L’imposizione del celibato ai chierici è una dottrina di demoni

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Vediamo ora di confutare mediante le Scritture la dottrina del celibato forzoso. Paolo disse a Timoteo: “Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demonî per via della ipocrisia di uomini che proferiranno menzogna, segnati di un marchio nella loro propria coscienza; i quali vieteranno il matrimonio….”.[1] Quindi la dottrina che vieta il matrimonio ai preti e ai diaconi è diabolica! Ma perché il dogma che nega ai preti e ai diaconi di sposarsi é una dottrina di demoni che contrasta la verità? Perché quello di non sposarsi, ossia il celibato, é un dono che procede da Dio e non qualcosa che degli uomini hanno il diritto di imporre ad altri, infatti Gesù ha detto che “non tutti son capaci di prati­care questa parola” (quella di non prendere moglie) “ma quelli soltanto ai quali é dato”,[2] e Paolo ha detto: “Io vorrei che tutti gli uomini fossero come son io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio; l’uno in un modo, l’altro in un altro”.[3]

Qual’è il risultato che porta l’imposizione del celibato ai preti? Questo; che i preti si abbandonano all’impurità ed alla fornicazione scandalizzando così le persone; ma d’altronde Paolo lo ha detto chiaramente perché l’uomo deve sposarsi: “Per evitar le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie…”.[4] Non c’é dunque da meravigliarsi se poi coloro a cui viene imposto il celibato si abbandonano all’impurità ed alla fornicazione. Noi siamo giunti alla conclusione che siccome Paolo dice ai celibi: “Ma se non si contengono, sposino; perché è meglio sposarsi che ardere”,[5] la chiesa romana con il suo dogma sul celibato non fa altro che affermare che per i preti è meglio ardere che spo­sarsi.[6] Per l’ennesima volta la curia romana ha voltato le spalle alla verità! Ma quello che riscontriamo ancora una volta nel parlare della curia romana sul celibato è l’ennesimo parlare contraddittorio. Perché? Perché da un lato essa afferma che il celibato è un dono che viene da Dio (lo chiamano dono di castità) e dall’altro afferma che la chiesa lo esige da tutti coloro che ambiscono al sacerdozio e che sono entrati nel sacerdozio! Ma se il celibato è un dono perché imporlo e non lasciarlo facoltativo? Imporre a qualcuno un dono di Dio, come nella realtà fa la curia romana con i suoi sofismi, è una cosa assurda: è come dire a qualcuno che non ha il dono di potenza di operare miracoli che deve fare miracoli! E’ come dire a un credente che non ha il dono di profe­zia che deve per forza di cose profetizzare perché questo è un dono di Dio! Ma Paolo ha detto ai Romani: “Se abbiamo dono di profezia, profetizziamo…”,[7] quindi se non abbiamo il dono di profezia non possiamo metterci a profetizzare. Nella stessa maniera, se uno ha il dono di non sposarsi non si sposi, ma chi non ce l’ha si sposi per non cadere nella fornicazione. Ma noi vogliamo anche dire a tale proposito che la facoltà di non sposarsi non viene data da Dio ad alcuni perché questi la chiedono a Dio, ma indipendentemente dalla loro volontà ossia perché Dio ha decretato di non farli sposare. Ma poniamo anche il caso che uno domandi a Dio il dono di non sposarsi: chi ha detto che Dio per forza di cose glielo concederà? La Scrittura dice che “questa è la confidanza che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce; e se sappiamo ch’Egli ci esaudisce in quel che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo domandate”;[8] quindi, quand’anche un credente chiedesse a Dio il dono di non sposarsi, egli sarà esaudito solo se questa è la volontà di Dio in verso lui. Ma non così insegna la curia romana che afferma che Dio non glielo negherà. Ma la falsità di questa affermazione è evidente: i sacerdoti cattolici sono entrati nell’ordine pensando di avere il dono del celibato perché Dio glielo aveva concesso per svolgere le loro funzioni sacerdotali, e poi essi si sono resi conto di essere privi di questo dono. Ecco le prove che questa affermazione è l’ennesima menzogna nella quale la curia romana induce milioni di persone a credere!

