Noi ci siamo confessati a Dio ottenendo il perdono dei peccati

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Davide, quando il profeta Nathan andò da lui per riprenderlo e annunziargli la punizione di Dio contro di lui, disse a Nathan: “Ho peccato contro l’Eterno”,[1] ma non gli confessò di avere pecca­to per essere da lui perdonato, ma perché riconobbe di avere fatto ciò che é male agli occhi di Dio. Davide fece la confessio­ne delle sue iniquità a Dio, infatti leggiamo nel cinquantunesimo salmo che egli invocò Dio dicendogli: “Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; secondo la moltitudine delle tue com­passioni, cancella i miei misfatti. Lavami del tutto della mia iniquità e nettami del mio peccato! Poiché io conosco i miei misfatti, e il mio peccato é del continuo davanti a me. Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò ch’é male agli occhi tuoi; lo confesso, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi”.[2] Davide fu esau­dito da Dio infatti Nathan gli disse: “E l’Eterno ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai”,[3] ma badate che non fu Nathan il profeta a rimettergli il suo peccato usando qualche formula ma fu Dio. Il profeta disse a Davide la parola che egli aveva rice­vuto da Dio. Anche noi un giorno, come Davide, abbiamo confessato le nostre iniquità a Dio, e lui, nella sua fedeltà, ci ha perdonati purifi­candoci la nostra coscienza da tutte quelle opere morte di cui essa era contaminata. Questo lo diciamo per esperienza diretta; non ci fu bisogno di qualche mediatore terreno per ottenere la remissione dei nostri peccati, perché la ottenemmo direttamente da Dio mediante il Signore nostro Gesù Cristo che siede alla sua destra.

Coloro che invece vanno a confessare i loro peccati al prete, reputato da loro colui che fa il tramite tra Dio e loro, ricevono sì l’assoluzione che, secondo il catechismo cattolico ‘è la sentenza con cui il sacerdote, in nome di Gesù Cristo, rimette i peccati al penitente (dicendo: Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, Così sia)’,[4] ma sta di fatto che i loro peccati non spariscono mai dalla loro coscienza; perché? Perché essi non li confessano a Dio ma ad un uomo che non può fare nulla per toglierglieli. Se molti Cattolici romani che osservano queste pratiche religiose nella loro ignoranza ma anche con sincerità d’animo mostrassero in Dio la stessa fiducia che mostrano nei preti allora sì che otterreb­bero la remissione dei loro peccati e nuova vita dal Signore, e uscirebbero da questa organizzazione per unirsi ai riscattati, ma purtroppo essi, accecati da questa religione, vanno a confessarsi a chi non può fare nulla per loro.

O uomini e donne che giacete nelle tenebre e che venite guidati da gente che cammina nelle tenebre, rientrate in voi stessi, accostatevi al Signore confessandogli i vostri peccati e lui si avvicinerà a voi e vi purificherà la vostra coscienza dalle opere morte mediante il sangue dell’Agnello. Allora sì che sarete giustificati dalle vostre iniquità, e otterrete pace con Dio; allora sì che non vi sentirete più spinti ad andare a confessarvi dal prete!

 


[1] 2 Sam. 12:13

[2] Sal. 51:1-4

[3] 2 Sam. 12:13

[4] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 541