Casi in cui i cosiddetti padri vanno contro la tradizione catto­lica romana

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Vediamo adesso di vedere come dei cosiddetti padri erano contro alcune delle dottrine che oggi sono parte della tradizione roma­na.

–  Ireneo (150 ca.- 200 ca.) riprovò il culto delle immagini infatti affermò che i primi ad introdurre nella Chiesa il culto delle immagini furono gli Gnostici: ‘Si denominano gnostici ed hanno alcune immagini dipinte, altre fabbricate anche con altro materiale, dicendo che sono l’immagine di Cristo fatta da Pilato nel tempo in cui Gesù era con gli uomini. E le incoronano e le espongono con le immagini dei filosofi del mondo, cioè con l’im­magine di Pitagora, di Platone, di Aristotele e degli altri, e riservano ad esse tutti gli altri onori, proprio come i pagani’.[1]

–  Atenagora (II sec.) era contro l’offrire incenso a Dio: ‘L’artefice e il padre di questo universo non ha bisogno né di sangue, né di grasso, né di profumo di fiori o di aromi..’.[2]

–  Tertulliano (160 ca. – 220 ca.) era contro il primato del vescovo di Roma sostenuto dalla chiesa romana, infatti scrivendo al vescovo di Roma che si era appellato al “Tu sei Pietro” per sostenere la propria autorità dice: ‘Chi sei tu che (in tal modo) sovverti e deformi l’intenzione manifesta del Signore, che conferiva tale potere personalmente a Pietro?’;[3] Tertulliano era contro la perpetua verginità di Maria infatti egli sosteneva che Maria non rimase vergine dopo avere partorito Gesù.[4] E sempre Tertulliano era contrario alla dottrina della transustanziazione infatti affermò: ‘Dopo avere dichiarato, dunque, di desiderare di fare la cena di Pasqua in quanto Gli apparteneva, – ché sarebbe stato indegno se Dio avesse desiderato qualcosa che non gli apparteneva – prese il pane e lo distribuì ai suoi discepoli e fece di esso, il suo corpo, dicendo: ‘Questo è il mio corpo’, cioè ‘la forma del mio corpo’. Ma non sarebbe potuto essere la forma del corpo, se non ci fosse stato il corpo di realtà. Del resto, una cosa vuota, cioè un fantasma, non avrebbe potuto ammettere una raffigurazione. O se Cristo si raffigurò il corpo nel pane per questo motivo, che mancava della realtà del corpo, allora avrebbe dovuto dare il pane per noi’.[5] Tertulliano era pure contro l’uso dell’incenso nel culto: ‘La nostra offerta non consiste già in grani di incenso di poco prezzo, in lacrime di pianta arabica…’;[6] e contro il farsi le statue e le immagini: ‘Il diavolo ha introdotto nel mondo gli artisti che fanno le statue e le immagini e tutte le altre rappresentazioni (…) dicendo Dio: tu non farai alcuna somiglianza delle cose che sono sul cielo né sulla terra né nel mare, ha proibito ai suoi servi in tutto il mondo di abbandonarsi all’esercizio di coteste arti’.[7] Egli era anche contro il battesimo dei neonati: ‘Per questo, pur tenendo conto delle situazioni, delle disposizioni e anche dell’età di ogni persona, rimandare il battesimo presenta maggiori utilità, soprattutto quando si ha a che fare con bambini. Se non ci sono casi proprio gravi, che necessità c’è di mettere anche i padrini nel rischio di non poter neppure mantenere, in caso di morte, le promesse che hanno fatto o di trovarsi frustrati se quei bambini crescono poi con cattive tendenze? Certamente il Signore ha detto: Non impedite ai bambini di venire a me (Mt 19,14). Vengano pure, ma quando saranno più grandi e potranno essere istruiti, vengano pure quando potranno sapere dove vanno; diventino pure cristiani, quando saranno in grado di conoscere Cristo! Perché mai bambini innocenti dovrebbero aver tanta fretta di ricevere il perdono dei peccati? Per gli affari della nostra vita ordinaria nel mondo ci comportiamo con prudenza assai più guardinga; ad un bambino nessuno affida l’amministrazione di beni terreni, perché allora affidargli la responsabilità di beni divini? Imparino pure anche loro a chiedere la salvezza perché si veda con chiarezza che tu la salvezza la dai a chi la chiede!’.[8]

