L’estrema unzione non corrisponde all’unzione dell’olio di cui parla il Nuovo Testamento

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Cominciamo col dire che noi non possiamo affermare che l’unzione dell’olio sia un ordinamento istituito da Cristo Gesù al pari del battesimo e della santa cena. Certo, gli apostoli quando Cristo li mandò a predicare il regno “ungevano d’olio molti infermi e li guarivano”,[1] ma questo non ci porta a considerare l’unzione dell’olio che facevano gli apostoli sugli infermi un ordinamento istituito da Cristo durante la sua vita perché non ne abbiamo le prove. Vogliamo dire con questo che non c’è scritto che Gesù comandò ai suoi apostoli di guarire gli infermi ungendoli d’olio. Lui stesso non unse mai d’olio nessun infermo per guarirlo, ma solo imponeva loro le mani secondo che è scritto: “Egli li guari­va, imponendo le mani a ciascuno”.[2] E talvolta non impose neppure le mani sugli infermi per guarirli, come nel caso dei dieci lebbrosi, e di altri malati. Ma quand’anche gli apostoli unsero gli ammalati per ordine di Gesù, il che non possiamo escludere, l’unzione dell’olio fatta dagli apostoli sugli infermi era fatta esclusivamente per la loro guarigione fisica e non per recargli qualche sollievo spirituale o per la remissione dei loro peccati, o per sopportare paziente­mente il male resistere alla tentazione e morire santamente, mentre per il catechismo cattolico l’unzione viene data princi­palmente per queste ultime ragioni, infatti la guarigione fisica è relegata all’ultimo posto negli effetti di questo loro sacra­mento; e non solo questo, gli apostoli non ungevano d’olio solo i malati molto gravi che erano in pericolo di morte ma tutti gli infermi non importa che malattia avessero, mentre ‘l’estrema unzione’ della chiesa cattolica romana viene data solo ai malati gravi, perché gli altri ne sono esclusi. Quindi non si può per nulla dire che questo loro sacramento sia stato istituito da Cristo Gesù in quell’occasione quando mandò i suoi apostoli a predicare e a guarire gli infermi. E Bartmann in questo si mostra d’accordo e spiega che in quelle parole di Marco sopra citate dove si dice che gli apostoli ungevano d’olio molti infermi e li guarivano ‘il Concilio di Trento (….) ravvisa una insinuazione, non l’istituzione del sacramento’; ma subito dopo dice ‘Senza dubbio Cristo l’ha istituito per lo meno durante i quaranta giorni precedenti l’Ascensione’.[3] Noi invece diciamo che non si può fare risalire l’istituzione di questo sacramento cattolico neppure a quei quaranta giorni, perché esso non è per nulla in armonia con la dottrina di Cristo e perciò non può essere proceduto da Cristo. Le parole di questo teologo mostrano l’imbarazzo dinanzi all’evidenza che Matteo, Marco, Luca e Giovanni, non parlano dell’istituzione dell’estrema unzio­ne da parte di Cristo; ma dimostrano anche che egli, per l’enne­sima volta, non si è arreso dinanzi all’evidenza ma è voluto ricorrere ad un espediente pure di fare risalire a tutti i costi questo sacramento a Cristo; si tratta dell’espediente dei quaran­ta giorni prima dell’ascensione di Cristo. Espediente a cui tanti nel corso del tempo hanno ricorso per fare risalire a Cristo pratiche e parole contrarie alle sue stesse parole.

Ma veniamo ora alle parole di Giacomo prima citate perché è su di esse che i teologi si appoggiano maggiormente. Per ciò che concerne le parole di Giacomo bisogna dire che all’ammalato viene comandato di chiamare gli anziani della Chiesa di cui lui é membro, e perciò dato che i sacerdoti cattolici non sono degli anziani costituiti dallo Spirito Santo sul gregge di Dio, ma degli uomini morti nei loro falli che conducono altri morti in perdizione, queste parole di Giacomo non si riferiscono affatto a loro. Il Bartmann nel suo libro Teologia Dogmatica cerca invece di dimostrare che gli anziani di cui parla Giacomo sono i sacerdoti della chiesa cattolica romana; ma non ci riesce perché il testo greco parla di presbiteri e non di sacerdoti.[4] In altre parole qui Giacomo non fa riferimento a persone di una casta sacerdotale ma solo agli anziani della Chiesa che sono, paragona­ti ai sacerdoti Cattolici, dei laici. Ma esaminando accuratamente queste parole di Giacomo e confron­tandole con altre Scritture emerge che é inconcepibile che un uomo peccatore che versa in fin di vita possa ottenere la remis­sione dei suoi peccati mediante l’unzione dell’olio e la preghie­ra di un prete, e questo perché la remissione dei peccati il peccatore, anche se sta per morire, la può ottenere solo credendo con il suo cuore nel Figliuolo di Dio secondo che é scritto: “Chiunque crede in lui riceve la remission de’ peccati mediante il suo nome”,[5] e in nessun’altra maniera. Bisogna riconoscere che i Cattolici romani prendendo questo passo per sostenere questa loro dottrina riescono a fare dire alla Scrittura quello che essi vogliono. Vi diciamo, o uomini, che se dal fondo del soggiorno dei morti potessero tornare sulla terra tutti quei Cattolici romani che prima di morire hanno ricevuta l’estrema unzione, essi testimo­nierebbero con grande franchezza che le parole di Giacomo non hanno per nulla il significato che gli dà la chiesa romana. E poi, lo ripeto questo, è bene che si sappia che secondo i teologi cattolici romani questo sacramento non può riceverlo qualsiasi malato, infatti il Perardi nel suo Manuale dice: ‘Il Sacramento è istituito solo per gli ammalati gravi; e che perciò un sano, anche se condannato a morte, o un ammalato che non è in istato grave, non può ricevere questo Sacramento’;[6] il che è in contrasto con le stesse parole di Giacomo (che essi prendono per sostenere questo sacramento) perché Giacomo non ha detto: ‘C’è fra voi qualcuno gravemente infermo? Chiami gli anziani…’, ma: “C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa…”.[7] Perciò, può chiamare gli anziani della Chiesa, affinché essi preghino su lui ungendolo d’olio nel nome del Signore, anche chi ha la febbre, un male di gola, un male di denti, per citare solo alcune delle infermità non gravi. Come potete vedere i Cattolici per sostenere mediante la Scrittura il loro errato dogma dell’estrema unzione cadono in aperta contraddizione con la Scrittura stessa che non menziona nessuna estrema unzione ma solo l’unzione dell’olio per tutti gli ammalati.

