Il purgatorio non esiste; i morti vanno o in cielo con il Signore se sono salvati o all’inferno nei tormenti se sono perduti

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Gesù Cristo nel suo insegnamento non ha mai lasciato intravedere che oltre al paradiso e all’inferno ci sia un terzo luogo, ossia una via di mezzo tra i due, infatti egli ha detto: “Entrate per la porta stretta, poiché larga é la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entran per essa. Stret­ta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano”.[1] Quindi ci sono solo due vie, ed esse sono la via della perdizione e la via della salvezza. Coloro che sono sulla prima, essendo pieni di peccati, quando muoiono vanno nell’Ades nei tormenti, per esservi tormentati in attesa del giudizio.[2] Per loro che muoiono nei loro peccati, non rimane più alcuna speranza secondo che é scritto: “Quale speranza rimane mai all’empio quando Iddio gli toglie, gli rapisce l’ani­ma?”,[3] ed anche: “E’ stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio”,[4] ed ancora: “Gli empi se n’andranno al soggiorno de’ morti”.[5] Perciò é veramente diabo­lico da parte della curia cattolica romana fare credere alle persone al purgatorio, perché così facendo essa non induce i peccatori (i suoi battezzati e cresimati che si confessano rego­larmente ai preti, che secondo lei sono in grazia) a ravvedersi e a credere in Cristo come prescrive la Parola di Dio,[6] perché gli fa credere che anche dopo morti avranno modo di essere purgati dai loro peccati ed accedere in paradiso. (Infatti, se per esempio non si pentono dei loro peccati veniali avranno modo di espiarli nel purgatorio, e se commettono dei peccati mortali e li confessano al prete senza sentire il bisogno di abbandonarli o senza avere la forza di abbandonarli, avranno sempre modo di purgarsi nel purgatorio). Coloro che invece sono sulla seconda via, cioè su quella della salvezza, quando muoiono vanno subito ad abitare con il Signore nel cielo. E noi siamo tra questi per la grazia di Dio. Il Cattolico romano dirà: ‘Ma come fate ad essere così sicuri che quando morirete andrete subito in paradiso? Lo siamo perché siamo stati cosparsi con il sangue di Gesù secondo che è scritto che siamo stati eletti anche “ad esser cosparsi del sangue di Gesù Cristo”,[7] e siamo stati purgati da tutti i nostri peccati mediante il sangue di Cristo Gesù secondo che é scritto che egli “ci ha lavati dai nostri peccati col suo sangue”.[8] Ed oltre a ciò perché come dice Giovanni “se camminiamo nella luce, com’Egli é nella luce, abbiam comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato”.[9] Ecco perché abbiamo la certezza di essere salvati e di avere la vita eterna e che quando morremo andremo subito in paradiso, senza fare sosta alcuna in nessun purgatorio, perché i nostri vecchi peccati ci sono stati purgati appieno col sangue di Cristo, e i nostri peccati che confessiamo al Signore ci vengono purgati appieno sempre dal sangue di Cristo. ‘Ma questa è presunzione!’ dirà a questo punto il Cattolico romano. Affatto, perché ci sono diverse Scritture che atte­stano chiaramente che coloro che muoiono in Cristo vanno ad abitare subito in cielo con Gesù.

Le anime di coloro che erano stati uccisi per la Parola di Dio che Giovanni vide, erano sotto l’altare in cielo davanti al trono di Dio. Ecco come si esprime Giovanni: “Io vidi sotto l’altare le anime di quelli ch’erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che aveano resa…”.[10]

Paolo disse che per lui la morte era guadagno infatti lui aveva il desiderio di partire e d’essere con Cristo perché era cosa di gran lunga migliore. Ecco le sue parole: “Poiché per me il vivere è Cristo, e il morire guadagno… Io sono stretto dai due lati: ho il desiderio di partire e d’esser con Cristo, perché è cosa di gran lunga migliore”.[11] Di certo se l’apostolo avesse dovuto andar­sene prima in purgatorio a soffrire pene atroci non avrebbe considerato la sua morte un guadagno ma una perdita.

E sempre Paolo disse ai Corinzi che lui e i suoi collaboratori erano pieni di fiducia e avevano molto più caro a partire dal corpo e d’abitare col Signore: “Ma siamo pieni di fiducia e abbiamo molto più caro di partire dal corpo e d’abitare col Signore”.[12] Ma ditemi: come avrebbero potuto quegli uomini desiderare così tanto la dipartenza dal loro corpo se avessero creduto in un purgatorio dove andare ad espiarvi mediante atroci sofferenze dei loro debiti insoluti? Questo sta a dimostrare che essi non credevano per nulla nel purgatorio.

