Il ritorno di Cristo

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La dottrina dei teologi papisti

Al ritorno di Cristo i credenti viventi morranno e risorgeranno assieme a coloro che erano già morti, e non inizierà nessun regno millenario.

Nel Nuovo Manuale del Catechista si legge: ‘Gesù Cristo tornerà visi­bilmente su questa terra alla fine del mondo per giudicare i vivi e i morti, ossia tutti gli uomini, buoni e cattivi (…) Insegnandoci che nostro Signore Gesù Cristo verrà a giudicare tutti, i vivi ed i morti, il Catechismo ci spiega pure che per morti qui intende i cattivi, e per vivi i buoni’.[1]

Che cosa significa tutto ciò? Che secondo la dottrina cattolica quando Cristo tornerà, non inizierà il millennio durante il quale i santi regneranno con lui sulla terra; e difatti essi rigettano il millennio come periodo di mille anni durante il quale Cristo regnerà sulla terra con i suoi santi. Pasquale Lorenzin in Teologia dogmatica, parlando del millenarismo sorto nei primi tempi della Chiesa, lo chiama eresia.[2]

Ma c’è un’altra cosa attorno al ritorno di Cristo che rigettano i Cattolici è cioè il fatto che al ritorno di Cristo i credenti viventi sulla terra non morranno. Ecco come si esprime Pasquale Lorenzin nel suo libro: ‘Tutte le ipotesi circa il tempo della venuta di Gesù sono senza fondamento. Una sola cosa è certa: alla venuta di Gesù non vi saranno uomini viventi in terra (..) Non vi è dubbio quindi che tutti i nati di Adamo pagheranno il tributo alla morte, e dalle ceneri dell’uomo disciolto, l’onnipotenza divina farà rinascere la nuova e gloriosa vita’.[3]

Quindi alla venuta di Cristo per i teologi papisti tutti i credenti moriranno fisicamente.[4] E per sostenere ciò essi si appoggiano su Agostino che disse: ‘Riteniamo che anche quanti il Signore troverà vivi in quel breve spazio di tempo subiranno la morte e acquisteranno l’immortalità..’.[5]

 


[1] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 164

[2] Vedi la parte nella tradizione dove parlo di questo loro rigetto del millennio (accettato però da diversi loro cosiddetti padri).

[3] Pasquale Lorenzin, Teologia Dogmatica, vol. II, pag. 789, 790

[4] Faccio presente che questa dottrina è la ‘sentenza più comune’, a suo tempo sostenuta anche da Tommaso d’Aquino.

[5] Agostino di Ippona, La città di Dio, Lib. XX, cap. 20, 2