L’apostolo Pietro non fondò la Chiesa di Roma e non ne fu vescovo

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I teologi Cattolici romani, appoggiandosi alla tradizione, affer­mano che Pietro venne a Roma, fondò la Chiesa di Roma esercitò l’ufficio di vescovo universale a Roma per venticinque anni (dal 42 al 67) e prima di morire trasmise la sua carica ai suoi successori.

Cominciamo con la venuta di Pietro a Roma: la Scrittura non ne parla come invece fa della venuta di Paolo, quindi non possiamo confermarla con la Scrittura. Questo non ci spinge però a dire che Pietro non venne mai a Roma; può essere pure vero che Pietro sia venuto a Roma. Ma nel caso ci sia venuto è da rifiutare il fatto che egli ne sia stato il fondatore perché la Chiesa di Roma esisteva già prima che lui vi andasse infatti si presume che essa fu fondata da quegli avventizi Romani che il giorno della Pentecoste dopo avere udito la predi­cazione di Pietro si convertirono a Cristo. Se Pietro ne fosse stato il pastore o uno degli anziani certamente Paolo nella sua epistola alla Chiesa di Roma non avrebbe tralasciato di fare il suo nome quando alla fine di essa dice di salutare i santi facendone i nomi, mentre invece il nome di Pietro non è incluso in quella lista.[1] Può essere mai che il primo papa, il primo vescovo universale, il vicario di Cristo, così come lo chiama la chiesa cattolica romana, il primo vescovo di Roma non sia stato citato minimamente da Paolo quantunque fosse a Roma? Come si spiega tutto ciò. Si spiega con il fatto che Pietro non era né a Roma a quel tempo e meno che meno vescovo universale come invece vogliono fare crede­re i Cattolici. Ma i Cattolici non si arrendono dinanzi all’evi­denza, e dicono che la prova che Pietro fu a Roma c’è nella Scrittura e si trova nella prima epistola di Pietro dove lui dice: “La chiesa che è in Babilonia eletta come voi, vi saluta..”;[2] dove per Babilonia si intende Roma. Non siamo per nulla d’accordo con questa interpretazione data a Babilonia, perché qui per Babilonia si deve intendere la città di Babilonia e non la città di Roma. Perché mai Pietro avrebbe dovuto chiamare Roma Babilonia? Ma chi è che anche oggi scrivendo da Roma direbbe che i santi che sono in Babilonia danno i loro saluti? Noi riteniamo che se Paolo nelle sue epistole abbia chiamato Roma in questa maniera,[3] anche Pietro se avesse citato Roma l’avrebbe chiamata così. Il fatto che parla di Babilonia dunque vuole dire che in quel tempo quando scriveva quella epistola si trovava a Babilonia (in Oriente dunque) con i santi di quella città. Con questo non intendiamo dire però che Pietro non sia mai stato a Roma, ma solo che Babilonia è Babilonia, e non Roma.

Dopo avere dimostrato che Pietro non fu costituito da Cristo capo della Chiesa, e che non si sa se sia venuto a Roma ma si sa che se mai venne a Roma non vi fondò la Chiesa, ma vi venne quando la Chiesa esisteva già ed aveva un collegio di anziani a condurla, risulta chiaro dunque che la cosiddetta successione apostolica, che i teologi cattolici dicono di possedere ininterrotta da Pietro fino ad ora, è un’invenzione papista per fare apparire vero il primato del cosiddetto papa. Ma non solo è un’in­venzione, si dimostra pure interrotta tante volte nel corso della storia; perché ci furono periodi in cui la sede di Roma fu vacante[4] e periodi in cui si contesero il papato due e persino tre papi; senza poi parlare della cosiddetta ‘cattività avignonese’ e dei papi dichiarati scellerati dagli stessi storici cattolici.

 


[1] Cfr. Rom. 16:3-15

[2] 1 Piet. 5:13

[3] Cfr. Rom. 1:7; 2 Tim. 1:17

[4] Ecco alcuni esempi; dalla morte di Giovanni XXI (1276-1277) all’elezione di Nicolò III (1277-1280) la sede fu vacante per sei mesi; dalla morte di Nicolò IV (1288-1292) all’elezione di Celestino V (1294) la sede fu vacante per ventisette mesi; dalla morte di Clemente V (1305-1314) all’elezione di Giovanni XXII (1316-1334) la sede fu vacante per circa due anni.