Nel libro dell’Apocalisse si legge: “E udii una voce dal cielo che diceva: Scrivi: Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essendo che si riposano dalle loro fatiche, poiché le loro opere li seguono”.[13] Quindi lo Spirito della verità attesta che coloro che muoiono nella grazia sono beati perché si riposano dalle loro fatiche in cielo. Questo esclude che essi si trovino in un purgatorio ad espiare dei loro debiti mediante delle sofferenze atroci di poco inferiori a quelle dell’inferno; perché in questo caso non sarebbero più felici ma bensì infelici perché invece che riposarsi dalle loro fatiche starebbero soffrendo pene atroci per punizione dei loro debiti. Ma purtroppo esiste anche lo spirito dell’errore in questo mondo ed esso dice che per i morti in Cristo c’è un purgatorio dopo la morte.

Ma proseguiamo con la confutazione del purgatorio. Gesù ha detto: “Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”,[14] e Paolo ha detto ai Romani: “Non v’é dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù”.[15] Quindi se per coloro che sono in Cristo non v’é nessuna condanna e Gesù ha detto che essi non vengono in giudizio è contraddittorio pensare che dopo morti prima di entrare nel regno di Dio essi avranno bisogno di andarsene in un purgatorio a soddisfare i debiti che gli rimangono verso la giustizia di Dio. Perché? Perché questo sarebbe un controsenso dato che nel purgatorio, secondo il catechismo romano, si va per essere condannati, quan­tunque per un tempo e non per sempre, a delle pene atroci per espiare i debiti contratti verso Dio! Ed a proposito di questi cosiddetti debiti che la curia romana afferma che si devono espiare in purgatorio noi diciamo: ‘Ma se, secondo la Scrittura, Dio cancella all’uomo che va a lui a confessargli i suoi peccati sia i peccati che la pena eterna che egli merita non è diabolico affermare che egli deve andare dopo morto ad espiarli in un luogo di sofferenza?’ Certo che lo è. Ma non per i teologi romani che accecati dal diavolo prendono piacere ad insegnare cose contrarie alla sana dottrina. Affermare che una persona giustificata da Dio quando muore deve passare dal purga­torio a scontare i debiti contratti verso la giustizia di Dio è lo stesso che dire che un condannato alla pena dell’ergastolo se viene graziato e gli viene cancellata la sua pena, deve continua­re a rimanere lo stesso in prigione per alcuni anni a soffrire per espiare le sue colpe dopodiché potrà uscire dal carcere!

Noi affermiamo, appoggiandoci sulla sacra Scrittura, che al peccatore quando gli vengono rimessi tutti i suoi peccati gli viene annullata la pena eterna e non gli resta da pagare alcuna colpa né in questo mondo e neppure in quello a venire perché Cristo ha pagato tutto il prezzo del riscatto dell’anima sua. Per coloro che sono stati giustificati per il sangue di Cristo non rimangono più debiti da pagare perché Cristo sulla croce ha espiato tutti i loro debiti. Sappiamo bene che il conci­lio di Trento ha lanciato la seguente maledizione contro coloro che affermano questo (contro di noi dunque): ‘Se qualcuno afferma che, dopo avere ricevuto la grazia della giustificazione, a qualsiasi peccatore pentito viene rimessa la colpa e cancellato il debito della pena eterna in modo tale che non gli rimanga alcun debito di pena temporale da scontare sia in questo mondo sia nel futuro in purgatorio, prima che possa essergli aperto l’ingresso al regno dei cieli: sia anatema’.[16] Ma che importa fratelli? Noi sappiamo in chi abbiamo creduto e siamo persuasi che colui che ci ha lavato dai nostri peccati e ci fatto la promessa della vita eterna non può avere mentito. Continueremo a gloriarci nel Signore a motivo del totale purgamento dei nostri vecchi peccati operato dal sangue di Cristo, ed a motivo della vita eterna che egli ci ha donato nella sua grazia; lancino pure i loro anatemi i concilii, noi crediamo nella Parola di Dio che attesta che quando i giusti (ossia i giustificati per la grazia di Dio) muoiono vanno subito in paradiso con il Signore Gesù, perché hanno le loro vesti nettate appieno dal sangue dell’Agnello. A Cristo Gesù sia la gloria in eterno. Amen.

 


[1] Matt. 7:13,14

[2] Cfr. Giov. 5:29; Dan. 12:2; Ap. 20:12-15

[3] Giob. 27:8

[4] Ebr. 9:27

[5] Sal. 9:17; cfr. Luca 16:22-31; Is. 5:14

[6] Cfr. Luca 13:1-5

[7] 1 Piet. 1:2

[8] Ap. 1:5

[9] 1 Giov. 1:7

[10] Ap. 6:9

[11] Fil. 1:21,23

[12] 2 Cor. 5:8

[13] Ap. 14:13

[14] Giov. 5:24

[15] Rom. 8:1

[16] Concilio di Trento, Sess. VI, can. 30. Vorrei fare notare ai lettori che nel libro apocrifo detto la Sapienza, che il concilio di Trento stesso ha incluso nel canone dichiarandolo sacro, si legge una dichiarazione che smentisce un purgatorio dopo la morte. Eccola: ‘Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio e nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, una disgrazia fu considerata la loro dipartita, e il loro viaggio lontano da noi una rovina, ma essi sono nella pace’ (Sapienza 3: 1-3) Quindi persino uno dei libri apocrifi così cari ai Cattolici smentisce il purgatorio!