I preti non possono essere i presbiteri di cui parla la Scrittura

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Ma torniamo al cosiddetto presbiterato cattolico; i teologi papisti asseriscono che i preti sono dei presbiteri del Signore costituiti per pascere la Chiesa come lo erano anche coloro che furono fatti costituire dagli apostoli Paolo e Barnaba, ma questo non può corrispondere al vero innanzi tutto perché i preti sono delle persone morte nei loro falli mentre gli anziani fatti eleg­gere dagli apostoli erano dei credenti. Parlare con loro infatti o parlare con le prostitute o gli omicidi è la stessa cosa; perduti sono loro e perduti gli altri. Hanno dunque bisogno anche loro di nascere di nuovo. E che sia così lo confermano tutti quei nostri fratelli che prima di convertirsi erano dei preti; le loro testimonianze sono chiare a riguardo; ‘Ero perduto’, ‘Fossi morto da prete sarei andato diritto diritto all’inferno’, ‘Ero nel buio e nelle tenebre’ e così via. Potremmo fermarci qui nella nostra confutazione ma vogliamo proseguire al fine di dimostrare ulteriormente – se mai ce ne fosse il bisogno – quanto falsa sia l’affermazione che li defini­sce dei presbiteri. Gli anziani (presbiteri) che gli apostoli facevano eleggere per ciascuna Chiesa avevano delle caratteristiche che i preti non hanno. Gli anziani (o vescovi) secondo quello che dice Paolo, per essere costituiti sulla Chiesa dovevano essere irreprensibi­li, e tra le altre cose mariti di una sola moglie, dovevano governare bene le loro famiglie, ed oltre a ciò dovevano essere santi, giusti, ed attaccati alla fedel Parola. E queste erano le caratteristiche di quei vescovi fatti eleggere dagli apostoli nelle Chiese. Come possono quindi i teologi papisti affermare che i sacerdoti della chiesa romana sono i presbiteri che sono stati costituiti dal Signore nella sua Chiesa quando essi non sono né sposati, né santi né giusti e neppure attaccati alla Parola di Dio? Infatti sono forzatamente celibi (con le sue nefaste conse­guenze), schiavi dei vizi e attaccati alla tradizione anziché alla Parola di Dio, come lo erano i Farisei e gli scribi del tempo di Gesù alla tradizione giudaica. Qualcuno dirà: ‘Ma guarda che oggi i preti parlano di più della Bibbia’. Sarà vero forse che alcuni di loro leggono di più la Bibbia, ma rimane il fatto che essi insegnano ancora oggi che la salvezza si ottiene compiendo opere buone, perché incoraggiano a guadagnarsi il paradiso come ci si guadagna il pane quotidiano; insegnano che i peccati sono cancel­lati dal battesimo, incoraggiano a pregare ed adorare Maria e i santi ed a prostrarsi davanti alle loro statue; essi pretendono di assolvere il peccatore che va da loro a confessargli i suoi peccati cosiddetti mortali perché credono di essere i rappresen­tati di Dio sulla terra; pretendono, quando fanno la messa, di ripetere il sacrificio di Cristo sulla croce; per citare solo alcune delle cose storte principali che dicono e fanno. Non basta forse tutto questo per comprendere che tra i preti papisti e i presbiteri fatti eleggere dagli apostoli c’è la differenza che passa tra il nero e il bianco?