Ma vediamo ora di esaminare mediante le Scritture la ragione addotta a favore dell’imposizione del celibato; e cioè che il celibato sia necessario ai sacerdoti, o meglio indispensabile per servire Dio in maniera fedele e santa. Prescindendo dal fatto che i sacerdoti cattolici non servono a Dio e che è diabolico imporgli il celibato, noi, da quello che insegna la Scrittura deduciamo in maniera evidente che si può servire Dio nella Chiesa degnamente anche da sposati e non solo da celibi (ossia con il dono del celibato ricevuto da Dio). Se così non fosse, Paolo non avrebbe mai detto a Timoteo che sia i vescovi che i diaconi devono essere mariti di una sola moglie e devono governare bene le loro famiglie, (facendo implicitamente intendere che essi devono essere sposati). Ma poi c’è un’altra cosa da dire; Paolo a Tito ha detto che l’anziano (ossia il vescovo) oltre che marito di una sola moglie, per essere assunto in questo ufficio, deve essere anche giusto, santo, e temperante; ciò significa che il vescovo anche da sposato può essere giusto, santo e temperato in ogni cosa, e che il matrimonio non è qualco­sa che lo terrebbe di conseguenza lontano dalla giustizia e dalla santità e dalla temperanza. Certamente, se il vescovo doveva essere celibe e non sposato, perché questo suo stato sarebbe stato indispensabile per essere giusto santo e temperato, Paolo non avrebbe detto tali cose a Tito. Sempre per confermare ciò ricordiamo che Paolo a Timoteo quando gli parla di come devono essere i vescovi e i diaconi per essere assunti gli dice: “Anche questi siano prima provati; poi assumano l’ufficio di diaconi se sono irreprensibili”;[9] il che significa che i candidati (sposati) al vescovato e al diaconato, dopo che sono stati provati per un certo tempo possono essere trovati irreprensibili, cioè senza colpa, e questo quantunque siano sposati e abbiano famiglia. Tutto ciò fa capire che il matrimonio non è una distrazione tale da fare di conseguenza vivere in maniera ingiusta e empia e intemperante chi lo ha contratto e perciò chi è sposato non può assumere l’ufficio di vescovo o diacono nella Chiesa di Dio. E poi anche gli apostoli erano sposati (tranne che Paolo e Barna­ba) secondo che dice Paolo ai Corinzi: “Non abbiamo noi il dirit­to di condurre attorno con noi una moglie, sorella in fede, siccome fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?”.[10] Che Pietro fosse sposato lo attesta anche Matteo quando parla della guarigione di sua suocera: “Poi Gesù, entrato nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva in letto con la febbre; ed egli le toccò la mano e la febbre la lasciò”.[11] Eppure gli apostoli erano degli uomini santi perché si santifica­vano nel timore di Dio e non davano motivo di scandalo in cosa alcuna! Questa è un ulteriore conferma che essere sposati ed avere relazioni carnali con la propria moglie non significa camminare secondo la carne e non potere piacere a Dio.

Ma a queste Scritture del Nuovo Patto che sono nettamente in favore del matrimonio pure dei vescovi e dei diaconi, vogliamo pure aggiungere altre Scritture dell’Antico Patto che confermano la stessa cosa; e cioè che si può essere sposati ed essere dei fedeli e santi servitori di Dio nella sua casa.

Noè, che Pietro chiama, predicatore di giustizia, e che la Scrit­tura dice che “fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi”,[12] era sposato con figli.

Mosè che era profeta e che lo scrittore agli Ebrei dice che “fu bensì fedele in tutta la casa di Dio come servitore per testimo­niar delle cose che dovevano esser dette”,[13] era sposato e aveva dei figli.

Aaronne, il sommo sacerdote era sposato secondo che è scritto: “Aaronne prese per moglie Elisceba, figliuola di Amminadab, sorella di Nahashon; ed ella gli partorì Nadab, Abihu, Eleazar e Ithamar”.[14] Secondo la legge il sommo sacerdote si poteva sposare. Ricordiamo che il sommo sacerdote era l’unico che poteva entrare nel luogo santissimo, cioè nel luogo al di là del velo dove si trovava l’arca; che vi entrava una volta all’anno e che vi entra­va con il sangue che doveva servire a fare l’espiazione dei peccati del popolo.

