Sapere che il purgatorio non esiste non ci fa apparire per nulla troppo limitata la misericordia di Dio e troppo spaventosa la sua giustizia

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In risposta al discorso che il Perardi fa per persuadere le persone che se non esistesse il purgatorio la misericordia di Dio sarebbe troppo limitata e la sua giustizia troppo spaventosa per il motivo che molte anime essendo morte con soli peccati veniali non possono essere mandate da Dio all’inferno, come anche non possono essere mandate da Dio all’inferno quelle anime che essendosi confessati al prete in punto di morte non hanno potuto fare penitenza, vogliamo dire le seguenti cose. Innanzi tutto cominciamo col dire che questa distinzione fra pecca­ti ‘veniali’ (perdonabili) e peccati ‘mortali’ che fanno i teologi cattolici romani è una dottrina falsa e molto dannosa perché induce i peccatori (i battezzati e cresimati che si confessano al prete e prendono regolarmente la comunione sono ancora tali) che non commettono determinati peccati cioè quelli chiamati mortali, e coloro che li commettono e li vanno a confessare al prete, a credere che dopo morti avranno la possibilità dopo che si saranno purgati nel purgatorio di entrare in paradiso a differenza di coloro che li commettono e non li confessano al prete i quali se ne andranno all’inferno; i preti dunque insegnando questa dottrina illudono oltre che loro stessi anche gli altri peccatori. Ma noi, che ci studiamo di non illudere nessuno ma di dire la verità in ogni cosa, diciamo che secondo la Scrittura se chi è sotto il peccato rifiuta di credere nel Figliuolo di Dio (e quindi non nasce di nuovo) sarà condannato (e questo anche se egli non è uno stregone, un omicida, un adultero o un fornicatore, ma un religioso dedito ai riti della sua religione – in questo caso della chiesa cattolica romana). Non importa a quali peccati egli è dato, se egli non crede in Cristo Gesù se ne andrà in perdizione, infatti Giovanni Battista disse che “chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra lui”[1] e Gesù che “chi non avrà creduto sarà condannato”.[2]

Nessuno vi tragga in errore perché non importa che genere di peccati ha il peccatore; se egli muore nei suoi peccati andrà all’inferno senza la benché minima possibilità di essere salvato dal Signore! Per parlare alla maniera dei Cattolici, non va in paradiso né il Cattolico praticante o meno che commette solo dei peccati veniali (come li chiamano loro) o commette quelli più gravi e li confessa al prete, e neppure chi commette dei peccati mortali (come li chiamano loro) e non li confessa al prete, perché tutti e due sono morti nei loro falli e nelle loro tras­gressioni, pieni di iniquità nel cospetto di Dio. Tutti e due devono ravvedersi dai loro peccati e credere nel Vangelo mentre sono in vita sulla terra; nel caso contrario, quando moriranno ciò che li aspetta, é l’ardore del fuoco del soggiorno dei morti! Non c’é nessun purgatorio per chi ha commesso solo peccati ‘veniali’ ma solo il tormento del fuoco dell’inferno, come anche per chi ha commesso peccati ‘mortali’ e muore con o senza la confessione auricolare. Al bando dunque questa distinzione tra peccati! Il peccato é peccato, ed il suo salario é la morte: e chi lo com­mette ne é schiavo e non può entrare nel Regno di Dio. Ma pure può essere affrancato da esso: come? Pentendosi e credendo nel nome del Figliuolo di Dio; allora sì che potrà entrare nel Regno dei cieli. Nel caso contrario, quando morirà per lui non si apriranno le porte del cielo ma si aprirà la bocca del soggiorno dei morti per ingoiarlo assieme ai suoi peccati che gravano su di lui.

Il Perardi afferma che la misericordia di Dio sarebbe troppo scarsa se non facesse entrare nel cielo quelli che non si sono resi colpevoli di sole trasgres­sioni ‘veniali’. Ma questo non è vero, perché non esistono uomini peccatori che meritano di andare in paradiso dopo essere andati in purgatorio perché rei di soli determinati peccati, perché tutti meritano l’inferno come salario della loro iniquità. Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, dice la Scrittura, ma sempre la Scrittura afferma che il nostro Dio è misericordioso e coloro a cui Dio fa misericordia vengono giustificati mediante la fede nel sangue di Cristo e perciò hanno la certezza di andare direttamente in cielo dopo morti. La misericordia di Dio é grande, sì, ed essa si manifesta verso l’uomo peccatore sulla terra salvandolo quando questi si converte dalle sue vie malvagie; ma essa non si manifesterà in nessuna maniera verso nessuno di quelli che moriranno nei loro falli perché hanno rifiutato di credere nel Figliuolo di Dio. Non è dunque perché la sua misericordia è troppo scarsa o troppo limitata che in cielo non entreranno i peccatori ‘dai peccati veniali’, ma perché la sua giustizia è eccelsa. Chi dunque sprezza la benignità di Dio sulla terra non riconoscendo che essa lo trae a ravvedimento; chi la sprezza perché vuole seguire il suo cuore impenitente, sappia quel tale che si sta accumulando un tesoro d’ira per il giorno del giudizio e che quando morirà se ne andrà dove c’é il pianto e lo stridore dei denti. Non si lasci trarre in inganno dalle parole dolci e lusinghiere dei preti perché lo aspetta l’inferno se non si ravvede. Non importa se è stato battezzato da bambino, se è stato cresimato, se prende la comunione, non importa se non è un adultero o un omicida o uno stregone o un ubriacone e si confessa al prete tutti i giorni o una sola volta all’anno; se non si ravvede da tutti i suoi peccati e crede con il suo cuore nel Vangelo quando morirà se ne andrà in perdizione!

