Il vincolo matrimoniale si scioglie solo con la morte di uno dei due; solo allora l’uomo o la donna possono contrarre un altro matrimonio senza rendersi colpevoli di adulterio

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Gesù ha detto: “Non avete voi letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e s’unirà con la sua moglie e i due saranno una sola carne? Talché non son più due, ma una sola carne; quello dunque che Iddio ha congiunto, l’uomo nol separi”;[1] facendo chiara­mente capire che l’uomo non deve separare ciò che Dio ha unito. Non è abbastanza chiaro? Ma che vanno dunque cianciando i papi quando dicono che essi hanno ricevuto da Dio la potestà di scio­gliere i matrimoni? Il Figlio di Dio ha detto per ordine di Dio: “L’uomo nol separi”, e il papa dei Cattolici dice che in nome di Cristo può sciogliere i matrimoni! A chi dobbiamo credere dunque? Al papa? Affatto; perché egli mente, come hanno mentito i suoi predecessori. Lui non ha ricevuto da Cristo nessun potere di sciogliere i matrimoni perché Cristo non può rinnegare se stesso. Cristo, dopo essere stato assunto in cielo, non cambiò idea sull’indissolubilità del matrimonio, e non rivelò a Pietro che egli aveva il potere di sciogliere persino i matrimoni in certi casi e che doveva trasmettere questa potestà ai suoi successori. Questa è la ragione per cui noi rigettiamo e dichiariamo una impostura l’affermazione papale che dice che il papa può scio­gliere il matrimonio in virtù dell’autorità divina ricevuta da Cristo. Sì, lo sappiamo che il papa usa le parole che Gesù rivol­se a Pietro: “Tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli”[2] per difendere lo scioglimento del matrimonio che egli opera; ma non ci meravigliamo più di tanto di questo suo illegit­timo uso di queste parole di Cristo. Basta considerare che nel passato ci sono stati papi come Gregorio VII e Innocenzo III che hanno preso queste parole per sostenere che il papa aveva ricevu­to da Cristo il potere di stabilire e deporre i re e di scioglie­re i loro sudditi dall’obbligo di fedeltà verso di loro (quando la Scrittura afferma di essere sottoposti alle autorità civili perché sono stabilite da Dio), per comprendere che non c’è da meravigliarsi di quello che essi dicono a riguardo del potere di sciogliere il matrimonio. Ma prescindendo dal fatto che il papa non ha il potere di scio­gliere il matrimonio, ossia dal fatto che egli non ha ricevuto da Cristo l’autorità divina di concedere dispense per il divorzio nei casi prima citati, vogliamo dire alcune altre cose.

Innanzi tutto Gesù dice in Matteo che “chiunque manda via sua moglie, quando non sia per cagion di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio”;[3] ed in Luca: “Chiunque manda via la moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio”,[4] il che significa che l’uomo ha il diritto di mandare via la propria moglie solo se questa le è infedele, e dopo averla mandata via, finché sua moglie è in vita, non ha il diritto di contrarre un nuovo matri­monio perché se lo facesse commetterebbe adulterio lui stesso. Quindi la sola causa legittima per mandare via la propria moglie è l’adulterio; non si può mandarla via per altre cause, perché chi lo fa, la fa essere adultera. Ma quantunque la moglie venga mandata via dal marito a giusta ragione in questo caso, il marito non può passare a seconde nozze, perché questo significherebbe per lui commettere adulterio. Nel caso poi la moglie si separa dal marito o perché questo le è stato infedele o per altre ragioni, dice Paolo: “Rimanga senza maritarsi o si riconcilî col marito”.[5] Naturalmente la riconciliazione (nel caso il marito le è stato infedele), che implica anche il ritorno a vivere con il marito, può avvenire solo nel caso il marito chiede perdono e abbandona il suo peccato. Le nuove nozze sono vietate alla donna che si separa dal marito anche nel caso questa separazione avviene a motivo dell’infedeltà del marito; e questo perché la Scrittura dice: “La moglie è vincolata per tutto il tempo che vive suo marito”,[6] ed anche che “se mentre vive il marito ella passa ad un altro uomo, sarà chiamata adultera”.[7] Anche in questo caso solo la morte del marito scioglie il vincolo matrimoniale e permette alla donna di risposarsi secondo che è scritto: “Ma se il marito muore, ella è libera di fronte a quella legge; in guisa che non è adultera se divien moglie d’un altro uomo”.[8] E’ la morte, e nient’altro che scioglie il matrimonio; quindi il papa dei Cattolici dà l’avvallo all’adulterio quando dà la di­spensa per risposarsi a persone che hanno il coniuge ancora in vita.

