Capitolo 9 – La tradizione. Conclusione

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Per concludere noi diciamo che ci vogliamo attenere all’autorità della sacra Scrittura – autorità che essa possiede già in sé stessa e che non prende dalla Chiesa – che sappiamo essere una guida infallibile e sicura. Gli scritti di Tertulliano, Giustino Martire, Agostino, Ambrogio ed altri invece non si possono citare nella stessa maniera degli Scritti sacri perché imperfetti, pieni di errori e di contraddizioni. Accettiamo le cose giuste che essi hanno detto perché conformi alla Scrittura, e ci rallegriamo nel leggerle, ma rigettiamo decisamente tutto ciò che di falso essi hanno detto perché costituisce lievito malvagio. Che dunque nessuno si lasci trarre in inganno dal fatto che essi sono insigniti – a torto – del titolo di padri della chiesa e si metta ad accettare tutto quello che essi hanno detto perché si metterebbe contro la verità e rimarrebbe confuso perché essi stessi si contraddicono da loro stessi e tra di loro. Un discorso simile – anche se un pò diver­so – si potrebbe fare pure sui ‘riformatori’, Lutero e Calvino, per citare solo alcuni; anche i loro scritti contengono delle affer­mazioni e delle dottrine errate che noi credenti non possiamo accettare perché contrastano la verità. Lutero per esempio inse­gnava il battesimo dei fanciulli contraddicendosi,[1] ed insegnava anche la presenza reale nel pane e nel vino (consustanziazione)[2] ma negava la transustanziazione degli elementi, e definì l’epistola di Giacomo una epistola di paglia, per citare solo alcune sue errate affermazioni. Per quanto riguarda Calvino, egli insegnava il battesimo degli infanti, sosteneva che un credente non può in nessuna maniera perdere la grazia da cui la dottrina ‘una volta salvati sempre salvati’, che Dio aveva cessato di operare miracoli tramite dei suoi servi infatti disse che Dio ‘non manifesta più quella potenza né i miracoli che si compivano per mano degli apostoli in quanto quel dono è stato limitato nel tempo ed è scomparso in parte anche a causa dell’ingratitudine degli uomini’,[3] e che fosse lecito alla Chiesa fare ricorso alle autorità civili per punire gli eretici o i disordinati e difatti fu il Concistoro di Ginevra, con lui a capo, che sentenziò la morte di Serveto che era antitrinitario, ed inoltre egli permetteva in caso di adulterio che il coniuge innocente passasse a nuove nozze.

Eppure quantunque ciò, noi riconosciamo che Dio si usò di quegli uomini per scuotere la chiesa cattolica romana e per portare l’Evangelo della grazia a molte anime. E noi siamo grati a Dio per quello che di giusto e di vero quegli uomini dissero ai loro giorni. E della loro opera noi vediamo ancora i frutti dopo più di quattro secoli. Rimanga fermo però che ciò che di falso e ingiusto hanno detto o fatto pure Lutero o Calvino noi lo riget­tiamo al pari di quello che di falso e di ingiusto hanno detto o fatto Agostino, Girolamo o Ambrogio ed altri. Lungi da noi il mostrare riguardi personali nei confronti di essi.

Personalmente sono giunto a questa conclusione dopo avere letto alcuni scritti di questi cosiddetti padri e gli atti di diversi concili dell’antichità (mi riferisco in particolare ai cosiddetti padri e ai concili dei primi sei-sette secoli); che il Signore anche durante quei secoli durante i quali sorsero molti falsi dottori in seno alla sua Chiesa che introdussero molte false dottrine e pratiche superstiziose continuò ad avere in ogni luogo coloro che lo amavano e lo adoravano in ispirito e verità e si opponevano alle eresie che spuntavano fuori una dietro l’altra. Il fatto è che però alcuni di coloro che si opposero a certe eresie vi si opposero facendo uso anche di errate dottrine. In altre parole, non sempre gli scrittori eccle­siastici antichi si opposero a delle eresie come si conveniva, cioè con una dottrina pura di ogni scoria.

