Le persecuzioni contro i Valdesi, gli Ugonotti, gli Anabattisti e i Pentecostali

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A questo punto fratelli voglio parlarvi di diverse cose che il papato nel corso dei secoli passati ed anche in questo nostro secolo ha fatto e detto contro coloro che si separarono dalla chiesa cattolica a motivo della loro fede nel Vangelo. Il tempo verrebbe meno se dovessi mettermi a parlare di tutte le persecuzioni che secoli fa i papi qui in Europa perpetrarono contro tanti uomini che predicarono la parola della fede, che predicarono contro la tradizione della chiesa papista, che fecero di tutto per fare avere al popolo le Scritture tradotte nella loro lingua. Mi limiterò quindi a parlare solo di alcune di queste persecuzioni eccitate da papi sanguinari, violenti e spietati. Ma prima di iniziare a parlarne voglio citare alcune parole di Agostino di Ippona perché è su di esse che la chiesa cattolica romana si è perlopiù basata nel corso dei secoli per sostenere che è giusto perseguitare coloro che ancora non fanno parte di essa affinché si convertano al cattolicesimo e coloro che escono dal suo seno per farli tornare nel suo grembo. In sostanza, secondo queste parole di Agostino è giusto da parte della Chiesa – per mezzo delle autorità statali – fare perseguitare gli increduli affinché si convertano al cristianesimo e fare perseguitare gli eretici, ossia coloro che si sviano dalla verità per andare dietro ad eresie, per farli tornare nel seno della Chiesa. Ecco le sue affermazioni a tale proposito: ‘Tu pensi che nessuno deve essere costretto alla virtù, sebbene tu legga che il padre di famiglia disse ai servi: Costringete ad entrare tutti quelli che troverete. Pensi così, sebbene tu legga come Saulo, che poi divenne Paolo, fu spinto a conoscere ed abbracciare la verità con un atto di forza compiuto da Cristo, che ve lo co­strinse (…) E tu pensi che non si devono usare i mezzi coercitivi con le persone, perché si liberino dalla calamità dell’errore, men­tre, dagli esempi incontestabili surriferiti, vedi che agisce in questo modo proprio Dio, di cui nessuno ci ama in modo più van­taggioso per noi’;[1] ‘E’ comunque certo che i cattivi hanno sempre perseguitato i buoni, ed i buoni i cattivi, gli uni nocendo con l’ingiustizia, gli altri giovando con le sanzioni disciplinari; agendo gli uni inumanamente, gli altri moderatamente; servendo gli uni alla cupidigia, gli altri all’amore. Voglio dire: il carnefice non bada al modo con cui strazia, il medico invece bada al modo con cui taglia; questi infatti cerca di ottenere la sanità, quello invece la cancrena. Gli empi uccisero i Profeti, ma pure i Profeti uccisero degli empi. I Giudei flagellarono Cristo, ma anche Cristo flagellò i Giudei (…) Sia nel Vangelo, sia negli scritti degli Apostoli, non si ri­scontra alcun caso in cui ai re della terra sia stato chiesto l’intervento a difesa della Chiesa contro i suoi nemici. Chi lo nega? Bisogna però tenere presente che ancora non si era avverata la profezia che dice: E adesso, o re, fate giudizio; ravvedetevi, o giudici della terra; servite il Signore con timore! Ancora infatti si avverava quanto si legge poco prima nel medesimo salmo: Perché mai le genti si sono agitate e i popoli hanno medi­tato vani disegni? Sono insorti i re della terra, i principi hanno cospirato contro il Signore e contro il suo Cristo. D’altra parte però, se i fatti narrati dai Libri profetici erano figure di quelli che sarebbero accaduti in futuro, nel monarca chiamato Nabucadonosor erano pure raffigurati due periodi della storia: il periodo cioè trascorso dalla Chiesa sotto gli Apostoli e quello prefigurato nel periodo in cui il summenzionato re costringeva i buoni e i giusti ad adorare la propria statua e faceva gettare nel fuoco quelli che vi si rifiutavano. Adesso invece si avvera quello che accadde nel periodo successivo, prefigurato nel mede­simo re, quando cioè egli, convertitosi al culto del vero Dio, decretò che se uno nel suo regno avesse bestemmiato il Dio di Sidrac, Midrac e Abdenago, venisse punito coi meritati castighi. Il primo periodo di quel re indica perciò il primo atteggiamento dei re pagani, in cui i Cristiani furono perseguitati invece degli infedeli; il periodo successivo di quel re, invece, prefi­gurò i tempi dei re posteriori, già fedeli, nei quali invece dei Cristiani, vengono perseguitati gli infedeli. Ma senza dubbio verso quei Cristiani che errano perché sono stati sedotti dagli eretici, si usa una severità temperata, e di preferenza la man­suetudine (…); mediante le pene dell’esilio e di multe cerchiamo di richiamarli a considerare che cosa e per qual causa essi le subiscono, in modo che imparino a preferire alle chiacchiere e alle calunnie umane le Sacre Scritture da essi lette’.[2] Ecco cosa insegnava colui che i Cattolici romani chiamano il santo dottore o il più grande dei dottori della Chiesa e che persino tanti credenti tengono in alta stima! Questa è una eresia (una delle sue tante) che si oppone nettamente alle parole di Cristo e degli apostoli. I figliuoli di Dio non devono per nulla ricorrere alle autorità statali per convertire con la forza gli increduli o per fare tornare nel loro mezzo coloro che si sono sviati dalla verità; ma essi devono predicare loro il Vangelo, dimostrare loro ogni mansuetudine e pregare per loro nella speranza che Dio dia il ravvedimento ad ambedue. Paolo scongiurava Giudei e Gentili a ravvedersi e a credere nel Signo­re Gesù Cristo, e per loro pregava, lasciandoci così l’esempio; ma mai insegnò a fare uso o lui stesso fece uso direttamente o indirettamente della persecuzione per convertirli, perché egli sapeva che Dio dice: “Non per potenza né per forza, ma per lo Spirito mio…”.[3] L’apostolo sapeva che il ravvedimento è Dio a concederlo secondo il beneplacito della sua volontà a chi vuole e che la fede non è qualcosa che un uomo può imporre con la forza al suo simile perché essa è il dono di Dio. E la stessa cosa vale per coloro che si sono sviati dalla verità: Egli dice infatti a Timoteo come deve comportarsi con loro: “Or il servitore del Signore non deve contendere, ma dev’essere mite inverso tutti, atto ad insegnare, paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono, se mai avvenga che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità; in guisa che, tornati in sé, escano dal laccio del diavolo, che li avea presi pri­gionieri perché facessero la sua volontà”.[4] Nessuna forza quindi è lecito usare alla Chiesa – né direttamente, e né indirettamente ricorrendo al braccio secolare – per persuadere e convertire gli increduli o gli sviati. E potrei prendere molte e molte altre Scritture per dimostrare che Agostino ha detto il falso quando dice che la Chiesa fa bene a perseguita­re gli infedeli e gli eretici al fine di bene cioè al fine di persuaderli che sono nell’errore e farli volgere alla verità. Ma io dico: ma non è forse vero che Gesù ha detto di amare i nostri nemici e di fare del bene a quelli che ci odiano (i quali naturalmente non sono d’accordo con noi in materia di fede e dottrina), e che lui stesso ci ha lasciato l’esempio per­fetto di cosa significa amare i propri nemici e pregare per coloro che sono nemici, e che questo esempio noi dobbiamo seguire? Che hanno a che fare dunque i ‘castighi meritati’, che Agostino dice è giusto infliggere ai pagani e agli eretici appoggiandosi sull’autorità statale, con il Vangelo? Niente. Come la notte non ha nulla a che fare con il giorno, come l’iniquità non ha nulla a che fare con la giustizia. Che dire allora dei ragionamenti fatti da Agostino a sostegno dell’uso della forza da parte della Chiesa contro i suoi nemici? Essi sono vani, diabolici, follia.[5] Il suo modo di ragionare in sostanza è questo: ‘Il fine buono, cioè la conversione degli increduli e quella degli eretici, giustifica la persecuzione da parte dei credenti (e quindi il male compiuto) nei loro confronti’. Ma la Parola di Dio non dice così; essa condanna coloro che la pensano in questa maniera. Paolo disse ai santi di Roma a riguardo di coloro che attribuivano a lui e ai suoi collaboratori la massima: “Perché non facciamo il male affinché ne venga il bene? La condanna di quei tali è giusta”.[6] Perciò al bando i sofismi di Agostino, i suoi perversi ragionamenti che nel corso dei secoli sono serviti al papismo, per perseguitare e torturare – con le sue mani o per mezzo delle mani delle autori­tà – i non Cattolici per farli diventare Cattolici, e quelli che esso chiamava ‘eretici’ per farli tornare nel suo seno. Chi vuole accertarsi di persona quali siano state le nefaste conseguenze dell’errata interpretazione agostiniana alle parole di Gesù: “Costringili ad entrare”,[7] si vada a leggere la storia del papato da Agostino in poi e soprattutto la storia dell’Inquisizione (che fece centinaia di migliaia di morti). Ma, dicono ora i Cattolici, il medioevo fece male a giustificare i suoi abusi con la dottrina agostiniana e di certo se Agostino fosse stato vivo non li avrebbe approvati quegli abusi. Quindi, la dottrina agostiniana è retta per i Cattolici romani, ma la chiesa del medioevo compì l’errore di usarla per difendere i suoi abusi! Ma qui non si tratta di stare a dire che gli abusi del medioevo furono a torto giustificati con la dottrina agostiniana, il fatto è che la dottrina agostiniana è storta in ogni caso, sia che venga usata per giustificare degli abusi o per giustificare quelli che non vengono definiti abusi. La forza umana, la mole­stia, la paura e il terrore di essere torturati o messi a morte da altri uomini, ed ogni tipo di persecuzione non devono essere usati da parte della Chiesa di Dio in nessuna misura contro gli increduli o contro coloro che si sviano dalla verità. Chi lo fa è corrotto, riprovato quanto alla fede; e benché dica di essere da Dio è dal diavolo.[8]