Isaia, anche lui profeta, era sposato perché è scritto: “M’acco­stai pure alla profetessa, ed ella concepì e partorì un figliuo­lo”.[15]

Osea, anche lui profeta, era sposato perché è scritto: “Quando l’Eterno cominciò a parlare a Osea, l’Eterno disse ad Osea: Và, prenditi per moglie una meretrice, e genera dei figliuoli di prosti­tuzione…”.[16]

Il profeta Ezechiele era pure lui sposato secondo che è scritto: “La mattina parlai al popolo, e la sera mi morì la moglie…”.[17]

Vogliamo concludere dicendo questo; la curia romana afferma che i sacerdoti cattolici romani sono come i sacerdoti leviti dell’Antico Patto in un certo senso, ma essi dimenticano volontariamente che anche i sacerdoti leviti, che offrivano i sacrifici a pro del popolo, erano sposati e si potevano sposare. Ricordiamo a proposito dei sacerdoti, che Zaccaria, il padre di Giovanni il Battista, era un sacerdote della muta di Abia e che era sposato con Elisabetta che era delle figlie d’Aaronne. Ed “erano ambedue giusti nel cospetto di Dio, camminando irreprensi­bili in tutti i comandamenti e precetti del Signore”.[18] Vedete? Egli era un sacerdote sotto l’Antico Patto, era sposato eppure camminava irreprensibile in tutti i precetti del Signore.

Adesso spieghiamo alcune Scritture prese dalla curia romana a sostegno del celibato forzoso.

Per quanto riguarda il fatto che Dio vietò a Geremia di sposarsi secondo che è scritto: “La parola dell’Eterno mi fu rivolta in questi termini: Non ti prender moglie e non aver figliuoli né figliuole in questo luogo”,[19] bisogna dire innanzi tutto che fu Dio a vietargli di sposarsi e non il sommo sacerdote del tempo o qualcun altro, e poi che questo ordine specifico di Dio in verso lui aveva la seguente motivazione: “Poiché così parla l’Eterno riguardo ai figliuoli e alle figliuole che nascono in questo paese, e alle madri che li partoriscono, e ai padri che li gene­rano in questo paese: Essi morranno consunti dalle malattie, non saranno rimpianti, e non avranno sepoltura; serviranno di letame sulla faccia del suolo; saranno consumati dalla spada e dalla fame, e i loro cadaveri saran pasto agli uccelli del cielo, e alle bestie della terra”.[20] Quindi Dio vietando a Geremia di spo­sarsi e di avere figli volle risparmiargli altre afflizioni.

Vogliamo dire anche qualcosa attorno alle parole di Gesù: “Fi­gliuole di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figliuoli. Perché ecco, vengono i giorni nei quali si dirà: Beate le sterili, e i seni che non han parto­rito, e le mammelle che non hanno allattato…”.[21] Con queste parole Gesù non ordinò alle vergini di non maritarsi e neppure proclamò beate le donne che erano sterili perché altrimenti avrebbe contraddetto la verità dato che secondo la legge la donna era libera di sposarsi e colei che era sterile non era considera­ta una donna beata. Gesù volle dire solo che quando Gerusalemme sarebbe stata atterrata dalle legioni romane sarebbe avvenuto che per il fatto che le donne che avevano partorito figli e figlie sarebbero rimaste prive dei loro figli, allora in quei giorni le sterili che non avevano potuto partorire e allattare sarebbero state proclamate felici perché non avrebbero subito quella priva­zione dolorosa.

