Le messe in onore dei santi sono funzione vane

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Come abbiamo visto coloro che si riunirono a Trento in quel concilio con un abile gioco di parole hanno cercato di fare passare le messe che essi offrono nella realtà ai santi (prendia­mo per esempio i santi apostoli Paolo e Pietro) come dei sacrifici rivolti a Dio e non ai santi, per evitare l’accusa di idolatria.

Perché dico gioco di parole? Perché non si capisce affatto cosa significa offrire a Dio un sacrificio in onore di terzi. In altre parole viene di domandarsi, ma allora l’onore a chi lo rivolgono? A Dio o ai santi? Ma come fanno a dire che offrono un sacrificio in onore a Dio e nello stesso tempo in onore di creature morte da tempo che sono nel cielo con lui? Ma allora vogliono dire che onorando il padrone onorano anche i suoi servi che sono in cielo? Ma non è qualcosa di illogico tutto ciò? Eppure questo è l’insegnamento che viene rivolto a milioni di anime sparse per il mondo! O uomini che siete stati ingannati da questi precetti d’uomini privati della verità, rientrate in voi stessi e uscite da questa falsa chiesa!

La Scrittura ci insegna che noi credenti dobbiamo offrire dei sacrifici spirituali (da cui è esclusa la messa) ma questi sacrifici li dobbiamo offrire a Dio, solo a lui e non ai santi apostoli che sono in cielo. Ecco le Scritture che lo confermano: “Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevo­le a Dio; il che è il vostro culto spirituale”;[1] “Siete edificati qual casa spirituale, per essere un sacerdozio santo per offrire sacrificî spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo”;[2] “Per mezzo di lui, dunque, offriam del continuo a Dio un sacrificio di lode”.[3]

 


[1] Rom. 12:1

[2] 1 Piet. 2:5

[3] Ebr. 13:15