Vediamo adesso di confutare alcuni di questi impedimenti dirimen­ti.

L’impotenza di uno dei coniugi non dà affatto all’altra parte né il diritto di mandare via l’altra parte, e neppure quello di sposarsi di nuovo, nella stessa maniera in cui non annulla il vincolo matrimoniale la sterilità della donna o dell’uomo. Ci troviamo davanti all’ennesimo precetto papista contraddittorio.

Anche il fatto di passare a un ordine maggiore della chiesa cattolica romana o in uno dei suoi istituti religiosi (quantunque sia errato volere entrare nell’ordine e negli istituti religiosi) non annulla il vincolo matrimoniale. La Scrittura non dice che se un credente sposato riceve dal Signore un particolare ministero da adempiere nella Chiesa, questi automaticamente è sciolto dal vincolo matrimoniale, o deve reputare illecito l’uso delle nozze dal momento che viene costituito dal Signore in quel ministero. L’apostolo Pietro quando fu stabilito apostolo dal Signore era sposato; ma non dichiarò il suo matrimonio nullo dal momento che ricevette da Cristo quel ministero. Egli fu costituito da Gesù anche vescovo perché Gesù gli ordinò di pascere le sue pecore e questo è confermato dal fatto che lui dice nella sua prima epi­stola di essere un anziano, ma non per questo il suo matrimonio fu annullato dall’ordine divino rivoltogli dal Signore, perché se lui avesse ripudiato la sua moglie per questa ragione lui l’avrebbe fatta adultera. La chiesa cattolica romana afferma che per servire efficacemente nella chiesa come prete, bisogna essere sciolti dal matrimonio già contratto; questa è una dottrina di demoni. La Scrittura non afferma affatto che un uomo non può servire efficacemente Dio nell’ufficio di vescovo, o in un particolare ministero, se è sposato; anzi dobbiamo dire che essa per quanto riguarda l’uffi­cio di vescovo afferma proprio il contrario, perché dice che il vescovo deve essere marito di una sola moglie e deve sapere governare bene la sua famiglia.

Per quanto riguarda il cosiddetto privilegio paolino diciamo che esso è una invenzione (di chi non sappiamo) perché non esiste. Paolo, dicendo ai Corinzi: “In tali casi, il fratello o la sorella non sono vincolati”,[9] non ha inteso dire che se il non credente si separa il credente è libero di sposarsi, ma ha detto solo che in questi casi, cioè nel caso il non credente non è più contento o disposto a coabitare con il credente e decide di separarsi dal credente, il credente non è obbligato più a non lasciare il non credente. Bisogna stare attenti a tutti questi privilegi che la curia romana ha fatto spuntare fuori dalla Bibbia nel corso del tempo dando arbitrarie interpretazioni alla Bibbia. Quanti privilegi hanno i preti! quanti privilegi hanno i vescovi! e quanti ancora più numerosi privilegi ha il papa! E tutti, a loro dire, sono scritti nella Bibbia.

Per quanto riguarda infine gli altri impedimenti dirimenti, siamo persuasi che, secondo quello che insegna la Scrittura, anche questi non rendono affatto nullo il matrimonio.