Per quanto riguarda le parole di Paolo: “Chi non è ammogliato ha cura delle cose del Signore, del come potrebbe piacere al Signo­re; ma colui che è ammogliato, ha cura delle cose del mondo, del come potrebbe piacere alla moglie”,[22] parole che vengono prese per esaltare il celibato e disprezzare il matrimonio, vogliamo dire che Paolo con esse ha voluto soltanto dire che chi non è ammogliato è privo di quelle sollecitudini che sono presenti invece in colui che è ammogliato; e perciò può dedicare maggiore tempo alle cose del Signore non avendo moglie e figli di cui prendersi cura. Certo, per esempio chi non è ammogliato nei viaggi che fa a motivo del Vangelo è più libero di uno che viaggia per lo stesso motivo con moglie e figli; e nelle persecuzioni non ha da pensare anche alla sorte della sua moglie e dei suoi figli; ma questo non fa del celibe una persona più santa di colui che è sposato o una persona più felice di colui che è ammogliato. Un’altra ragione per cui Paolo consigliava ai celibi di rimanere in quello stato era per risparmiargli la tribolazione nella carne che avrebbero patito se si fossero sposati infatti dice: “Tali persone avranno tribolazione nella carne, e io vorrei risparmiar­vela”;[23] ma anche qui bisogna dire che la tribolazione nella carne presente in coloro che si sposano non è qualcosa che degrada il matrimonio rispetto al celibato. Lungi da noi il pensare che il matrimonio sia da disprezzare perché procura tribolazione nella carne a chi lo contrae, o perché, “colui che è ammogliato, ha cura delle cose del mondo, del come potrebbe piacere alla moglie”[24] (motivo che viene vanamente addotto a sostegno del celibato forzoso); perché è altresì scritto: “Sia il matrimonio tenuto in onore da tutti”.[25] Quindi anche il matrimonio dei ministri di Dio, dei vescovi e dei diaconi, deve essere tenuto in onore. Per concludere, rimane il fatto che Paolo non ha imposto il celi­bato a nessuno, ma ha detto di non prendere moglie a chi ha ricevuto il dono di non sposarsi, e di sposarsi a chi arde e sente di non avere il dono di non sposarsi assicurandogli che, così facendo, egli non peccherà secondo che è scritto: “Se però prendi moglie, non pecchi”.[26]

Quanto a voi, o preti intemperanti che ardete, convertitevi dagli idoli al Signore, uscite da questo pseudosacerdozio cristiano e sposatevi; allora sarete dei veri sacerdoti nel cospetto di Dio e smetterete di ardere.

Infine, dobbiamo dire che il celibato è sempre stato argomento di viva discussione in seno alla chiesa romana perché non tutti sono stati d’accordo sull’opportunità di imporlo. Ci sono molti prela­ti oggi nella chiesa latina che vorrebbero che il celibato fosse reso facoltativo. Ma fino a quest’oggi ha prevalso l’imposizione che ha prodotto scandali di ogni genere in seno alla chiesa romana da che è stata assunta. Ma che fanno molti preti costretti a vivere celibi contro la loro volontà? Chiedono la dispensa per potersi sposare; preferendo sposarsi e lasciare il sacerdozio cattolico anziché continuare ad abbandonarsi alla fornicazione ed all’impurità. Tra il 1963 e il 1969, sotto Paolo VI, più di ottomila sacerdoti chiesero la dispensa dai voti, mentre altri tremila lasciarono il sacerdozio senza aspettare il permesso. Anche sotto Giovanni Paolo II molti preti hanno abbandonato il sacerdozio per potersi sposare. Ora, viene di domandarsi: Ma perché dinanzi a tutti gli scandali operati dai preti, molti dei quali vivono con la propria concubi­na, e dinanzi a tutte le richieste di dispensa che ogni anno vengono inoltrate da tanti preti, e dinanzi all’abbandono del sacerdozio da parte di molti preti senza aspettare il permesso, la curia romana continua a imporre il celibato? Che utile ne ricava? Non va a suo danno? Certo che va a suo danno per molti versi, ma non bisogna dimenticarsi che la chiesa papale mediante il celibato forzoso difende i suoi interessi economici e finan­ziari. Mi spiego meglio facendo questo esempio: perché la chiesa romana tollera che un prete vivi fornicando rimanendo nello stesso tempo al suo posto, mentre non tollera che un prete si possa sposare e rimanere a compiere il suo ufficio di sacerdote? La ragione è perché la concubina di un prete non può avanzare nessuna pretesa sui beni ecclesiastici alla morte del prelato, mentre una moglie sì. Quindi la chiesa romana si usa del celibato forzoso per mantenere la proprietà di tutti i suoi beni accumula­ti nel corso del tempo.[27] Ma un’altra ragione per cui la curia romana impone il celibato ai preti è perché essendo un sistema assolutistico necessita dei sudditi totalmente sottomessi ai loro superiori. E il celibato garantisce quella sottomissione incondizionata che vuole il papa. Insomma un prete celibe, per la curia romana, è molto più con­trollabile di uno sposato; un prete celibe è più leale di uno sposato. Quindi, nella realtà, il motivo che viene addotto al celibato, cioè quello di una vita più santa, è solo un pretesto; perché il celibato viene imposto per una questione di controllo.