Il Perardi dice anche che se non esistesse il purgatorio la giustizia di Dio apparirebbe troppo spaventosa. Noi invece dicia­mo che se esistesse il purgatorio Dio sarebbe non solo ingiusto ma si contraddirebbe pure. Sarebbe ingiusto perché permetterebbe ad una categoria di peccatori di entrare in cielo (anche se prima devono andarsene in purgatorio) perché si sono resi colpevoli, come dicono loro, solo di determinate colpe ‘veniali’ o perché hanno confessato le loro trasgressioni ‘mortali’ al prete, mentre all’altra non glielo consentirebbe perché si sono resi colpevoli di colpe gravi e sono morti senza confessarli al prete! In altre parole in cielo Dio non ci farebbe entrare i salvati, i giustificati con il sangue di Cristo, ma una categoria di peccatori meno colpevoli di quelli che invece se ne andranno all’inferno! Ma non subito, ma solo dopo avere penato (non si sa quanti anni, secoli o millenni) nel purgatorio. Quindi una categoria di peccatori avrà la possibilità di essere purgata dai suoi misfatti anche dopo morti mentre l’altra no. La salvezza quindi, se le cose fossero così, si potrebbe ottenere solo non commettendo certi peccati e non più col pentimento e colla fede in Cristo. Basterebbe dire alle persone, non uccidete, non commettete adulterio, non bestemmiate e fate qualche opera buona e vedrete che un giorno entrerete in paradiso. Non sarebbe quindi più vera la Scrittura che dice che chi confessa le sue trasgressioni a Dio e le abbandona otterrà misericordia,[3] perché anche non confessando a Dio certi peccati si otterrà da lui lo stesso misericordia. Ecco perché molti Cattolici romani si illudono di potere entrare un giorno in paradiso anche se peccatori: perché essi pensano di non essere alla fin fine così peccatori da meritare l’inferno. Non sono mica degli omicidi, degli adulteri, degli stregoni, o dei sodomiti che invece lo meritano!! Abbiamo prima detto che Dio si sarebbe contraddetto creando un purgatorio: vediamo alcune contraddizioni nelle quali sarebbe caduto Dio se avesse creato la dottrina del purgatorio. Perardi dice che quelle anime che si sono pentite in punto di morte non possono entrare subito in paradiso perché non hanno la possibilità di fare penitenza (cioè di compiere le opere di soddisfazione). Ma noi diciamo: come fece allora quel ladrone pentitosi sulla croce in punto di morte (e quindi impossibilitato a compiere opere di soddisfazione) ad entrare in quello stesso giorno in paradiso dato che Gesù gli disse: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in paradiso”?[4] Ce lo spieghino i teologi romani come fece un uomo che era stato con­dannato alla crocifissione perché malfattore (quindi in base alla teologia papista aveva commesso dei peccati mortali), ad andare subito in paradiso senza passare dal loro purgatorio! Forse che Gesù mentì al ladrone dicendogli quelle parole, una sorta di ‘bugia ufficiosa’, per tranquillizzarlo nella sua agonia e non fargli pensare che doveva, prima di andare in paradiso, andare a soffrire nel purgatorio? Affatto; perché Gesù è la verità. Egli parlò a quel ladrone da parte di Dio. Lo diciamo noi ai teologi romani perché quel ladrone poté entrare in paradiso in quello stesso giorno subito dopo che morì; perché egli fu purificato appieno dai suoi peccati mediante il sangue di Cristo Gesù che egli stava in quei momenti spandendo per la remissione anche dei suoi peccati. Quell’uomo si pentì e credette in Colui che giustifica l’empio; ecco perché ricevette da Gesù quella risposta così chiara e così consolante. Per Gesù quindi non esisteva un purgatorio dopo morti per coloro che si pentono dai loro peccati in punto di morte ma non possono fare penitenza; altrimenti si sarebbe contraddetto nel dire quelle parole a quell’uomo in fin di vita. Un altra contraddizione nella quale Dio sarebbe caduto è questa. Egli avrebbe fatto capire a coloro che erano stati da lui giustificati che il sangue del suo Figliuolo non era sufficiente a purgarli appieno sulla terra, quindi la sua giustificazione sarebbe stata parziale e non completa. E perciò l’opera espiatoria di Cristo sarebbe risultata incompleta perché insufficiente a giustificare appieno l’uomo che crede in lui. Dicendo infatti che coloro che muoiono in Cristo o nella grazia non possono andare subito in paradiso perché non possono essere così santi e puri, cioè non possono essere privi di ogni macchia di peccato, Dio implicitamente avrebbe negato che il sangue di Gesù suo Figliuolo potesse purificare l’uomo da ogni macchia di peccato. Ma il fatto è che avrebbe anche riconosciuto che le pene del purgatorio erano più efficaci del sangue di Cristo, perché quello che non poteva fare il sangue di Cristo sulla terra lo avrebbe potuto fare il fuoco del purgatorio, e ciò sarebbe stato un oltraggio contro il sangue prezioso di Cristo. Ed inoltre Egli avrebbe richiesto per la salvezza dell’uomo un doppio pagamento; un primo pagamento da parte di Cristo Gesù e un secondo pagamento da parte del credente in Lui, il che contrasta apertamente con la sana dottrina che afferma che il prezzo del riscatto è stato pagato appieno da Cristo il quale ha potuto così acquistarci la redenzione eterna. Non avremmo avuto più allora in Gesù un Salvatore morto al nostro posto, che con il suo sacrificio vicario ha compiuto la purificazione di tutti i nostri peccati e li ha appieno espiati permettendoci così di entrare in cielo appena dopo morti, ma semplicemente un amico che aveva fatto ciò che era necessario a farci scampare ai tormenti eterni della geenna ma nello stesso tempo non aveva potuto o voluto scamparci dai tormenti temporanei del purgatorio. Quelli li avremmo dovuti patire noi dopo morti; perché non era giusto che soffrisse solo lui per i nostri peccati, anche noi dovevamo soffrire in qualche modo per essi per potere accedere al paradiso!!!

