Le messe per i morti sono funzioni vane

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Abbiamo visto che i teologi papisti per confermare che sia lecito offrire la messa per coloro che sono morti e sono nel purgatorio prendono il gesto compiuto da Giuda Maccabeo che fece offrire un sacrificio per il peccato di quei Giudei caduti in battaglia.

Ma noi riteniamo che questo fatto non conferma affatto la messa in favore dei defunti, ma conferma che Giuda il Maccabeo ha compiuto qualcosa di antiscritturale perché nella legge di Mosè non sta scritto da nessuna parte che Dio ordinò agli Israeliti di offrire sacrifici espiatori per i morti, ma solo per i vivi. Quindi a prescindere dal fatto che il purgatorio non esiste, e che la messa non è un sacrificio, dinanzi alla Parola di Dio crolla anche il sostegno su cui si poggia la messa per i morti.

Ma la messa, benché sia un rito inutile e sacrilego, rimane ancora in piedi nella chiesa romana con tutta la sua pompa; essa rappresenta il momento più solenne del culto cattolico romano, a cui il clero romano è molto attaccato. E i teologi papisti la difendono strenuamente facendo acrobazie esegetiche di ogni genere e discorsi vani di ogni genere che si vanno ad infrangere contro la Parola di Dio e cadono a terra. Ma perché la messa è difesa strenuamente dalla chiesa romana e rappresenta qualcosa di irrinunciabile per la chiesa romana? Perché se venisse a mancare verrebbe a mancare una delle princi­pali miniere di denaro da cui il clero romano attinge i suoi capitali. Le messe hanno un prezzo (attenzione però, perché i Cattolici si difendono dicendo che le messe non sono in vendita; a parole questo, ma non nei fatti). Messa è sinonimo di soldi per i preti e per il papato; e nello stesso tempo rappresenta una consolazione per i Cattolici: le cose messe assieme riescono ancora dopo secoli a reggersi in piedi.