 


[1]1 Tim. 4:1-3

[2]Matt. 19:11

[3]1 Cor. 7:7

[4]1 Cor. 7:2

[5]1 Cor. 7:9

[6]Si tenga presente che un prete che commetta fornicazione o che commetta regolarmente adulterio è malvisto nella chiesa romana ma può tranquillamente continuare a svolgere il suo ufficio, mentre se egli dovesse sposarsi allora non può più adempiere il suo ufficio di prete perché non c’è dispensa che gli possa permettere di avere moglie e fare nello stesso tempo il prete! Ecco come il loro papa Gregorio si è espresso: ‘Si dimanda, se i Presbiteri, avendo molte concubine, si devono considerare bigami? Risponde, che per avere più concubine non incorrono nell’irregolarità di bigamia, anzi il vescovo, come fa coi fornicatori, può concedere loro la dispensa, e così possono esercitare il loro ufficio. Nota, che colui che ha molte concubine, non incorre nell’irregolarità. Ed è cosa maravigliosa, che chi pecca in questo modo è dispensato, ma chi non pecca in quell’altro modo (cioè se prende moglie) non è dispensato’ (Decret. Gregor., lib. I, de Bigam., tit, 21, cap. 7, ‘Quia circa’). Non è questo un disprezzo verso il matrimonio? Certo che lo è perché si ritiene che la fornicazione e il matrimonio per un prete siano ambedue un male, anzi che la fornicazione sia un male minore del matrimonio perché non gli impedisce di continuare a fare il prete!!

[7]Rom. 12:6

[8]1 Giov. 5:14,15

[9]1 Tim. 3:10

[10]1 Cor. 9:5

[11]Matt. 8:14

[12]Gen. 6:9

[13]Ebr. 3:5

[14]Es. 6:23

[15]Is. 8:3

[16]Os. 1:2

[17]Ez. 24:18

[18]Luca 1:6

[19]Ger. 16:1,2

[20]Ger. 16:3,4

[21]Luca 23:28,29

[22]1 Cor. 7:32,33

[23]1 Cor. 7:28

[24]1 Cor. 7:33

[25]Ebr. 13:4

[26]1 Cor. 7:28

[27]Pelagio II (579-590), dopo che il concilio di Tours (567) aveva decretato che qualsiasi ecclesiastico che avrebbe avuto relazione carnale con sua moglie doveva essere scomunicato per un anno e ridotto allo stato laicale, si accontentava più o meno che gli ecclesiastici sposati non lasciassero i beni della chiesa alle mogli e ai figli. I sacerdoti dovevano quindi fare un inventario dei beni della chiesa quando assumevano l’ufficio e lasciare tutto intatto quando se ne andavano. Gregorio VII che in seguito costrinse molti sacerdoti sposati a cacciare via le loro mogli perché voleva che osservassero il celibato, espresse il motivo per cui voleva che i sacerdoti già sposati mandassero via le loro mogli quando disse: ‘La Chiesa non potrà sfuggire alla tirannia della laicità se prima i sacerdoti non sfuggiranno a quella delle proprie mogli’ (Non liberari potest Ecclesia a servitute laicorum nisi liberentur prius clerici ab uxoribus). In altre parole, il motivo era perché voleva che i vasti possedimenti della chiesa rimanessero intatti. Alla radice di questo suo diabolico insegnamento c’era quindi la cupidigia.