Ma vediamo ora quali sono state alcune conseguenze pratiche di questo perverso e diabolico modo di pensare della curia romana (che lo ripeto si basa molto sulle parole di Agostino), che personalmente ritengo sia ancora presente nei cuori di coloro che sono ai vertici della chiesa romana per il semplice motivo che i decreti contro gli eretici emanati dai concili ecumenici (che citeremo fra breve) sono considerati irreformabili e non possono essere smentiti perché pronunciati sotto l’assistenza infallibile dello Spirito Santo (e poi se la chiesa cattolica dichiarasse quei decreti malvagi dovrebbe di conseguenza mettersi contro i suoi ‘santi’ papi, il che non ritengo proprio essi siano disposti a farlo, e poi risulterebbe che la chiesa ha errato nel passato e perciò non è infallibile come dice di essere, il che andrebbe contro l’immagine che dà la chiesa papista agli ignoranti). In sostanza io ritengo che se essi potessero cioè se le circostanze fossero uguali a quelle di un tempo, ci imprigionerebbero, ci torturerebbero e ci metterebbero a morte bruciandoci vivi o impiccandoci o tagliandoci la testa, appoggiandosi ancora sulle parole di Agostino, come hanno fatto verso molti altri nei secoli addietro. Lo so che passo da grande pessimista dicendo queste cose in questo periodo di intenso ecumenismo, ma non posso parlare altrimenti dopo avere studiato il comportamento della chiesa cattolica romana nel corso dei secoli passati.

–  La persecuzione contro i Valdesi.

