Spiegazione delle parole di Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna”

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Ora, queste parole del Signore devono essere intese spiritualmen­te e non letteralmente perché Gesù poco dopo disse pure: “Le parole che vi ho dette, sono spirito e vita”,[1] quindi esse non significano che se uno prende la comunione ha la vita eterna mentre se non la prende andrà in perdizione. Le seguenti rifles­sioni e considerazioni, fatte servendoci di altre Scritture, con­fermano che le suddette parole che Gesù rivolse nella sinagoga di Capernaum hanno un significato puramente spirituale.

–  Confrontando queste parole di Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ulti­mo giorno”,[2] con queste altre: “Poiché questa é la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figliuolo e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”,[3] si intende che mangiare la carne di Gesù e bere il suo sangue signi­fica contemplarlo e credere in lui, perciò per ricevere la vita eterna si deve credere.

–  Confrontando queste parole di Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui”,[4] con queste parole di Giovanni: “E questo é il suo comandamento: che crediamo nel nome del suo Figliuolo Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri, com’Egli ce ne ha dato il comandamento. E chi osserva i suoi comandamenti dimora in Lui, ed Egli in esso”[5] é evidente che chi mangia la carne di Gesù e beve il suo sangue é chi crede nel suo nome ed osserva i suoi comandamenti.

–  Se per ricevere la vita eterna bisognasse mangiare il pane e bere il calice del Signore, la vita eterna non sarebbe più il dono di Dio, ma bensì qualcosa che la si può ricevere in cambio di una opera buona quale il mangiare la cena del Signore. In questo caso sarebbe annullata la grazia e sarebbe resa vana la promessa della vita eterna basata sulla fede. Se fosse così non ci sarebbe bisogno di esortare i peccatori a ravvedersi e a credere nel nome del Signore Gesù, perché baste­rebbe dargli il pane ed il vino che secondo alcuni sono veramente la carne ed il sangue di Gesù. Ma non si può accettare una simile dottrina perché non é confermata dalla Scrittura e neppure dai fatti. Quali fatti? Questi. In seno alla chiesa romana i peccatori, gli adulteri, i ladri, gli avari, gli idolatri mangiano l’ostia ed alcuni bevono anche il calice e non hanno la vita eterna in loro stessi, infatti essi dicono che non ce l’hanno. Ma non solo, essi ci accusano di presunzione perché noi diciamo di avere la vita eterna per la grazia di Dio. Nel mezzo delle chiese di Dio alcuni conduttori che non hanno abbastanza discernimento fanno prendere la cena del Signore pure a persone che non sono ancora nate di nuovo, ma esse, siccome che non si sono ancora ravvedute e non hanno ancora creduto con il loro cuore nel Vangelo, senza vita sono prima di mangiare la cena e senza vita sono dopo avere mangiato il pane e bevuto del calice del Signore; a dimostrazione questo, che il mangiare e bere questi elementi non conferisce la vita eterna a coloro che la prendono.

–  Il Signore quando in quella notte disse ai suoi: “Bevetene tutti, perché questo é il mio sangue, il sangue del patto, il quale é sparso per molti per la remissione dei peccati”,[6] non era ancora stato crocifisso sulla croce, e perciò ancora non aveva sparso il suo sangue, eppure chiamò il frutto della vigna il suo sangue. Di conseguenza le parole di Gesù erano spirituali. Certo, noi riconosciamo che vi sono diverse cose attorno alla cena del Signore che sono imperscrutabili e perciò incomprensi­bili, tra cui appunto il fatto che Gesù chiamò il frutto della vigna il suo sangue ed il pane il suo corpo, e che quando noi mangiamo del pane e beviamo del calice del Signore abbiamo comu­nione con il corpo ed il sangue del Signore, ma è necessario vegliare per non cadere nell’errore nel quale sono caduti i teologi cattolici romani in seguito ad arbitrarie interpretazioni scritturali.

–  Gesù spesso parlò in similitudini infatti disse di lui: “Io son la porta delle pecore… Io son la porta; se uno entra per me, sarà salvato..”,[7] e: “Io son la via…”;[8] e dopo essere risorto, quando apparve a Giovanni gli disse: “Io son la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina”.[9] Quindi non c’é da meravigliarsi se nei giorni della sua carne il Figlio di Dio disse: “La mia carne é vero cibo e il mio sangue é vera bevanda”,[10] e: “Se non mangiate la carne del Figliuol dell’uo­mo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi”.[11] Certo, questo parlare é duro ma noi l’accettiamo, e non vogliamo essere come quei suoi discepoli che dissero: “Questo parlare é duro; chi lo può ascoltare?”,[12] e rimasero scandalizzati dalle sue parole. “Beato colui che non si sarà scandalizzato di me”,[13] disse Gesù, quindi non scandalizziamoci delle suddette parole del Signore perché esse sono verità, ma ricordatevi che esse sono da intende­re spiritualmente secondo che disse Gesù: “Le parole che vi ho dette, sono spirito e vita”.[14]

 


[1] Giov. 6:63

[2] Giov. 6:54

[3] Giov. 6:40

[4] Giov. 6:56

[5] 1 Giov. 3:23-24

[6] Matt. 26:28

[7] Giov. 10:7,9

[8] Giov. 14:6

[9] Ap. 22:16

[10] Giov. 6:55

[11] Giov. 6:53

[12] Giov. 6:60

[13] Matt. 11:6

[14] Giov. 6:63