Nel caso del ratto possiamo citare un passo della legge che anche se non dice che l’uomo può sposare una donna rapita in vista del matrimonio, fa capire che anche un tale matrimonio è legittimo. E’ scritto infatti nel Deuteronomio: “Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e l’Eterno, il tuo Dio, te li avrà dati nelle mani e tu avrai fatto dei prigionieri, se vedrai tra i prigionieri una donna bella d’aspetto, e le porrai affezione e vorrai prendertela per moglie, la menerai in casa tua; ella si raderà il capo, si taglierà le unghie, si leverà il vestito che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua, e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; poi entrerai da lei, e tu sarai suo marito, ed ella tua moglie”.[10] Ma a tale riguardo voglia­mo citare pure un episodio narrato nel libro dei Giudici che parla di matrimoni avvenuti con il rapimento della donna, al fine di dimostrare come il vincolo matrimoniale non è affatto sciolto dal ratto della donna. Vi era stata una guerra tra i figliuoli d’Israele e la tribù di Beniamino. Migliaia di Beniaminiti erano stati messi a morte e molte delle loro città erano state date alle fiamme.[11] I figliuoli d’Israele avevano giurato di non dare le loro figliuole ai Beniaminiti,[12] ma dopo la guerra i figliuoli d’Israele si pentirono di quello che avevano fatto a Beniamino e si domandarono come avrebbero potuto provvedere delle donne ai superstiti di Beniamino dato che avevano giurato di non dare loro nessuna delle loro figliuole.[13] Scoprirono che tra coloro che erano saliti a Mitpsa non c’erano gli abitanti di Jabes di Galaad, e perciò mandarono a sterminare gli abitanti di quella città assie­me alle donne che avevano avuto relazioni carnali con l’uomo. Tra gli abitanti di questa città trovarono quattrocento fanciulle che non avevano avuto relazioni carnali con l’uomo e le menarono al campo, a Sciloh, e poi le dettero ai Beniaminiti.[14] Ma siccome non ve ne erano abbastanza per tutti,[15] gli anziani della raunanza dettero quest’ordine ai figliuoli di Beniamino: “Andate, fate un’imboscata nelle vigne; state attenti, e quando le figliuole di Sciloh usciranno per danzare in coro, sbucherete dalle vigne, rapirete ciascuno una delle figliuole di Sciloh per farne vostra moglie, e ve ne andrete nel paese di Beniamino… E i figliuoli di Beniamino fecero a quel modo; si presero delle mogli, secondo il loro numero, fra le danzatrici; le rapirono, poi partirono e tornarono nella loro eredità…”.[16] Sia ben chiaro però che queste Scritture non autorizzano l’uomo a rapire la donna per sposarsela perché, come potete vedere, esse fanno riferimento a delle parti­colari circostanze, ma comunque riteniamo che esse annullano il precetto della chiesa romana relativo all’impedimento del ratto.

Nel caso del delitto occorre dire che nella Scrittura abbiamo un esempio di come persino l’omicidio contro il coniuge dell’altro non annulla il matrimonio stabilito tra l’omicida e il coniuge rimasto vedovo; è il caso dell’uccisione di Uria lo Hitteo da parte di Davide. La Scrittura dice che Davide dopo avere commesso adulterio con Bath-Sheba, la moglie di Uria lo Hitteo, gli fece morire il marito e se la prese per moglie.[17] Rese nullo il suo matrimonio con Bath-Sheba il suo gesto criminale? Affatto. Attenzione; non per questo però possiamo dire che Davide fece bene, perché la Scrit­tura dice: “Quando la moglie di Uria udì che Uria suo marito era morto, lo pianse; e finito che ella ebbe il lutto, Davide la mandò a cercare e l’accolse in casa sua. Ella divenne sua moglie, e gli partorì un figliuolo. Ma quello che Davide avea fatto dispiacque all’Eterno”.[18] E di lì a poco Dio punì severamente Davide per l’adulterio e l’omicidio di cui lui si era reso colpe­vole; gli promise che la spada non si sarebbe mai allontanata dalla sua casa, che avrebbe suscitato una sciagura in casa sua, che avrebbe preso le sue mogli e le avrebbe date in mano di un suo prossimo, ed infine che il bambino che gli aveva partorito Bath-Sheba doveva morire. Quindi, quantunque il delitto di Davide non annullò il suo matrimonio, lui fu punito da Dio per esso. Dio è giusto, e lui vendica il sangue di tutti coloro che vengono uccisi a motivo della loro moglie.

Per terminare questo discorso sul divorzio cattolico ritengo sia necessario dire che i Cattolici romani per ottenere lo sciogli­mento del vincolo matrimoniale, e potere così passare a nuove nozze (non passano a nuove nozze solo i chierici), devono ottenere dalla chiesa romana la sentenza di nullità del matrimonio che costa alcuni milioni (a Roma 4 milioni e mezzo). In Italia la ‘Sacra Rota’ concede ogni anno cinquemila sentenze di nullità, mentre nell’intero mondo cattolico ogni anno ‘vengono giudicati nulli almeno 70 mila matrimoni’.[19] Come potete vedere per il papato questa sua ‘potestà’ di sciogliere i matrimoni è una fonte di disonesto guadagno.

 


[1] Matt. 19:4-6

[2] Matt. 16:19

[3] Matt. 19:9

[4] Luca 16:18

[5] 1 Cor. 7:11

[6] 1 Cor. 7:39

[7] Rom. 7:3

[8] Rom. 7:3

[9] 1 Cor. 7:15

[10] Deut. 21:10-13

[11] Cfr. Giud. cap. 20

[12] Cfr. Giud. 21:1

[13] Cfr. Giud. 21:6,7

[14] Cfr. Giud. 21:8-14

[15] Cfr. Giud. 21:14

[16] Giud. 21:20,21,23

[17] Cfr. 2 Sam. 11:27

[18] 2 Sam. 11:26,27

[19] Il Messaggero, 6 Aprile 1997, pag. 10