Nel 1179 il concilio del Laterano, sotto Alessandro III, affermò contro gli eretici: ‘…tutti i fedeli devono opporsi energicamente a questa peste (catari, ecc.) ed anche prendere le armi contro di essi. I beni di questa gente saranno confiscati e sarà permesso ai principi di ridurli in schiavitù. Chiunque, seguendo i consigli dei vescovi, ecc., prenderà le armi contro di essi, avrà una remissione di due anni di penitenza e sarà, come tutti i crociati, posto sotto la protezione della Chiesa’.[9] E nel 1208 per ordine di Innocenzo III, che si rifece al suddetto canone, ci fu una dura persecuzione contro i Catari e gli Albigesi nel sud della Francia: le vittime secondo alcuni ammontarono ad oltre sessantamila persone.[10] E’ vero che i Catari e gli Albigesi, quantunque dicevano di basarsi sul Nuovo Testamento, insegnavano delle eresie (affermavano per esempio che il vero Dio non si era incarnato in Cristo e condannavano il matrimonio) ma questo non giustifica affatto il comportamento verso di loro della chiesa papista perché non è questo l’atteggiamento che, in base alla Scrittura, si deve avere verso gli eretici. Che poi non si può dire che furono dei Cristiani a perseguitare quegli eretici, ma altri eretici cioè i Cattolici romani di allora.[11]

Ma tra coloro che furono oggetto della persecuzione del 1208 ordinata da Innocenzo III contro gli eretici, ci furono anche i Valdesi che eretici non erano (quantunque qualche residuo di cattolicesimo l’avevano ancora). Il movimento Valdese aveva fatto la sua comparsa in Francia durante l’ultimo quarto del dodicesimo secolo. Esso aveva preso il nome da Pietro Valdo, un ricco mercante di Lione che convertitosi al Vangelo verso il 1176 organizzò una compagnia nota col nome di ‘Poveri di Lione’. Egli voleva assieme ai suoi seguaci predicare l’Evangelo rimanendo ‘laico’, ma questo gli fu vietato dal papa che scomunicò sia lui che i suoi seguaci perché essi si rifiutarono di smettere di predicare. Molti di loro, in seguito alla grande persecuzione che ci fu nel sud della Francia sotto Innocenzo III, si ritirarono nell’Italia settentrionale; so­prattutto nelle valli del Piemonte. Ma anche qui continuarono ad essere visti di malocchio dal papato; e furono periodicamente perseguitati dalle autorità che venivano incitate contro di loro dal clero romano che voleva estirparli dal Piemonte. Durante la persecuzione che essi subirono in alcune valli Piemon­tesi nel 1655 (per citare solo una delle tante), essi furono minacciati di morte e di confisca dei beni dalle autorità nel caso non avessero abiurato la ‘Religione riformata’ e non fossero tornati alla chiesa roma­na. Ma essi preferirono fuggire e lasciare i loro beni anziché rinnegare la loro fede; ecco come viene descritta questa loro fuga in un libro che parla delle loro persecuzioni subite nel 1655: ‘Abbandonarono le loro case con mogli e figli, grandi e piccoli, sani e malati, trasci­nandoli sotto la pioggia, la neve, nel gelo e nella miseria, tra singhiozzi e lamenti, come ognuno può immaginare. Tutte queste migliaia di persone, povere e mal vestite, costrette a fuggire sulle montagne e nelle caverne per cercare un riparo, senza poter portare quasi nulla dei loro beni, si raccomandavano tuttavia a Dio ed erano risolute a giungere fino all’estremo pure di non cambiare Religione. Il coraggio che Dio dette loro di abbandonare piuttosto i beni terreni che non quelli celesti, fu di grande consolazione per le altre chiese e meravigliò gli avversari: tanto più che ognuno conosce i grandi vantaggi che vengono offerti in quelle terre a tutti coloro che abiurano la Religione riformata, vale a dire la grazia per i criminali, la liberazione per i prigionieri, l’esenzione dalla taglia ed ogni altra imposta ed aggravio reale e personale per la durata di cinque anni dal giorno dell’abiura’.[12]

Ma ci furono anche coloro che furono trucidati dalle truppe di S.A.R, da sei Reggimenti dell’esercito francese, dalla milizia del Piemonte ed anche da banditi e malfattori liberati dalle prigioni. Nel libro appena citato viene detto anche che ‘i confessori, poi, per infervorare il più possibile il popolo perché accorresse a questa crociata, avevano distribuito dei biglietti stampati con la promessa di indulgenza plenaria a chiunque si rendesse utile per la distruzione di quei pretesi eretici’.[13]

Nel racconto dello stermi­nio di quelle persone in alcuni paesi troviamo le seguenti paro­le: ‘L’indomani 22 (Aprile 1655), gli incendiari e i massacratori non rimasero certo inerti: un monaco dell’ordine di San Francesco ed un prete, che hanno voluto avere l’onore di essere i principali incendiari, potendo agire con le loro armi speciali in tutta tranquillità, appiccarono il fuoco al tempio di San Giovanni e a quasi tutto ciò che rimaneva in piedi di case a Torre e a parte di Angrogna. Là dove trovavano ancora qualche angolo risparmiato dai primi incendi, il prete non faceva altro che sparare un colpo della sua carabina incendiaria per completare la distruzione. E i soldati, implacabili, corsero fin sui punti più alti delle montagne, in posti che sembravano inaccessibili, per sgozzare tutte le creatu­re che incontravano, benché non opponessero alcuna resistenza (anzi, avrebbero dovuto con le loro lacrime fare cadere le armi dalle mani dei più barbari cannibali). Nel solo Tagliaretto, paese posto su una delle colline più alte di Torre, dopo avere fatto mille obbrobri a 150 donne e bambini, tagliarono loro la testa. Ne hanno fatto cuocere altre e ne hanno mangiato il cer­vello, ma poi hanno smesso dicendo che era troppo scipito e avrebbe fatto loro male allo stomaco: di questo si è vantato un uomo di Cumiana in presenza di tre persone del Delfinato degne di fede. Molti poi sono stati fatti a pezzi ed i carnefici se li gettavano l’un l’altro. Ad una povera donna che è sfuggita loro e vive ancora, benché sia stata orribilmente mutilata, hanno preso il bimbo in fasce e sono andati a sbatacchiarlo sull’orlo di un precipizio; altri fanciulli sono stati schiacciati contro le rocce, altri uccisi crudelmente sotto gli occhi delle loro madri. Molti sono stati dilaniati e tagliati a metà. Infatti due soldati prendevano una di queste creature innocenti, uno da una parte e uno dall’altra, tiravano ognuno dalla sua parte e poi se la scagliavano l’un l’altro. Hanno spogliato interamente molte persone senza distinzione né di età, né di sesso, ne hanno ta­gliuzzato i corpi in modo da fare fremere al solo sentirlo rac­contare, vi hanno poi sparso del sale e della polvere, li hanno rivestiti con camicie imbevute di alcol e, appiccatovi il fuoco, le hanno fatte bruciare su quei poveri corpi martoriati. Ad altri sono stati conficcati dei chiodi e dei cunei nella testa, altri sono stati legati nudi, la testa fra le gambe, e fatti rotolare da precipizi senza risparmiare un tale Pierre Simond di Angrogna, centenario, né sua moglie novantacinquenne. Molti sono stati bruciati nelle loro case, senza prima averli voluti uccidere, cosa che essi invocavano come una grazia. Per esempio a San Giovanni, in una frazione chiamata i Brunerols, i soldati fecero irruzione da Maria di Praviglielmo e da Margherita della Carret­tera, che, per la debolezza della loro età ed altre infermità, non avevano potuto fuggire: dopo averle sollecitate ad andare alla messa, cosa che esse rifiutarono tenacemente, le bruciarono vive insieme alle loro case. Fecero lo stesso a ‘Madona’ Lena della Torre, ottantenne cieca, a ‘Magna’ Jeanne, novantenne, ed a molti altri sia uomini che donne. Ad alcuni è stato squarciato il petto, ad altri sono state strappate le viscere e tagliate le parti vergognose; dopo avere abusato di alcune donne hanno con­ficcato loro nel ventre molte pietre e in questa posizione sono state trascinate finché non hanno esalato l’ultimo respiro’.[14] E tutto questo avvenne perché il clero romano aveva fatto pres­sione sulle autorità piemontesi affinché distruggesse i Valdesi.