I preti, quantunque siano chiamati sacerdoti, non sono dei veri sacerdoti cioè i sacerdoti di cui parla il Nuovo Testamento perché non sono ancora nati di nuovo e anche ciò lo dimostriamo mediante la Scrittura. Pietro scrisse ai fedeli rinati mediante la fede nella risurrezione di Cristo: “Ma voi siete una genera­zione eletta, un real sacerdozio… come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale, per essere un sacerdozio santo per offrire sacrificî spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo”;[1] e vi ricordo che tra coloro a cui Pietro scrisse queste parole vi erano pure le donne perché più avanti rivolge una esortazione alle mogli secondo che è scritto: “Mogli, siate soggette ai vostri mariti…”,[2] gli anziani, ossia i vescovi, che erano stati preposti dal Signore a pascere le sue pecore secondo che egli dice: “Io esorto dunque gli anziani che sono fra voi….”,[3] e i giovani secondo che è scritto: “Voi più giovani, siate soggetti agli anziani…”.[4] Dalle parole di Pietro quindi deduciamo in maniera chiara che, primo, sotto la grazia per diventare sacerdoti di Dio e di Cristo bisogna solo nascere di nuovo e non fare seminari teologici per dopo essere ordinati sacerdoti da qualcuno di grado superiore; secondo, che quindi tutti i credenti, dagli anziani, o vescovi, che devono pascere il gregge di Dio, alle donne e ai giovani, sono un real sacerdozio nel cospetto di Dio. Cambiano i compiti da adempiere perché ognuno è stato collocato nel corpo di Cristo nel posto voluto da Dio, ma non la posizione spirituale nel cospetto di Dio e degli altri credenti. E’ chiaro che i credenti per essere chiamati tutti quanti sacerdoti di Dio devono avere qualcosa da offrire, altrimenti questo nome non avrebbe ragione di essere loro dato dalla Scrittura; ebbene, i sacrifici che essi devono offrire sono la preghiera, la lode, le azioni di grazie, e le opere buone. Qualcuno dirà: Nessuno deve dunque offrire la messa, neppure i presbiteri? No, nessuno deve offrire la messa, neppure gli anziani; perché essa non è un sacrificio spirituale gradito a Dio, ma solo un’impostura che porta il nome di sacrificio.

Conclusione; tra il popolo di Dio non esiste una casta sacerdota­le particolare che debba offrire a Dio la messa, perché tutti sono dei veri sacerdoti essendo stati fatti rinascere a nuova vita ed appartati per adempiere un sacerdozio spirituale. Dio, sotto il Nuovo Patto, non ha istituito nessuna casta sacerdotale privilegiata in seno alla Chiesa; questo è quello che ci insegna la Scrittura. Cristo Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Ma voi non vi fate chiamar ‘Maestro’; perché uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che é nei cieli. E non vi fate chiamar guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo”;[5] facendo chiaramente capire loro che tra di loro non c’erano credenti privilegiati ed appartati che potevano farsi chiamare ‘Maestro’ o ‘Guide’ o ‘Padre’, mentre da quello che insegna il catechismo cattolico emerge chiaramente che Dio avrebbe costituito una casta sacerdotale a fare le sue veci in mezzo al suo popolo. Il che è un’eresia, un’impostura, generata dal diavolo per tenere milioni di persone incatenate ai sacramen­ti della chiesa cattolica la cui amministrazione (parlo del battesimo, della penitenza, dell’estrema unzione, ma soprattutto dell’eucarestia) è affidata ai preti, dai quali nella pratica dipende la salvezza dei loro fedeli seguaci. Quindi il sacerdozio cattolico è strettamente legato ai sacramenti, e per questo costituisce uno dei fondamenti su cui si fonda la religione cattolica romana. Se voi considerate bene il potere spirituale che i preti hanno agli occhi dei loro parrocchiani vi renderete conto il perché di questo attaccamento a loro; ma anche vi rende­rete conto il perché il prete è temuto e rispettato da tanti quasi che fosse Dio sulla terra. Attenzione però ai sofismi teologici di cui fanno uso i difensori del papismo: essi non negano che tutti i membri della chiesa siano sacerdoti, ma di­stinguono le qualità sacerdotali. Ecco le loro parole: ‘Occorre distinguere accuratamente nella partecipazione dei membri della Chiesa al sacerdozio di Cristo una duplice qualità sacerdotale: quella conferita dal carattere sacramentale dell’ordine, da una parte; quella conferita dai caratteri sacramentali del battesimo o della cresima, dall’altra..’.[6] Ciance, solo ciance; non esiste questa duplice qualità sacerdotale sotto la grazia; tutti i credenti sono sacerdoti, non esiste un ministerio sacerdotale come quello conferito dall’ordine.

