Il ballo in un clima di ‘sano’ divertimento è una concupiscenza carnale da cui i santi si devono astenere

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Questa risposta di Amatulli fa chiaramente capire che il ballo fatto in un clima di ‘sano’ divertimento è consentito dalla chiesa cattolica romana.

Ma che cosa si intende per clima di sano divertimento? Ritengo che basta osservare il clima che in un qualsiasi paese d’Italia regna quando arriva il giorno della festa del ‘patrono’ del paese per rendersene conto. Non è forse vero che in quei giorni i Cattolici respirano aria di sano divertimento? Certo che è così. Basta recarsi o dentro le sale parrocchiali o in altri casi fuori da esse in luoghi vicini al luogo di culto della chiesa cattolica e si vedranno le feste con ballo organizzate dalla chiesa cattolica romana con i soldi raccolti nel paese in onore del loro cosiddetto santo patrono. Per alcuni giorni musicisti e cantanti si alternano in questo clima di sano divertimento per intrattenere gli abitanti del paese con musiche di ogni genere; e sulla pedana montata davanti a loro una folla di Cattolici romani, giovani e vecchi, ballano al suono delle loro musiche. Ecco dunque il ballo fatto in un clima di sano divertimento di cui parla Amatulli Flaviano. Ma noi diciamo: Ma come si fa a paragonare il ballo di Davide e del popolo d’Israele davanti a Dio compiuto in quell’occasione del trasporto dell’arca dell’Eterno con questo ballo a cui si abbandonano i Cattolici romani? Si deve essere per forza di cose ciechi per farlo. Quel ballo compiuto da Davide e dal popolo era un ballo che esprimeva la loro gioia, ma anche la loro riconoscenza verso Dio perché l’arca dopo molto tempo veniva trasportata a Gerusalemme. E che quel ballo fosse qualcosa di gradito a Dio lo si capisce anche dal fatto che a motivo del fatto che Mical, moglie di Davide, disprezzò Davide perché lo vide saltare e danzare davanti a Dio, Dio punì Mical privandola di figli fino alla sua morte.[1] Ma la stessa cosa non si può dire del ballo a cui si abbandonano i Cattolici romani in queste feste patronali. Esso infatti è un ballo prodotto dalla lascivia e dalla lussuria, insomma dalle concupiscenze carnali, per nulla espressione di gioia e di lode a Dio. Questo ballo lo si può paragonare un po’ alle danze a cui si abbandonarono gli Israeliti quando si fecero il vitello d’oro secondo che è scritto che Mosè quando scese dal monte “vide il vitello e le danze”.[2] Sì perché come quelle danze erano fatte in onore del loro idolo così anche le danze dei Cattolici romani sono fatte in onore dei loro idoli; che però non hanno la forma del vitello d’oro, ma la forma di un personaggio umano che è diverso a secondo del luogo.

Come gli Israeliti si adagiarono per mangiare e bere e poi si alzarono per divertirsi, così fanno i Cattolici in queste occasioni; mangiano e bevono e poi si mettono a danzare a suon di musica rock, o disco, o altro, insomma si divertono come fecero gli Israeliti. Tutto ciò è in abominio a Dio perché non glorifica Dio.

Per ballo in clima di sano divertimento tollerato dalla chiesa cattolica romana si deve intendere anche quello che ha fatto recentemente un prete di Napoli. Eccone il resoconto tratto da un periodico cattolico: ‘Altri preti vanno in discoteca per parlare di Dio con i giovani; lui ha preferito trasformare il salone parrocchiale in una sala da ballo, per sottrarre i ragazzi ai rischi del sabato sera e per avvicinarli alla vita della comunità. Padre Mario Rega, 58 anni, religioso dei Pii Operai Catechisti Rurali, è l’inventore di questa nuova strategia pastorale per superare la barriera tra Chiesa e nuove generazioni: un’idea che – assicura – ha già prodotto frutti insperati, riportando tra i banchi della chiesa o nelle sale della catechesi decine di ragazzi e ragazze che prima rimanevano a debita distanza dalle porte del tempio. Siamo nel centro di Napoli, in via Toledo, nella storica chiesa di San Nicola alla Carità. Zona di confine tra la city degli affari e i ‘Quartieri spagnoli’, priva di luoghi di aggregazione per i giovani ma densa di pericoli per chi dispone soltanto della strada come passatempo. ‘Vedevo i ragazzi trattenersi per ore sulle panchine’, racconta il sacerdote, ‘e mi chiedevo come poter stabilire con loro un contatto’. Poi l’intuizione: usare il salone parrocchiale per fare trascorrere ai giovani delle serate di divertimento sicure, lontano da droga, alcol, incidenti stradali. Padre Rega acquista le luci e l’impianto di amplificazione, chiede aiuto per l’organizzazione ai ragazzi che frequentano assiduamente la parrocchia. A fine novembre la discoteca debutta, ed è subito successo…’.[3] Ancora una volta dobbiamo constatare che per i preti vale sempre la massima dei Gesuiti ‘il fine giustifica i mezzi’. Mi pare che ogni confutazione sia superflua!

Con questo nostro discorso abbiamo voluto dimostrare che la differenza tra i due tipi di balli che fa Amatulli Flaviano non esiste; è solo un sofisma per giustificare i balli organizzati dalla chiesa cattolica romana. Sia quelli in onore del loro ‘santo patrono’ di turno e sia quelli organizzati alla maniera di quel prete di Napoli e sia altri.

D’altronde, la chiesa cattolica romana si deve pur cattivare in qualche maniera l’amicizia e il favore dei suoi fedeli che amano divertirsi, altrimenti questi non si faranno più vedere nei suoi luoghi di culto con grave danno economico per le sue casse. Quindi alla radice di questi vani ragionamenti c’è ancora una volta l’amore del denaro.

 


[1] Cfr. 2 Sam. 6:16-23

[2] Es. 32:19

[3] Jesus, Febbraio 1997, pag. 85