–  La persecuzione contro gli Ugonotti in Francia.

Gli effetti della Riforma iniziata in Germania si fecero sentire anche in Francia, dove molte migliaia di persone adottarono i principi della Riforma dando importanza alla Bibbia in questioni di fede e di morale ed alla dottrina della giustificazione per fede. Anche costoro, come tutti quelli che adottarono questi prin­cipi, furono chiamati dalla curia romana Protestanti. Essi in seguito furono chiamati Ugonotti. Contro di loro furono ordite persecuzioni da parte di Francesco I e di Carlo IX. A proposito della persecuzione ordita da Carlo IX contro gli Ugonotti ci sono le prove che fu l’allora papa Pio V (1566-1572) a fomentarla e ad incorag­giarla. Le prove sono queste lettere che lo stesso Pio V scrisse. In una di queste egli eccita il re Carlo IX ‘ad esterminare tutti quei scellerati eretici, a massacrare tutti i prigionieri di guerra, senza avere riguardo per alcuno, senza rispetto umano, e senza pietà; imperocchè non vi poteva né vi doveva mai essere pace fra Satana e i figli della luce’. Essi dovevano essere intieramente sterminati, ‘affinché la razza degli empi non pullulasse di nuovo, ed anche per piacere a Dio, il quale preferisce ad ogni altra cosa che si perseguitino aperta­mente e piamente i nemici della religione cattolica’. In un altra lettera allo stesso re, Pio V dice: ‘E questo otter­rai (cioè di ristabilire la Francia nel suo splendore), se niun riguardo di persone o di cose potrà giammai indurti a perdonare ai nemici di Dio (…) imperciocchè in niun altro modo potrai placare Iddio, se non punirai severessimamente, con le pene dovute, le ingiurie che questi uomini scelleratissimi fanno a Dio’. Temendo che il re Carlo IX non fosse abbastanza crudele, Pio V scrisse alla regina madre: ‘Ci è stato detto che costì vi sieno alcuni i quali si adoperano acciò sieno liberati alcuni di quegli eretici prigionieri, e cerchino rimandarli impuniti. Tu adunque devi fare di tutto acciò cotali scelleratissimi uomini sieno puniti coi dovuti supplizi’, ed in un altra lettera: ‘Guardati bene, carissima figlia in Cristo, dal credere che si possa fare qualche cosa più cara e più accetta a Dio, fuori di quella di distruggere i suoi nemici per amore della religione cattolica’. Fu in questa maniera che Pio V (il quale è annoverato tra i santi della chiesa romana e come santo è venerato e pregato) preparò la strage di migliaia di Ugonotti detta della notte di Bartolomeo, avvenuta a Parigi nelle notti del 23 e 24 Agosto 1572.[15] Vediamo ora come fu accolta a Roma la notizia dell’avvenuta strage. Giacomo Augusto de Thou Presidente del parlamento di Parigi, autore cattolico, nel libro 53 della sua Storia Universale, racconta la gioia che fu dimostrata dalla corte di Roma al primo annunzio della strage eseguita. Ecco le parole di de Thou: ‘Giu­nta in Roma la notizia del massacro di Parigi, la gioia che essa vi arrecò fu al di là di quanto possa dirsi. Le lettere del Nunzio furono lette il 6 Settembre nel concistoro; e tosto fu risoluto che il papa (che era Gregorio XIII succeduto a Pio V morto nel mese di maggio del 1572) accompagnato dai cardinali andrebbe alla Chiesa di S. Marco per ringraziare Dio solennemente della grazia singolare che aveva fatto alla S. Sede ed a tutta la cristianità: che il lunedì seguente si canterebbe una messa di ringraziamento alla Minerva colla assistenza del papa e cardinali, e che si pubblicherebbe un giubileo universale; perché i nemici della verità e della Chiesa erano stati massacrati in Francia’. Oltre a ciò il papa fece dipingere i principali episodi della strage dal celebre pittore Vasari, nella sala dei re al Vaticano, e fece coniare una medaglia col busto del papa da un lato, e dall’altro un angelo colla spada nella destra, e una croce nella sinistra, in atto di uccidere gli Ugonotti, col motto UGONOTTORUM STRAGES 1572.[16] Leggendo queste cose ci vengono alla mente le parole di Gesù Cristo: “L’ora viene che chiunque v’ucciderà, crederà di offrir servigio a Dio. E questo faranno, perché non hanno conosciuto né il Padre né me”.[17]

–  La persecuzione contro gli Anabattisti.