Ora, per farvi comprendere come per i Cattolici i loro sacerdoti sono una vera casta sacerdotale privilegiata e separata dal popolo sottopongo alla vostra attenzione queste parole del loro catechismo: ‘La dignità del Sacerdozio è grandissima per la sua potestà sul Corpo reale di Gesù Cristo che rende presente nell’Eucarestia, e sul Corpo mistico di Lui, la Chiesa che gover­na, con la sua missione sublime di condurre gli uomini alla santità e alla vita beata (…) Qual venerazione merita dunque il Sacerdozio! Non per i meriti che il sacerdote abbia come uomo, ma perché ministro di Gesù Cristo e dispensatore dei suoi misteri. Ricordate e pensate che i più grandi favori spirituali li avete ricevuti e li ricevete per mano del sacerdote. Egli vi ha battez­zati e fatti cristiani; egli vi indirizza per la via del cielo, vi perdona quando avete peccato, vi dà Gesù stesso nella santa Comunione. Egli dovrà assistervi e confortarvi in morte, e bene­dire alla vostra salma portata al cimitero’.[7] Ecco quali sono le menzogne che vengono insegnate ai Cattolici sul conto dei loro sacerdoti! Quindi, la curia romana contorcendo con la sua abituale astuzia il significato delle Scritture ha creato nel suo seno una casta sacerdotale appartata dal popolo. Essa, come sapete, per soste­nerla prende come esempio i sacerdoti Leviti i quali erano stati appartati da Dio di mezzo al popolo d’Israele per offrire sacrifici al suo nome a pro del popolo, per offrire il profumo sull’altare e per ammaestrare gli Israeliti. Ma nei fatti i sacerdoti cattolici romani, secondo il catechismo romano, sono superiori ai sacerdoti leviti perché essi sono stati investiti ‘di tutti i poteri divini’[8] e fanno le veci di Dio sulla terra! Questa è la ragione per cui questa casta sacerdotale possiede questa alta stima in mezzo ai membri di questa organizzazione fino al punto che le persone li chiamano ‘Padre’, perché viene fatta passare come la casta sacerdotale istituita da Dio per offrire i sacrifici (le messe) per i peccati del popolo. Perardi ardisce persino dire che ‘senza prete un paese è moral­mente morto’![9] Ma i fatti dimostrano che i paesi qui in Italia anche con i preti sono moralmente e spiritualmente morti; e questo perché essi stessi sono morti spiritualmente: i loro discorsi sono discorsi vuoti che non conferiscono grazia a chi li ascolta, le loro pompose funzioni sono opere morte, vi si può odorare l’odore dell’incenso ma non l’odore della vita; vi si può odorare il fetore che emanano le loro eresie ma non il profumo della conoscenza di Dio! Andiamo alla loro vita privata: essi hanno una condotta scandalosa essendo intemperanti ed insubordi­nati, molti di loro sono infatti sodomiti, fornicatori; ed hanno un parlare fuori dal loro luogo di culto che assomiglia a quello della gente più volgare che esiste; taluni bestemmiano Dio e insultano pure Maria con ogni sorta di male parole (e poi ci vengono a dire che noi disprezziamo Maria!), e raccontano facezie scurrili; è vero che non tutti tra loro raggiungono gli stessi eccessi di dissolutezza, ma bisogna dire che comunque tutti sono schiavi dell’iniquità perché ancora non hanno ubbidito al Vange­lo. Parlando con loro ci si rende conto di come essi siano lonta­ni da Dio, senza Cristo, morti nei loro falli e nelle loro tras­gressioni; parlando con loro ci si rende conto come essi siano stati sedotti dai loro superiori. Povere anime! Devono diventare dei Cristiani ma pretendono di fare diventare gli altri dei Cristiani; sono sulla via della perdizio­ne e quelli che si lasciano guidare da loro vanno in perdizione, ma pretendono di indirizzare le anime per la via del cielo; hanno bisogno di ravvedersi e di confessare le loro iniquità al Signore e pretendono di rimettere i peccati al popolo! Sono stati sedotti e seducono, ma d’altronde l’apostolo lo dice chiaramente: “I malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, seducendo ed essendo sedotti”.[10] O preti cattolici, rientrate in voi stessi; pentitevi dei vostri peccati, e invocate Cristo Gesù affinché vi cancelli tutti i vostri peccati, e troverete riposo alle anime vostre. E uscitevene subito dalla chiesa cattolica romana per non essere partecipi dei suoi peccati.

 


[1] 1 Piet. 2:9,5

[2] 1 Piet. 3:1

[3] 1 Piet. 5:1

[4] 1 Piet. 5:5

[5] Matt. 23:8-10

[6] Citato da Bernardo Bartmann in op. cit., pag. 352

[7] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 561

[8] Ibid., pag. 561

[9] Ibid., pag. 562

[10] 2 Tim. 3:13