–  Origene (185 ca. – 254) era contro il primato di Pietro: ‘Se tu immagini che solo su Pietro sia stata fondata la Chiesa che cosa potresti tu dire di Giovanni, il figlio del tuono, o di qualsiasi altro apostolo? Chiunque fa sua la confessione di Pietro può essere chiamato un Pietro’.[9]

–  Cipriano (200 ca. – 258) era contrario ad attribuire il primato a Pietro a motivo delle parole che gli rivolse Gesù infatti scrisse: ‘Gesù parlò a Pietro, non perché gli attribuisse una autorità speciale, ma solo perché rivelandosi ad uno solo fosse visibile il fatto che la chiesa dev’essere tutta unita nella fede di Cristo. Pietro è solo il ‘simbolo’, il ‘tipo’ di tutti gli apostoli e di tutti i vescovi’.[10]

–  Eusebio (260 ca. – 340) era contro l’immacolata concezione di Maria infatti disse: ‘Niuno è esente dalla macchia del peccato originale, neanche la madre del Redentore del mondo. Gesù solo è esente dalla legge del peccato, benché nato da una donna sottopo­sta al peccato’.[11]

–  Ambrogio (340 ca. -397) di Milano era contrario al primato di Pietro infatti disse: ‘Pietro… ottenne un primato, ma un prima­to di confessione e non d’onore, un primato di fede e non di ordine’.[12] Ambrogio era anche contro l’immacolata concezione di Maria infatti affermò: ‘Gesù è il solo che i lacci del peccato non abbiano avvinto; niuna creatura concepita per l’accoppiamento dell’uomo e della donna, è stata esente dal peccato originale; ne è stato esente Colui solo il quale è stato concepito, senza quell’accop­piamento, da una Vergine per opera dello Spirito Santo’.[13]

–  Lattanzio (sec. III-IV) era contro le statue e le immagini: ‘Quindi non c’è dubbio che dovunque c’è una statua o un immagine non c’è religio­ne. Perché se la religione consiste di cose divine, e se non c’è niente di divino eccetto che in cose che sono celesti, le immagi­ni mancano di religione, dato che non ci può essere niente di cele­ste in quello che è fatto di terra’.[14]

–  Epifanio (nato dopo il 310 e morto nel 403), vescovo di Cipro, era contro le immagini infatti nella sua lettera al vescovo Giovanni afferma: ‘Io vi trovo un velo sospeso alle porte di questa medesima chiesa, il quale era colorato e dipinto, esso aveva un’immagine, l’immagine di Cristo può essere o di qualche santo; io non ricordo più chi essa rappresentasse. Io dunque avendo veduto questo sacrilegio; che in una chiesa del Cristo, contro l’autorità delle Scritture, l’immagine di un uomo era sospesa, lacerai quel velo’.[15] Ed egli era anche contro il culto a Maria infatti, nel confutare la setta delle Colliridiane che aveva cominciato a offrire un culto a Maria, egli scrisse: ‘Non si deve onorare i Santi oltre il loro merito, ché Iddio è Colui cui dobbiamo servire. La Vergine non è stata proposta alla nostra adorazione, poiché ha adorato ella stessa Colui il quale secondo la carne nacque da essa. Nessuno dunque adori Maria. A Dio solo, Padre, Figlio e Spirito Santo, appartiene questo miste­ro, e non a qualsiasi uomo o donna. Laonde, cessino certe donnic­ciuole dal turbare la Chiesa, smettano dal dire: Noi onoriamo la Regina del cielo’, perciocché con questi discorsi e coll’offrirle le loro focacce, adempiono ciò che è stato preannunziato: ‘Alcuni apostateranno dalla fede, dandosi in braccio a spiriti seduttori e alle dottrine dei demoni’. No, quest’errore del popolo antico non prevarrà su noi, per farci scostare dal Dio vivente ed adora­re le creature’.[16]