Furono chiamati inizialmente Anabattisti perché ribattezzavano coloro che erano stati battezzati da fanciulli non considerando valido il battesimo dei neonati. Comparvero in Europa nel primo ventennio del sedicesimo secolo; erano, oltre che contro il pedobattesimo e le altre imposture del papato, contro il prestare giuramento, erano antimilitaristi e contrari a qualsiasi uso di forza o per offesa o per difesa.[18] E per queste ragioni essi furono crudelmente perseguitati dalla chiesa papista.[19] Molti di loro furono annegati nei fiumi, sepolti vivi, bruciati vivi ed altri decapitati. Tra le tante testimonianze dei martiri di questi nostri fratelli che si trovano nel libro Storia popolare dei Battisti trascrivo queste: ‘Due giovinette, da poco battezzate a Bamberg furono arrestate, incarcerate e severamente torturate. Ma esse non cedettero davanti alle sofferenze. Quando furono menate alla morte portavano in testa delle corone di paglia, poste loro per derisione. ‘Giacché Cristo – disse una di loro alla sua compagna – portò una corona di spine per noi, perché non dobbiamo noi in onore suo portare queste corone di paglia? Il nostro Dio fedele, al posto di queste ci metterà in testa una bella corona d’oro, e di fiori che non appassano’. Così andarono con gioia al rogo’;[20] ‘Filippo II, figlio dell’imperatore Carlo V, rinnovò l’editto del 1550, coll’aggiunta di alcuni articoli nel 1560 e di nuovo nel 1563. Un riassunto di esso farà comprendere la condizione pericolosa dei credenti di quell’epoca nei Paesi Bassi: ‘Nessuna persona doveva lasciare le Fiandre e l’Olanda senza permesso dei sacerdoti e dei magistrati. Ogni immigrante era obbligato a dare le prove del battesimo dei suoi figliuoli, secondo il rito della chiesa di Roma. Le levatrici, sotto giuramento, dovevano assicurare il battesimo di ogni neonato, alla cui nascita assistevano, e dare rapporto ai magistrati in ogni caso di trascuranza. Le riunioni protestanti dovevano essere proibite e soppresse. I genitori dovevano mandare i loro figliuoli in Chiesa ed alla scuola. I negozi dei librai, come i fagotti dei rivenditori ambulanti, dovevano essere perquisisti in cerca di pubblicazioni ereticali. Ognuno era obbligato ad assistere alla Messa ogni Domenica ed ogni festa di precetto. L’assenza di un mese portava una pena a discrezione dei giudici. Nessuno sospetto di eresia poteva occupare un posto di fiducia. Oltre a tutto questo rimasero in vigore tutti i provvedimenti riguardo alla distruzione degli eretici, col fuoco, colla decapitazione, coll’annegamento, ecc.’;[21] ‘Nell’anno 1551 Jeronimus Segerson ed un altro furono bruciati ad Anversa. Le lettere di Segerson, scritte mentre era in carcere, dimostrano uno spirito di profonda pietà e di virile fermezza: ‘Preferirei – egli disse – essere torturato dieci volte al giorno, ed essere infine arrostito sulla graticola, anziché rinunziare alla fede che io ho confessata’. La moglie di lui fu annegata. La storia del suo martirio è così interessante che conviene riprodurla qui. (…) Essa apertamente e con grande coraggio confessò la sua fede davanti al tribunale, nella presenza dei magistrati e della moltitudine. Fu interrogata innanzi tutto sul battesimo. Essa disse: Io riconosco un sol battesimo, quello che era praticato da Cristo e dai suoi discepoli, e che è stato trasmesso a noi’. ‘Che cosa ritenete voi riguardo al battesimo dei neonati?’ domandò lo sceriffo. A cui Lysken rispose: ‘E’ null’altro che un’istituzione umana!’ Allora i magistrati si levarono per consultarsi insieme, mentre Lysken spiegava al popolo la ragione della sua fede (…) Mentre era condotta via dal tribunale essa disse al popolo: ‘Sappiate che io non soffro per disonestà, né per omicidio, né per qualsiasi peccato, ma solo per la incorruttibile Parola di Dio!’ Quando fu di nuovo racchiusa nel carcere i frati tentarono invano di distoglierla dalla sua fede. La mattina dopo soffrì il martirio (…) condussero quella pecora al fiume Scheldt, la misero in un sacco, e l’annegarono…’.[22]

Spero vivamente che queste testimonianze servano a risvegliare dal sonno coloro che in mezzo alle Chiese evangeliche hanno intenzione di riconoscere il pedobattesimo cattolico per amore della cosiddetta unità cristiana sbandierata dalla chiesa papista.

–  La persecuzione contro i Pentecostali in Italia.

