L’ecumenismo – Il cambiamento di atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti dell’ecumenismo

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Nell’enciclica Mortalium Animos (1928) di Pio XI (1922-1939) si legge: ‘Ma dove sotto l’apparenza di bene si cela più facilmente l’inganno è quando si tratta di promuovere l’unità tra tutti quanti i cristiani. Non forse è giusto – si sente dire – anzi non è doveroso che quanti invocano il nome di Cristo si astengano dalle recriminazioni mutue e si uniscano una volta tanto con un poco di carità vicendevole? E chi può asseverare di amare Cristo, se non fa il possibile per andare incontro ai desideri di Lui, che pregava il Padre affinché i discepoli fossero ‘una cosa sola’? (…) Lo stesso Gesù non volle forse che i Suoi discepoli conservassero come una caratteristica e come un distintivo, l’amore tra di loro? (…) Se tutti i cristiani – si aggiunge – divenissero un giorno ‘una cosa sola’, sarebbero così più forti a respingere la peste dell’empietà, che, serpeggiando e diffondendosi ogni giorno più, si apparecchia a indebolire l’Evangelo. Discorsi come i precedenti o simili si fanno con grandi arie dai cosiddetti pancristiani; gente questa più numerosa assai di quel che non si creda, se è vero che formano gruppi speciali e società di larga diffusione, sotto la guida di persone le quali, o la pensino in un modo o nell’altro, quello che è certo, per lo più non sono cattoliche. L’impresa è condotta così attivamente, che sta guadagnandosi per cento vie l’opinione pubblica; e tenta e lusinga anche parecchi cattolici, coll’idea che l’unione da ottenere non disdirà alla Santa Madre Chiesa e ai suoi desideri se si pensa che non ha avuto mai cosa tanto a cuore quanto di richiamare e ricondurre nel suo grembo gli sviati (…) i cattolici sappiano cosa pensare e come regolarsi, davanti alle iniziative di riunire in una maniera qualunque e in un solo corpo quanti si chiamano cristiani (…) Ciò posto, è evidente che la Sede Apostolica non può in nessuna maniera prendere parte ai loro congressi, e in nessuna maniera devono i cattolici aderire o tenere mano a simili tentativi; altrimenti vengono a dar autorità a una pretesa religione cristiana, che è lontana le mille miglia dalla sola Chiesa di Cristo (…) E allora come si può pensare a una Confederazione cristiana, i cui membri, anche in materia di fede, possono ritenere ciascuno quel che gli pare e piace, quand’anche gli altri hanno idee e sentimenti opposti? E in che maniera, se è lecito, posson fare parte di una medesima confederazione di fedeli persone che la pensano diversamente? persone, per esempio, che affermano essere la tradizione fonte genuina della divina rivelazione, con persone che ciò negano? persone che credono istituita da Dio la gerarchia con Vescovi, preti e ministri, e persone che la dicono introdotta via via in diverse circostanze di tempo e di fatti? persone che adorano Cristo presente realmente nella SS. Eucarestia in virtù di quella mirabile conversione del pane e del vino che ha il nome di transustanziazione, e che vi riconoscono la natura di sacrificio e di Sacramento, e persone che non la ritengono che una memoria, un ricordo della Cena del Signore? persone che ritengono buono ed utile invocare devotamente i Santi che regnano con Cristo e prima di tutti Maria Madre di Dio, e venerarne le immagini, e persone che sostengono non potersi prestare questo culto, perché lesivo dell’onore di Gesù Cristo? (…) Con una disuguaglianza tale di opinioni, non sappiamo come si possa tener buona via verso l’unità della Chiesa, se questa unità non può nascere che da unico magistero, unica legge del credere ed unica fede dei cristiani (…) Cosicché, Venerabili Fratelli, sarà ora chiaro perché la Sede Apostolica mai abbia permesso ai suoi fedeli d’intervenire ai congressi degli acattolici: la riunione dei cristiani non si può favorire in altro modo che favorendo il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale, precisamente, un giorno ebbero l’infelice idea di staccarsi: a quella unica vera Chiesa di Cristo, diciamo, che è visibile a tutti, e che tale, per volontà del suo Fondatore, resterà, quale Egli stesso la fondò per la salvezza di tutti (…) Tornino dunque i figli dissidenti alla Sede Apostolica (…) ma tornino (…) per darsi al suo magistero e governo (…)’.[2]

Ecco come la pensava il papato sull’ecumenismo settanta anni fa. In sostanza esso riteneva difficile, anzi impossibile, un unione con coloro che negavano gran parte dei dogmi essenziali della chiesa cattolica, e quindi riteneva che ogni tentativo di mettersi assieme sarebbe stato vano e perciò i Cattolici dovevano astenersi dal partecipare ad iniziative che non potevano dare alcun risultato. Adesso però le cose sono notevolmente cambiate, nel senso che ora è la chiesa cattolica stessa ad incoraggiare iniziative ecumeniche per la riunificazione di tutti i Cristiani (questa svolta si è verificata con il concilio Vaticano II che fu convocato da Giovanni XXIII, 1958-1963, e poi proseguito da Paolo VI, 1963-1978). Quindi essa non reputa più inutili i tentativi in vista della unificazione delle chiese come allora faceva il suo capo Pio XI. Unificazione poi che in sostanza consiste nel portare i cosiddetti dissidenti nel suo grembo, sotto la guida del suo magistero, in altri termini, in un ritorno all’‘ovile’ di coloro che si sono allontanati da esso (anche se oggi la si sente parlare raramente del grande ritorno perché adesso parla non più di assorbimento delle chiese separate ma di una loro unità con Roma nella diversità e nel rispetto delle particolarità storiche, liturgiche e dottrinali di ciascuna chiesa). Dinanzi a questo suo nuovo atteggiamento mi trovo dunque costretto, fratelli, a parlarvi dell’ecumenismo da essa sbandierato (e purtroppo anche da talune Chiese evangeliche) al fine di avvertirvi sui pericoli che si nascondono dietro di esso e affinché sappiate come rispondere a coloro che in finti sembianti e con parole dolci vengono a voi a proporvi questo ecumenismo.

 


[1] La parola deriva dal greco oikoumene che significa ‘terra abitata’. Per ecumenismo si intende quel processo o quello sforzo intrapreso e portato avanti da diverse parti (sia da parte cattolica che protestante) che ha come scopo quello di unire assieme tutte le chiese.

[2] Tutte le encicliche dei sommi pontefici, vol. 1, Milano 1979, pag. 803-811