Il parlare in altra lingua è strettamente collegato al battesimo con lo Spirito Santo perché è il segno esteriore che ne attesta l’avvenuta ricezione

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Veniamo ora alla così tanto dibattuta questione sul segno delle lingue. Sullivan afferma che quello che è chiamato battesimo con lo Spirito Santo non è necessariamente legato alla glossolalia, cioè al parlare in altre lingue. Questo è falso perché la Scrittura insegna che il battesimo con lo Spirito Santo e il parlare in altre lingue sono due cose che non si possono scindere l’una dall’altra; vogliamo dire con questo che non c’è un battesimo con lo Spirito Santo senza il relativo e consequenziale parlare in lingue, perché quando si viene battezzati con lo Spirito Santo si comincia a parlare in altre lingue perché lo Spirito Santo del quale si viene riempiti dà subito di parlare in altra lingua. Questo lo fa lo Spirito Santo automaticamente quando scende sul credente; per questo non c’è assolutamente bisogno di domandarsi: ‘Ma come farò a parlare in altra lingua?’ Lo Spirito Santo quando scende su un credente e lo riempie, si impossessa della bocca del credente e della sua lingua; e lo sospinge dal di dentro in maniera potente, ma nello stesso tempo incomprensibile, a proferire frasi incomprensibili con un suono e una sintassi tutta diversa da quella della sua lingua. Lo Spirito Santo lo fa parlare in una lingua straniera, senza che il credente l’abbia mai studiata: la lingua che gli fa parlare è perfetta, quindi sia il suono delle parole, la loro sintassi che la grammatica sono perfette e non difettano in nulla. Tutto ciò lo opera lo Spirito Santo, per questo non vi è difetto alcuno. Le Scritture che attestano che quando i credenti vengono battez­zati con lo Spirito Santo (tenete presente che si può dire anche ‘quando ricevono lo Spirito Santo’, ‘quando ricevono il dono dello Spirito Santo’, ‘quando lo Spirito Santo scende su loro’) si mettono subito a parlare in altra lingua per lo Spirito Santo sono queste:

–  “E tutti furon ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi”;[1]

–  “Mentre Pietro parlava così, lo Spirito Santo cadde su tutti coloro che udivano la Parola. E tutti i credenti circoncisi che erano venuti con Pietro, rimasero stupiti che il dono dello Spirito Santo fosse sparso anche sui Gentili; poiché li udivano parlare in altre lingue, e magnificare Iddio”;[2]

–  “Udito questo, furon battezzati nel nome del Signor Gesù; e dopo che Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo scese su loro, e parlavano in altre lingue, e profetizzavano”.[3]

Come potete vedere in tutti questi tre casi in cui lo Spirito Santo scese su quei credenti essi si misero a parlare in altre lingue. Nel caso di Efeso si misero pure a profetizzare, il che conferma che quando si viene battezzati con lo Spirito Santo si possono ricevere anche dei doni di parola (questi doni dello Spirito Santo sono la diversità delle lingue, la interpretazione delle lingue, e il dono di profezia) oltre che anche altri doni dello Spirito Santo. Ma è bene a questo punto fare una distinzione nel campo delle lingue tra le lingue come segno e le lingue come dono. Il segno delle lingue comincia ad essere presente nel credente nel momento in cui viene battezzato con lo Spirito Santo, il dono delle lingue invece può riceverlo sia quando viene battezzato con lo Spirito Santo sia tempo dopo avere ricevuto il battesimo con lo Spirito Santo, ma può anche non riceverlo. Il dono della diversi­tà delle lingue è un dono dello Spirito Santo mediante il quale lo Spirito Santo dà al credente di parlare in più lingue stranie­re, e non è presente in tutti coloro che sono stati battezzati con lo Spirito Santo perché Paolo dice: “Parlan tutti in altre lingue?”[4] (ossia ‘hanno tutti il dono della diversità delle lin­gue?’). Ricapitolando; tutti coloro che sono battezzati con lo Spirito Santo parlano in altra lingua (almeno una), ma non tutti sono in grado di parlare in più lingue straniere.