Il movimento pentecostale italiano sin dal suo ‘sorgere’ all’inizio di questo secolo incontrò la forte opposizione della chiesa papista. Certo, anche gli altri movimenti evangelici nei primi decenni di questo secolo in Italia incontravano la forte ostilità del clero romano; perché anch’essi predicavano la parola della fede e riprovavano le eresie della chiesa romana (ricordiamo quello battista, quello metodista e quello della Chiesa dei Fratelli). Ma qui vogliamo sof­fermarci brevemente sulla persecuzione che, a cominciare dal 1935, subirono quei nostri fratelli che venivano chiamati Pentecostali perché accettavano e predica­vano il battesimo con lo Spirito Santo che gli antichi discepoli ricevettero il giorno della Pentecoste; ed anche ‘tremolanti’ perché, sotto la potenza dello Spirito Santo taluni venivano visti tremare. Diciamo dal 1935 in poi, perché fu in quell’anno che uscì da parte del Ministero degli Interni del governo fascista capeggiato da Mussolini, la circolare n. 600/158 che vietava l’esercizio del culto pentecostale, e che la persecuzione contro i nostri fratel­li si fece molto più dura. La circolare venne diramata dal sottosegretario Buffarini-Guidi ai prefetti del Regno, e in essa l’autorità diceva che il culto professato dai Pentecostali si concretava ‘in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza’, e pertanto si doveva provvedere subito alla chiusura delle sale di riunione, allo scioglimento delle associazioni in parola dei pentecostali, e si doveva vigilare ‘allo scopo di evitare che ulteriori riunioni e manifestazioni di attività religiosa da parte degli adepti possano avere luogo in qualsiasi altro modo o forma’. Qualcuno dirà: ‘Ma che cosa c’entra la chiesa cattolica romana in tutto questo’’ C’entra, perché nel 1929 vi era stato il concordato tra la chiesa cattolica romana e lo Stato, mediante il quale avveniva la rappacificazione tra lo Stato Italiano e la Curia romana, e mediante il quale il governo Italiano si impegna­va ad assecondare i desideri e gli scopi della chiesa romana. E tra questi desideri e scopi della chiesa romana vi era pure quello di impedire ai Protestanti di diffondere tra il popolo cattolico romano quelle che essa chiama le idee della Riforma avvenuta secoli addietro, ma che noi chiamiamo semplicemente la Buona novella della pace. A conferma che la chiesa cattolica romana fece pressione sul regime fascista affinché questo frenasse la propaganda pentecostale in questa nazione esibiamo le seguenti dichiarazioni contenute in un fascicolo a stampa, di distribuzione riservata, sul tema Il proselitismo dei protestanti in Italia che il Vaticano trasmise al governo italiano nel 1934: ‘Particolare segnalazione meritano i pentecostali o tremolanti. Nelle loro adunanze, gli adepti sono eccitati fino al parossismo, con grande pericolo soprattutto per le donne e i bambini. Per accertarsi basterà inviare un medico psichiatra a fare, senza preavviso e cautamente, un sopralluogo nella loro sede di via Adige 20, in Roma. Gli stessi protestanti non approvano il loro sistema (…). E’ bene tenere presente che la legge italiana ammette culti diversi dalla religione cattolica, ‘purché non professino principi e non seguano riti contrari all’ordine pubblico e al buon costume’. Quindi non si comprende come il culto pentecostale continui ad essere ammesso in Italia’,[23] ed ancora: ‘Sua Eccellenza il capo del governo, nel gran discorso alla seconda assemblea quinquennale del regime del 18 Marzo ultimo scorso, ha dichiarato: ‘L’unità religiosa è una delle grandi forze di un popolo. Comprometterla e anche soltanto incrinarla è commettere un delitto di lesa nazione’. Questa categorica affermazione, che vuol essere un programma di condotta per tutte le autorità dello stato, resterebbe sterile se ad un delitto così grave e così autorevolmente qualificato non corrispondessero nella legislazione misure convenienti a prevenirlo e a reprimerlo. Per tutti gli altri delitti di lesa maestà, di leso regime, di lesa nazione, la legge italiana ha proporzionati rimedi’.[24] Dinanzi a queste chiare affermazioni contro i Pentecostali e queste richieste fatte dal Vaticano a Mussolini appare chiaro che la circolare Buffarini-Guidi, emanata l’anno seguente dal regime fascista contro i Pentecostali, non fu altro che la misura legislativa tanto desiderata da parte vaticana contro di loro al fine di punirli per il loro delitto. E qual’era il loro delitto? Compromettevano l’unità religiosa dello Stato italiano oltre che professavano riti contrari al buon costume!![25] La storia si è ripetuta; come nei secoli addietro molti re e principi per avere l’appoggio del papato favorirono il più possi­bile i disegni della chiesa romana tra cui anche quello di di­struggere i credenti che erano usciti da essa, vale a dire quelli che essa chiama i Protestanti (non si deve mai dimenticare che la chiesa romana nel corso dei secoli in Europa si è usata dei governi degli Stati per perseguitare tanti fratelli), così il governo fascista incitato dalla chiesa cattolica si scagliò con veemenza contro i nostri fratelli. Ma esaminando da vicino questo modo di agire del governo fascista contro i nostri fratelli, si riscontrerà pure una forte somi­glianza con il comportamento di Ponzio Pilato nei confronti di Gesù. Voglio dire con questo che Ponzio Pilato sentenziò che Gesù fosse flagellato e condannato per soddisfare il desiderio del popolo giudaico che era quello di togliere di mezzo Gesù infatti è scritto che Ponzio Pilato “sentenziò che fosse fatto quello che domandavano”,[26] ed anche: “Pilato, volendo soddisfare la moltitudi­ne, liberò loro Barabba; e consegnò Gesù, dopo averlo flagellato, per esser crocifisso”.[27] Ma come fu nel piano di Dio che Ponzio Pilato accondiscendesse a quello che il popolo dei Giudei gli domandò di fare contro Gesù, così era nel piano di Dio che le autorità fasciste accondiscendessero a quello che la chiesa romana chiese loro di fare contro i nostri fratelli. E come dalla morte di Cristo ne è derivato tanto bene, così pure dalla perse­cuzione dei santi è scaturito tanto bene, e questo perché Dio converte il male in bene. A Lui sia la gloria in eterno. Amen.

Ma veniamo alla persecuzione che la chiesa romana per mano dell’autorità fascista fomentò contro i nostri fratelli, per vedere quali furono le sofferenze che i credenti sopportarono per amore del Vangelo durante gli anni che seguirono la diramazione della circolare Buffarini-Guidi. (Questa circolare rimase in vigore fino al 1955). Citiamo a tale proposito delle parole del fratello Roberto Bracco: ‘Intere famiglie sono vissute smembrate per anni ed anni; decine e centinaia di fratelli si sono consumati nell’esilio o nelle prigioni. Posizio­ni sociali rovinate, salute distrutta, affetti calpestati; queste sono state le conseguenze della persecuzione (…) Diversi fratelli, forniti di bicicletta, si misero alla ricerca, nelle zone estremamente perife­riche della città, di campagne deserte, cave, grotte, boschi che comunque avessero potuto accoglierci (…) Non posso nascondere che il disagio e la fatica erano notevoli. Ogni sera bisognava af­frontare gli stessi pericoli e la medesima fatica e dopo le riunioni, se si riusciva a rientrare nelle nostre abitazioni, si doveva constatare che avevamo sorpassata notevolmente la mezza­notte (…) Anche in questi vari luoghi eravamo raggiunti sistemati­camente dalle autorità esecutive ed arrestati e imprigionati’.[28] Ma oltre a queste parole del fratello Bracco, vogliamo dire altre cose a proposito del trattamento che i nostri fratelli ricevevano dai Cattolici negli anni in cui era in vigore la circolare Buffarini-Guidi.

