La via per ottenere il perdono dei peccati da Dio sia per gli increduli che per i credenti

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Come abbiamo potuto vedere quantunque venga detto che il sacramento della penitenza è di istituzione divina, pure l’uomo che lo riceve non potrà mai essere sicuro di essere perdonato, lavato appieno dai suoi peccati, e perciò non potrà giammai essere sicuro di andare in paradiso alla sua morte. Che religione vana è quella cattolica; dice ai suoi seguaci, credi queste verità rivelate da Dio e fai tutte queste cose che ti sono ordinate perché esse sono prescritte da Dio per il perdono dei tuoi peccati, e poi lancia l’anatema contro chi, dopo avergli ubbidito, ostenterà certezza di remissione dei suoi peccati, e ardirà dire di essere sicuro di essere salvato!! Non dovrebbe farvi seriamente riflettere o Cattolici romani tutto questo sull’opportunità di continuare ad andare a confessarvi dal prete e di appoggiarvi sulle opere di penitenza e sulle indulgenze? Ma quando è che rientrerete in voi stessi e capirete che questa via prescrittavi dai vostri preti per farvi riconciliare con Dio è vana perché non vi assicura la certezza assoluta del perdono di tutti i vostri peccati con la relativa certezza di andare in paradiso subito dopo morti, ma vi continua a lasciare nel buio più cupo?

La via per ottenere il perdono prescritta da Dio in Cristo Gesù è questa. Per i peccatori è sufficiente che si ravvedono e credano nel nome di Cristo. Gesù prima di morire disse: “E’ compiuto”;[1] quindi il prezzo del riscatto è stato da lui pagato appieno; al peccatore non rimane quindi nessuna opera di penitenza da fare per ottenere la remissione dei suoi peccati. Gli rimane solo di ravvedersi e di credere nel sacrificio di Cristo; questo è quello che gli rimane di fare. Egli non deve fare la Via Crucis, o visite a basiliche in giorni stabiliti, egli non deve recitare il rosario, egli non deve salire in ginocchio la cosiddetta scala santa di Roma, o fare qualche altra cosiddetta opera di penitenza perché codeste cose non giovano a nulla; servono solo a fargli perdere tempo e dena­ro! La pena per i nostri peccati l’ha scontata Cristo Gesù sulla croce del Calvario quando morì carico delle nostre iniquità perciò l’uomo se vuole ricevere il perdono dei suoi peccati deve soltanto chiederlo a Dio con un cuore rotto e lo otterrà. Come fece quel pubblicano nel tempio che si batteva il petto e diceva: “O Dio, sii placato verso me peccatore!”[2] e scese a casa sua giustificato. Quindi il perdono dei peccati è gratuito, totalmente gratuito in ragione della sovrabbondante grazia di Dio secondo che é scritto: “Tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustifi­cati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù; il quale Iddio ha prestabilito come propizia­zione mediante la fede nel sangue d’esso, per dimostrare la sua giustizia, avendo Egli usato tolleranza verso i peccati commessi in passato..”.[3] Non c’é niente da pagare perché non c’é niente da guadagnarsi; non c’é niente che si possa meritare perché altri­menti “grazia non é più grazia”.[4] Ma la chiesa romana con la que­stione sulle penitenze e sulle indulgenze riesce a fare credere alle persone che i propri peccati possano essere espiati facendo delle opere; questo è grave perché così le persone credono che il sacrificio espiatorio di Cristo non sia sufficiente per ottenere la remissione dei propri peccati. Ah! Hanno annullato la grazia di Dio, hanno calpestato i meriti di Cristo; e perciò il Vangelo non è più la buona novella della pace in cui basta credere per essere riconciliati con Dio, ma un messaggio privato del suo potere salvifico, perché per ottenere la remissione dei peccati non è più sufficiente credere in esso, ma bisogna fare tante e tante cose; bisogna seguire insomma la via delle opere e non quella della fede.

Anche per coloro che invece sono stati già perdonati, se cadono in qualche fallo, è sufficiente che li confessino direttamente a Dio. Questo perché Cristo mediante la sua morte ha espiato già tutti i nostri peccati. Il prezzo lo ha già pagato appieno lui.

Adesso vogliamo citare alcune Scritture che attestano che il sacrificio di Cristo è perfetto e che non rimane nulla da espia­re, nulla da soddisfare per coloro che hanno creduto in Lui.

–  Paolo dice ai Colossesi: “E voi, che eravate morti ne’ falli e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Egli ha vivificati con lui, avendoci perdonato tutti i falli..”;[5] ed ai Corinzi: “E tutto questo vien da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo”.[6]

–  Lo scrittore agli Ebrei dice: “Noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre”,[7] ed anche: “Con un’unica offerta egli ha per sempre resi perfetti quelli che son santificati”.[8]

Qualcuno dirà: Ma queste parole si riferiscono ai peccati commes­si prima di credere in Cristo che ci sono stati rimessi mediante la sola fede in lui!’. E’ vero, ma rimane il fatto che è sempre in virtù del perdono acquistatoci da Cristo sulla croce che i peccati commessi dopo la nostra conversione ci vengono rimessi senza compiere nessuna soddisfazione sacramentale, ma solo con­fessandoli a Dio secondo che è scritto: “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purifi­carci da ogni iniquità”.[9] Al bando dunque la penitenza della chiesa cattolica romana; al bando dunque questa sua diavoleria, abilmente travestita da sacramento di Cristo, che non fa altro che fare passare il sacri­ficio di Cristo per inutile, per insufficiente. E poi parlano di fede, e poi parlano di grazia; ma noi diciamo: Ma dov’è la fede e la grazia in questa religione del fare, in questa religione che dice in sostanza fai da te tutto il possibile per salvarti e vedrai che Dio ti verrà incontro perché sarà costretto e obbligato a perdonarti? Avete compreso allora perché quando i teologi cattolici parlano di fede e di grazia, ne parlano sempre in maniera molto complicata, ambigua, e distorta, facendo capire che rimane sempre e ripeto sempre da fare qualcosa all’uomo? Perché essi alla fin fine devono sempre fare uscire da qualche parte le opere di penitenza, le indulgen­ze, ed il tesoro della Chiesa da cui appunto tira fuori queste infami indulgenze. A proposito di questo tesoro: avete notato che esso è formato oltre che dai meriti di Cristo anche dai meriti di Maria e dei santi? Ma ditemi: non è forse questa l’ulteriore prova che per loro i meriti acquistati da Cristo a caro prezzo sulla croce non sono sufficienti a salvarci? Non è abbastanza chiaro che per loro le sofferenze di Cristo non sono per nulla sufficienti da sole a rimettere i peccati agli uomini con tutta la loro pena eterna?

Diffidate dunque di tutti i discorsi sulla fede e sulla grazia e sui meriti di Cristo tenuti dai teologi papisti; perché dietro di essi si nasconde un altro Vangelo, non quello della grazia. Essi predicano un altro Vangelo impotente a salvare; essi predicano una remissione dei peccati vana e illusoria. Perciò l’anatema lanciato dal santo apostolo Paolo: “Se alcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema”[10] è diretto pure contro loro.

 


[1] Giov. 19:30

[2] Luca 18:13

[3] Rom. 3:23-25

[4] Rom. 11:6

[5] Col. 2:13

[6] 2 Cor. 5:18

[7] Ebr. 10:10

[8] Ebr. 10:14

[9] 1 Giov. 1:9

[10] Gal. 1:9