Il Perardi dice che se non esistesse il purgatorio la giustizia di Dio apparirebbe troppo spaventosa; noi diciamo invece che la giustizia di Dio è eccelsa e perfetta proprio perché Dio nel mondo invisibile non ha creato il purgatorio ma l’Ades (che un giorno però cesserà di esistere perché i peccatori risorti saranno gettati nel fuoco eterno, l’altro luogo di tormento creato da Dio che attende ancora di ricevere quelli che vi sono destinati) e il paradiso. Egli punisce l’uomo impenitente che segue la durezza del suo cuore facendolo scendere quando muore nelle fiamme dell’Ades in attesa del giudizio, ma salva l’uomo che si pente e crede in lui (quantunque questi possieda dei difetti e fallisca in molte cose) facendolo, quando muore, salire in cielo nella gloria, e questo perché egli è stato purificato da tutti i suoi peccati mediante il sangue di Gesù e rivestito della giustizia di Dio che è in Cristo Gesù. Le cose sono molto chiare e perfettamente giuste. Ma perché i teologi papisti parlano in questa maniera così lusinghevole? La ragione per cui essi dicono che se non esistesse il purgatorio la giustizia di Dio sarebbe troppo spaventosa è perché essi stessi ancora non hanno speri­mentato la purificazione di tutti i loro peccati e la loro co­scienza li accusa di essere dei peccatori perduti ed hanno paura del giudizio di Dio. Noi siamo sicuri infatti che se essi fossero stati purgati dai loro peccati mediante il sangue di Cristo sarebbero sicuri, come lo siamo noi, di andare in paradiso alla loro morte, e non gli apparirebbe ‘troppo spaventosa’ la giustizia di Dio, senza il loro purgato­rio, ma gli apparirebbe così come è, perfetta senza macchia. Dal loro modo di parlare traspare chiaramente che essi hanno la paura della morte e del castigo e cercano di cancellare questa paura mediante il purgatorio: ma ahimè, il purgatorio non può togliere in nessuna maniera né la paura della morte e neppure quella del castigo. Perché questa paura la può togliere solo il sangue di Gesù di cui essi ancora non sono cosparsi.

Queste qui sopra esposte sono le ragioni per cui noi diciamo che il purgatorio non è una dottrina di Dio, ma solo una invenzione umana scaturita dalla mente carnale di uomini corrotti. Il purgatorio è una dottrina di demoni.

 


[1] Giov. 3:36

[2] Mar. 16:16

[3] Cfr. Prov. 28:13

[4] Luca 23:43