–  Giovanni Crisostomo (344-407) affermò: ‘S. Paolo ha scritto per turare la bocca agli eretici che condannano il matrimonio, e per mostrare che il matrimonio non solo è cosa innocente, ma ezian­dio è così onorevole che con esso si può diventare vescovo’;[17] quindi Crisostomo era contrario al vietare il matrimonio ai vescovi. Crisostomo era anche contrario alla confessione auricolare infat­ti nella nona Omelia della penitenza, commentando le parole di Davide: “Io ho peccato contro te, contro te solo”,[18] disse: ‘A Dio solo dunque manifesta il tuo peccato e quello ti sarà perdonato’ e nell’Ome­lia 20 sulla Genesi scrisse: ‘Se Lamec non isdegnò di confessare i propri peccati alle sue mogli, come saremo noi degni di perdono, se non vorremo confessarli a Colui che conosce i delitti nostri i più occulti?’. E sempre Crisostomo era contro la transustanziazione infatti scrisse: ‘Prima della consacrazione lo chiamiamo pane, ma poi… perde il nome di pane e diventa degno che lo si chiami il Corpo del Signore, sebbene la natura del pane continui tale in esso’.[19] Infine Crisostomo era contro il primato di giurisdizione di Pietro: ‘Ebbe perciò Pietro un primato? Sì! poiché fu il primo a confessare il Cristo, divenne anche il primo apostolo all’inizio della Chiesa’.[20]

–  Agostino (354-430) non riteneva affatto per cosa certa che Pietro fosse la pietra sulla quale è stata edificata la Chiesa di Cristo come invece asserisce la chiesa papista. Egli ebbe infatti a dire: ‘In un certo luogo del libro, parlando dell’Apostolo Pietro, dissi che la Chiesa è basata in lui come sulla pietra, come è cantato anche da molti, nei versi del beatissimo Ambrogio, dove dice del gallo: Con il canto di questo la stessa pietra della Chiesa pianse la sua colpa. Ma in seguito però ho esposto spessissimo le parole dette dal Signore: Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa; come se per, sopra questa, si dovesse intendere quello che Pietro ha affermato quando ha esclamato: Tu sei il figlio di Dio vivo; e che Pietro ha preso nome da questa pietra, perché raffigura la persona della Chiesa edificata sopra questa pietra, ed ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli. Non gli è stato detto infatti: Tu sei pietra, ma Tu sei Pietro; pietra era il Cristo, e Simone che lo aveva riconosciuto come lo riconosce tutta la Chiesa, fu detto appunto Pietro. Il lettore scelga qual’è la più probabile delle due sentenze’.[21]

Agostino era contro la transustanziazione: parafrasando le parole di Gesù affermò: ‘Comprendete in senso spirituale quello che vi dissi: Non mangerete questo corpo che vedete, e non berre­te questo sangue che sarà sparso da quelli che mi crocifiggeran­no. Vi ho raccomandato un sacramento che vi darà la vita, se lo intendete spiritualmente, e quand’anche sia necessario celebrarlo in modo visibile, bisogna tuttavia intenderlo spiritualmente’.[22]

Agostino era anche contro il permettere un nuovo matrimonio al marito o alla moglie mentre ambedue erano ancora vivi perché per lui il vincolo matrimoniale si spezzava solo con la morte di uno dei due. Egli scrisse: ‘… alla donna non è permesso di sposare un’altr’uomo finché è vivo il marito dal quale si separò,…’,[23] ed ancora: ‘…l’uomo è legato finché la moglie è nella vita corporale (…) se una donna si separa da un adultero, non si unisca a un altro: infatti resta legata al marito, finché egli vive, e non si libera dalla legge del marito se non quando egli è morto; allora non diventa adultera, se si lega con un altro’.[24] Per cui lui, anche nel caso uno dei due coniugi diventava un cristiano e l’infedele lasciava il fedele a motivo della sua fede, non permetteva che il cristiano passasse a nuove nozze. ‘..il risposarsi dopo avere lasciato il proprio coniuge, non è lecito, né all’uomo né alla donna, neppure per qualsivoglia forma di fornicazione, sia della carne, sia dello spirito, e in quest’ultima bisogna intendere anche la mancanza di fede. Infatti il Signore senza fare nessuna eccezione dice: Se la moglie lascia il proprio marito e ne prende un altro, è adultera, e: Ogni uomo che ripudia la propria moglie e ne prende un’altra, è adultero’.[25] La chiesa cattolica romana lo contraddice apertamente perché, come abbiamo visto, il suo capo ritiene di poterlo sciogliere e dare l’autorizzazione per un nuovo matrimonio in diversi casi, tra cui c’è anche quello del privilegio della fede (chiamato erratamente privilegio paolino).[26]

