Le preghiere per i morti (parte del suffragio)

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La dottrina dei teologi papisti

Pregando per le anime in purgatorio si alleviano le loro pene.

I teologi papisti affermano che pregando per coloro che sono morti, si possano lenire le pene delle anime meritevoli di salvezza che sono nel purgatorio, e si possa pure abbreviare il tempo che ci devono rimanere! Questa dottrina, come potete vedere, é strettamente legata al purgatorio. Essa è stata fabbricata con delle parole attinte dal libro dei Maccabei (uno dei libri apocrifi non ispirati da Dio) che dicono che un certo Giuda Maccabeo assieme ad altri supplica­rono Dio di perdonare i peccati di alcuni soldati Giudei caduti in battaglia,[1] e che questo Giuda fece raccogliere del denaro che mandò a Gerusalemme per fare offrire un sacrificio espiatorio per il peccato di quei morti. A queste parole sono state aggiunte diverse parole dei loro cosiddetti padri che erano in favore delle preghiere per i morti. Tra queste spiccano quelle di Agostino: essi citano infatti spesso queste parole di Agostino che lui rivolse a Dio per sua madre dopo che questa morì: ‘Rimetti anche Tu a lei i suoi debiti, quelli che contrasse in tanti anni, dopo avere ricevuto l’acqua della salute. Rimettili, o Signore, rimettili, te ne supplico, non entrare in giudizio con essa…’;[2] poi delle altre sue parole con le quali egli dice a Dio di ispirare i suoi servi affinché si ricordino all’altare di sua madre Monica e di suo padre Patrizio, defunti;[3] e questa sua citazione dal libro La città di Dio che dice: ‘La stessa preghiera della Chiesa o di qualche uomo pio a favore di alcuni defunti è esaudita, ma soltanto per quelli che, rigenerati in Cristo, non hanno condotto nel loro corpo una vita tanto cattiva da essere giudicati indegni di questa misericordia, ma neppure una vita così buona da non avere bisogno di quella misericordia’.[4]

 


[1] Cfr. 2 Maccabei 12:41,42

[2] Agostino di Ippona, Le Confessioni, Lib. IX, cap. XIII

[3] Cfr. Agostino, op. cit., Lib. IX, cap. XIII

[4] Agostino di Ippona, La Città di Dio, Lib. XXI, cap. 24,2