17-19) si legge: ‘Con linguaggio di forte sapore semitico – carne-sangue, Cefa-Pietro, porte degl’inferi, legare-sciogliere – che ne assicura la più alta antichità, Gesù promette a Pietro ch’egli sarà la roccia su cui poggerà la sua Chiesa, la quale sarà inespugnabile per le forze avverse. Pietro viene così costituito, come vicario di Gesù, fondamento e capo della Chiesa, con il potere legislativo e giudiziario. Il suo operato sarà convalidato da Dio. L’esegesi cattolica ritiene che queste promesse valgano anche per i successori di Pietro, basandosi sull’intenzione di Gesù di provvedere all’avvenire del Regno fondato da lui, che doveva sopravvivere a Pietro e divenire eterno ed universale’. In una nota che mira a spiegare le parole di Paolo ai Corinzi “sarà salvo però come attraverso il fuoco” (1 Cor. 3:15) si legge: ‘La salvezza come attraverso il fuoco denota un ottenimento stentato. Origene ha ravvisato per primo qui l’indicazione del purgatorio; a seguito di lui non pochi cattolici hanno portato questo passo a conferma di tale insegnamento della Chiesa’. A proposito del discorso di Pietro all’assemblea di Gerusalemme (Atti 15:7-11) si legge in nota: ‘Parla Pietro, come capo della Chiesa…’. In una nota sulla cena del Signore (Matt. 26:26-29) si legge: ‘L’Eucaristia è sacrificio e sacramento’. In una nota che commenta le parole di Maria all’angelo: “Come avverrà questo, perché non conosco uomo?” (Luca 1:34) si legge: ‘La domanda di Maria all’angelo non avrebbe senso se non avesse in cuore il proposito di perpetua verginità..’. Per spiegare le parole di Luca: “Diede alla luce il suo figlio primogenito” (Luca 2:7) la nota dice: ‘Lc dice Gesù primogenito e non unigenito, per preparare la scena della presentazione al tempio…’. Per spiegare la purificazione che compì Maria dopo avere partorito Gesù (cfr. Luca 2:22) in nota si legge: ‘Alla purificazione era obbligata solo la madre, Lv 12,2-8, e non vi era obbligata Maria, purissima: tuttavia l’evangelista vuole sottolineare la fedeltà all’osservanza della legge da parte dei genitori di Gesù e indicare la Città santa come punto di partenza della salvezza apportata da lui’. Sulle parole di Gesù ai suoi discepoli “a chi rimettete i peccati sono loro rimessi…” (Giov. 20:22) si legge in nota: ‘Il soffio di Gesù simboleggia il dono dello Spirito Santo e con esso la partecipazione alla potestà di Gesù di rimettere i peccati o di ritenerli, e cioè di perdonarli o no’. Per spiegare con le Scritture che Pietro pasturò la Chiesa di Roma si legge nella nota di 1 Piet. 5:13: ‘Babilonia indica certamente Roma…’. Per spiegare come fu nella Chiesa primitiva che cominciò il processo che portò all’adozione del celibato sacerdotale si legge nella nota di 1 Timoteo 3:2 che commenta il fatto che il vescovo doveva essere marito di una sola moglie: ‘Il passo può quindi documentare l’inizio di un processo che porterà rapidamente alla richiesta del celibato sacerdotale’.

[15] Atti 1:3

[16] Cfr. Matt. 4:23; Luca 4:15; 5:3

[17] Giov. 8:6

[18] Giov. 20:30

[19] Giov. 21:25

[20] 1 Cor. 5:9

[21] Col. 4:16

[22] 1 Cor. 11:34

[23] Cfr. Atti 19:9

[24] Atti 20:7-11

[25] Giov. 16:12,13

[26] Cfr. Giov. 16:14,15

[27] Atti 7:51

[28] Ezec. 20:18

[29] Amos 5:6 (Diod.)