Passi della Scrittura che condannano il farsi statue e immagini ed il loro culto

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–  “E l’Eterno disse a Mosè: Và, scendi; perché il tuo popolo che hai tratto dal paese d’Egitto, s’é corrotto; si son presto sviati dalla strada ch’io avevo loro ordinato di seguire; si son fatti un vitello di getto, l’hanno adorato, gli hanno offerto sacrifizi, e hanno detto: O Israele, questo è il tuo dio che ti ha tratto dal paese d’Egitto”.[1]

Mosè era andato sul monte Sinai per ricevere da Dio la legge, ma in sua assenza il popolo con il consenso di Aaronne si fece un idolo che raffigurava un vitello, lo adorò e gli offrì dei sacri­fici attribuendo a quell’idolo vano la sua liberazione dall’Egit­to. Il popolo d’Israele quindi dopo avere visto Dio operare grandi e tremendi giudizi sia in Egitto che nel deserto, dopo avere visto la gloria di Dio sopra il monte Sinai, il monte stesso fumare e tremare, e dopo avere udito la voce di Dio, si corruppe fino al punto di farsi quel vitello d’oro per adorarlo al posto di Dio. Esso invece di adorare e servire Iddio si mise ad adorare e servire un idolo, e per questo suo atto Dio si adirò al punto da volerlo distruggere. Ma Mosè intercedette per esso e Dio non lo distrusse; comunque Mosè tornato al campo diede ordine di uccidere gli idolatri, ed in quel giorno caddero uccisi circa tremila uomini.

Al principio la Chiesa aborriva le statue e le immagini, poi a poco a poco degli uomini hanno introdotto nel suo mezzo il culto delle immagini e delle statue, riuscendo a distogliere molti fedeli da Dio e fargli adorare le immagini. Questo poté avvenire perché molti vescovi preposti a pascere il gregge di Dio smisero di vegliare. Bisogna dire anche però che vi furono dei vescovi che rigettarono il culto delle immagini ed esortarono i fedeli a non conformarsi a questa usanza pagana che degli uomini corrotti avevano introdotto nella Chiesa. Per quanto riguarda la chiesa romana bisogna dire che essa è immersa nell’idolatria.

–  Mosè disse al popolo: “Or dunque, siccome non vedeste alcuna figura il giorno che l’Eterno vi parlò in Horeb in mezzo al fuoco, vegliate diligentemente sulle anime vostre, affinché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita, la rap­presentazione di qualche idolo, la figura d’un uomo o d’una donna, la figura di un animale tra quelli che son sulla terra, la figura d’un uccello che vola nei cieli, la figura d’una bestia che striscia sul suolo, la figura d’un pesce che vive nelle acque sotto la terra…”.[2]

I Cattolici dicono che le loro statue e le loro immagini non sono idoli perché non rappresentano animali o uccelli o pesci, ma non è così come essi dicono perché la Parola di Dio chiama idoli sia le sculture e le immagini di bestie, di uccelli e di pesci che le sculture e le immagini rappresentanti Cristo, Maria, e i santi tradizionali e qualsiasi altra persona. Il passo suddetto lo fa capire molto bene questo. Fratelli, nessuno vi seduca in alcuna maniera.

–  “Non erigerai alcuna statua: cosa, che l’Eterno, il tuo Dio, odia”.[3]

–  “I Leviti parleranno e diranno ad alta voce a tutti gli uomini d’Israele: Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita o di getto, cosa abominevole per l’Eterno, opera di mano d’artefice, e la pone in luogo occulto! E tutto il popolo risponderà e dirà: Amen”.[4]

Quindi tutti coloro che fanno un’immagine scolpita sono sotto maledizione.

–  Nei Salmi è scritto: “Gl’idoli delle nazioni sono argento e oro, opera di mano d’uomo. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono, e non hanno fiato alcuno nella loro bocca. Simili ad essi siano quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano”.[5]

Ecco perché i Cattolici romani non parlano come dovrebbero, non vedono quello che noi vediamo, e non sentono quello che noi sentiamo, e perché sono morti nei loro falli senza la vita di Dio; appunto perché ripongono la loro fiducia negli idoli che si fabbricano.