Queste sono le cose che noi che apparteniamo a questa generazione e che non abbiamo vissuto quegli anni abbiamo sentito dai fratelli anziani che vissero in quel periodo.

Chi si convertiva dagli idoli all’Iddio vivente, cioè chi abban­donava la chiesa romana dopo essersi ravveduto e dopo avere creduto nel Vangelo, veniva messo al bando nel suo paese o nel suo quartiere perché veniva considerato un apostata, uno che aveva dato retta al diavolo, senza parlare degli insulti e dei torti che riceveva nella sua vita privata dai preti e dai loro fedelissimi seguaci. Gli stessi parenti li trattavano come se fossero stati degli appestati capaci di trasmettergli una malattia infettiva morale. Quando li sentivano parlare in altre lingue dicevano che avevano il diavolo ed altre diavolerie. I bambini venivano mandati dai preti a disturbare le riunioni di culto che si tenevano nelle case dei credenti lanciando le pietre contro le porte di casa o sul tetto; talvolta questi piccoli emissari lanciavano gli insulti che il prete gli comandava di lanciare contro i cosiddetti evangelisti. In quei tempi le nostre Bibbie erano messe al bando infatti i preti ordinavano a tutti coloro che ne entravano in possesso di non leggerle, ma di bruciarle o di portarle a loro.

 


[1] Agostino, Le lettere, 93,2,5. Lettera a Vincenzo, vescovo di Cartenna.

[2] Agostino, op. cit., 93, 2,8; 3,9-10

[3] Zacc. 4:6

[4] 2 Tim. 2:24-26

[5] Ma come si fa ad affermare che Gesù flagellò i Giudei? Gesù fece solo una sferza di cordicelle e scacciò tutti dal tempio, pecore e buoi (cfr. Giov. 2:15); questa non si può chiamare flagellazione. La flagellazione era tutt’altra cosa.

[6] Rom. 3:8

[7] Luca 14:23

[8] Altri passi che attestano che è contrario alla dottrina di Cristo fare alcunché di male a coloro che non ubbidiscono al Vangelo di Cristo da noi predicato (e quindi che si oppongono a noi) o che si sono sviati dalla verità sono questi. Quando quei Samaritani non vollero ricevere Gesù nel loro villaggio perché egli era diretto verso Gerusalemme, e Giacomo e Giovanni chiesero a Gesù se voleva che facessero scendere del fuoco dal cielo e li consumasse, Gesù “rivoltosi, li sgridò, e disse: Voi non sapete di quale spirito voi siete. Poiché il Figliuol dell’uomo non è venuto per perder le anime degli uomini, anzi per salvarle” (Luca 9:55,56. Diod.). Paolo dice di non fare le nostre vendette ma di lasciare il posto all’ira di Dio perché la vendetta appartiene a Lui (cfr. Rom. 12:19); Giacomo dice che “l’ira dell’uomo non mette in opra la giustizia di Dio” (Giac. 1:20); Pietro dice di non rendere male per male od oltraggio per oltraggio (cfr. 1 Piet. 3:9).
I santi sono stati chiamati ad essere perseguitati e a soffrire per il Signore, e non a perseguitare e fare soffrire coloro che non vogliono credere o che si sono sviati dalla fede e dalla verità, per indurli ad accettare la verità. A ‘perseguitare’ costoro ci pensa il Signore; voglio dire, che ci pensa il Signore ad usare la forza e il terrore contro coloro che non gli ubbidiscono, al fine di correggerli, e fargli accettare la verità, ma la sua forza, il suo terrore. Egli sa come fare; vi ricordate Saulo da Tarso? Perseguitava a morte i santi, era ostinato in cuore suo, eppure Dio riuscì con la sua forza e il suo terrore, a fargli accettare la verità? Nessun uomo avrebbe mai potuto persuadere con la forza l’ebreo Saulo ad accettare il Vangelo, ma ci riuscì il Signore. Ora, se il Signore riuscì a convertire un simile uomo noi crediamo che riuscirà a convertire qualsiasi uomo che non lo conosce e lo odia, e qualsiasi credente che dopo avere conosciuto la verità si è sviato da essa. La nostra fiducia è nella sua forza e non in quella dell’uomo. Certamente non tutti i pagani e non tutti coloro che si sono sviati dalla verità accetteranno la verità, perché fino alla fine ci saranno increduli e sviati; ma questo non desta nessuna preoccupazione in noi perché sappiamo che Dio retribuirà gli impenitenti come meritano sia sulla terra che in quel giorno; cioè gli farà trovare il salario della loro condotta. Lui è l’Iddio delle retribuzioni; abbiamo fiducia nella sua giustizia.

[9] Concilio del Laterano III, can. 27

[10] A proposito del massacro degli abitanti di Bèziers, avvenuto nel 1209, successe che il legato del papa – abate Arnoldo dell’ordine dei Cistercensi – a chi gli domandava se si dovevano risparmiare i Cattolici, temendo che gli eretici potessero fuggire col farsi passare per Cattolici, diede questa risposta: ‘Uccideteli tutti. Dio saprà ben riconoscere i suoi’. Nel rapporto che poi questo abate fece al papa si legge: ‘La città presa d’assalto, gli abitanti tutti massacrati; non abbiamo risparmiato né ceto, né sesso, né età; circa 20.000 persone sono perite per la spada: la città intera spoglia ed arsa fervendo in modo meraviglioso contro di essa la vendetta di Dio’.