Esaminiamo ora la descrizione del pregare in altre lingue fatta dal Sullivan: ‘Una messa in moto di un’attitudine latente natura­le a emettere spontaneamente dei suoni simili a un linguaggio e ciò non necessariamente ad opera dello Spirito Santo’. E’ conforme all’insegnamento della Scrittura questa definizione? No, perché nel parlare in altre lingue, sia che esso sia segno che dono, non c’è nulla di naturale perché esso è so­prannaturale; questa è la ragione per cui non si può comprendere appieno e perché l’uomo naturale lo considera una pazzia. Le cose che il credente dice in altra lingua, quantunque lui non le comprende, sono cose vere, cose giuste dette in una lingua stra­niera sconosciuta. Non si tratta di frasi senza senso, dette e fabbricate dall’uomo a suo piacimento appunto perché è lo Spiri­to che parla per bocca del credente. C’è una evidente prova di questo nel parlare in lingue dei discepoli il giorno della Pentecoste infatti la Scrittura dice che quando la moltitudine di quei Giudei presenti in Gerusalemme per la festa si radunò presso la casa dove si trovavano i discepoli del Signore che stavano parlando in lingue straniere sospinti dallo Spirito Santo, “fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nel suo proprio linguaggio. E tutti stupivano e si maravigliavano, dicendo: Ecco, tutti costoro che parlano non son eglino Galilei? E com’è che li udiamo parlare ciascuno nel nostro proprio natìo linguaggio? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia Cirenaica, e avventizî Romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi ed Arabi, li udiamo parlar delle cose grandi di Dio nelle nostre lingue”.[5] Notate che quegli uomini Ebrei sentirono parlare i discepoli del Signore, anch’essi Ebrei ma provenienti dalla Galilea, nelle loro lingue delle cose grandi di Dio. Altro dunque che suoni simili ad un linguaggio; si trattava di vere e proprie lingue straniere ben parlate da quegli uomini Galilei che non le avevano studiate e ben comprese da coloro che venivano dal posto dove esse erano parlate.

Noi comprendiamo bene cosa voglia dire Sullivan quando dice suoni simili a un linguaggio; lui vuole dire in definitiva parole inventate dall’uomo che non hanno nessun significato, ma che appaiono lingue straniere. Queste sono cose che non hanno nulla a che fare con la manifestazione dello Spiri­to e perciò le rigettiamo. Noi sappiamo che quando lo Spirito prega per i santi lo fa con sospiri ineffabili, che non sono affatto ‘una messa in moto di un’attitudine latente naturale’; ma un imperscrutabile opera dello Spirito Santo. Al bando quindi tutti quei discorsi che tendono a fare apparire il parlare in altre lingue come un qualcosa di naturale e non di soprannatura­le. Naturalmente questo tipo di insegnamento errato ha prodotto i suoi effetti nell’ambito del movimento carismatico cattolico; tanti e tanti Cattolici romani dicono di avere ricevuto lo Spirito Santo ma non hanno ricevuto proprio niente; sì, proferiscono sillabe e parole che apparente­mente danno l’impressione che essi sono stati battezzati con lo Spirito Santo, ma in effetti non è la manifestazione dello Spiri­to perché lo Spirito è assente, e perciò sono assenti anche la potenza, la santità, la verità, il frutto dello Spirito. Che c’è dunque da meravigliarsi se tanti Cattolici di questo movimento dicono di avere ricevuto lo Spirito Santo, dicono di avere rice­vuto ‘la Pentecoste’ nella loro vita, ma nello stesso tempo si mantengono più che mai attaccati al loro papa, al culto a Maria, alla tradizione della chiesa cattolica romana? Dicono che lo Spirito Santo da quando è venuto in loro in questa ‘maniera nuova’ li ha convinti maggiormente dell’infallibilità del papa, dell’efficacia dell’intercessione di Maria, e di tante altre menzogne; non è affatto così, perché se essi avessero ricevuto lo Spirito Santo da tempo non sguazzerebbero più nell’idolatria e nelle menzogne dei loro papi e dei loro concili, ma se ne sareb­bero usciti da esse, mentre il fatto che loro ci stanno bene in mezzo al fango della chiesa cattolica romana vuole dire che ancora non sono nati di nuovo.

 


[1] Atti 2:4

[2] Atti 10:44-46

[3] Atti 19:5-6

[4] 1 Cor. 12:30

[5] Atti 2:6-11