–  In Isaia è scritto: “Quelli che fabbricano immagini scolpite son tutti vanità; i loro idoli più cari non giovano a nulla: i loro propri testimoni non vedono, non capiscono nulla, perch’essi siano coperti d’onta. Chi è che fabbrica un dio o fonde un’imma­gine perché non gli serva a nulla? Ecco, tutti quelli che vi lavorano saranno confusi, e gli artefici stessi non sono che uomini! Si radunino tutti, si presentino!… Saranno spaventati e coperti d’onta tutt’insieme. Il fabbro lima il ferro, lo mette nel fuoco, forma l’idolo a colpi di martello, e lo lavora con braccio vigoroso; soffre perfino la fame, e la forza gli vien meno; non beve acqua, e si spossa. Il falegname stende la sua corda, disegna l’idolo con la matita, lo lavora con lo scalpello, lo misura col compasso, e ne fa una figura umana, una bella forma d’uomo, perché abiti una casa. Si tagliano dei cedri, si prendono degli elci, delle querci, si fa la scelta fra gli alberi della foresta, si piantano dei pini che la pioggia fa crescere. Poi tutto questo serve all’uomo per far del fuoco, ed ei ne prende per riscaldarsi, ne accende anche il forno per cuocere il pane; e ne fa pure un dio e l’adora, ne scolpisce un’immagine, dinanzi alla quale si prostra. Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà allestisce la carne, ne cuoce l’arrosto, e si sazia. Ed anche si scalda e dice: Ah! mi riscaldo, godo di veder questa fiamma! E con l’avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, l’adora, lo prega e gli dice: Salvami, poiché tu sei il mio dio! Non sanno nulla, non capiscono nulla; hanno impiastrato loro gli occhi perché non veggano, e il cuore perché non compren­dano. Nessuno rientra in se stesso, ed ha conoscimento e intel­letto per dire: ‘Ne ho bruciata la metà nel fuoco, sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane, v’ho arrostito la carne che ho mangiata, e farò col resto un’abominazione? e mi prostrerò davan­ti ad un pezzo di legno?’ Un tal uomo si pasce di cenere, il suo cuore sedotto lo travia, sì ch’ei non può liberare l’anima sua e dire: ‘Questo che tengo nella mia destra non è una menzogna?’.[6]

Con queste parole Dio dichiara inutili e sedotti gli uomini che fabbricano un idolo, lo adorano e lo pregano invocando il suo aiuto. La Parola di Dio non lascia spazio a malintesi; è chiara.

–  Dio dice in Geremia: “Ma costoro tutti insieme sono stupidi e insensati; non è che una dottrina di vanità; non è altro che legno; argento battuto in lastre portato da Tarsis, oro venuto da Ufaz, opera di scultore e di man d’orefice; son vestiti di porpora e di scarlatto, son tutti lavoro d’abili artefici. Ma l’Eterno è il vero Dio, egli è l’Iddio vivente, e il re eterno; per l’ira sua trema la terra, e le nazioni non posson reggere dinanzi al suo sdegno…. Quando fa udire la sua voce v’è un rumor d’acque nel cielo; ei fa salire i vapori dalle estremità della terra, fa guizzare i lampi per la pioggia e trae il vento dai suoi serbatoi; ogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza; ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le sue immagini fuse sono una menzogna, e non v’é soffio vitale in loro. Sono vanità, lavoro d’inganno; nel giorno del castigo, periranno”.[7]

Quindi tutti coloro che si reputano savi e insegnano a farsi statue e immagini sono stupidi ed insensati davanti a Dio ed insegnano una dottrina vana. Inoltre secondo il profeta Geremia nel giorno in cui Dio castigherà le nazioni per la loro malvagità periranno tutte le statue e tutte le immagini che gli uomini si sono fatti per adorarli.

Che lo sappiano bene i Cattolici romani: le statue e le immagini raffiguranti Cristo, Maria, i santi antichi od altri uomini che essi hanno innalzato e dipinto nelle loro basiliche, nelle loro case, per le strade e le piazze, sulle montagne e in tanti altri luoghi nel giorno del castigo periranno assieme a coloro che gli offrono il culto.

 


[1] Es. 32:7,8

[2] Deut. 4:15-18

[3] Deut. 16:21

[4] Deut. 27:14,15

[5] Sal. 135:15-18

[6] Is. 44:9-20

[7] Ger. 10:8-10, 13-15