Ora, per farvi comprendere come all’impenitente peccatore malato che versa in fine di vita l’estrema unzione non gli può conferire nessun sollievo e non può rimettergli i suoi peccati, vi ricordo queste parole di Elihu: “Se gli uomini son talora stretti da catene se son presi nei legami dell’afflizione, Dio fa lor conoscere la loro condotta, le loro trasgressioni, giacché si sono insuperbiti; egli apre così i loro orecchi ai suoi ammoni­menti, e li esorta ad abbandonare il male. Se l’ascoltano, se si sottomettono, finiscono i loro giorni nel benessere, e gli anni loro nella gioia; ma, se non l’ascoltano, periscono trafitti dai suoi dardi, muoiono per mancanza d’intendimento… così muoiono nel fior degli anni, e la lor vita finisce come quella dei dissoluti”.[8] Quindi, il peccatore che si trova malato gravemente ed é vicino alla fossa può essere guarito da Dio ed ottenere la remissione dei suoi peccati, o solamente la remissione dei pecca­ti, solo se lui si ravvede dei suoi peccati e si umilia davanti a Dio; nel caso contrario, cioè se lui non si sottomette a Dio, non può ottenere né guarigione e neppure remissione dei suoi peccati, ma perirà trafitto dai dardi di Dio. Sì, perché noi crediamo che Dio punisce i peccatori impenitenti facendoli morire anche nel fiore dei loro anni. Se essi non implorano Dio nella loro di­stretta, né l’estrema unzione e neppure qualche altro rito potrà scamparli dalla fossa, e più ancora dalle fiamme eterne: se fosse così come dicono i teologi cattolici romani che il peccatore ottiene la remissione dei suoi peccati prima di morire allora la Scrittura sarebbe annullata, perché al peccatore non sarebbe imposto né di ravvedersi e neppure di credere per essere perdona­to, ma solo di essere unto con dell’olio ‘santo’ nel nome di Gesù.

E poi, noi diciamo, come mai quantunque l’estrema unzione pretenda di rimettere sia i peccati veniali che quelli mortali, chi muore ricevendola deve pur sempre andarsene in purgatorio ad espiare le sue colpe? Non è forse questa la prova che essa non ha il potere che gli attribuiscono i papisti? Ah!.. quanti inganni la chiesa romana ha perpetrato e continua a perpetrare a danno della gente che ignora la verità. In verità, oggi, come allora, vi é una classe di guide cieche a capo di questa organizzazione mondiale (papa, cardinali, vescovi, preti, ecc.) che si può paragonare a quella che sedeva sulla cattedra di Mosè ai giorni di Gesù cioè agli scribi ed ai Farisei. Sì, il paragone è appropriato perché come gli scribi ed i Farisei serra­vano il regno dei cieli davanti alla gente, così anche costoro impediscono ai loro seguaci di entrare nel Regno di Dio.

E poi costoro dicono che Gesù diede le chiavi del regno dei cieli a Pietro, volendo fare capire, che si entra nel regno dei cieli passando da loro perché loro hanno il successore di Pietro con le chiavi del regno dei cieli! Ma noi vi diciamo che né costui e né coloro che sono sotto la sua scia hanno le chiavi del regno dei cieli nelle loro mani; essi hanno il nome di guide, ma nella realtà invece di guidare le persone le traviano perché distruggo­no il sentiero retto per il quale le persone devono passare per essere salvate dai loro peccati. Sono delle guide cieche come lo erano gli scribi e i Farisei al tempo di Gesù, guide cieche che conducono altri ciechi in perdizione. Oggi ancora, a noi che abbiamo conosciuto la verità viene detto dalla Scrittura: “Salvateli, strappandoli dal fuoco”.[9]

Sì, fratel­li, avvertiamo i Cattolici romani annunziandogli il ravvedimento e la remissione dei peccati nel nome del Signore Gesù, pregando Dio affinché dia loro il ravvedimento per ottenere la vita e scampare così alle fiamme del fuoco eterno.

 


[1] Mar. 6:13

[2] Luca 4:40

[3] Bernardo Bartmann, op. cit. pag. 329

[4] Il suo comportamento è da capire: ha temuto il seguente anatema del concilio di Trento: ‘Se qualcuno dirà che i presbiteri della chiesa, che il beato Giacomo apostolo esorta ad addurre presso l’infermo per ungerlo, non sono i sacerdoti consacrati dal vescovo, ma gli anziani di ogni comunità e che perciò ministro proprio dell’estrema unzione non è solo il sacerdote, sia anatema’ (Sess. XIV, can. 4).

[5] Atti 10:43

[6] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 551

[7] Giac. 5:14

[8] Giob. 36:8-12,14

[9] Giuda 23