Un’altra cosa che si può riscontrare nei discorsi di quegli scrit­tori è che ci sono alcune parti integre, cioè pure, dalla cui lettura si rimane edificati ma ci sono delle altre che sono contaminate dalla menzogna, dalla superstizione che si rimane meravigliati nel dovere constatare come dalla stessa fonte uscis­sero verità e menzogna. Un esempio per tutti, Gregorio Magno; disse anche delle cose vere, ma nei suoi Dialoghi vi sono delle storie profane e da vecchie che lui rac­conta per sostenere il purgatorio. Fu lui infatti uno dei padri del purgatorio. Non ci si può non rattristare e indignare nel leggere quelle favole. Oltre a ciò fece un cattivo uso dell’al­legoria dando interpretazioni fantasiose a molti passi della Scrittura. Questa cosa la si può riscontrare ancora oggi nell’am­bito del cattolicesimo; ci sono scrittori cattolici romani che riescono a dimostrare con le Scritture che i Testimoni di Geova – prendo loro come esempio – dicono il falso quando affermano che Gesù non è Dio o che non esiste l’inferno o che l’uomo non ha un’anima, o che lo Spirito Santo non è una persona; e lo fanno abbastanza efficacemente, e siamo d’accordo con questi loro discorsi, ma nello stesso tempo i loro libri di controversia sono pieni di discorsi in favore della salvezza per meriti, del purgatorio, del culto a Maria e così via. Insomma contengono il grano e la pula; la verità e la menzogna. Una parte di essi sono in favore della verità, un’altra parte contro la verità. Non si possono quindi rigettare totalmente, ma neppure accettare totalmente. Le cose si ripetono a distanza di tanti secoli. Che cosa si apprende da tutto ciò? Che la chiesa cattolica romana, benché abbia nel corso dei secoli introdotto ogni sorta di menzogne e superstizioni – che formano la sua tradizione – che hanno annullato la grazia, pure ha continuato ad affermare la Trinità, che Cristo è Dio, (escludendo alcuni periodi remoti in cui aveva approvato l’eresia ariana) che egli portò i nostri peccati, che risuscitò il terzo giorno, che apparve e fu assunto in cielo, che la Scrittura è ispirata da Dio. E Dio ha continuato a vigilare su questa parte sana del suo messaggio (ossia sulla sua parola così come è scrit­ta nella Bibbia) facendo capire a tanti suoi membri che il Cristo di cui avevano sentito parlare aveva già compiuto ogni cosa per la loro salvezza e che non rimanevano opere meritorie da compiere per ottenerla ma solo di ravvedersi e di credere in lui. E quindi che la maniera per ottenere la giustificazione, la salvezza e la vita eterna di cui parlavano le loro guide era falsa. Questo in effetti è quello che è successo a molti Cattolici romani nel corso dei secoli; illuminati da Dio sul significato di alcune parole della Buona Novella che leggevano o sentivano dai loro stessi superiori si sono ravveduti ed hanno creduto in Cristo ottenendo gratuitamente da Dio la salvezza della loro anima. In questo vediamo la dimostrazione della potenza e della saggezza di Dio che in mezzo ad una chiesa idolatra qual è la chiesa cattoli­ca romana è riuscito fino a questo giorno ad illuminare molte anime ed a salvarle dai loro peccati. Possiamo dire che la chiesa cattolica romana è sorta per volere di Dio perché Dio aveva deciso di mostrare all’umanità che non importa quanto gli uomini corrotti e riprovati quanto alla fede cercheranno di oscurare la luce del Vangelo, non importa quanto gli uomini cercheranno di proibire la lettura del Vangelo o il suo ascolto, Lui continuerà a regnare sul suo trono, e le sorti dell’uomo sono nelle sue mani e non nelle mani degli uomini, e quando ha deciso di salvare un’anima lo farà come e quando vuole senza che alcuno glielo possa impedire. Lancino gli anatemi i concili, lancino le loro scomuniche i papi, Dio regna! Dicasi fra le nazioni: Il nostro Dio governa l’universo, da Lui dipendono le vie dei papi, dei cardinali, dei vescovi e dei preti e di tutti i Cattolici romani. Lui continuerà a strappare dalla potestà delle tenebre tanti Cattolici romani, quelli cioè che lui ha preconosciuto e prede­stinato. Costoro crederanno alla verità del Vangelo così come è scritta; anche se per un certo tempo – più o meno lungo – rimar­ranno legati alla superstizione ed alla menzogna, viene il giorno in cui Dio farà vedere a tutti chi egli è e che le sue pecore non rimarranno per sempre nelle mani di questi uomini malvagi.

 

 


[1] Per lui il battesimo non presuppone la fede, anzi la suscita. Egli disse che ‘un bambino diventa un credente se al battesimo Cristo gli parla per bocca di colui che lo battezza, poiché si tratta della Sua Parola, del Suo comandamento, e la Sua Parola non può rimanere senza frutto’. Come potete vedere da voi stessi Lutero in questo caso ha detto qualcosa che viene annullato dalla Scrittura. Infatti da nessuna parte viene detto che il battesimo suscita la fede in chi lo riceve. Anzi si deve dire che è la fede sorta nel cuore dell’uomo dopo avere udito ed intesa la Parola di Dio che suscita in lui il desiderio di farsi battezzare. Il che non può accadere in un neonato.

[2] Per questa posizione a riguardo del pane e del vino egli si scontrò con Zwingli (riformatore svizzero) che invece sosteneva che quando Gesù disse: “Questo è il mio corpo” intese dire che quel pane significava o rappresentava il suo corpo.

[3] Giovanni Calvino, Istituzioni della Religione Cri­stiana, Libro IV, cap. XIX