–  Gelasio I (fu papa dal 492 al 496), che è annoverato anche tra i papi, affermò contro i Manichei che è sbagliato comunicarsi sotto una sola specie: ‘Abbiamo scoperto che alcuni prendono solamente il sacro corpo e si astengono dal sangue sacrato, bisogna che costoro o ricevano ambedue le parti o sien privi di ambedue, poiché la divisione d’un solo e medesimo sacramento non può farsi senza un gran sacrilegio’.[27] Quindi la dottrina che priva i laici del cali­ce, dottrina che fu promulgata dal concilio di Costanza nel 1415, era considerata da Gelasio un sacrilegio. Sempre Gelasio non accettava la transustanziazione infatti scris­se: ‘Il sacramento del corpo e del sangue di Cristo è veramente cosa divina; ma il pane e il vino vi rimangono nella loro sostanza e natura di pane e vino’.[28]

–  Gregorio di Nissa (335 ca. – 394 ca.) denunciò con forza, in una delle sue episto­le, la vanità e follia dei pellegrinaggi ai luoghi santi.[29]

–  Girolamo (347 ca. – 419-20 ca.) non reputava il pellegrinaggio a Gerusalemme un atto meritevole: in una sua lettera a Paolino afferma infatti: ‘Non è un titolo di onore il fatto di essere stati a Gerusalemme (…) I credenti vengono apprezzati, personalmente, non in base al diverso posto in cui risiedono, ma in base al merito della loro fede. I veri adoratori non adorano il Padre né a Gerusalemme né sul monte Garizim, perché Dio è Spirito, ed è necessario che i suoi adoratori lo adorino in spirito e verità’.[30]

–  Arnobio (vissuto nel IV secolo) era contro l’offrire incenso: ‘Rimane da dire qualcosa, senza troppe lungaggini, dell’incenso e del vino che sono unti e fanno parte delle cerimonie e vengono molto usati per il culto. Innanzi tutto, proprio riguardo all’incenso, vi domandiamo donde e in che tempo avete potuto conoscerlo per ritenere a ragione che si deve offrirlo agli dèi e che riesce molto gradito ai loro gusti’.[31]

–  Leone I (fu papa dal 440 al 461) era contro l’immacolata concezione di Maria: ‘Cristo solo tra gli uomini è stato innocente, perché Egli solo è stato conce­pito senza la sozzura e la cupidigia carnale’.[32]

–  Gregorio Magno (fu papa dal 590 al 604) non accettava come canonico il libro dei Maccabei infatti, citando un passo dei Maccabei, avver­te ch’egli cita ‘un libro non canonico, ma scritto solamente per la edificazione dei fedeli’. Egli era anche contro l’assunzione del titolo di vescovo universale da parte di un qualsiasi vescovo infatti affermò: ‘Colui che vuol farsi chiamare pontefice universale diventa per il suo orgoglio il precursore dell’anticristo; nessun cristiano deve prendere questo nome di bestemmia…’;[33] e scrivendo a Giovanni, patriarca di Costantinopoli, che si era proclamato vescovo universale, gli disse: ‘..che dirai tu Giovanni a Cristo che è capo della Chiesa universale nel rendimento dei conti il giorno del giudizio finale? Tu che ti sforzi di preporti a tutti i tuoi fratelli vescovi della Chiesa universale e che con un titolo superbo vuoi porti sotto i piedi il loro nome in paragone del tuo? Che vai tu facendo con ciò, se non ripetere con Satana: Ascenderò al cielo ed esalterò il mio trono al di sopra degli astri del cielo di Dio? Vostra fraternità mentre disprezza (gli altri vescovi) e fa ogni possibile sforzo per assoggettarseli, non fa che ripetere quanto già disse il vecchio nemico: Mi innalzerò al di sopra delle nubi più eccelse (…) Possa dunque tua Santità riconoscere quanto sia grande il tuo orgoglio pretendendo un titolo che nessun altro uomo veramente pio si è giammai arrogato’.[34]