[11] Sotto lo spietato Innocenzo III, il concilio Laterano IV (1215), che è chiamato sacrosanto perché viene asserito che esso si riunì nello Spirito Santo, a proposito del trattamento da riservare agli eretici confermò e rafforzò il decreto del concilio del 1179 infatti decretò quanto segue: ‘Condanniamo tutti gli eretici, sotto qualunque nome; essi hanno facce diverse, ma le loro code sono strettamente unite l’una all’altra, perché convergono tutti in un punto: sulla vanità. Gli eretici condannati siano abbandonati alle potestà secolari o ai loro balivi per essere puniti con pene adeguate (…) Siano poi ammonite e, se necessario, costrette con censura le autorità civili, di qualsiasi grado, perché, se desiderano essere stimati e creduti fedeli, prestino giuramento di difendere pubblicamente la fede; che essi, cioè, cercheranno coscienziosamente, nei limiti delle loro possibilità, di sterminare dalle loro terre tutti quegli eretici che siano stati dichiarati tali dalla chiesa (…) I cattolici che, presa la croce, si armeranno per sterminare gli eretici, godano delle indulgenze e dei santi privilegi, che sono concessi a quelli che vanno in aiuto della Terra Santa’. (Concilio Lateranense IV, cap. III). Ecco quale era il sentimento del papato verso coloro che dissentivano da esso sotto Innocenzo III. Come si può ben vedere, dalle suddette dichiarazioni è assente nella maniera più assoluta quel sentimento di amore e di compassione che la Chiesa di Dio deve, per comando del suo fondatore, nutrire verso coloro che si sviano dalla verità, nella speranza che, utilizzando le armi della nostra guerra che non sono carnali ma spirituali, Dio conceda loro di ravvedersi e riconoscere la verità.

[12] Enea Balmas e Grazia Zardini Lana, La vera relazione di quanto è accaduto nelle persecuzioni e i massacri dell’anno 1655, Torino 1987, pag. 220-221

[13] Enea Balmas, op. cit., pag. 223

[14] Ibid., pag. 225, 226, 227

[15] Quanto questo papa fosse crudele e spietato e ce l’avesse a morte con i Protestanti è attestato dal fatto che quando mandò in Francia il conte di Santafiore a capo di un piccolo esercito per aiutare i Cattolici francesi diede a costui l’ordine ‘di non prendere prigioniero nessun ugonotto, e di uccidere subito chiunque gli capitasse nelle mani’ (Leopold Von Ranke, Storia dei papi, Firenze 1959, pag. 269-270). In seguito egli ‘si dolse del conte che non havesse il comandamento di lui osservato d’ammazzar subito qualunque heretico gli fosse venuto alle mani’ (Leopold Von Ranke, op. cit., pag. 285). Quanto egli si compiacesse dello sterminio dei Protestanti è attestato anche dal fatto che egli mandò in premio il cappello e la spada benedetti al crudele duca d’Alba, per le sue stragi fatte compiere nei Paesi Bassi al tempo di Filippo II (cfr. Leopold Von Ranke, op. cit., pag. 270, 428-430). Si ritiene che durante i sei anni di governo del duca d’Alba (1567-1573) sarebbero state eseguite da sei a ottomila condanne capitali.

[16] Queste lettere e queste notizie sono state citate da Luigi Desanctis in Roma papale, Firenze 1882, Terza ediz., pag. 293, 294, 295. Questo stesso papa sanguinario mentre si rallegrava per la morte di migliaia di Ugonotti dall’altro trattava con longanimità il prete Guercino, soprannominato ‘il re della campagna’, che si era reso colpevole di ben 44 omicidi ma non per ‘zelo religioso’ ma solo per derubare e per la voglia di uccidere. Guercino fu dal papa assolto sia spiritualmente che corporalmente!

[17] Giov. 16:2,3

[18] La storia dice che tra di loro ci furono anche degli scellerati che insegnavano cose perverse, si abbandonarono alla violenza e all’immoralità, ma questo non deve indurre a pensare che tutti gli Anabattisti fossero come costoro.

[19] Si deve dire purtroppo che gli Anabattisti furono perseguitati anche dai riformatori Lutero, Melantone, Bucero e Zwingli. A proposito di quest’ultimo approvò un editto emanato dal consiglio di Zurigo nel 1526 che ordinava che quelli che si facevano battezzare o che battezzavano altri ‘dovevano essere annegati senza misericordia’. Questo loro comportamento fu diabolico al pari di quello della chiesa papista; né più e né meno.

[20] W. Kemme Landels, Storia popolare dei Battisti, Torino 1918, pag. 83

[21] W. Kemme Landels, op. cit., pag. 92

[22] Ibid., pag. 94-95.

[23] Citato da Giorgio Rochat in Regime Fascista e Chiese evangeliche, Torino 1990, pag. 37

[24] Citato da Giorgio Rochat in op. cit., pag. 37

[25] Il testo della circolare diceva: ‘Esistono in alcune province del regno semplici associazioni di fatto che, sotto la denominazione di pentecostali o pentecostieri o neumatici o tremolanti, attendono a pratiche di culto in riunioni generalmente presiedute da ‘anziani’. Il culto professato dalle anzidette associazioni, non riconosciute a norma dell’articolo 2 della legge 24 giugno 1929, n. 1159, non può ulteriormente essere ammesso nel regno, agli effetti dell’articolo 1 della citata legge, essendo risultato che esso estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza. Pertanto le Loro Eccellenze provvederanno subito per lo scioglimento, dovunque esistano, delle associazioni in parola, e per la chiusura dei relativi oratori e sale di riunione, disponendo conseguentemente anche per una opportuna vigilanza, allo scopo di evitare che ulteriori riunioni e manifestazioni di attività religiosa da parte degli adepti possano avere luogo in qualsiasi altro modo o forma. Si gradirà sollecita assicurazione dell’adempimento’.

[26] Luca 23:24

[27] Mar. 15:15

[28] Roberto Bracco, Persecuzione in Italia. Ricordi e bozzetti, Roma 1954, pag. 22, 46, 47, 48