I miracoli falsi operati dalle reliquie dei loro santi

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Secondo il catechismo romano la chiesa cattolica romana prima di canonizzare uno dei suoi membri deve prima riconoscere ‘due miracoli operati dopo la morte di tale servo di Dio’,[1] e dopo averlo beatificato riconoscerne altri due; in tutto quattro quindi.

Che succede dunque? Che all’improvviso si sentono raccontare dei miracoli operati da quello o da quell’altro morto (che spesso vengono attribuite alle reliquie del morto). Queste storie di miracoli mai avvenuti hanno tutto l’interesse a propagandarle proprio coloro che hanno domandato la canonizzazione del defunto (che possono essere un ordine, una famiglia, o una diocesi); perché essi sanno che senza miracoli non può avvenire la sua canonizza­zione, e perciò non può essere proposto ufficialmente alla invo­cazione pubblica. Naturalmente, oltre che i miracoli falsi occor­rono anche tanti soldi per la canonizzazione ma questo non preoccupa i falsari perché sanno che alla fine tutto quello che hanno speso lo ritroveranno. Non mancheranno infatti folle di pellegrini che attirati al santuario dove vengono conservate le miracolose reliquie del loro santo porteranno denaro nelle loro casse. Questa dunque della constatazione di almeno quattro miracoli da parte del morto per essere canonizzato santo è un eresia che genera delle imposture perché noi sappiamo che i morti non possono fare miracoli. Ma intanto il diavolo tramite questa eresia continua a sedurre milioni e milioni di persone per tutto il mondo facendogli credere che Tizio, Caio e Sempronio fanno miracoli dopo morti per cui meritano di essere prima beatificati e poi canonizzati. Quando invece essi sono nell’Ades a piangere e a stridere i denti dal dolore perché sulla terra avevano riposto la loro fiducia nelle eresie della chiesa cattolica romana e morirono nei loro peccati. Beati quelli che hanno occhi e vedono, orecchie e sentono; perché essi hanno conosciuto la verità che li ha resi liberi da queste menzogne papiste.

 


[1] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 284