–  Teodoreto, vescovo di Ciro (393-458), era contro la transustan­ziazione infatti affermò: ‘I simboli mistici (il pane e il vino) non abbandonano la loro natura dopo la consacrazione, ma conser­vano la sostanza e la forma in tutto come prima’.[35]

–  Vigilio (fu papa dal 537 al 555), era contro la transustanziazione infatti affermò: ‘Quando la carne di Gesù Cristo era sulla terra, essa certamente non era nel Cielo; ed ora ch’essa è nel Cielo, non è sicuramente sulla terra’.[36]

Ecco dunque le prove che questi cosiddetti padri sopra citati erano contrari ad alcune delle dottrine che la chiesa cattolica romana insegna oggi. Qualcuno domanderà allora: Ma allora quale è il criterio che usa la chiesa cattolica romana nell’accettare alcune tradizioni e nel rigettarne altre dei suoi cosiddetti padri? Come fa dunque a definire tradizioni apostoliche delle cose a cui erano contrari persino dei suoi cosiddetti padri? Come mai in questi casi non considera autorevoli questi suoi padri come invece fa in altri casi? Le risposte si possono riassumere in questa frase: quando i cosiddetti padri affermano delle cose gradite alla chiesa romana allora sono degni di fiducia ma quando si discostano dalla sua linea e gli vanno apertamente contro allora non devono essere ascoltati ma rigettati. In questi casi occorre dire che la chiesa romana talvolta cerca di nascondere queste contraddizioni dei suoi padri, e altre volte invece dà loro delle spiegazioni strane, adducendo altri loro passi in cui sembra che dicessero un’altra cosa. Questo si può ben constatare leggendo i loro libri di controversia. E’ per questo che quando si devono confutare le eresie della chiesa cattolica romana non è affatto consigliabile citare contro di loro i loro stessi padri perché essi a loro volta prendono – in alcuni casi – altri loro passi in cui fanno vedere che essi non volevano dire quello che hanno detto. E bisogna dire che talvolta si deve davvero ricono­scere che questi loro padri erano ambigui nel parlare. La Scrit­tura, solo la Scrittura si prenda per distruggere i loro vani ragionamenti; perché essa non è ambigua, non si contraddice su nessun punto, e non può essere da loro presa a sostegno delle sue eresie.

Per concludere questa parte diciamo questo: una delle fonti da cui la chiesa romana ha attinto la sua tradizione, vale a dire i suoi cosiddetti padri, non può da essa essere citata in tutto e per tutto a sostegno di tutte le sue dottrine perché taluni di loro erano nettamente contrari ad alcune di esse. Perciò quando si sente dire alla chiesa romana che la sua tradizione si fonda sui padri non bisogna pensare affatto che tutti quegli scrittori erano d’accordo con tutto quello che essa oggi dice a riguardo di Maria, dell’eucarestia, del battesimo, del purgatorio, del primato di Pietro, del primato del vescovo di Roma, della confessione, delle preghiere per i morti, del culto delle immagini e di tante altre cose, perché in effetti su diverse di queste dottrine alcuni di loro parlarono rettamente confutandole e non sono affatto da riprendere ma piuttosto da imitare.

 


[1] Ireneo, Contro le eresie, Lib. I, cap. 25,6

[2] Atenagora, Supplica per i cristiani, Alba 1978, pag. 62

[3] Tertulliano, De pudicitia 21

[4] L’Enciclopedia Cattolica a tale riguardo afferma: ‘Tertulliano fu l’unico che, condotto dal suo esagerato realismo e da tesi preconcette, cedette riguardo alla verginità di Maria nel parto e dopo il parto’ (vol. 12, 1271).

[5] Tertulliano, Contro Marcione IV, 40

[6] Tertulliano, Apologetico, Bologna 1980, pag. 123

[7] Tertulliano, Sull’idolatria, libro 3, IV

[8] Tertulliano, Il battesimo, Roma 1979, pag. 162-163

[9] Origene, Commento a Matteo 12: 10-11: citato da Fausto Salvoni in Da Pietro al papato, pag. 92

[10] Cipriano, De catholica ecclesiae unitate c. 4-5; citato da Fausto Salvoni in op. cit., pag. 93. Va detto comunque che Cipriano nei suoi scritti parla della successione apostolica e attribuisce alla sede episcopale di Roma una certa preminenza nella Chiesa, da qui il fatto che egli contribuì notevolmente alla formulazione del primato del vescovo di Roma nella Chiesa universale.

[11] Eusebio, Emiss. in Orat. II de Nativ.; citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 129

[12] ‘Petrus… primatum egit, primatum confessionis utique non honoris, primatum fidei non ordinis’. Ambrogio, De incarnationis dominicae sacramento IV; citato da Fausto Salvoni in op. cit., pag. 96

[13] Ambrogio, In Psalm. 118; citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 129

[14] Lactantius, The Divine Institutes (Istituzioni divine), Washington 1964, Lib. II, cap. 18, pag. 162

[15] Jerome, Lettres, Paris 1951, pag. 171

[16] Epiph. lib. III, Comment. II, tom. 2, Haeres 79: citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 136

[17] Crisostomo, Hom. II, in Ep. Tit. cap. II; citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 52

[18] Sal. 51:4

[19] Crisostomo, Epistola a Cesario: citato da Roberto Nisbet in op. cit., pag. 79

[20] Crisostomo, Or. 8,3 Adv. Jud.; citato da Fausto Salvoni in op. cit., pag. 95

[21] Agostino, I due libri delle ritrattazioni, Firenze 1949, Libro primo, cap. XXI, pag. 117-118. Come si può bene vedere Agostino prima aveva asserito che la pietra era l’apostolo Pietro e poi aveva cambiato opinione dicendo che la pietra era la confessione fatta da Pietro, e lascia al lettore di scegliere tra le due interpretazioni da lui suggerite.

[22] Agostino, Enarrationes in Psalmos 98, 9: citato da Roberto Nisbet in op. cit., pag. 79

[23] Agostino, Il sermone del Monte, Firenze 1928, cap. XIV; pag. 48

[24] Agostino, I Connubi adulterini, 2, 5

[25] Agostino, I Connubi adulterini, 1, 31

[26] Nell’Introduzione a I Connubi adulterini si legge che l’affermazione di Agostino secondo cui la separazione di cui parla Paolo (1 Cor. 7:15) non permette un nuovo matrimonio ‘pur essendo conforme alla tradizione anteriore, è contraria alla prassi posteriore della Chiesa occidentale che ha visto e vede concessa in 1 Cor. 7,15 la facoltà di passare a nuove nozze, il ‘privilegio paolino’ appunto’ (in Matrimonio e Verginità, Roma 1978, pag. 225) e in una nota all’interno del libro sull’affermazione sopra citata da Agostino (1,31) si legge: ‘Al contrario la Chiesa, applicando il privilegio paolino, considera il matrimonio sciolto a tutti gli effetti e consente una nuova unione, purché con un credente’ (in op. cit., pag. 273). Agostino quindi, in questo caso, per la chiesa cattolica non ha nessuna autorità.

[27] Citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 39

[28] Gelasio, Delle due nature

[29] Gregorio di Nissa, Epist. II, De euntibus Hieros, Opera, III, 1010, ed. Migne

[30] Girolamo, Le lettere, Roma 1962, vol. 2, Lettera a Paolino, pag. 94,95

[31] Arnobio, I sette libri contro i pagani, Torino 1962, Lib. VII, 26, pag. 227

[32] Citato da Teofilo Gay in op. cit., pag. 130

[33] Greg. Ep. Lib. VI, 80: citato da Puaux in Anatomia del papismo, Firenze 1872, pag. 65

[34] Gregorio, Epistolarum V, Ep. 18, PL 77, pag. 739-740; citato da Fausto Salvoni in op. cit., pag. 330

[35] Teodoreto, Dialogus, Liber II; citato da Roberto Nisbet in op. cit., pag. 79

[36] Vigilio, Contro Eutich. Lib. IV: citato da Luigi Desanctis in La tradizione, pag. 55